Valtrompia / Agenda strategica
L'agenda strategica dell'area della Valtrompia
strategy
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gavel 14 comuni
groups_2 64.491 abitanti
Chiusura documento: 12/09/2024
Indice sezioni:
Le aree interne lombarde costituiscono un mosaico territoriale fatto di diversità produttiva, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica. La forte diversificazione produttiva, in particolare, è uno dei fattori che ne qualifica la diversità territoriale: nelle aree interne lombarde si praticano, nello spazio di pochi chilometri, l’agricoltura di montagna, l’artigianato e la manifattura, la ricreazione ed il turismo.
Oggi queste aree si trovano di fronte a una varietà di punti di rottura, che segnalano la necessità di ripensare e ri-orientare la propria traiettoria in direzione di un futuro più desiderabile perché più giusto e sostenibile, e quindi più abitabile. Crisi correnti, crescenti e fra loro intimamente connesse, quali quelle che manifestano l’avanzare del cambiamento climatico – la siccità o lo scioglimento dei ghiacciai alpini - oppure quelle che manifestano la crisi del modello di sviluppo ereditato – lo spopolamento di alcune porzioni del territorio o il declino di alcuni settori produttivi - indicano la necessità per gli attori locali di riconoscere tali punti di rottura, e di renderli oggetto di intervento e soprattutto di progetto.
Tale progetto, per rivelarsi efficace, non può che muovere dal riconoscimento della diversità di ogni territorio. Diversità che va difesa, sviluppata e proiettata nel futuro in alternativa a qualsiasi monocultura economica e territoriale che, come tale, in un mondo sempre più interdipendente è fonte di rischi crescenti. Pur in un quadro difficile, ogni territorio può e deve cercare il proprio percorso, che non sia il replicare modelli altri e che definisca le condizioni e le forme di una prosperità possibile.
Le aree interne lombarde continuano, in gran parte, a essere capaci di trattenere quote significative di popolazione. Tuttavia, sappiamo che al loro interno questa va polarizzandosi, nelle valli come nei centri maggiori. Per correggere questi squilibri e migliorare le condizioni concrete di abitabilità sia per chi già ci vive – e in particolare i più fragili - sia fra chi vorrebbe poterci vivere è sempre più necessaria una diversa organizzazione territoriale. Questo significa operare – soprattutto attraverso una nuova politica dei servizi e della casa - per stabilizzare, se non aumentare, la popolazione dove ve ne siano condizioni e possibilità, ed egualmente progettare nel tempo medio un futuro e delle vocazioni diversi dove tali condizioni e possibilità non sono presenti.
Le aree interne lombarde sono innervate da saperi e conoscenze diffusi, alcuni ancora vitali, alcuni in declino e altri ancora da creare e far rinascere perché necessari per il futuro. Questi saperi sono di frequente diffusi e riprodotti da importanti istituti di formazione e istruzione, altre volte da altri attori locali e dal sistema sociale nel suo complesso. Tuttavia, tali saperi e tali conoscenze non riescono ad arrivare all’insieme della popolazione, determinando così l’esclusione di alcuni gruppi sociali, né sono sempre sufficienti a rispondere alle aspettative delle giovani generazioni che si trovano a non poter proseguire in queste aree i propri progetti di vita, sia che vi siano nati sia che vogliano venire da altrove.
Le aree interne lombarde sono attraversate da una straordinaria biodiversità senza la quale gli equilibri ambientali dell’intera regione sarebbero ancora più precari, e il suo futuro ancora più a rischio. Come ancora più precaria sarebbe sia la capacità del suo territorio di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico sia quella di adattarvisi. La scelta della tutela della biodiversità impone, come proposto dalla Commissione Europea, un “necessario cambiamento radicale” che non è più rinviabile. E che vede le aree interne lombarde in una posizione di forza rispetto alle aree urbane, ma anche di fragilità, se non le si dedicano la cura e l’attenzione sempre più necessarie.
Per conseguire questo futuro più desiderabile non basteranno le azioni locali alla scala di ogni singola area. Pur nella loro diversità, tali aree dovranno imparare a parlarsi e cooperare. Come dovranno ridefinire il proprio rapporto con le grandi aree urbane della regione, non per replicarne i modelli, ma per costruire una nuova relazione, fondata su una nuova interdipendenza. Inoltre, politiche pubbliche a tutti le scale, da quelle delle aree metropolitane a quelle nazionali, dovranno trasformarsi ed evolvere, sia per ridurre drasticamente i loro impatti negativi sulla traiettoria di queste aree, sia per lasciare che sviluppino, viceversa, le loro potenzialità. In questo quadro pur complesso, gli attori locali possono giocare un ruolo decisivo, e la costruzione di una strategia territoriale è da questo punto di vista un’occasione preziosa. Senza una più forte cooperazione fra tali attori ed una più forte integrazione delle politiche e dei progetti tale promessa rimarrà tuttavia disattesa: le aspettative delle nuove generazioni come lo spopolamento, la biodiversità come gli impatti del cambiamento climatico, non conoscono né tollerano confini comunali.
Questa agenda è stata redatta sulla base di una varietà di operazioni di ricerca - in particolare la redazione del ritratto territoriale della Valtrompia a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano - e di quanto emerso dai due workshop con gli attori locali. I due incontri sono stati realizzati in collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e gli uffici regionali. Il primo incontro – svoltosi il 5 novembre 2022 a Gardone Val Trompia (BS) (con circa 100 partecipanti) - ha avuto come obiettivo quello di una migliore definizione dei problemi, delle risorse e delle politiche e iniziative in corso nella Valle. Il secondo incontro – svoltosi il 20 dicembre 2022 a Lumezzane (BS) (con circa 60 partecipanti) - ha avuto come obiettivo quello della individuazione di obiettivi e progetti della futura strategia. Coerentemente, il testo è organizzato in due parti: la prima presenta la traiettoria attuale dell’area e i rischi verso i quali la valle va incontro in assenza di nuovi e diversi interventi, la seconda presenta invece la traiettoria desiderabile articolata in tre possibili corsi d’azione per conseguirla.
L’agenda intende quindi restituire a chi opera sul territorio una visione possibile e alcuni modi per realizzarla. Si tratta di uno testo aperto, non esaustivo, che intende proporsi come strumento per il prosieguo del percorso di elaborazione della strategia d’area da parte degli attori locali.
La traiettoria attuale
Indice sottosezioni:
La Valtrompia è la più piccola delle tre valli che costituiscono il territorio montano della provincia di Brescia. Si estende su una superficie di poco più di circa 350 chilometri quadrati e si incunea tra la Valle Sabbia, la Valle Camonica e il bacino del Sebino. La Valtrompia ha visto negli anni forme estensive di sfruttamento del territorio. L’attività estrattiva, produttiva ed edilizia si è sviluppata linearmente lungo la strada provinciale 345 e il fiume Mella. La valle si presenta come un luogo in cui si alternano boschi, spazi dell’agricoltura, abitazioni, infrastrutture, miniere e fabbriche.
L’area presenta condizioni demografiche molto differenziate. Il comune di Irma ha una popolazione di poco più di 100 abitanti, invece Lumezzane ne conta quasi 22.000 abitanti nel 2019. A questo forte differenza demografica si associa una distribuzione molto polarizzata per età con i giovani (6-19 anni) e la popolazione attiva (6-64 anni) localizzati prevalentemente nella bassa valle e i grandi anziani (> 80 anni) nell’alta valle. I gruppi sociali più fragili sono anziani, giovani e immigrati, con la presenza di un forte disagio giovanile 0-19. Per la fascia 0-6 emerge la necessità di incrementare la frequenza scolastica dell’infanzia soprattutto per i minori stranieri per favorire l’integrazione sociale e permettere alle madri di lavorare. Difatti, da un lato le donne in età adulta, in particolare le donne straniere, hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e vengono relegate al ruolo di cura dei minori, dall’altro, in modo più generale, le ragazze riscontrano maggiori problemi per l’inserimento nel mondo del lavoro riportando tassi di disoccupazione maggiori rispetto ai ragazzi. Parallelamente si evidenzia come anche i servizi siano concentrati prevalentemente in bassa valle, sia quelli sanitari che quelli educativi, in particolare le scuole secondarie di secondo grado, con importanti problematiche legate alla necessità di trasporto pubblico per favorirne l’accessibilità. Le scuole primarie sono distribuite in modo sufficientemente diffuso sebbene in alta valle si riscontrino numerose situazioni di pluriclasse.
Il mondo della cooperazione è molto ben rappresentato in Valtrompia; sono presenti circa dieci cooperative che coprono gran parte dei servizi (disabilità, anziani, giovani, disagio adulto). Si evidenzia un buon dialogo esistente tra mondo della scuola, cooperative sociali e comuni come, ad esempio, un progetto per consentire ai giovani di prendersi cura e promuovere il patrimonio culturale della valle promuovendo un modello di cultura che crea economia e favorendo lo sviluppo di opportunità per gli utenti fragili e la formazione per rispondere ai nuovi bisogni. Un altro elemento di valore è dato dalla capacità di gestione consorziata dei servizi sociali con Civitas che gestisce i servizi sociali per tutti i comuni della Comunità Montana.
I dati della mobilità ci raccontano di un territorio che si sposta molto per motivi occasionali (visite, shopping) con il Comune di Lumezzane primo sia per flussi interni che per flussi in ingresso seguito da Gardone Val Trompia e Sarezzo, in media valle. I flussi di mobilità confermano il ruolo di poli intermedi di questi tre comuni. La mobilità si presenta come uno degli aspetti di maggiore criticità, sia per la configurazione del territorio che per l’insufficienza e inadeguatezza del TPL che non riesce a sopperire ad una domanda di mobilità che si concentra prevalentemente in poche ore. La bassa valle, dove alcuni comuni sono inclusi nel perimetro dell’Aree Interna e altri no, viene percepita come periferia del capoluogo. Anche alcuni comuni della media valle gravitano sul comune capoluogo per i servizi principali.
L’economia trainante della valle è storicamente la metallurgia e la siderurgia con le aziende di Gardone Val Trompia e Lumezzane. All’inizio del XVII secolo la valle contava 3 miniere di ferro, 15 di piombo, 4 di rame e zolfo e 5 forni a fusione in attività. La presenza di vene estrattive sul territorio ha permesso uno sviluppo economico e manifatturiero in cui la materia prima veniva estratta, poi lavorata e trasformata. Oggi la valle è una delle realtà produttive più attive del Nord Italia, con la presenza di tre distretti produttivi: l’armiero di Gardone; il metallurgico di Lumezzane; il siderurgico di Nave (che non fa parte dell’Area Interna). Quello armiero, con la presenza della fabbrica d’armi Beretta, è uno dei distretti più noti, e il settore manifatturiero impiega il maggior numero di addetti nella valle. Molte delle aziende di Lumezzane sono entrate in crisi nel 2008 e in molti casi sono state delocalizzate nella bassa Bresciana grazie alle condizioni più favorevoli di accessibilità carrabile. A questa crisi di natura macroeconomica si affianca una sofferenza consolidata del commercio al dettaglio che è manifestazione di una crisi economica, sociale ed urbana. Alcuni segnali suggeriscono l’emergere di nuovi settori: il turismo di prossimità e l’agriturismo, nuove forme di agricoltura (prodotti biologici, frutticoltura, viticultura) e la produzione di formaggi in alta valle sebbene con alcune criticità rilevanti.
Oggi, assistiamo ad una radicale riconfigurazione del rapporto tra territori e biodiversità e ad un articolarsi delle relazioni economiche, sociali, simboliche e di potere che si sono depositate nei luoghi e che hanno generato episodi di degrado e abbandono. Lungo i 50 chilometri di valle è possibile ritrovare i segni dell’abbandono dell’esteso sistema minerario nei fabbricati per l’estrazione delle materie prime (come, ad esempio, la Miniera di Torgola a Collio, oppure la vecchia fucina del Maglio di Sarezzo), una recente dismissione del patrimonio produttivo manifatturiero (come nel caso di Lumezzane), un significativo patrimonio ecclesiastico sottoutilizzato, numerosi suoli agricoli abbandonati e incolti che sono stati progressivamente soppiantati dall’avanzare del bosco, un sistema pulviscolare di edifici e nuclei di montagna abbandonati (Irma, malghe, Colonia Beretta), chilometri di sentieri trascurati (Sentiero dei carbonai) e un insieme di centrali idroelettriche dismesse. Un grande capitale fisso sociale depositato nella valle che rimane in attesa e che può rappresentare una potenzialità socioeconomica e ambientale per il territorio.
1.1 Iniziative locali e politiche realizzate
La valle si presenta come un territorio molto attivo con numerose progettualità in corso che tuttavia non si inseriscono in un quadro strategico alla scala sovralocale. Nel corso dei workshop sono emersi progetti che operano in diversi ambiti, che vengono riportati di seguito in questo documento senza la pretesa di esaustività ma come riferimento delle iniziative e delle dinamiche attive nel territorio. La nuova strategia dell’area dovrebbe partire da queste esperienze per costruire un progetto più solido che lavori in continuità. Tra le progettualità emerse si annoverano: il progetto “Valli resilienti” finanziato da fondazione Cariplo che ha permesso di sperimentare forme di collaborazione tra comuni, con la progettazione e la realizzazione della Greenway delle Valli Resilienti. Inoltre, il progetto Valli Resilienti è stato un’occasione per avviare una partnership con Airbnb per la realizzazione di alcune residenze d’artista.
Il progetto di cohousing “Durante noi, dopo di noi” a Lumezzane si è occupato invece del tema dell’autonomia abitativa dei disabili. Nel progetto di cohousing sono stati costruiti 6 appartamenti, per un totale di 12 posti (di cui 2 per gli operatori) ed un ampio spazio per le attività comuni, aperto anche alle associazioni locali. Una soluzione innovativa per promuovere la massima autonomia possibile della persona disabile, con progressivo distacco dalle famiglie di origine. Numerosi sono anche i progetti collaborazione tra scuole, cooperative locali e Comunità Montana (in particolare Civitas, che si è occupata della redazione del Piano di zona 2021-2023). Si riporta inoltra la realizzazione di una app che permette di connettere servizi e utenti.
Dal duemila il territorio è interessato da processi di riconversione e trasformazione del patrimonio minerario come gallerie e strutture di superficie. Tra i numerosi progetti ed itinerari che cercano di valorizzare questo passato e la sua eredità la via del Ferro è quello più caratterizzante. Se da un lato le miniere di Pezzaze, il forno di Tavernole e i magli di Sarezzo, trasformati in musei, ripercorrono i passi di un passato industriale legato alle attività estrattive e siderurgiche, dall’altra parte il progetto di riconversione riutilizza alcune parti del patrimonio minerario trasformandole in un parco avventura. Dal 2003 infatti, la miniera S. Aloisio-Tassara a Collio, la più estesa miniera di siderite della valle, è stata trasformata in un playground in cui poter avviare percorsi acrobatici e di intrattenimento all’interno dei tunnel scavati dai minatori. Altro esempio di riconversione è la miniera di Graticelle dove, grazie alla temperatura costante ed al tasso di umidità presente, avviene la stagionatura di alcune forme del Nostrano Valtrompia DOP. Parallelamente ai processi di riconversione del capitale infrastrutturale delle miniere, è possibile riscontare anche un processo di graduale rinaturalizzazione, come nel caso della miniera Torgola, dove i suoli e le architetture minerarie sono stati abbandonati ai naturali processi di successione ecologica e alla colonizzazione spontanea da parte di specie vegetali e animali.
Il processo di valorizzazione dell’identità della valle viene portato avanti dai dieci musei e un ecomuseo presente nel territorio: Miniera S. Aloisio di Collio, Museo Etnografico “Giancola” di Collio, Museo Le Miniere di Pezzaze, Museo ORMA di Pezzaze con la ArcheoLab e la Collezione Etnografica Costanzo Caim, Museo Il Forno di Tavernole, Museo Etnografico di Lodrino, Museo delle Armi e della Tradizione Armiera di Gardone V.T., Museo I Magli di Sarezzo, Collezione Paolo VI - arte contemporanea di Concesio e Ecomuseo di Valtrompia. Tuttavia, dalla conversazione collettiva si evidenza il problema della gestione e manutenzione di queste realtà e, più in generale, dei beni che sono stati riqualificati.
1.2 Tendenze dell’area senza interventi
Sino ad oggi, per agire sulla rigenerazione del territorio della Valtrompia la direzione desiderata è stata quella di aumentare l’attrattività dell’area come luogo per vivere e lavorare, ma anche come spazio in grado di offrire un’accoglienza improntata alle risorse della comunità locale e alla valorizzazione degli elementi culturali, ambientali e sociali del territorio. Un driver importante di questa trasformazione è stato il progetto Valli Resilienti della Fondazione Cariplo. Attivo sul territorio dal 2017 al 2019, il progetto aveva individuato alcuni obiettivi specifici-. Sebbene rappresenti una direzione di sviluppo auspicabile per la valle, si è concentrandosi solo su otto comuni dell’alta valle, con il rischio di evidenziare una divisione tra bassa media e alta valle.
Colmare il deficit infrastrutturale e strutturale in termini di offerta di servizi per imprese e cittadini, per favorire l’accesso alle tecnologie e ai servizi pubblici. In relazione ai servizi di cittadinanza, l’obiettivo è quello di favorire una programmazione integrata d’area che permetta di innovare e di potenziare l’offerta presente, con specifica attenzione agli ambiti più marginali. Sul fronte sanitario, lo sviluppo della telemedicina e il potenziamento dei servizi domiciliari, al fine di assicurare un’adeguata gestione, ad esempio, delle situazioni di cronicità. Per quanto attiene i servizi riconducibili alla sfera del welfare, e finalizzati ad uno sviluppo inclusivo delle comunità locali, rilevante è il rapporto tra pubblico e i soggetti del terzo settore che già operano sul territorio (realtà come Edelweiss, Civitas, Linfa, …) per l’attivazione di servizi di cura e di prossimità (dalla consegna di medicinali o generi di prima necessità, ai servizi per le famiglie per la conciliazione dei tempi di cura e di lavoro, …). Il tema dell’accessibilità delle aree interne vallive rimane un aspetto sul quale intervenire, come precondizione per sostenere i processi di sviluppo delineati. In relazione alle condizioni territoriali e alla vocazione del territorio, l’obiettivo è quello di agire da un lato con un rafforzamento e potenziamento dell’esistente sistema di TPL, con un’attenzione specifica al raccordo con l’area urbana e alla creazione di nuove stazioni di interscambio. Un progetto da sviluppare in via sperimentale riguarda l’attivazione di servizi di trasporto a chiamata, dedicati in particolare a target come anziani, disabili, ma anche per studenti o turisti.
Potenziare l’economia sociale del territorio e favorire l’occupazione giovanile, sviluppare attività di impresa sociale e rafforzare modelli cooperativi e di rete. Questo obiettivo si muove sia nella direzione di un potenziamento dei servizi ma anche sul fronte settore turistico, e vede un decisivo tassello nella possibilità di promuovere percorsi tesi alla diversificazione e al rafforzamento delle competenze presenti nelle valli, in particolare per i più giovani e per gli imprenditori. Per sostenere gli auspicati processi di sviluppo, di innovazione e di transizione verde, risulta infatti importante ammodernare e stimolare profili professionali in linea con le specificità del territorio.
Rafforzare e integrare l’offerta turistica del territorio, anche verso i poli urbani limitrofi (Brescia, aree dei laghi di Garda e d’Iseo). Rispetto a questi ultimi punti, l’esigenza del territorio è quella di stimolare le economie locali, a partire dalle risorse presenti, anche in un’ottica di sviluppo sostenibile. L’obiettivo è quello sia di valorizzare elementi legati alla storia e all’identità locale, sia di rafforzare le filiere produttive, le interazioni di filiera e tra settori (es. agricoltura – commercio – turismo) e la qualità delle stesse. Il tutto mantenendo il focus sul raccordo tra tradizione e innovazione, quale precondizione anche per avvicinare nuovi giovani/imprenditori. A titolo esemplificativo, possibili spunti progettuali riguardano:
La valorizzazione dei siti identitari, con un valore storico e culturale sia per quanto attiene i principali poli attrattori (es. Rocca d’Anfo, il sistema di miniere), sia per il patrimonio minore diffuso nelle valli, in un’ottica di rete e di collaborazione tra soggetti pubblici e privati. Progettualità che si intrecciano con quelle legate alla promozione di itinerari di visita con proposte outdoor e per un turismo attivo (cicloturismo, escursionismo e sentieristica CAI, valorizzazione lago d’Idro);
La valorizzazione delle produzioni di qualità, sia come opportunità economica sia come valore in termini di cura e di presidio del territorio. Nella prospettiva dell’attivazione di un “Distretto agroalimentare di qualità” le azioni da sviluppare guardano al potenziamento dei consorzi di produzione dei formaggi locali (DOP), alla realizzazione di caseifici consortili, all’adozione di procedure e tecnologie innovative per la gestione e la valorizzazione dei reflui, ma anche alla realizzazione/adeguamento della viabilità di servizio per alpeggi e malghe, e il supporto a nuove attività (es. trasformazione piccoli frutti, servizi veterinari, ma anche proposte di accoglienza esperienziali e legate al territorio delle valli).
La cura del territorio favorendo il potenziamento della filiera bosco-legno-energia, con l’avvio di un consorzio forestale, la realizzazione impianti di produzione energetica alimentati a biomassa e la promozione di processi di efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente.
La traiettoria desiderabile
Indice sottosezioni:
2.1 Introduzione
Il percorso locale di ricerca sull’area della Valtrompia ed i successivi incontri con gli attori locali realizzati nel dicembre 2022 hanno permesso di definire alcune possibili linee di azione strategiche. Obiettivo di questo testo che segue è delineare un’agenda strategica per il territorio della Valtrompia, individuando corsi di azione che intervengano a diverse scale, in diversi tempi e attraverso una pluralità di attori. La proposta affronta i problemi, i rischi e le potenzialità precedentemente descritti e identifica tre possibili percorsi d’azione che vedono la messa in campo di azioni trasversali ed interconnesse. I tre corsi d’azione rispondono ai bisogni locali espressi nel corso dei workshop e propongono azioni che permettono la transizione del territorio dalla traiettoria attuale verso la traiettoria desiderabile nel medio e lungo periodo basandosi non solo sullo sviluppo delle vocazioni territoriali già esistenti e radicate, ma anche sulle risorse e gli attori presenti e attivi nel territorio. Questo capitale territoriale, che ad oggi non ha trovato piena espressione, può essere attivato ed innescare un processo di sviluppo più sostenibile dell’area a contrasto delle criticità esistenti (polarizzazioni, marginalizzazioni, frammentazione).
2.2 Tre possibili corsi di azione
2.2.1 Valtrompia in rete. Una rete diffusa di spazi pubblici e servizi a supporto delle comunità locali
Tra le maggiori criticità evidenziate dal percorso locale è stata sottolineata la necessità di costruire un quadro di governance che possa garantire continuità ai progetti e agli attori operanti in valle mediante le realtà cooperative. Tali attori sono decisivi per il supporto delle popolazioni maggiormente svantaggiate identificate in gruppi specifici (giovani di età 0-19, anziani, migranti, nelle persone con disabilità adulti separati o con dipendenze). Si evidenzia inoltre una totale mancanza di spazi per la socializzazione e l’aggregazione in alcune zone della valle, in particolare di infrastrutture per lo sport.
Rispetto a questi gruppi sociali diversi sono stati individuati elementi di problematicità e di opportunità. Per rispondervi, l’agenda individua possibili interventi rivolti a specifiche fasce della popolazione e trasversali alle generazioni, possibili usi del patrimonio esistente pubblico e privato in via di dismissione o già dismesso, possibili interventi sulla mobilità e sulla connettività.
- Con riferimento alla fascia di popolazione di età compresa fra i 6 e i 14 anni, il percorso locale ha evidenziato un processo già in atto di accorpamento dei plessi scolastici, come nel caso della creazione polo scolastico di Sarezzo, per evitare le pluriclassi che possono compromettere la qualità dell’istruzione Questa nuova offerta scolastica è in grado di offrire una proposta educativa più completa con la realizzazione di veri e propri poli educativi della valle, permettendo di istituire sezioni a tempo pieno, servizi di mensa, attività extrascolastiche. Questo processo da un lato obbliga ad una riprogrammazione della mobilità scolastica in valle per permettere agli alunni di coprire il percorso casa-scuola senza dipendere dalle famiglie e garantendo la conciliazione casa-lavoro, dall’altro lascia sul territorio della valle numerosi edifici pubblici inutilizzati. A tale proposito l’agenda propone di riutilizzare gli edifici scolastici non più utilizzati, spesso localizzati nei comuni più marginali, come luoghi di socializzazione e di supporto alla comunità. Esempi di riferimento sono in questo caso le biblioteche di Gardone Val Trompia e di Lumezzane luoghi centrali per le comunità che offrono servizi di varia natura come centro d’informazione turistica, servizi amministrativi come elaborazione e stampa di certificati, attivazione dello SPID, servizi di prenotazione dei servizi sanitari, sulla stregua delle migliori esperienze europee di ripensamento del ruolo delle biblioteche. Ulteriori usi alternativi di questi edifici potrebbero essere relativi all’attivazione di luoghi dedicati al sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6, meno presente in valle ma necessario per permettere l’inserimento delle giovani donne nel mondo del lavoro, centri polisportivi – in particolare in alta Valle, o nuovi spazi per percorsi di formazione legati alla cura del territorio della valle;
- Con riferimento alla fascia di popolazione di età compresa fra i 14 e i 19 anni, si riscontra la necessità di un’offerta formativa maggiormente attrattiva per ridurre il fenomeno dell’abbandono scolastico, alla fine della scuola dell’obbligo, e quello dei NEET, che assume caratteristiche rilevanti soprattutto nei comuni dell’Alta Valle. Emerge la necessità di individuare nuovi spazi a supporto dell’offerta di formazione professionale e affiancamento lavorativo che faciliti l’ingresso nel modo del lavoro offrendo percorsi dedicati ed in linea con le specifiche vocazioni territoriali (turismo, filiera latto-casearia, filiera bosco-legno) come sede di nuovi percorsi formativi PTCO (Percorsi Trasversali per le Competenze e l’Orientamento) che mettano in rete scuole, terzo settore e attività produttive;
- Con riferimento alla fascia di popolazione con età maggiore di 65 anni, oltre alla possibilità di potenziare l’offerta di cohousing si rende necessario il rafforzamento e l’integrazione dei servizi socioassistenziali anche attraverso le case di comunità o mediante nuove figure come l’infermiere di comunità. A tale proposito si evidenzia che una prima casa di comunità è già stata attivata nel comune di Nave in bassa Valle;
- Con riferimento a tutte le generazioni e a particolare categorie fragili, l’agenda propone di potenziare l’offerta residenziale per migliorare l’autonomia abitativa dei giovani, degli anziani, delle persone con disabilità e della fascia di popolazione attiva, di età compresa tra i 45 e i 65 anni anche attraverso il cohousing mediante la riattivazione e la riqualificazione del patrimonio pubblico e di quello privato sottoutilizzato (ad esempio il patrimonio edilizio di seconde case nei comuni dell’alta Valle), a prezzi calmierati e con la possibilità di prevedere a seconda delle esigenze spazi comuni di condivisione, coworking, laboratori e assistenza;
- Infine, si rende necessario il miglioramento della connettività di rete che potrebbe supportare lo sviluppo e l’utilizzo di app finalizzata alla migliore fruizione dei servizi disponibili in valle. In questa direzione numerose sono le proposte già presenti sul territorio e quelle da poter attivare. Ad esempio, l’app linfa in movimento che mette in comunicazione esperienze di volontariato e persone che hanno disponibilità di tempo e motivazione. Altre applicazioni potrebbero prevedere il coinvolgimento dei negozi locali, la didattica integrata, l’assistenza domiciliare a distanza e infine piattaforme di mobilità integrata (MaaS).
- La realizzazione di “Val Trompia in rete” passa necessariamente attraverso alcune azioni di riorganizzazione del sistema della mobilità. Come abbiamo visto, è necessario riorganizzare il trasporto scolastico e promuovere piattaforme di mobilità integrata, al fine di migliorare le pratiche di mobilità in valle. La strategia propone di intervenire con sistemi di trasporto pubblico flessibili che intercettino un’utenza differenziata e molteplice e che tengano assieme la componente di mobilità quotidiana (pendolarismo per lavoro o studio), gli spostamenti occasionali e la mobilità turistica, oggi poco considerata. Il progetto Valli Resilienti aveva proposto una sperimentazione di sistemi di trasporto a chiamata in alcune aree che non sono stati ancora attivati. Indipendentemente dall’attivazione di questo servizio che sarebbe sicuramente efficace nei territori più dispersi e frammentati, “Val Trompia in rete” propone la collaborazione dei diversi attori della mobilità già presenti sul territorio in modo da poter attivare servizi alternativi in tempi rapidi. Considerata la necessità di rafforzare soprattutto i servizi dell’ultimo miglio con linee che connettano il fondovalle con le diverse destinazioni lungo i versanti della valle, e considerata la bassa densità insediativa, la frammentarietà del tessuto e la condizione dei percorsi, si potrebbe sistematizzare l’apporto delle diverse cooperative che già effettuano servizio di trasporto in valle in particolare per persone con bisogni speciali, prevedendo un sistema ad albero in cui i pulmini delle cooperative raccolgono gli utenti conducendoli fino ai punti di interscambio con il servizio di linea posizionati lungo il fondovalle. L’agenda prevede anche di riqualificare i punti di interscambio definendoli come luoghi identitari e landmark territoriali dove trovare piccoli servizi commerciali, punti di riparo, servizi di diversa natura e ciclofficine. Al contrario gli stessi mezzi potrebbero funzionare anche per il trasporto turistico soprattutto verso il Maniva prevedendo anche di attrezzare alcuni mezzi con carrelli per le biciclette per favorire il cicloturismo.
2.2.2 Una strategia integrata per lo sviluppo dell’economia locale
Nonostante sia indubbio il ruolo della manifattura per la Valtrompia, il percorso locale ha evidenziato importanti difficoltà soprattutto per le PMI in diversi settori.
Per la produzione lattiero-casearia, ad esempio, le ridotte quantità prodotte rendono difficile generare economie di scala non permettendo la valorizzazione economica del comparto. Sebbene esistano nel territorio alcune progettualità che coniugano la produzione e la stagionatura del formaggio con le attività di vendita, promozione culturale e turistica - come nel caso del progetto di stagionatura del formaggio Nostrano nella miniera dismessa di Graticelle di Bovegno – queste non esauriscono il potenziale presente nella valle. Con riferimento alla produzione agricola si evidenziano due problemi principali: la prima congiunturale è legata al caro energia e alla siccità che ha colpito duramente la valle nel corso dell’anno 2022; la seconda - strutturale - è dovuta alla mancata valorizzazione delle risorse idriche del fiume Mella, per il quale nel corso del percorso locale è anche emersa la proposta della creazione di un bacino idrico in alta valle.
Per il settore turistico, si riporta la generale inadeguatezza delle strutture della valle e la necessità di adeguarle a standard più elevati. Con riferimento all’alta valle, sebbene sia chiara la vocazione turistica del territorio, si riscontrano difficoltà di mobilità soprattutto per quanto riguarda la mobilità turistica, e la mancata valorizzazione della rete sentieristica esistente. Si riscontra anche una carenza di personale specializzato in valle, nello specifico per quanto riguarda le competenze digitali e nel marketing.
Per rispondere a questi problemi e sviluppare le relative potenzialità, l’agenda propone diverse azioni che operano sui diversi aspetti: promozione e offerta ricreativa, supporto alle PMI, formazione.
- Il rafforzamento di percorsi formativi ponendo maggiore attenzione alla formazione professionale sia nel campo turistico che nel campo manifatturiero e agroalimentare con particolare riferimento alla filiera lattiero-casearia.
- Miglioramento dell’offerta ricreativa con particolare riferimento alla sua qualità e alla presenza di servizi di supporto (strutture sportive, mobilità, strutture ricettive). L’area presenta un vasto patrimonio di seconde case realizzate prevalentemente fra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso e che, contestualmente al cambiamento dei modelli e delle geografie turistiche, hanno progressivamente perso di valore e di uso, soprattutto nei comuni dell’alta valle. È necessaria la riattivazione e la riqualificazione di questo patrimonio edilizio privato nell’ottica di migliorare la qualità dell’offerta ricreativa e di rafforzare il presidio e la cura del territorio. A tale proposito in alta valle nell’ambito del progetto Valli Resilienti è stata avviata una partnership con Airbnb per la realizzazione di alcune residenze d’artista. Si possono prevedere inoltre forme di riutilizzo orientato a determinati gruppi sociali caratterizzati da condizioni di svantaggio – anziani a basso reddito, bambini e adolescenti a basso reddito, famiglie monogenitoriali – sia a livello locale sia rivolte alla popolazione delle aree urbane. Un modello di questo tipo dovrebbe prevedere una governance molto articolata che includa attività di coinvolgimento dei proprietari attraverso meccanismi esortativi e di incentivazione, forme di organizzazione e promozione della domanda e di gestione dell’esperienza residenziale e ricreativa.
- La costruzione di politiche di supporto alle PMI, alla produzione agricola ed alla filiera agroalimentare, che includano azioni di formazione di nuove professionalità, la creazione di consorzi tra i produttori e i proprietari, la promozione dei prodotti tipici della valle in una prospettiva di consumo locale e filiera corta, l’innovazione dei sistemi produttivi pur valorizzando le coltivazioni e i processi di trasformazione tradizionali, la valorizzazione della risorsa idrica del fiume Mella per la produzione agricola anche mediante la costruzione di un contratto di fiume che veda coinvolti i diversi livelli di governance: le aziende agricole, i comuni, i gestori della risorsa idrica.
2.2.3 Il fiume Mella: riqualificare il fiume per riqualificare il patrimonio ambientale e storico
Il percorso locale evidenza che i numerosi beni riqualificati con diverse finalità presentano un problema di gestione e manutenzione. Infatti, emerge la necessità di pensare a questo patrimonio attraverso differenti lenti: bisogna guardare al carattere pluridimensionale e pluri-identitario del capitale fisso sociale presente nel territorio valorizzando le specificità della media e dell’alta valle. Un fiume per molte identità propone di mettere al centro della strategia il fiume Mella come elemento portante per la tutela e lo sviluppo della biodiversità nella valle e come asse sul quale convogliare le diverse identità del territorio. Alcune azioni si rendono necessarie:
- La bonifica del Fiume Mella è un’azione indispensabile per tutelare e sviluppare la biodiversità della valle. La costituzione di un contratto di fiume che veda la partecipazione di enti e attori pubblici territoriali (Comuni, Provincia, Regione, gestori ATO, Consorzio BIM del fiume Mella, Parchi regionali, PLIS, Università della Montagna, delle associazioni come l’associazione nazionale alpini o l’associazione dei venatori e, auspicabilmente, dei privati e delle imprese), potrebbe essere uno strumento efficace a questo scopo con la redazione condivisa di un programma d’azione che consideri anche il ruolo del fiume per lo sviluppo delle attività agricole locali. Il fiume diventerebbe in questo modo l’asse portante di un processo di trasformazione e riqualificazione dei diversi ambienti della valle;
- Nella bassa valle il processo di riqualificazione deve essere necessariamente incentrato sul patrimonio produttivo dismesso che può comprendere anche beni di dimensioni rilevanti, mentre nell’alta valle l’attenzione si concentra sul patrimonio montano pulviscolare e frammentato. Gli usi e le modalità di gestione di questi beni andranno definiti con particolare attenzione. Per la gestione sarebbe auspicabile la definizione di un regolamento per la gestione dei beni comuni della Valle che definisca il ruolo dei cittadini e delle associazioni già impegnate nell’attività di presidio e di cura con particolare attenzione alla creazione di spazi di formazione che permettano l’attivazione di nuovi percorsi di riscoperta del territorio.
- Nello specifico si propongono delle azioni sulla formazione: a) costruire la figura di “ambasciatore del territorio”, al fine di mettere in risalto le tradizioni e le peculiarità della Valle in collaborazione con le scuole, creando percorsi formativi specifici rivolti allo storytelling del territorio; b) lavorare in concerto con la rete delle scuole della valle con attività didattiche finalizzate al processo di valorizzazione del territorio; c) creazione dell’Università della Montagna con indirizzi di studio specifici ed alternativi a quelli già esistenti presso altre realtà di questo tipo. Sito potenziale per creare il polo universitario potrebbe essere il “Dosso dei Galli” sul Maniva, sulla scorta dell’Università della Montagna di Edolo, in cui si forniscono agli studenti le conoscenze necessarie per restare e produrre ricchezza sul territorio; d) creazione di percorsi di alta formazione per l’artigianato con laboratori e luoghi di valorizzazione degli antichi saperi/mestieri (il riferimento è all’attività incisoria, a quella del materassaio, dell’impagliatore di sedie), recuperando in modo diffuso luoghi dismessi e/o fatiscenti all’interno dei centri storici, attualizzandoli e destinandoli a finalità socialmente ed economicamente sostenibili e attivando un presidio territoriale; e) realizzazione in Valtrompia di “corsi executive” quali quelli già attivati dall’Università Cattolica in sinergia con la Comunità montana della Valle Sabbia (corso di “Internazionalizzare, gestire e comunicare l’impresa turistica” che si è svolto all’interno della ex centrale di Barghe, recuperata e destinata a centro culturale) orientati ad accrescere conoscenze specifiche in alcuni settori come ad esempio la gestione di progetti e l’autofinanziamento; f) promuovere corsi della durata di sei mesi per guide escursionistiche di media montagna presso il museo “il Forno di Tavernole”.
- Riqualificare e connettere i sentieri esistenti come il sentiero “3 Valli”, che ad oggi, non è completamente e adeguatamente fruibile, perché privo di strutture ricettive e di figure professionali che possano occuparsi della manutenzione (molto costosa ed oggi totalmente affidata ai soli volontari). Potenziare la filiera bosco-legno, valorizzando il patrimonio boschivo prealpino e il ruolo del Monte Guglielmo riconosciuto come Area prioritaria per la biodiversità con la realizzazione di percorsi e sentieri e la promozione di un turismo di riscoperta che contrasti una monocultura del turismo, che ad oggi si è basato prevalentemente su un turismo invernale di seconde case nell’area dell’Alpe Pezzeda. La riqualificazione dei sentieri oltre ad offrire delle opportunità di manutenzione del territorio permetterebbe anche di riattivare alcuni luoghi di presidio del territorio come rifugi e malghe nelle zone di alpeggio, combinando l’aspetto agricolo e di produzione alla costruzione di un’offerta turistica differenziata, valorizzando anche alcune attività storiche relative alla lavorazione del legno, come nel caso dei Ol Poiàt (la tradizione della trasformazione della legna in carbone). A tale proposito si richiamano alcuni progetti di valorizzazione multifunzionale degli alpeggi proposti per il parco Naturale Adamello-Brenta, che comportano anche la formazione di nuove figure professionali.
La natura strategica dell'Agenda
Indice sottosezioni:
I corsi d’azione indicati hanno una natura strategica per una varietà di ragioni. La prima risiede nell’affrontare la necessità impellente di una diversificazione economica e produttiva della valle, che progressivamente preveda una varietà di specializzazioni maggiormente in grado di impiegare le tante risorse presenti. Le vocazioni agricole, ricreative ed artigianali della valle appaiono da questo punto di vista decisive ai fini di tale diversificazione, che facciano leva su un progetto di territorio più articolato, inclusivo e capace di generare beni pubblici e ambientali. L’agenda propone una varietà di iniziative a sostegno dell’accelerazione di tale transizione.
La seconda risiede nell’affrontare alcuni, pronunciati squilibri sociali che caratterizzano la valle, concentrando risorse e iniziative sull’inclusione e la capacitazione dei gruppi sociali che più sono esposti a tali diseguaglianze. Tali iniziative sono volte al rafforzamento di una rete di infrastrutture sociali che permettano il riuso del patrimonio esistente, la riduzione della perifericità delle aree più isolate e un miglioramento delle concrete possibilità di vita per donne, bambini, adolescenti, anziani e stranieri, in particolare attraverso un investimento su attività di formazione e socializzazione.
La terza risiede nell’affrontare la questione ambientale che caratterizza la valle a partire dal ruolo, centrale e irrinunciabile, del fiume Mella. Il suo risanamento appare decisivo dal punto di vista degli equilibri ecologici, della qualità della vita e della capacità della popolazione di riconoscersi nella valle in cui abita. E attorno al suo risanamento possono essere attivate una serie di progettualità e di pratiche che progressivamente conducano ad una diffusa riqualificazione ambientale dell’intero territorio.
Queste tre leve proposte nell’agenda sono fortemente sinergiche. La diversificazione produttiva della Valle può fare leva su processi di risanamento ambientale diffuso e può egualmente contribuirvi, radicando in un diverso uso del territorio anche delle nuove attività produttive. L’investimento nella formazione, socializzazione e ricreazione può offrire maggiori possibilità di vita a gruppi sociali oggi fragili e/o esclusi contribuendo direttamente a tale diversificazione ed al recupero ambientale. Egualmente, la riattivazione dei patrimoni inutilizzati – fondamentale per ridurre le diseguaglianze sociali - può contribuire alla diversificazione produttiva migliorando al contempo la qualità ambientale. Queste tre leve hanno un’ulteriore dimensione ad esse trasversale e che appare egualmente strategica, ovvero l’attivazione di nuove forme di governance sovra-locale, da costruirsi su e con progetti da realizzare e servizi da progettare e gestire. L’ipotesi di un contratto di fiume per il Mella è da questo punto di vista una delle ipotesi più ambiziose, implicando una forte partecipazione sia da parte degli attori istituzionali sia da parte delle comunità locali e degli abitanti. Dal punto di vista delle azioni propedeutiche indispensabili allo sviluppo di questi corsi d‘azione alcune appaiono fondamentali: la prima è una estesa e coordinata azione di mappatura delle condizioni, potenzialità e profili proprietari di una varietà di patrimoni e in particolari quelli immobiliari pubblici e privati, quelli fondiari della montagna e quelli delle connessioni quali sentieri e strade agro-silvo-pastorali; la seconda è una valutazione delle caratteristiche, aspirazioni, bisogni e localizzazione dei gruppi sociali più esposti alle diseguaglianze di inclusione e di accesso ai servizi anche attraverso processi partecipativi che diano loro direttamente voce. Le iniziative prospettate nell’agenda possono fare leva su una varietà di quadri conoscitivi e strumenti di pianificazione attualmente in essere fra i quali segnaliamo le reti verde ed ecologica regionali, l’ambito geografico di paesaggio di riferimento ed il piano territoriale regionale d’area delle Valli Alpine.