Valle Sabbia e Alto Garda / Agenda strategica
L'agenda stratefica dell'area della Valle Sabbia e dell'Alto Garda
strategy
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gavel 28 comuni
groups_2 83.502 abitanti
Chiusura documento: 12/09/2024
Indice sezioni:
Le aree interne lombarde costituiscono un mosaico territoriale fatto di diversità produttiva, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica. La forte diversificazione produttiva, in particolare, è uno dei fattori che ne qualifica la diversità territoriale: nelle aree interne lombarde si praticano, nello spazio di pochi chilometri, l’agricoltura di montagna, l’artigianato e la manifattura, la ricreazione ed il turismo.
Oggi queste aree si trovano di fronte a una varietà di punti di rottura, che segnalano la necessità di ripensare e ri-orientare la propria traiettoria in direzione di un futuro più desiderabile perché più giusto e sostenibile, e quindi più abitabile. Crisi correnti, crescenti e fra loro intimamente connesse, quali quelle che manifestano l’avanzare del cambiamento climatico – la siccità o lo scioglimento dei ghiacciai alpini - oppure quelle che manifestano la crisi del modello di sviluppo ereditato – lo spopolamento di alcune porzioni del territorio o il declino di alcuni settori produttivi - indicano la necessità per gli attori locali di riconoscere tali punti di rottura, e di renderli oggetto di intervento e soprattutto di progetto.
Tale progetto, per rivelarsi efficace, non può che muovere dal riconoscimento della diversità di ogni territorio. Diversità che va difesa, sviluppata e proiettata nel futuro in alternativa a qualsiasi monocultura economica e territoriale che, come tale, in un mondo sempre più interdipendente è fonte di rischi crescenti. Pur in un quadro difficile, ogni territorio può e deve cercare il proprio percorso, che non sia il replicare modelli altri e che definisca le condizioni e le forme di una prosperità possibile.
Le aree interne lombarde continuano, in gran parte, a essere capaci di trattenere quote significative di popolazione. Tuttavia, sappiamo che al loro interno questa va polarizzandosi, nelle valli come nei centri maggiori. Per correggere questi squilibri e migliorare le condizioni concrete di abitabilità sia per chi già ci vive – e in particolare i più fragili - sia fra chi vorrebbe poterci vivere è sempre più necessaria una diversa organizzazione territoriale. Questo significa operare – soprattutto attraverso una nuova politica dei servizi e della casa - per stabilizzare, se non aumentare, la popolazione dove ve ne siano condizioni e possibilità, ed egualmente progettare nel tempo medio un futuro e delle vocazioni diversi dove tali condizioni e possibilità non sono presenti.
Le aree interne lombarde sono innervate da saperi e conoscenze diffusi, alcuni ancora vitali, alcuni in declino e altri ancora da creare e far rinascere perché necessari per il futuro. Questi saperi sono di frequente diffusi e riprodotti da importanti istituti di formazione e istruzione, altre volte da altri attori locali e dal sistema sociale nel suo complesso. Tuttavia, tali saperi e tali conoscenze non riescono ad arrivare all’insieme della popolazione, determinando così l’esclusione di alcuni gruppi sociali, né sono sempre sufficienti a rispondere alle aspettative delle giovani generazioni che si trovano a non poter proseguire in queste aree i propri progetti di vita, sia che vi siano nati sia che vogliano venire da altrove.
Le aree interne lombarde sono attraversate da una straordinaria biodiversità senza la quale gli equilibri ambientali dell’intera regione sarebbero ancora più precari, e il suo futuro ancora più a rischio. Come ancora più precaria sarebbe sia la capacità del suo territorio di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico sia quella di adattarvisi. La scelta della tutela della biodiversità impone, come proposto dalla Commissione Europea, un “necessario cambiamento radicale” che non è più rinviabile. E che vede le aree interne lombarde in una posizione di forza rispetto alle aree urbane, ma anche di fragilità, se non le si dedicano la cura e l’attenzione sempre più necessarie.
Per conseguire questo futuro più desiderabile non basteranno le azioni locali alla scala di ogni singola area. Pur nella loro diversità, tali aree dovranno imparare a parlarsi e cooperare. Come dovranno ridefinire il proprio rapporto con le grandi aree urbane della regione, non per replicarne i modelli, ma per costruire una nuova relazione, fondata su una nuova interdipendenza. Inoltre, politiche pubbliche a tutti le scale, da quelle delle aree metropolitane a quelle nazionali, dovranno trasformarsi ed evolvere, sia per ridurre drasticamente i loro impatti negativi sulla traiettoria di queste aree, sia per lasciare che sviluppino, viceversa, le loro potenzialità. In questo quadro pur complesso, gli attori locali possono giocare un ruolo decisivo, e la costruzione di una strategia territoriale è da questo punto di vista un’occasione preziosa. Senza una più forte cooperazione fra tali attori ed una più forte integrazione delle politiche e dei progetti tale promessa rimarrà tuttavia disattesa: le aspettative delle nuove generazioni come lo spopolamento, la biodiversità come gli impatti del cambiamento climatico, non conoscono né tollerano confini comunali.
Questa agenda è stata redatta sulla base di una varietà di operazioni di ricerca - in particolare la redazione del ritratto territoriale della Valle Sabbia e Alto Garda a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano - e di quanto emerso dai due workshop con gli attori locali. I due incontri sono stati realizzati in collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e gli uffici regionali. Il primo incontro - il 10 maggio 2023 a Barghe (BS) (con circa 65 partecipanti) - ha avuto come obiettivo quello di una migliore definizione dei problemi, delle risorse e delle politiche e iniziative in corso nella Valle. Il secondo incontro – il 29 maggio 2023 a Gardone Riviera (BS) (con circa 40 partecipanti) - ha avuto come obiettivo quello della individuazione di obiettivi e progetti della futura strategia. Coerentemente, il testo è organizzato in due parti: la prima presenta la traiettoria attuale dell’area e i rischi verso i quali la valle va incontro in assenza di nuovi e diversi interventi, la seconda presenta invece la traiettoria desiderabile articolata in tre possibili corsi d’azione per conseguirla.
L’agenda intende quindi restituire a chi opera sul territorio una visione possibile e alcuni modi per realizzarla. Si tratta di uno testo aperto, non esaustivo, che intende proporsi come strumento per il prosieguo del percorso di elaborazione della strategia d’area da parte degli attori locali.
La traiettoria attuale
Indice sottosezioni:
1.1 Problemi, risorse locali, rischi esogeni ed endogeni
Nell’Area Interna Valle Sabbia e Alto Garda si osserva una forte polarizzazione per quanto riguarda i servizi, concentrati prevalentemente nei territori di bassa valle, più prossimi a Brescia e al Lago di Garda. In particolare, i poli scolastici appaiono particolarmente concentrati nei Comuni di Idro (collocato fuori dall’area) e Vobarno. Per quanto riguarda i servizi sanitari, una Casa di comunità è presente a Vestone mentre altre strutture sanitarie, pur limitate nelle prestazioni offerte, sono presenti a Gavardo e Salò (la popolazione si rivolge con sempre maggiore frequenza agli ospedali di Brescia). Questo processo di polarizzazione dei servizi contribuisce ad una significativa difficoltà di accesso ai servizi essenziali da parte degli abitanti dell’area. Si tratta di difficoltà che diventano critiche soprattutto per la fascia di popolazione over 65 per quanto riguarda l’accesso ai servizi sociosanitari e per la popolazione più giovane per quanto riguarda l’accesso ai servizi educativi e ricreativi. Un’ulteriore criticità riguardante i bisogni della popolazione anziana è la difficoltà di reperimento di figure professionali per la cura delle persone, che impegna le famiglie a sopperire direttamente alla mancanza di tali professionalità. Anche la popolazione giovane come dimostrato dalle elevate percentuali di abbandono scolastico mostra i segni di una recente fragilizzazione. Un’ulteriore fonte di fragilità sociale è rappresentata dalla difficoltà della popolazione straniera ad accedere al mercato abitativo. Egualmente, emerge come la limitata qualità e trasformabilità dell’edilizia storica orienti i nuclei familiari più giovani verso scelte residenziali in aree di nuova realizzazione lasciando quest’ultima al degrado e generando un fenomeno di abbandono progressivo dei centri storici.
La Valle Sabbia e Alto Garda è un territorio che possiede un ricco tessuto di attività produttive. In particolare, la Valle Sabbia rappresenta, insieme alla Valle Trompia, una delle realtà produttive più rilevanti della Lombardia. L’industria è una vocazione storica del territorio: ne sono testimonianza gli stabilimenti della Falk a Vobarno e alcuni grandi poli del tessile a Gavardo, Roè Volciano e Villanuova sul Clisi. I tre principali comparti manifatturieri - meccanica, metallurgia e siderurgia - sono localizzati lungo il fiume Chiese. Si tratta di una localizzazione storica, infatti fin dal XIII secolo si hanno notizie di forni fusori e fucine per la lavorazione dei metalli collocati lungo il fiume Chiese. Le fucine erano presenti in tutti i paesi della valle la posizione vicino al fiume, permetteva di sfruttare la forza motrice dell’acqua per far funzionare l’incudine e il maglio. La memoria di questa eredità è stata raccolta presso il Museo del Ferro - Fucina di Pamparane nel comune di Odolo.
Il tessuto produttivo è oggi costituito prevalentemente di piccole e medie imprese, anche se possiamo riconoscere la presenza in alcuni grandi poli produttivi nei quali si trovano imprese integrate nel mercato internazionale. Le imprese presenti hanno una forte integrazione fra loro e con il territorio in cui sono localizzate. I comparti del ferro, della plastica, dell’alluminio e della pressofusione vedono protagoniste alcune grandi aziende: Silmar, Olifin, Ivars, Valle Sabbia investimenti. Tuttavia, emerge oggi un disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, da una parte a causa della carenza quantitativa di diplomati impiegabili nel settore manifatturiero, e dell’altra perché l’offerta di lavoro spesso non intercetta le aspirazioni professionali dei giovani. Si assiste anche all’emergere di una progressiva fragilizzazione delle attività del commercio al dettaglio, con la chiusura delle piccole attività commerciali di vicinato, che rappresentano servizi imprescindibili per la permanenza dei residenti. Inoltre, ad un generale indebolimento della rete commerciale nelle aree più svantaggiate si affianca il fenomeno del caro prezzi degli esercizi commerciali della riviera, che si rivolgono perlopiù ad una domanda turistica perdendo il ruolo di servizio commerciale per la comunità residente. Oltre alla vocazione produttiva dell’area è possibile riscontrare, soprattutto nei comuni e nelle piccole frazioni che si affacciano sul lago di Garda, una forte vocazione turistica. Complessivamente il Lago di Garda ha registrato circa 28 milioni di presenze nel 2022. Si tratta di un turismo rivierasco caratterizzato da un picco nella stagione primaverile ed estiva, e flussi molto più ridotti negli altri mesi.
Nonostante la sua lunga storia industriale, la crescita ed espansione edilizia è avvenuta prevalentemente durante gli ultimi trent’anni dello scorso secolo. Questo sviluppo, tuttavia, spesso non è stato gestito e programmato in modo sostenibile, sia dal punto di vista sociale sia da quello ambientale. Le produzioni meccanica, metallurgica e siderurgica hanno prodotto rifiuti pericolosi e inquinato suoli e sistemi idrici. La grande crisi delle acciaierie, il progressivo dislocamento di alcune aziende locali, ha prodotto una galassia di edifici e suoli abbandonati e sottoutilizzati. Accanto a un pulviscolo di edifici produttivi abbandonati si può riscontrare anche la presenza di un processo di forte frammentazione degli spazi aperti e un progressivo abbandono dei suoli agricoli di fondovalle. La forte pressione edilizia lungo le coste dei laghi di Garda e di Idro ha invece generato una successione continua di grandi strutture alberghiere, nuclei storici, nuovi complessi residenziali. Il problema dell’abbandono e della mancanza di manutenzione emerge anche in relazione al patrimonio ambientale e degli spazi aperti.
1.2 Iniziative locali e politiche realizzate
In anni recenti, attraverso trasferimenti e la partecipazione a bandi regionali, nell’area vi sono stati diffusi interventi di efficientamento energetico degli edifici pubblici e dei sistemi di illuminazione pubblica (Bandi Ri-genera, Axel, Illumina). Molti di questi interventi hanno riguardato in particolare l’efficientamento energetico degli edifici scolastici. Ad essere stata finanziata di recente è anche la costruzione di una nuova sede per un istituto di istruzione media superiore, l’ IPSAAR De Medici a Gardone Riviera. Molti comuni dell’area sono anche inclusi nel programma di infrastrutturazione con la banda ultra-larga nelle aree cosiddette “bianche”. Ulteriori trasferimenti hanno riguardato l’accompagnamento sociale di lavoratori di imprese in crisi, il sostegno all’innovazione di comparti produttivi locali ed il contributo alla riqualificazione di strutture turistiche, quali alberghi e campeggi. L’area ha anche ottenuto finanziamento nell’ambito dei bandi regionali sui sentieri e sui terrazzamenti e per interventi a favore dalla ciclabilità, mentre sono in corso di realizzazione interventi per lo sviluppo di un “turismo green” in alta Val Trompia e alta Val Sabbia” nel quadro della “Strategia Valli Prealpine”. Nel quadro del PNRR, il comune di Pertica Alta si è invece aggiudicato un consistente finanziamento nel quadro della linea 1 del bando Borghi. Di particolare rilievo finanziario, il finanziamento del “Patto Territoriale per lo sviluppo economico, ambientale, sociale e della mobilità del territorio del Monte Maniva” cui partecipa anche la Comunità Montana della Valle Sabbia e che prevede la sostituzione di impianti di risalita, interventi di messa in sicurezza della mobilità e il prosieguo del programma di riqualificazione della Rocca d’Anfo, con la ristrutturazione della ex caserma Zanardelli. Infine, sebbene i comuni confinanti, che hanno accesso ad un Fondo specifico per trattare le loro criticità date dalle loro peculiarità, siano esclusi dalla perimetrazione delle aree interne, diversi fra questi fanno parte della Comunità montane della Valle Sabbia e del Parco dell’Alto Garda Bresciano. L’area ha un buon livello di cooperazione nell’ambito della pianificazione per l’energia ed il clima, sebbene molto differenziato fra i due territori di riferimento delle Comunità Montane. Quella della Val Sabbia ha un Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (Paes) intercomunale che vede la partecipazione di 23 comuni e di un Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (Paesc) che ne coinvolge quattro. Nel territorio della Comunità Montana dell’Alto Garda Bresciano risultano invece solo quattro comuni coinvolti in Paes comunali.
La Cooperativa sociale Comunità Fraternità ha attivato negli ultimi anni alcuni progetti che sviluppano laboratori culturali, espressivi o tecnologici rivolti ai giovani per provare ad intercettare i giovani NEET e contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico presente nel territorio.
In relazione all’invecchiamento della popolazione e alla difficoltà di riferimento di personale specializzato nell’area, la Fondazione Casa Di Riposo Di Roe Volciano ha avviato delle azioni di sensibilizzazione nei confronti delle donne di origine migrante volte alla loro partecipazione ai corsi organizzati per ASA (Ausiliario Socio-Assistenziale) e OSS (Operatore sociosanitario). Nel territorio stanno emergendo nuovi modelli abitativi per la popolazione anziana, come nel caso dei 20 appartamenti di piccola taglia per anziani ancora autonomi promossi dalla Fondazione Irene Rubini Falck Onlus di Vobarno. In relazione alla diversificazione territoriale dell’offerta turistica, la Comunità Montana della Val Sabbia ha promosso di recente una varietà di iniziative anche grazie al progetto Attiv-Aree della Fondazione Cariplo quale la valorizzazione del sito identitario della Rocca d’Anfo, la fortezza Napoleonica più grande d’Italia con un sistema di fortificazioni militari di circa 50 ettari, situato sulla sponda occidentale del Lago d’Idro (BS). Per la sua attivazione sono stati istituiti dei corsi di formazione per guide. Le presenze annuali sono circa 5-6.000, in parte alimentate dal turismo sul lago di Idro.
Per quanto riguarda il tema della riqualificazione dei centri storici, il comune di Vobarno sta attivando alcune operazioni di demolizione controllata di parti abbandonate del centro storico con l’obiettivo di creare spazi verdi o spazi pubblici. Si tratta di accordi tra il Comune e alcune aziende locali che avviano operazioni di demolizione in cambio di un incremento di volumetria edificabile da utilizzare nelle aree produttive abbandonate da riqualificare. Questa operazione non prevede consumo di suolo e prova a ripensare lo spazio dei centri storici attraverso la creazione di spazi pubblici oggi assenti attraverso il trasferimento della proprietà dal comune al privato. Al momento, a Vobarno anche una fabbrica dismessa è oggetto di una operazione di questo genere.
Nell’Istituto di Istruzione Superiore di Valle Sabbia “Giacomo Perlasca” verrà attivato, a partire dal prossimo anno, un nuovo corso denominato “Istituto professionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale, della valorizzazione dei prodotti e della gestione forestale e botanica”. Inoltre, la cooperativa Agri-Coop Alto Garda Verde s.a. Onlus di Toscolano Maderno che opera in ambito agricolo e turistico, sta sfruttando la presenza di limonaie e uliveti per sviluppare progetti di valorizzazione del territorio, anche in considerazione dell’obiettivo di riportare nell’area manodopera e professionalità. Oggi, insieme ad altre due cooperative, gestisce la trasformazione degli agrumi coltivati in confettura - con l’intento di giungere ad ottenere la denominazione di origine protetta - e della coltura biologica dell’oliva per la produzione dell’olio EVO del Garda. Si tratta di attività rilevante perché permette di recuperare attività antiche e tipiche del territorio.
Attraverso il progetto Valli Resilienti, cofinanziato da Fondazione Cariplo, sono stati proposti alcuni interventi al fine di sviluppare una rete di greenway che mette in relazione il territorio della Valle Sabbia con quello della Valle Trompia. Recentemente è stato approvato l’appalto per la realizzazione del tratto di pista ciclopedonale Idro – Anfo – Bagolino che si aggiunge a quella esistente.
Sempre entro il programma Attivaree di Fondazione Cariplo è stato realizzato l’adeguamento strutturale di un edificio per la realizzazione di un ostello, Ostello Lavenone, gestito da una cooperativa di tipo B; quindi, finalizzata all’inserimento sociale di persone svantaggiate. Si segnala l’esistenza di un ampio sistema museale e bibliotecario che raggruppa 25 centri della Valle Sabbia, 8 centri dell’Alto Garda e 7 della Valtenesi e che negli anni ha permesso una discreta offerta di servizi bibliotecari sul territorio. Sul territorio di Gavardo insiste un’area di scavi archeologici, così come a Villanuova sul Monte Covolo, dove vi sono i resti risalenti all’età del rame, e Odolo, dove è stata rinvenuta una necropoli del medesimo periodo. L’esperienza di OFFICINA2030 rappresenta un Laboratorio di progettazione e pianificazione integrata promosso dal GAL GardaValsabbia2020. Il Gal ha permesso di definire una Strategia di Sviluppo Locale 2023-2027 attraverso l’attuazione di un Piano di Sviluppo Locale 2014-2022, che definisce quali interventi finanziare attraverso progetti a regia diretta, in convenzione o attraverso bandi, i cui beneficiari potranno essere imprese, associazioni, ed enti locali.
1.3 Tendenze dell’area senza interventi
Se osserviamo i comportamenti demografici emergono condizioni molto differenziate all’interno dell’area della Valle Sabbia e Alto Garda. Si tratta infatti di un territorio a bassa densità di abitanti in cui si trovano comuni con più di 10.000 abitanti, come Gavardo e Salò, e piccoli comuni anche con meno di 350 abitanti come il comune di Capovalle. L’analisi dell’evoluzione della struttura demografica restituisce un territorio particolarmente soggetto ai processi di invecchiamento della popolazione con importanti implicazioni spaziali, sociali ed economiche. In particolare, assistiamo a un progressivo spopolamento dei nuclei di mezza costa con l’apparire di fenomeni di abbandono del patrimonio costruito mentre esistono segni di un processo di lieve ripopolamento di alcuni comuni, come nel caso del comune di Pertica Alta, in particolare della frazione Borgo di Livemmo. Queste tendenze differenziate allo spopolamento – ed in misura minore al ripopolamento – se non governate sono destinate a contribuire ad un’ulteriore polarizzazione della struttura territoriale e ad un peggioramento delle condizioni di vita di chi risiede nelle aree soggetto allo spopolamento.
Contestualmente, le condizioni di accessibilità di alcuni comuni e frazioni di mezza costa rimangono particolarmente difficili. La principale infrastruttura stradale dell’area, la Strada del Caffaro, è sottoposta a intensi flussi di traffico che sono andati aumentando sia per l’incremento del turismo sia per il crescente accentramento di poli commerciali e di servizio. Crescente è anche la difficoltà nel collegamento con la città di Brescia tramite la SP45Bis. Si tratta di un problema prioritario perché, secondo alcuni attori locali, ha avuto impatti negativi su tutti i settori concorrendo anche alla delocalizzazione di diverse aziende. Si segnala, inoltre, che nel territorio ci si sposta molto per motivi occasionali (visite e shopping). I dati sulla mobilità mostrano una mobilità elevata per motivi occasionali nel già citato ruolo di polo di Brescia e dei comuni di Salò e Gavardo. Per alcune popolazioni più fragili - anziani, giovani e immigrati - perché più probabilmente sprovviste di mezzi privati è difficoltoso raggiungere i poli ospedalieri, i poli scolastici e il posto di lavoro. Complessivamente, gli attori locali non considerano adeguata la copertura del servizio di trasporto pubblico offerta dall’agenzia TPL di Brescia: la non capillarità della rete TPL, la scarsità di automezzi e di autisti rendono complessa la copertura spaziale e temporale omogenea del territorio. Questa tendenza all’aumento ed all’insostenibilità dei flussi di mobilità privata – causata dall’aumento dei flussi turistici, dal mutare della struttura territoriale e da uno scarso sviluppo del potenziale di trasporto pubblico – rischia di peggiorare la qualità della vita della popolazione residente nell’area limitandone al contempo la desiderabilità dal punto di vista degli investimenti produttivi e degli usi ricreativi e turistici oltre che aumentare le emissioni climalteranti.
Esiste tutt’oggi un persistente dinamismo dei diversi settori manifatturieri, spesso caratterizzati da produzioni specializzate. Negli scorsi decenni il territorio valsabbino ha rappresentato un forte polo attrattivo per l’immigrazione grazie all’offerta di occupazione di manodopera a bassa specializzazione. In alcuni centri urbani come Vobarno si raggiungono valori superiori ai 200 residenti stranieri per 1000 residenti italiani. Odolo, Gavardo e Toscolano Maderno hanno valori superiori ai 150 residenti stranieri per 1000 residenti italiani. Hanno valori superiori ai 130 residenti stranieri per 1000 residenti italiani i comuni di Vestone, Villanuova sul Clisi, Anfo e Sabbio Chiese. Il settore industriale si è però evoluto nel tempo, richiedendo gradi di specializzazione più elevati e sta attualmente attraversando un periodo di difficoltà nel reperimento di manodopera a media-alta specializzazione, questione generalizzata e condivisa da tutti i settori. Allo stesso tempo, i settori produttivi locali faticano a trattenere i giovani qualificati che dopo lo studio cercano opportunità lavorative nelle aree urbane. Anche la successione generazionale nelle imprese artigianali sembra un problema molto rilevante. Negli ultimi anni si è assistito anche a processi di delocalizzazione di alcune imprese verso la bassa Bresciana, a causa anche dalle condizioni di maggiore accessibilità stradale. In assenza di interventi, queste tendenze rischiano di mettere a rischio la tenuta complessiva del sistema produttivo e la sua capacità di rinnovarsi nonché la capacità del territorio di trattenere la popolazione, e in particolare i più giovani.
La fragilizzazione delle attività del commercio al dettaglio è l’esito anche della crescita nel tempo di grandi poli commerciali che si sono rivelati attrattivi, in particolare, per persone in età attiva che hanno accesso a un mezzo privato, mentre gli anziani risultano più dipendenti dal commercio al dettaglio che, come detto, è sottoposto a un processo di rapida dismissione. L’affluenza turistica è in netta crescita, in linea con la tendenza nazionale, ma c’è un forte squilibrio tra i flussi registrati sulla riviera gardesana, perlopiù concentrati in pochi grandi centri e con picchi stagionali importanti che generano forte pressione, e il limitrofo territorio valsabbino. Anche questa tendenza se non adeguatamente governata rischia di contribuire all’ulteriore polarizzazione della struttura territoriale, sebbene in termini diversi da quelli già descritti: all’indebolimento dell’offerta commerciale nei centri minori si affianca la specializzazione turistica di quelli lungo il lago, con un doppio effetto, da una parte lo spiazzamento sulla domanda della popolazione residente e dall’altra l’aumento dei flussi di mobilità nei confronti dei grandi poli commerciali.
Il processo di spopolamento dei comuni di mezza costa ha generato un abbandono e sottoutilizzo dell’ampio patrimonio costruito presente nell’area, delle infrastrutture, del patrimonio residenziale storico e anche del patrimonio pubblico. L’abbandono e il sottoutilizzo toccano soprattutto il patrimonio immobiliare privato, spesso inagibile e troppo deteriorato, in particolare nei centri storici di alta come di media e bassa valle. Si tratta di processi che hanno generato forme di declino dei centri storici associati a forme di segregazione dei gruppi sociali più fragili che li abitano. In molti centri storici il patrimonio immobiliare risulta particolarmente fatiscente, generando un processo di concentrazione di popolazione con redditi bassi, generalmente immigrata, in case in locazione sulle quali i proprietari non investono in manutenzione. Tali tendenze, sebbene in presenza di progettualità atte a contrastarli, rischiano di proseguire anche negli anni a venire e di contribuire ad un peggioramento complessivo della qualità dei centri di Valle. La mancata manutenzione dei corsi e delle superfici d’acqua, la carenza di cura e mantenimento dell’ampio patrimonio boschivo, l’abbandono di suoli agricoli presente nell’area genera nel territorio una maggiore esposizione al rischio idrogeologico e idraulico. Il problema dell’avanzata del bosco è strettamente correlato a quello dello spopolamento e del mutamento delle attività economiche svolte sul territorio. Questi problemi contribuiscono a determinare, stando agli indici del rischio elaborati del Programma Regionale Integrato Mitigazione Rischi Rischio (P.R.I.M), condizioni di rischio idrogeologico elevato in alcuni comuni, come Gavardo, Casto e Vestone, in particolare nelle rispettive zone industriali. I finanziamenti pubblici esistenti per la manutenzione del territorio risultano essere, per gli attori locali, parcellizzati e di natura emergenziale. Allo stesso tempo, nell’area esiste ed è andata sviluppandosi anche un’economia legata all’agricoltura (prodotti biologici, frutticoltura, viticultura) e alla produzione di formaggi in alta valle che può rappresentare un fattore importante di presidio del territorio anche in condizioni di spopolamento. In assenza di interventi, ed in particolare in riferimento agli effetti del cambiamento climatico, tali tendenze sono destinate ad aumentare la rischiosità del territorio peggiorandone le condizioni di abitabilità, e anche quelle della produzione.
La traiettoria desiderabile
Indice sottosezioni:
2.1 Introduzione
Nel testo che segue si presenta sinteticamente una possibile agenda strategica per l’Area della Valle Sabbia e dell’Alto Garda. L’agenda è organizzata in tre corsi d’azione capaci di orientare l’Area verso una traiettoria maggiormente desiderabile nel medio e lungo periodo rispondendo alle criticità ed alle tendenze negative individuate in precedenza. La loro individuazione, come i loro contenuti, sono l’esito sia della raccolta dei bisogni degli attori locali, per come si sono manifestati nel corso degli incontri, sia delle analisi realizzate in precedenza dal gruppo di ricerca. Essi fanno leva non solo sullo sviluppo delle vocazioni territoriali già esistenti e radicate e sugli attori già presenti e attivi nel territorio, ma anche sull’attivazione di risorse scarsamente visibili e utilizzate nonché sulla creazione di nuovi attori ed il coinvolgimento di attori oggi operanti in altri territori. Precondizione ed esito della sua trasformazione in strategia vera e propria, è un sensibile miglioramento della capacità di cooperazione interna all’area: la grandissima parte dei problemi e delle opportunità discusse non possono essere trattati alla scala di un singolo comune, di qualsiasi dimensione esso sia.
2.2 Tre possibili corsi d’azione
2.2.1 Migliorare le condizioni di vita degli anziani, sostenere le popolazioni fragili e sviluppare i servizi agli abitanti
Il primo corso di azione riguarda il sostegno agli anziani, alle popolazioni fragili e allo sviluppo dei servizi al fine di migliorare la qualità di vita nell’area. Si tratta di un corso di azione che si sofferma maggiormente sulla promozione di nuove forme abitative, dell’accessibilità e della ridefinizione dei servizi presenti e di nuove modalità di mobilità interna all’area. Ecco alcune possibili linee di azione:
- ripensare l’accesso e i costi alle RSA presenti nel territorio, nonché prevedere soluzioni abitative multigenerazionali per gli anziani. Infatti, in un contesto in cui assistiamo ad un progressivo invecchiamento della popolazione, l’RSA non può rappresentare l’unica soluzione per quegli anziani che non possono fare affidamento sulla rete assistenziale familiare. Risulta necessario un cambio di paradigma affinché gli anziani, ancora autosufficienti, possano accedere a forme di coabitazione o abitazione solidale. Questo approccio – come più complessivamente i progetti di abitare condiviso assistito - consentirebbe di affrontare anche il problema della solitudine che spesso colpisce gli anziani, anche quando sono ancora in buone condizioni fisiche. Un esempio utile in questa direzione è quello dei cosiddetti Foyer invernali presenti nelle valli dell’Ossola, ossia delle abitazioni condivise da anziani autosufficienti che vi trascorrono i mesi invernali, quelli nei quali si presentano maggiori difficoltà, per poi tornare d’estate nelle proprie abitazioni personali.
- Sostenere le condizioni di inserimento e stabilizzazione del personale impiegato nei settori della cura alle persone anche attraverso l’offerta di soluzioni abitative che migliorino l’attrattività complessiva del territorio per queste professioni. Se la capacità degli attori locali di agire sul versante dei miglioramenti salariali è inevitabilmente limitata, maggiore è invece la capacità di operare su fattori di contesto quali per l’appunto l’offerta di soluzioni abitative. Progetti abitativi per questo tipo di domanda potrebbero utilmente integrarsi con quelli innovativi rivolti agli anziani facendo leva al contempo sul patrimonio pubblico in disuso dei centri storici di valle. Questi progetti potrebbero riguardare anche i centri della costa dove il problema principale è l’assenza di un’offerta in affitto economicamente accessibile per lavoratrici e lavoratori essenziali.
- Progettare nuovi servizi di assistenza a domicilio e di telemedicina in forte integrazione con le Case di Comunità i cui servizi dovranno risultare accessibili sia attraverso nuove forme di mobilità – si veda la parte che segue – sia attraverso lo sviluppo di modalità domiciliari e digitali, necessariamente assistite – specie per gruppi sociali con limitate competenze linguistiche – come le comunità migranti – e digitali, come nel caso degli anziani.
- Investire su di un sistema di mobilità flessibile, da programmare alla scala dell’intera area, capace di rafforzare alcune linee strutturanti ad elevata frequenza ampliando le fasce d’orario attuali. La progettazione di un collegamento tramviario tra Brescia, la Valle Sabbia ed il Lago di Garda, attualmente in fase di studio di fattibilità, rappresenterebbe senza dubbio un investimento decisivo per il conseguimento di un modello di mobilità più efficiente e sostenibile. Contestualmente, è necessario il sostegno e l’ampliamento di azioni già avviate con il progetto Valli Resilienti e finalizzate a sviluppare l’accessibilità ai servizi soprattutto nel caso dei comuni e frazioni dell’alta valle, ad esempio con un servizio di trasporto a chiamata, ad oggi in fase di progettazione. In relazione alla mobilità pubblica, una dimensione rilevante è l’incremento della qualità delle fermate degli autobus nonché la capacità del trasporto pubblico di integrarsi con altre forme di mobilità sostenibile, ad esempio con l’installazione di rastrelliere porta-bici per offrire servizio intermodale sia a residenti sia ai visitatori. Una strategia di transizione verso un modello di mobilità sostenibile deve fare leva non solo sul miglioramento del servizio ma anche su un cambiamento nella cultura diffusa della popolazione. Da questo punto di vista, campagne mirate ed articolate di promozione dell’uso del trasporto pubblico possono essere parte di una comune strategia d’area sui temi più complessivi della mobilità.
2.2.2 Sostenere la transizione economica: sviluppare un’economia sociale d’area, qualificare il mercato del lavoro e la partecipazione dei giovani e delle donne
Il secondo possibile corso di azione si concentra invece sul sostegno ai settori economici emergenti, alla piena partecipazione dei giovani e delle donne ad un mercato di lavoro di qualità ed allo sviluppo di un’economia sociale in grado di operare nell’intero territorio dell’area, valle e costa in eguale misura. Ecco alcune possibili linee d’azione:
- La promozione di un nuovo partenariato locale fra imprese, organizzazioni sindacali, istituzioni formative ed amministrazioni comunali finalizzato al contrasto della dispersione scolastica, la piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro ed il miglioramento delle condizioni di lavoro potrebbe rispondere ad una varietà di problemi rilevanti emersi nel corso dei tavoli. Condividendo una nuova analisi dei bisogni, delle criticità e degli strumenti fino ad oggi impiegati per rispondervi, tale partenariato potrebbe rappresentare una significativa leva di integrazione del territorio fra il lago e la valle. Un primo fuoco dovrebbe essere il contrasto alla dispersione scolastica, attraverso il rafforzamento degli attori esistenti e la maggiore strutturazione di percorsi di sostegno a giovani a rischio. Il rafforzamento dell’ufficio di servizi al lavoro del Centro Formativo Provinciale Giuseppe Zanardelli, un maggiore coinvolgimento dei servizi sociali e delle scuole nel segnalare casi critici, l’attivazione di forme di educativa di strada e di offerta di iniziative culturali innovative che vedano anche l’attivazione diretta dei giovani nonché il coinvolgimento delle imprese in attività di promozione delle opportunità di lavoro più innovative potrebbero essere parte di questa linea di lavoro. Un secondo fuoco dovrebbe riguardare la trasformazione del sistema produttivo locale con l’obiettivo di una migliore capacità di trattenere giovani qualificati sul territorio, attraendone anche da altri territori, ed in particolare dalle aree urbane più vicine come Bergamo, Brescia, Verona. Per fare questo è necessario, tuttavia, attivare progetti e iniziative capaci di puntare sull’innovazione delle produzioni esistenti, nel quadro della transizione ecologica e digitale, in una misura e una forma tali da risultare attrattive nei confronti di giovani qualificati. Infine, un ultimo fuoco dovrebbe essere la qualità del lavoro e la piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Specie in riferimento al settore turistico, le difficoltà di reperimento della manodopera dipendono – secondo alcuni attori - anche da difficili condizioni di lavoro nonché dalla diffusione di forme di lavoro informale. Oltre che le normali attività repressive in capo allo stato, attività di formazione alle imprese e di monitoraggio delle condizioni di lavoro – con la partecipazione delle parti sociali – appaiono essenziali specie nei periodi di forte presenza turistica per qualificare il mercato del lavoro locale.
- La promozione di un mercato locale di prodotti a filiera corta per i residenti e per i visitatori può rappresentare un’ulteriore linea di azione a integrazione delle attività già promosse in questo ambito dal GAL. Le microaziende agricole della Valle Sabbia devono essere sostenute nel quadro dello sviluppo di un progetto di filiera corta che faccia leva sulle opportunità rappresentate dalla domanda organizzata dei settori alberghiero e della ristorazione. Un modello a cui guardare potrebbe essere la Costituzione di Rete Imprese Agricole in Valle Trompia, costituita da piccolissimi agricoltori che hanno preso in gestione un agriturismo, promuovono attività didattiche, offrono ristorazione e sviluppano una rete di vendita, e Rebecco Farm, una start-up innovativa creata nell’ambito di Attivaree Valli Resilienti. La costituzione di un foro di dialogo e progettazione comune fra imprese agricole, amministrazioni comunali, istituzioni – RSA, scuole – che gestiscono servizi di ristorazione – e settore turistico potrebbe rappresentare un buon avvio per la costruzione di una strategia per la costituzione di un mercato locale a filiera corta che faccia leva sulla capacità di acquisto dei grandi attori organizzati del territorio.
- introdurre anche nella Valle Sabbia una strategia per i negozi di vicinato in una prospettiva di multifunzionalità e come alternativa alla desertificazione commerciale dei centri minori e della polarizzazione dell’offerta nelle grandi superfici di vendita. Si tratterebbe di sviluppare anche nella Valle Sabbia e Alto Garda le esperienze presenti nel progetto dell’Attivaree – Valli Resilienti della Valle Trompia con i due esercizi commerciali “pilota” Bottega di Livemmo a Pertica Alta e Formaggeria Trevalli a S. Colombano di Collio. La multifunzionalità di questa offerta risiederebbe nella combinazione fra il commercio di prossimità, da articolare con la produzione agricola locale, e l’offerta di nuovi servizi quali la consegna della spesa, il pagamento delle bollette, la consegna dei farmaci e delle ricette, nonché l’accesso ai servizi sanitari. Queste attività potrebbero essere promosse da nuove cooperative di comunità multifunzionali che siano operative congiuntamente in aree con forte domanda di mercato – le aree della costa, in particolare – e nelle aree interne con minore domanda. La sostenibilità economica di lungo periodo di tali attività potrebbe risiedere nella possibilità di sussidiare con parte dei ricavi realizzati nelle prime – con servizi offerti, ad esempio, anche alla domanda turistica – le attività offerte nelle seconde. Un bando per la creazione di queste cooperative da realizzare in collaborazione con attori di questo tipo già esistenti altrove, e di un percorso di formazione e di creazione assistita di progetti d’impresa a livello dell’intera area potrebbero essere gli strumenti utili per avviare questa iniziativa.
2.2.3 Adattarsi al cambiamento climatico, sviluppare la biodiversità e riutilizzare i patrimoni ambientali
Il terzo corso d’azione si concentra sul tema della manutenzione, della cura e della messa a sistema del patrimonio costruito e naturale del territorio. Si tratta di proposte che fanno leva sulla diffusa rete di risorse e capitali presenti nell’area della Valla Sabbia e Alto Garda. Ecco alcune possibili linee d’azione:
- costruire dei possibili modelli d’intervento per la rigenerazione dei centri storici in declino dei comuni di valle, anche sulla base di quanto già realizzato e in direzione di quanto suggerito nel primo corso d’azione in relazione a politiche e progetti abitativi. Tali modelli dovranno essere l’esito di un’attività di co-progettazione con tutti gli attori rilevanti – compresa la Sovrintendenza – e dovranno integrare tutti gli aspetti citati: oltre l’abitare, gli spazi pubblici, i punti di accesso al trasporto pubblico, la rete commerciale. Non tutti i centri storici in declino presentano le condizioni minime per l’avvio di tali interventi: sarà compito degli attori locali e della loro cooperazione stabilire alcuni centri storici dove, dato il sussistere di tali condizioni, sarà possibile e prioritario programmare questi interventi. La proprietà pubblica del patrimonio, sebbene non condizioni sufficiente, è sicuramente condizione facilitante per processi di rigenerazione e riconversione del patrimonio;
- potenziare maggiormente la multifunzionalità del patrimonio boschivo attraverso:
- la valorizzazione della filiera bosco-legno;
- la valorizzazione del Parco Alto Garda riconosciuto come area prioritaria per la biodiversità;
- la realizzazione di percorsi e sentieri;
- la promozione di un turismo più sostenibile;
- lo sviluppo delle strade agro-silvo-pastorali che connettono ancora oggi molti degli insediamenti rurali e più periferici del territorio.
- Il completamento della rete ciclabile, in particolare ma non esclusivamente con lo sviluppo della pista ciclabile “dei fiori” da Vestone alle Giudicarie, è egualmente rilevante a questo fine.
La promozione delle citate cooperative di comunità attive fra costa e valle potrebbero rappresentare attori rilevanti sia per la promozione di un più ampio uso ricreativo del territorio sia per la sperimentazione di modalità unitarie di cura e manutenzione di sentieri e percorsi ciclabili e del territorio nel loro complesso. Il modello, le cooperative di comunità, le professionalità e le tecnologie coinvolte a cura del territorio deve diventare un modello, e le politiche pubbliche possono sostenere direttamente la nascita di nuove professionalità che possano anche dare una risposta occupazionale a giovani.
- Promuovere delle forme di uso turistico-ricreativo del territorio capaci di riattivare patrimoni sottoutilizzati, promuovere educazione ambientale e rispondere alla domanda di gruppi sociali fragili. Centrale, da questo punto di vista, è valutare il riutilizzo delle colonie giovanili dismesse oggi presenti nell’area, come la colonia montana in località Valledrane di Treviso Bresciano o la Colonia della Società cremonese contro la tubercolosi a Vestone. Una valutazione che prende in considerazione costi e concrete condizioni e possibilità di riqualificazione di tale patrimonio ma anche la domanda potenziale di uso che questi spazi possono originare all’interno dell’area, ma soprattutto all’esterno ed in particolare nelle aree urbane vicine. Con l’avanzare del cambiamento climatico e il conseguente peggioramento delle condizioni ambientali, vi sarà una sempre maggiore domanda di spazi ricreativi a costi accessibili in territori con condizioni microclimatiche favorevoli.
- Sostenere maggiormente il patrimonio archeologico e storico-culturale del territorio. Accanto all’ampio sistema museale e bibliotecario nel territorio già valorizzato da altri progetti è possibile individuare altri siti oggi meriterebbero una maggiore visibilità. Emerge la necessità quindi di valorizzare l’area di scavi archeologici di Gavardo, quella del Monte Covolo a Villanuova sul Clisi, dove si trovano resti di una civiltà dell’età del rame, quelle di Odolo, dove è stata rinvenuta una necropoli del medesimo periodo, e la Rocca di Vallio Terme.
- Promuovere una strategia unitaria di manutenzione del territorio alla scala dell’intera area. Risulta importante attivare le aree e i beni demaniali in capo all’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (ERSAF), oggi poco sfruttati ad eccezione di pochi fabbricati dati in concessione ai privati, come nel caso del maneggio di Gaino. Di eguale interesse sarebbe anche la promozione di un programma di interventi sui fiumi e torrenti presenti sul territorio, anche rigenerando gli spazi verdi adiacenti i corsi d’acqua ripensandoli come nuovi spazi pubblici per l’adattamento al cambiamento climatico e la biodiversità. Dato il livello non irrilevante di esposizione al rischio idraulico di diversi comuni dell’area ed in particolare di alcune aree industriali il coinvolgimento delle imprese in tali progettualità sarebbe decisivo. Il progetto AP+A sull’adattamento delle aree produttive, promosso dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, può rappresentare un’utile piattaforma per la sperimentazione di queste progettualità.
La natura strategica dell'Agenda
Indice sottosezioni:
I tre corsi d’azione – 1. Migliorare le condizioni di vita degli anziani, sostenere le popolazioni fragili e sviluppare i servizi agli abitanti; 2. sostenere la transizione economica: sviluppare un’economia sociale d’area, qualificare il mercato del lavoro e la partecipazione dei giovani e delle donne; 3. adattarsi al cambiamento climatico, sviluppare la biodiversità e riutilizzare i patrimoni ambientali - hanno una natura strategica per diverse ragioni. La prima risiede nel tentativo di intervenire sui processi di polarizzazione interna all’area riattivando patrimoni costruiti e ambientali sottoutilizzati nelle aree più deboli, proponendo la nascita di attori che operino fra costa e valle e sviluppando un mercato che faccia leva da una parte su prodotti locali anche delle aree più marginali e dall’altra sulla capacità di acquisto delle aree più turistiche. La seconda risiede nel tentativo di aumentare la partecipazione delle donne e dei giovani – in particolare di seconda generazione - al mercato del lavoro creando nuove economie della cura sociale ed ambientale, innovando quelle esistenti e strutturando dei percorsi per contrastare la dispersione scolastica ed il lavoro di cattiva qualità. La terza risiede nel tentativo di fare leva sulle condizioni abitative quale dimensione essenziale per migliorare le condizioni di vita di una componente destinata ad accrescersi di peso nel prossimo futuro – gli anziani –e di altre componenti che si fatica ad attrarre e trattenere sul territorio, lavoratori e lavoratrici essenziali prima di tutto. Infine, la quarta ragione risiede nel tentativo di avviare il territorio sulla strada dell’adattamento al cambiamento climatico prevedendo progetti dimostrativi e soluzioni di governance che possano rappresentare primi passi promettenti su questa strada.
Per ogni corso di azione saranno individuati i possibili canali di finanziamento nel contesto dei fondi SNAI (FSE+, FESR, regionali) e saranno segnalate, dove possibile, altre possibilità di risorse economiche in termini di bandi e fondi (regionali, PNRR, FEASR).