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Un ritratto territoriale dell'area della Valle Brembana e della Valtellina di Morbegno

gavel 62 comuni

groups_2 87.020 abitanti

Chiusura documento: 11/09/2024

Indice sezioni:

Il perimetro dell’area interna (fig. 1) tiene insieme la Valle Brembana e la Valtellina di Morbegno, unite dal Passo di San Marco a quota 1.992 m s.l.m. La Valle Brembana, scavata dal fiume Brembo, che accompagna in senso nord-sud tutta l’area, è un territorio molto complesso dal punto di vista morfologico, naturalistico e paesaggistico. Il fondovalle è connotato da un’urbanizzazione diffusa, appartenente alla conurbazione bergamasca, a cui seguono il paesaggio prealpino e quello montano. La Valle Seriana ne segna il confine orientale, la Valle Imagna quello occidentale, mentre a nord l’area è limitata dalla catena delle Alpi Orobie. La morfologia del territorio della Valtellina è caratterizzata dalla montuosità e dalla presenza dei corsi dei fiumi Adda e Mera. I centri urbani si localizzano nei fondivalle e lungo i fiumi, occupando una piccola parte dell’area. La Valtellina di Morbegno è posta orizzontalmente tra due catene montuose parallele: la catena orobica a sud e la catena retica a nord. Le due catene sono soggette a differenti condizioni climatiche, che determinano paesaggi differenti: il versante retico, soleggiato, ospita coltivazioni viticole terrazzate; sul versante orobico, più freddo, si collocano boschi, malghe e alpeggi. È un’area che occupa una posizione centrale nell’arco alpino, con una forte tradizione di scambi commerciali e culturali con la Svizzera.

image Figura 1. Il perimetro dell’area interna
Fonte: Dusaf Regione Lombardia.

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Il confronto tra le carte che mostrano il tessuto urbanizzato nel 1954 e nel 2017 (fig. 2) evidenzia come in questo lasso di tempo ci sia stato un notevole incremento insediativo, soprattutto in bassa Valle Brembana – anche in alcune vallate laterali, come la Valle Brembilla –, nelle zone a maggior vocazione turistica, come Foppolo e Carona, e soprattutto nel fondovalle valtellinese, lungo i maggiori assi di comunicazione. Questo processo ha comportato il progressivo abbandono dei centri storici, costruiti in media e alta valle, a favore di un’urbanizzazione lineare nel fondovalle, dove si localizzano i sistemi di trasporto collettivo e i principali servizi educativi, sociosanitari, nonché il commercio.

Popolazione

L’evoluzione della popolazione e le sue caratteristiche

L’area interna della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno ha una popolazione di 97.310 abitanti distribuiti in 62 comuni (fig. 3). L’analisi demografica si è focalizzata sulle dinamiche di spopolamento e sulla composizione della popolazione. Più della metà della popolazione della Valle Brembana vive nel fondovalle, che ha conosciuto negli anni più recenti deboli segnali di crescita demografica, mentre le valli laterali, soprattutto la Valle Mezzoldo, Stabina e la Val Taleggio sono le aree che hanno più risentito del calo demografico e del parallelo invecchiamento della popolazione. Anche l’alta valle conosce processi analoghi. In Valtellina di Morbegno il fenomeno dello spopolamento non colpisce in maniera grave soltanto le realtà più periferiche, come alcuni piccoli comuni delle valli orobiche (Albaredo per San Marco, Gerola e Tartano), ma riguarda anche alcune aree del fondovalle, situate a pochi chilometri di distanza dai centri urbani più rilevanti. In questo territorio la dispersione abitativa è molto forte.

leaderboard Figura 3. Elenco dei comuni con indicazione della popolazione

Come si può osservare nella figura 4, la popolazione della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno ha raggiunto il suo picco nel 2011 per poi contrarsi – sebbene di poco – nel decennio successivo. Si tratta di un andamento paragonabile a quello delle altre valli prealpine. Come vedremo più avanti, questo dato aggregato nasconde traiettorie molto diverse in relazione a ogni singolo comune.

leaderboard Figura 4. Andamento della popolazione delle aree interne lombarde, 1971-2021

Con riferimento all’evoluzione più recente della popolazione, si può osservare la variazione percentuale della popolazione residente in due periodi: tra il 2009 e il 2014 e tra il 2015 e il 2019 (fig. 5). In Valle Brembana e Valtellina di Morbegno, nel periodo 2009-2014, 18 comuni risultano stabili (0-5%), mentre solo 6 comuni hanno valori positivi: Cornalba, Moio de’ Calvi, Pedesina, Traona, Piantedo e Dubino. Nel periodo 2015-2019, invece, i comuni stabili scendono a 12 e nessun comune conosce un processo di crescita. Complessivamente, negli anni più recenti l’area perde, quindi, abitanti. I comuni che conoscono una contrazione relativa più significativa sono quelli di alta valle nel periodo 2009-2014; quelli di alta valle, Val Taleggio e Val Serina nel periodo più recente.

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La traiettoria demografica di un comune risulta sia dal saldo naturale – ovvero il bilancio fra nascite e decessi – sia dall’indice di migrazione netto (Migration Effectivenes Index, MEI) che definisce il tasso netto di migrazione e viene calcolato come il rapporto tra immigrati verso ed emigrati da una determinata area in un certo periodo di tempo (fig. 6). Un valore positivo significa che nel territorio sono immigrate più persone di quante ne siano emigrate, viceversa in caso di un valore negativo. Considerato che le nascite e i decessi non influiscono sull’indice, questo dato è significativo per determinare la maggiore o minore attrattività di un comune nei confronti delle scelte residenziali delle persone. Anche in questo caso si guarda a due periodi: 2009-2014 e 2015-2019. In Valle Brembana e Valtellina di Morbegno, nel periodo 2009-2014, i comuni con un sostanziale equilibrio fra nuove iscrizioni e cancellazioni sono 16, quelli attrattivi 17. I più attrattivi sono: Moio de’ Calvi (>25%), Dubino, Mantello, Traona e Pedesina in Valtellina di Morbegno (10-25%). Nel periodo 2015-2019, invece, i comuni stabili sono 9 e quelli attrattivi ben 23: Cassiglio, Valnegra e Pedesina (>25). Le maggiori attrattività si concentrano prevalentemente in alta valle e nelle vallate laterali, con un sostanziale ribaltamento dell’andamento negli anni precedenti.

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Infine, possiamo guardare al dinamismo della popolazione di una determinata area, valutando quanto essa è cambiata entro un determinato intervallo. In questo senso, il dinamismo è l’esito delle nascite e dei decessi, come delle iscrizioni e delle cancellazioni, e ci dà la misura di quanto in un’area vivano più o meno le stesso persone che vi vivevano a una data precedente. L’indice di interscambio (Turn Over rate, TO) (fig. 7) può essere impiegato a questo fine. L’indice ha valori sempre positivi, perché la composizione della popolazione è inevitabilmente soggetta a cambiamenti, e anche in questo caso è stato calcolato in riferimento ai due periodi indicati in precedenza: 2009-2014 e 2015-2019. In Valle Brembana e Valtellina di Morbegno nel periodo 2009-2014 i comuni più dinamici sono Rogolo e Pedesina, la zona della Val Gerola e numerosi comuni nella parte occidentale della Valtellina di Morbegno e 6 comuni della Valle Brembana collocati in molteplici zone. La maggior parte dei territori hanno un valore medio 0.04-0.08. Nel periodo più recente, ai comuni più dinamici si aggiunge Vedeseta.

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Per indagare la traiettoria della popolazione nel lungo periodo abbiamo poi osservato i dati del censimento generale della popolazione a partire dal 1911 (fig. 8), mentre per i dati successivi al censimento del 2011 abbiamo tenuto conto della popolazione residente comunale al 1° gennaio 2019 resa disponibile dall’ISTAT sulla base di indagini effettuate presso gli uffici di Anagrafe. Abbiamo individuato cinque intervalli temporali: il primo e più ampio include indicativamente le due guerre mondiali (1911-1951); il secondo, gli anni dei ‘boom’ e della crescita urbana “concentrata” (1951-1971); il terzo, il periodo in cui emergono le ‘tre Italie’ e in generale i fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione ‘diffusa’ (1971-1991); il quarto, gli anni della fase di stagnazione economica (1991-2011); il quinto e più breve, gli anni del post-crisi (2011-2019). Tale scomposizione in cinque intervalli distribuiti in oltre cento anni di storia ha permesso di costruire una matrice da cui è possibile ricavare, per ogni comune, una sequenza di bilanci demografici in cui si alternano o ripetono fasi di crescita (C) o decrescita (D). Sono emerse nel complesso 32 tendenze che ci permettono di individuare alcuni profili evolutivi che possiamo ordinare a seconda della tendenza dei comuni nelle ultime fasi: da un lato dinamiche di crescita consolidata a cui si affiancano processi che abbiamo definito di ripresa e, in alcuni casi, controstorie; dall’altro, rallentamenti recenti, processi di caduta o di ricaduta che si affiancano a dinamiche di contrazione consolidata.

Nel complesso l’area della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno è investita da un processo di contrazione demografica. Circa metà dei comuni sono, infatti, caratterizzati da un processo di contrazione demografica che possiamo definire “consolidata”. Di questa tendenza fanno parte quei comuni che hanno registrato una variazione negativa della popolazione negli ultimi quattro oppure in tutti i cinque intervalli temporali. Si tratta principalmente dei comuni dell’alta Valle Brembana e di alcune valli laterali, come Oltre il Colle e Lenna, a est, e la Val Taleggio a ovest.

La situazione è meno critica in Valtellina di Morbegno, dove i comuni sono caratterizzati da processi di “ripresa” o “rallentamento” (perché hanno perso popolazione nell’intervallo più recente dopo averne guadagnata almeno nei due precedenti intervalli), come i comuni più meridionali della Valle Brembana, fra cui Zogno.

La Val Masino e alcune valli minori della Valtellina, così come la bassa Valle Brembana sono, invece, interessate da processi di “ricaduta”, ovvero sono comuni che hanno perso popolazione nell’ultimo o negli ultimi due intervalli dopo aver avuto brevi fasi di crescita negli intervalli immediatamente precedenti.

Alcuni centri urbani e turistici importanti, come San Pellegrino Terme e Foppolo, appartengono alla categoria “caduta”, sono cioè comuni che hanno perso popolazione negli ultimi due o tre intervalli dopo aver guadagnato in almeno due intervalli precedenti oppure comuni che hanno perso popolazione nell’ultimo intervallo e in quello centrale dopo aver guadagnato nei precedenti intervalli.

Al contrario, alcuni comuni, fra cui Morbegno, ma anche Piantedo, Delebio, Andalo Valtellino, Dubino, Mantello, Cercino, Traona, Cosio Valtellino, Dazio sono caratterizzati da un processo di “crescita consolidata”, registrando una variazione positiva della popolazione nell’ultimo intervallo e almeno in altri tre intervalli precedenti (ad eccezione dei comuni che hanno perso popolazione nell’intervallo centrale) oppure che hanno avuto una crescita continuativa nei tre intervalli più recenti.

I comuni di Pedesina, Tartano, Piazzolo, Roncobello, infine, possono essere inscritti entro un gruppo che abbiamo definito “controstorie”, formato dai comuni – in questo caso quasi tutti posti ai margini dell’area interna – che hanno registrato una crescita della popolazione nell’ultimo oppure negli ultimi due intervalli dopo aver perso popolazione in almeno due dei precedenti intervalli.

image Figura 9. Dinamiche di contrazione demografica (1911 – 2019)
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT.

L’indice di vecchiaia (fig. 9) ci mostra un processo di invecchiamento della popolazione particolarmente rilevante in Valle Brembana, soprattutto nella media e alta valle, con un rapporto percentuale della popolazione di oltre 65 anni su quella 0-14 anni che supera il valore di 400 (ISTAT, 2021), contro una media nazionale di 182,6 nel 2021. In Valle Brembana, infatti, l’indice di vecchiaia è il più alto della Provincia e della Regione1. Si differenziano, con un indice leggermente più basso, i comuni del fondovalle in Valtellina di Morbegno e quelli della bassa Valle Brembana, seppur con valori più elevati i primi. La popolazione anziana è stata poi suddivisa in due fasce: un primo gruppo raccoglie la popolazione di età compresa tra 65 e 80 anni (gli anziani) e un secondo gruppo la popolazione over 80 (grandi anziani) (fig. 10). Tale distinzione – di largo uso fra i demografi – si fonda anche sulla diversità di pratiche e bisogni tra i due gruppi. Mentre la popolazione fino a 80 anni tende a essere ancora attiva, quella oltre gli 80 anni è tendenzialmente molto sedentaria, e caratterizzata da un numero limitato di piccoli spostamenti. La percentuale di over 65 ci mostra una concentrazione della popolazione anziana particolarmente rilevante nell’area centrale della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno, con percentuali che superano il 25%. Si differenziano, con un valore leggermente più basso, i comuni dell’area della Valtellina di Morbegno. I “grandi anziani”, invece, si concentrano soprattutto nelle vallate laterali e in alta valle, anche se in tutta la Valle Brembana sono elevati i valori di famiglie unipersonali over 85, determinando situazioni a maggior rischio isolamento e la richiesta di maggiore assistenza. Sono proprio queste fasce di popolazione, inoltre, a essere state maggiormente colpite nel corso della pandemia da Covid-19, anche se in misura maggiore nei comuni di fondovalle, dove sono localizzate le residenze per anziani. È in questi territori che il numero dei decessi è cresciuto maggiormente rispetto agli anni precedenti.

image Figura 10. Indice di vecchiaia
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2018.

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Gli indicatori relativi a popolazione scolastica e popolazione attiva descrivono la percentuale di popolazione di età compresa tra 6 e 19 anni e quella compresa tra 6 e 64 anni sulla popolazione totale di ogni comune, ed è calcolato su dati ISTAT 2019 (fig. 11). La prima considera la popolazione scolastica fino all’ultimo anno di secondaria. La seconda considera la più ampia popolazione attiva nel lavoro e nello studio, quindi dalla scuola dell’obbligo fino all’età pensionabile. È possibile identificare andamenti distinti per l’alta Valle Brembana e il versante sud della Valtellina di Morbegno, che riportano percentuali molto basse sia di popolazione scolastica, sia di popolazione attiva. In particolare, si denotano percentuali molto basse di popolazione in età scolastica nel versante sud della Valtellina di Morbegno, nei comuni di Gerola Alta, Bema, Albaredo per San Marco e Tartano, cioè le Valli del Bitto, e nell’alta Valle Brembana, in particolare nelle valli laterali sia a ovest (nel comune di Valtorta in Val Stabina e Vedeseta in Val Taleggio), che a est (nei comuni di Lenna, Roncobello, Mezzoldo, Isola di Fondra, Piazzatorre, Foppolo e Carona e in Val Serina nel comune di Dossena). Al contrario, si riscontrano percentuali più alte nella bassa Valle Brembana, a ridosso del capoluogo, e soprattutto in Valtellina di Morbegno, nei comuni compresi tra Morbegno e Colico, al confine con la Provincia di Lecco, e nel comune di Talamona. È bene segnalare, inoltre, che il numero di minori nella provincia di Sondrio è passato da 30.363 nel 2012 a 28.561 nel 2019. Una riduzione pari a -5,93%, la più ampia tra quelle delle Province lombarde (Openpolis, 2021)2. A Morbegno, tuttavia, si segnala una leggerissima crescita dei residenti nella fascia 0-17, di poco inferiore all’1%. Si ricorda, inoltre, che, con il dato di 165.695, la Lombardia è la Regione con più minori in zone montane dopo il Trentino-Alto Adige.

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Infine, altra dimensione rilevante è quella della presenza di residenti con nazionalità diversa da quella italiana (fig. 12).

Il tasso di popolazione straniera nell’area interna è del 4.83%, rispetto ad un tasso provinciale del 11.03% (Bergamo) e 5.72 (Sondrio).

Osservando l’incidenza sulla popolazione totale, nelle carte precedenti, si può osservare come gli stranieri siano poco presenti in Valle Brembana e come si localizzino prevalentemente laddove si concentra la popolazione attiva in Valtellina di Morbegno, ovvero soprattutto nei comuni occidentali (Valtellino Delebio, Dubino, Mantello). Le maggiori opportunità lavorative e disponibilità di servizi alla persona sono probabilmente fattori rilevanti nelle scelte residenziali di questo gruppo. Averara rappresenta un’eccezione in alta valle.

image Figura 14. Residenti con cittadinanza non italiana sul totale
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2021.

Per quanto riguarda il Reddito Medio pro-capite (RMPC) (2020) (fig. 13), il comune con il reddito maggiore è Morbegno con 22.815 €, seguito da San Pellegrino Terme con un RMPC di 21.674€; Piazzolo, invece, è il comune con il reddito medio pro-capite più basso nel 2020, pari a 13.894€. Quest’ultimo ha subito un importante calo, passando dai 15.887 del 2010 ai 13.894 nel 2020. Interessante notare che l’alta valle registra valori più alti rispetto alla media. Si segnala il forte incremento di alcuni comuni che si localizzano nei contesti più marginali, come Lenna, centro industriale, o Averara. Ciononostante, complessivamente si presenta un andamento a macchia di leopardo, con valori più bassi nelle vallate più marginali. La presenza di una forbice ampia di RMPC (circa 9.000 € tra Morbegno e Piazzolo) evidenzia l’esistenza di polarizzazioni socioeconomiche interne all’area della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno, specie tra fondovalle e alta valle.

leaderboard Figura 15. Reddito Medio Pro Capite (2010–2020)

I dati relativi a disoccupazione riportano valori elevati nei comuni dell’alta Valle Brembana orientale (fig. 14). Si segnala, inoltre, che in molti comuni dell’alta Valle Brembana la percentuale degli occupati non stabili, spesso associata a economie turistiche discontinue, è molto elevata. In questi territori si segnalano anche situazioni più critiche per quanto riguarda la partecipazione delle donne al lavoro (fig. 16), così come ad Averara, Valleve, Moio de’ Calvi, Val Tartano, Albaredo per San Marco, Rasura, Valtorta.

image Figura 16. Tasso di disoccupazione
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2021.

La figura sottostante individua il tasso di occupazione totale (fig. 15); nell’area interna il tasso di occupazione è molto vario, si attesta in intervalli che variano dal 52 al 79%, i comuni con il tasso di occupazione più basso sono i comuni di Cassiglio (52%) e Carona (54%); oltre a ciò, la partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne nell’area interna appare ancora molto al di sotto del suo potenziale, per valutare questo problema impieghiamo l’indice di penalizzazione di genere, che misura la differenza fra i livelli di partecipazione al lavoro delle donne e quella degli uomini (fig. 16).

L’indice è negativo sull’insieme del territorio, 7 comuni hanno valori fortemente negativi (<-0.5) Cassiglio (-0.74), Averara, Carona e Piazzatorre (da -0.6 a -0.62), Ornica (-0.54 e Cornalba e Pedesina (-0.51), i comuni con indici migliori sono Foppolo (-0.14) Lenna (-0.16) e Piazzolo (-0.17).

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Con riferimento all’occupazione giovanile, è, infine, interessante rilevare che l’Informagiovani di Montagna ha la sua sede principale a Morbegno, avendo, tra i suoi obiettivi, quello di “riportare in Valtellina competenze e strumenti e disposizione dei giovani che stanno costruendo il proprio futuro professionale e formativo”. Le modalità di comunicazione online facilitano, inoltre, la partecipazione dei giovani che vivono nelle aree più marginali.

Patrimoni

Paesaggi, patrimoni naturali e rischi

La Valle Brembana e la Valtellina di Morbegno sono un territorio molto complesso a livello morfologico, naturalistico e paesaggistico. L’ambiente montano della Valle Brembana è dominato da boschi di latifoglie nelle parti più basse e da resinose alle quote più elevate, passando poi alle praterie aperte in quota. I fondivalle e i versanti meno acclivi, dove si trovano i centri urbani, sono caratterizzati dai prati stabili, le cui produzioni foraggiere sostengono la zootecnia di fondovalle, base dell’intero comparto agricolo dell’area. La Valle Brembana si caratterizza per un indice di densità abitativo molto basso (7,83 ab/kmq) e la più alta percentuale di dispersione abitativa della Provincia, a conferma della frammentazione tipica dei comuni montani.

Dal punto di vista naturalistico, le aree prioritarie per la biodiversità sono numerose (fig. 17), rispecchiando la varietà paesaggistica del territorio. In particolare, tra le aree protette, si segnala che nell’intero Parco Regionale delle Orobie si trovano in totale 9 Siti di Importanza Comunitaria. Tra le vie storiche più note si ricordano la Via Priula (antico percorso cinquecentesco che collegava Bergamo a Morbegno), la Via Mercatorum (così chiamata perché percorsa dai mercanti nel Medioevo), la Via Taverna e la Via del Ferro.

Il sistema degli alpeggi è un punto di forza nel contesto produttivo agro-zootecnico dell’area e una fondamentale occasione di promozione economica dell’intero settore primario. Esso sostiene un carico bovino ancora superiore alle 3.000 UBA (soprattutto vacche da latte). La marginalità delle aree e le scarse disponibilità idriche hanno tuttavia comportato l’abbandono o il sottoutilizzo di alcuni spazi, che potrebbero essere recuperati. Il tema degli alpeggi è stato già affrontato da diversi interventi, fra cui il progetto “A.R.C. OROBIE: Alpeggi risorsa culturale delle Orobie Bergamasche”, finanziato dalla Fondazione Cariplo, che mira a valorizzare il patrimonio rurale della montagna bergamasca, contrastando i fenomeni di abbandono e di degrado e creando opportunità per lo sviluppo di un sistema turistico rurale sostenibile.

image Figura 19. Aree naturali protette e aree prioritarie per la biodiversità
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Regione Lombardia, ARPA Lombardia.
image Figura 20. Inquinamento ambientale (siti bonificati e contaminati); Impianti di trattamento rifiuti, cave attive e cessate, discariche
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Regione Lombardia, ARPA Lombardia.

Le forme e la diffusione del rischio idrogeologico nell’area della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno rimandano a una condizione di rischio molto comune nelle aree interne lombarde, quella propria alle fasce urbanizzate rivierasche e ai versanti dei fiumi e dei corsi d’acqua superficiali montani. Anche in Valle Brembana e Valtellina di Morbegno molti centri urbani a ridosso dei corsi d’acqua risultano, quindi, interessati dalle classi di rischio idrogeologico più elevato. Per dare rappresentazione di tali condizioni ricorriamo a una serie di indici. Il primo è l’indice di rischio idrogeologico (fig. 19). Tale indice considera una varietà di rischi, fra i quali ma non esclusivamente le frane profonde e superficiali, le esondazioni fluviali di fondovalle, i fenomeni di tipo torrentizio lungo il reticolo idrografico in relazione a “bersagli” – ovvero i beni esposti a tali rischi –, quali abitazioni, imprese e infrastrutture. In più della metà dei comuni della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno la frequenza di tale rischio è più elevata rispetto alla media regionale e in alcuni comuni della Valtellina di Morbegno è molto elevata. Più complessivamente il rischio idrogeologico si concentra nel fondovalle e lungo i fiumi Adda (fig. 20) e Brembo, dove si localizza la maggior parte degli insediamenti residenziali e produttivi dell’area (Sedrina, Zogno, Mantello, Catilaccio, Traona, Andalo Valtellina, Cosio Valtellino). Per quanto riguarda il Brembo, nel primo ciclo di pianificazione del PGRA (2015-2021) è stato approvato un importante finanziamento per la manutenzione dell’integra asta fluviale. Nel secondo ciclo (2022 – 2027) si avvieranno le attività per l’adeguamento delle fasce fluviali e dell’assetto di progetto.

leaderboard Figura 21. Indice di rischio idrogeologico comunale

Scendendo di scala, possiamo osservare come il rischio idrogeologico si distribuisca sul territorio dei comuni più esposti a tale rischio, ovvero con indici superiori a 1.5. Questa operazione è stata resa possibile estraendo dal geoportale PRIM delle celle di venti metri per venti metri. Gli indici di rischio elaborati nel PRIM sono raggruppati in classi corrispondenti a differenti livelli di criticità rispetto alla media del territorio regionale (che è uguale ad 1). I comuni presi in esame sono San Pellegrino Terme e Val Brembilla per la Valle Brembana, Mantello e Traona in Valtellina di Morbegno (figg. 21-24). Come si può osservare a essere esposte a un livello di rischio molto elevato sono sia i centri abitati, sia molte aree produttive.

Un ulteriore strumento per la valutazione dell’esposizione del territorio della Valcamonica a una varietà di rischi è l’indice di rischio integrato (fig. 25). Tale indice è una combinazione, effettuata mediante una somma pesata, delle evidenze relative ai rischi individuati dal già citato PRIM, ovvero i rischi idrogeologico, meteorologico, sismico, di incendio boschivo, industriale, di incidenti stradali, incidenti sul lavoro, insicurezza urbana. L’indice di rischio integrato ha l’obiettivo di definire il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che è definita come uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10. Come si può vedere, nel caso della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno, 14 comuni presentano valori superiori a quelli della media regionale. Tuttavia, anche in questo caso, è l’esposizione al rischio idrogeologico a pesare in modo considerevole.

leaderboard Figura 27. Indice di rischio integrato comunale

Come evidente, la valutazione della rischiosità del territorio della Valcamonica deve essere posta nella prospettiva degli effetti crescenti già evidenti del cambiamento climatico. I comuni e le altre istituzioni della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno non hanno, ad oggi, operato alcuna valutazione puntuale degli effetti locali del cambiamento climatico. La Valle risulta esposta a una varietà di fenomeni indicati come rilevanti per l’insieme del territorio regionale dal “Rapporto di sintesi della Strategia Regionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SRACC)” (fig. 26). In particolare, fenomeni quali un aumento di frequenza e intensità di piene e alluvioni e, più complessivamente, di manifestazioni legate al rischio idrogeologico, riduzione del flusso vitale minimo per i torrenti, innalzamento del limite delle nevicate, siccità e incendi boschivi, sono di particolare rilievo per la Valle Brembana e Valtellina di Morbegno.

leaderboard Figura 28. Scenari climatici regionali e locali

Il suolo consumato, ovvero urbanizzato/impermeabilizzato, nelle 14 aree interne lombarde al 2021 ammonta complessivamente a 49.036 ettari (ha).

Dall’analisi dei dati di consumo di suolo annuale netto nel periodo 2020-2021 contenuta nel rapporto ISPRA sul consumo di suolo dell’anno 2022 applicata ai 485 comuni delle 14 “aree interne” lombarde, risulta che 293 di questi non hanno consumato suolo (pari al 60%), 191 comuni (pari al 39,4%) hanno invece consumato suolo e uno solo ha ridotto il consumo di suolo. Complessivamente, l’artificializzazione del suolo nelle aree interne lombarde ammonta a 92,6 ettari nel solo ultimo anno osservato. Questo valore pesa per il 10,5% dell’intero consumo regionale annuo (pari a 883 ettari) ed è pari a mezzo ettaro circa per ogni comune consumatore di suolo nelle aree interne. Si tratta quindi di un consumo significativo.

Per misurare l’efficienza nell’uso del suolo abbiamo impiegato l’indicatore del consumo marginale di suolo per i 473 comuni delle aree interne lombarde, escludendo 12 comuni che hanno una popolazione stazionaria. Fra questi, 284 comuni non registrano consumo di suolo nel periodo 2020-2021 (pari al 58%), mentre i restanti 189 si dividono tra comuni che hanno avuto un incremento demografico e consumo di suolo (44, pari al 9%) e comuni che hanno registrato una riduzione nel numero di residenti pur continuando a consumare suolo (145, pari al 30% del totale).

Come abbiamo visto, l’intero gruppo dei comuni dell’aree interne lombarde ha consumato 92,6 ettari pari al 10,5% dell’intero consumo di suolo regionale registrato tra il 2020 e il 2021. Quasi l’83% del consumo di suolo delle aree interne (76,7 ha) è imputabile ai 145 comuni con indicatore di efficienza negativo (Cmarg<0), cioè che perdono residenti, mentre gli altri 44 comuni hanno consumato i restanti 15,9 ha. Dunque, in termini assoluti ha consumato più il gruppo dei comuni inefficienti ovvero i comuni che pur perdendo residenti consumano nuovo suolo.

Analizzando le famiglie di comuni per ampiezza demografica si nota che il gruppo di comuni piccolissimi (0-500 ab.) è in assoluto il più inefficiente (-1.243 m2/ab), ma non in termini assoluti (3,5 ha consumati), il cui primato è detenuto dai comuni piccoli tra i 501 e i 2000 abitanti (25,8 ha) e, a seguire, da quelli tra i 5001-10000 ab. con 22,2 ha.

In conclusione, possiamo rilevare che nei 189 comuni consumatori delle aree interne lombarde il consumo di suolo rimane elevato, incidendo per oltre il 10% sul consumo totale regionale. Per loro si profila un andamento contraddittorio che vede oltre l’80% del loro consumo realizzato da comuni con contrazione demografica. Questi comuni sono da considerare come altamente inefficienti perché hanno consumato una risorsa non rinnovabile (il suolo) senza avere una forzante attiva (la popolazione in crescita). Questo non giustifica il consumo di suolo dei restanti comuni, in quanto si tratta di consumi in aree prevalentemente fragili e ad alta sensibilità ambientale dove, in entrambi i casi, andrebbe prima fatto uso delle aree già artificializzate, non utilizzate o dismesse, e delle abitazioni, non utilizzate o sottoutilizzate.

Per guardare all’andamento del consumo di suolo nell’area interna, impieghiamo prima l’indicatore del suolo consumato pro capite (fig. 27) che misura la quantità di copertura artificiale esistente al 2021 rispetto alla popolazione residente in quell’anno; il comune con un consumo di suolo pro capite maggiore è il comune di Gerola Alta (3193 mq/ab), quello inferiore è il comune di Morbegno (238 mq/ab).

In seguito, impieghiamo l’indicatore di consumo marginale di suolo (fig. 28), che abbiamo spiegato poco sopra; dei 62 comuni dell’area 31 hanno consumato suolo nel 2021, di questi 25 hanno consumato suolo a fronte di una decrescita demografica.

image Figura 29. Suolo consumato pro capite 2021
Fonte: Elaborazione su dati ISPRA, 2021.
image Figura 30. Consumo marginale di Suolo
Fonte: Elaborazione su dati ISPRA, 2021.

Geografie

Geografia dell’insediamento consolidato e patrimoni costruiti

L’epoca di costruzione del patrimonio (fig. 29) rispecchia lo spostamento della popolazione in alcune aree a discapito di altre. Infatti, spesso i comuni con il patrimonio più recente sono quelli che hanno avuto un incremento di popolazione negli ultimi anni e, di conseguenza, hanno conosciuto nuovi processi di urbanizzazione. I comuni con il patrimonio residenziale più vecchio dell’area sono Bema, in alta Valtellina, e Valnegra, primo comune della Valle Brembana a dotarsi di un istituto scolastico, mentre quello con il patrimonio più recente è Valleve, probabilmente interessato dall’edificazione di seconde case legate al turismo invernale della vicina Foppolo.

Per quanto riguarda l’andamento dei valori immobiliari, l’area è suddivisa in 5 macro-aree OMI (fig. 30), ovvero porzioni della fascia territoriale che riflettono un comparto omogeneo del mercato immobiliare locale, nel quale si registra una sostanziale uniformità di apprezzamento per condizioni economiche e socio-ambientali. Una sola macro-area è localizzata nella Provincia di Bergamo, mentre le altre quattro si collocano nella Provincia di Sondrio, denotando quindi una maggiore eterogeneità del mercato. Il territorio ha registrato un generalizzato calo dei valori immobiliari dal 2016 a oggi. Il mercato degli immobili residenziali si è contratto complessivamente, dal 2004, del 50% circa nei capoluoghi, del 35% nelle province e del 30% circa nei comuni non capoluogo, i quali registrano un più deciso aumento dei volumi di abitazioni compravendute a partire dall’anno 2014, mentre la situazione dei capoluoghi appare più altalenante, con un incremento decisamente più contenuto. Il Morbegnese si conferma l’area con maggiore vivacità immobiliare, con valori superiori a 1.100 €/mq. I comuni che rientrano nella zona omogenea Valli del Bitto-Val Tartano sono, invece, quelli i cui valori immobiliari sono sotto la media (832 €/mq), nonostante il patrimonio residenziale sia stato costruito in epoca relativamente recente. Tra il 2016 e il 2020 questa zona ha visto crescere i volumi di abitazioni compravendute, con valori immobiliari che sono però in costante calo. Le zone della Val Masino e Retica Ovest (valore 990 €/mq) hanno registrato un aumento dei volumi di abitazioni compravendute nel 2016, per poi stabilizzarsi negli anni successivi. La Valle Brembana si presenta con un valore immobiliare medio alquanto basso, pari a 944 €/mq. Valori più elevati si riscontrano in bassa valle e nelle zone a maggior vocazione turistica (fig. 31).

Nel territorio compreso nel perimetro dell’area Valle Brembana e Valtellina di Morbegno le architetture vincolate sono 146 (fig. 32). La presenza più elevata di architetture vincolate si registra in tre comuni principali: Morbegno, che ne conta 14, seguito da Zogno e San Giovanni Bianco (rispettivamente 12 e 11 architetture vincolate).

image Figura 34. Architetture vincolate nell’area interna
Fonte: Elaborazione su dati Vincoli in Rete – Istituto Centrale del Restauro – MiC.

All’interno dell’area sono compresi 5 Ecomusei (fig. 33): di questi, tre coprono ognuno un singolo territorio comunale (Ecomuseo Centro Storico-Borgo Rurale di Ornica; Ecomuseo di Valtorta; Ecomuseo Valli del Bitto di Albaredo). Due gli Ecomusei che comprendono più comuni: l’Ecomuseo della Val Gerola (comuni di Gerola Alta, Pedesina, Rasura e Cosio Valtellino) e l’Ecomuseo della Val Taleggio (comuni di Taleggio e Vedeseta). Risulta di interesse come, pur facendo riferimento ad Ecomusei diversi, la quasi totalità si trovi in continuità territoriale, a ovest dell’area. Tre i musei riconosciuti dal sistema museale lombardo (fig. 33): il Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno, il Museo dei Tasso e della Storia Postale, con sede a Camerata Cornello, e il Museo della Valle-Fondazione Polli-Stoppani a Zogno.

image Figura 35. Ecomusei e Musei riconosciuti dal sistema museale lombardo
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Regione Lombardia.

L’unico branding che si segnala è Cornello dei Tasso, riconosciuto tra i “Borghi più Belli d’Italia” per la conservazione della sua struttura urbanistica e architettonica medievale. Il borgo è localizzato lungo la Via Mercatorum, l’antica strada che univa Valle Brembana e Valtellina e che assumeva qui il carattere di una strada porticata sotto i quali si teneva il mercato. La sua importanza diminuì nel 1592, in seguito alla costruzione della nuova strada, la Priula, che correva sul fondovalle. Il Palazzo dei Tasso ospita il Museo dei Tasso e della Storia Postale che raccoglie molti documenti dell’attività della gloriosa famiglia dei Tasso, che inventò il moderno sistema postale.

Vita quotidiana

Servizi, mobilità e vita quotidiana

Dal punto di vista dei servizi di welfare di base, l’area della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno presenta una situazione duale nella distribuzione delle attrezzature, concentrate perlopiù nei comuni di fondovalle e nei centri maggiori, a sud. Nel primo ciclo di istruzione diversi comuni sono sprovvisti di scuole, soprattutto nella zona montana centrale (la meno popolata) (fig. 34), mentre in Valtellina e nei territori del sud della Valle Brembana la dotazione è buona e variegata. Si segnalano, tuttavia, plessi di piccole dimensioni, anche pluriclassi. Per quanto riguarda il patrimonio scolastico, in Valle Brembana molte scuole sono state costruite negli anni ‘60-’70 e hanno già subito interventi di rinnovamento grazie a specifici canali di finanziamento finalizzati alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico. Di grande interesse l’esperienza di accorpamento sovra-comunale delle scuole di Piazza Brembana (primaria), Lenna (nido e infanzia) e Valnegra (secondaria I grado). Ognuno di questi comuni dispone di un grado di istruzione e, insieme, gestiscono il sistema di trasporto scolastico coprendo il 70% del suo costo. Tale azione ha richiesto l’adeguamento delle strutture esistenti perché i numeri di studenti sono cresciuti. A Talamona, invece, è presente dal 2015 una scuola primaria che si ispira al modello della “Scuola senza zaino”, una visione della scuola che viene definita “globale”, dove l’aula di classe, gli arredi, i tempi, la didattica concorrono a rendere più piacevole e più fruttuoso il momento dell’apprendimento. Per l’istruzione superiore, ci si rivolge soprattutto a Morbegno in Valtellina, a S. Pellegrino Terme e a Zogno in Valle Brembana, oltreché ai capoluoghi di Provincia. Il polo scolastico “Turoldo” a Zogno ha un corso specializzato nella meccatronica, voluto dagli industriali locali, anche per sopperire alle difficoltà nel reperimento di manodopera. Il liceo “Nervi-Ferrari” di Morbegno, invece, che conta 916 iscritti, è stato indicato come “miglior liceo d’Italia” dall’edizione 2022 di Eduscopio della Fondazione Agnelli, che valuta le scuole in base al rendimento degli studenti nel primo anno di università (licei) e sul tasso di occupazione (tecnici e professionali).

Infine, risultano poco presenti i nidi, soprattutto in Valle Brembana, mentre sono ben distribuiti i centri per i giovani. A riguardo, nel 2016 l’Università di Bergamo ha svolto la ricerca “Sveglia la Valle” per approfondire la conoscenza delle attuali condizioni di vita dei giovani (16-34 anni) dell’alta Valle Brembana, nonché per comprendere quale sia il loro punto di vista rispetto a tali condizioni e alle principali sfide che si trovano ad affrontare (casa, lavoro, relazioni familiari e sociali). Il numero dei giovani in alta valle, seppur basso, non è in decrescita. Tuttavia, alta è la frammentazione sul territorio e, dunque, il rischio isolamento. Molti giovani vivono fuori dalla valle, soprattutto quelli con il maggior livello di istruzione. La metà dei rispondenti è diplomata, mentre un terzo ha una laurea breve. Metà di chi ha studiato in valle dichiara di averlo fatto per necessità.L’85% del campione coinvolto dalla ricerca dispone di una casa di proprietà, elemento che può radicare i giovani ma anche limitarne le scelte di vita. Molti giovani vivono con la famiglia di origine, mentre spesso le giovani coppie non hanno figli a causa dell’instabilità lavorativa. Il 36% dei giovani è coinvolto nelle attività di cura di un anziano. Un quarto dei giovani lavora nel turismo, in zona, ma una percentuale non irrilevante è disoccupata e molti hanno forme di lavoro precarie, legate alla stagionalità. Molti giovani si lamentano delle scarse opportunità lavorative (mansioni poco specializzate, contratti a termine, stipendi bassi), di quelle legate al tempo libero e del sistema della viabilità, mentre si dicono soddisfatti dell’ambiente naturale in cui vivono.

Abbastanza diversificata, invece, l’offerta sanitaria territoriale, che è maggiormente concentrata nei fondivalle (fig. 35). Gli ospedali di riferimento sono quelli di San Giovanni Bianco (che, seppur depotenziato, dovrebbe essere trasformato in Ospedale di Comunità) e di Morbegno (Ospedale di Comunità). Mancano però i medici, soprattutto in alta valle. Durante l’emergenza Covid-19 gli enti locali hanno sopperito a questa carenza, rendendo domiciliari le vaccinazioni. Oltre agli ospedali, la pianificazione regionale ha previsto l’attivazione di tre Case di Comunità a Sant’Omobono Terme, Zogno e Villa d’Almè, che non coprono però le aree più marginali dell’alta valle. Per l’alta valle, il centro di riferimento è rappresentato da Piazza Brembana, dove si segnala l’importanza per la comunità del Consultorio familiare, che ha il tasso di frequenza più alto della Provincia. Inoltre, mancano completamente i servizi residenziali ordinari, nei diversi ambiti sociosanitari. Oltre ai servizi, nelle aree più marginali anche gli spazi commerciali sono assenti o in contrazione. Per questo il progetto “Una montagna di botteghe”, promosso dal GAL Valle Brembana 2020, focalizza la propria attenzione sulle piccole attività commerciali dei borghi, intese non più come semplici punti di acquisto di beni, ma luoghi di incontro e di socialità, spazi multifunzionali che vengono posti al centro di nuovi processi di sviluppo locale. La costruzione della rete prevede anche di migliorare il collegamento tra le botteghe di montagna e le filiere produttive locali, i prodotti tipici ed il turismo rurale. Tra le azioni, “Bimbi in bottega” ha coinvolto le scuole del territorio, “Sportivi in bottega” si concentra sui servizi turistici che possono essere offerti a chi percorre il Sentiero delle Orobie, “Botteghe di prossimità” è volto alla creazione di servizi a supporto della popolazione residente, contribuendo alla vita del paese e sostenendo la comunità. L’area interna si caratterizza, inoltre, per la nascita e l’azione di diverse Cooperative di Comunità che, oltre a rivitalizzare i paesi e creare opportunità lavorative, collaborano con le amministrazioni locali per fornire servizi ai cittadini. A Dossena un gruppo di ragazzi (età media 22 anni), già organizzato in associazione, ha dato vita alla Cooperativa “I Rais”, la prima in Lombardia, che svolge attività socioculturali, educative e ricreative per anziani e giovani, come il doposcuola. La Cooperativa gestisce poi le miniere recuperate, la mensa della Scuola dell’infanzia di Dossena e la preparazione dei pasti per gli anziani, alcuni spazi per la comunità, come lo spazio di aggregazione e ristorazione (bar, pub, pizzeria) Mirasole, ceduto in comodato d’uso da un privato, e la Trattoria Alpina (ristorante, bar). Inoltre, si occupa della manutenzione del verde pubblico e della pulizia degli edifici pubblici. A Ornica, si è dato vita alla Cooperativa di comunità delle “Donne di Montagna”, che riunisce le donne del paese per arrestare lo spopolamento, gestire “l’Antico Borgo Rurale di Ornica” e promuovere laboratori didattici legati alle antiche tradizioni della vita contadina di montagna. Infine, a Moio de’ Calvi la Cooperativa di comunità “Terre d’Oltre Goggia” nasce per riaprire il negozio di alimentari del paese, che ora offre anche postazioni di coworking, e gestisce diversi spazi, fra cui il ciclo-chiosco BiketoGo a Lenna, lungo la ciclabile del Brembo, e una bottega a Mezzoldo. Tra gli obiettivi della cooperativa anche la manutenzione stradale, dei sentieri, del verde pubblico e lo sgombero neve nei mesi invernali. Senza dimenticare la popolazione più fragile e anziana del paese, per la quale la cooperativa ha attivato un servizio di consegna a domicilio di farmaci e di trasporto per visite ed esami medici.

image Figura 36. Distribuzione dei servizi educativi, formativi e ricreativi
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia (scuole secondarie II grado, nidi, corsi di formazione, offerta sociale per minori) ed elaborazione del Progetto di Ricerca STEP – Scuole, Territorio e Prossimità (PoliMI, PoliTO, Indire) su dati MIUR 2021 (scuola).
image Figura 37. Distribuzione dei servizi sociosanitari
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia 2022.

Rispetto alle forme di fragilità sociale, il Piano di zona rileva la presenza di persone adulte, sole o in coppia, che provengono da altri territori, in particolare dalla Provincia di Milano, e che si sono trasferite presso seconde case di proprietà o ereditate, portando con sé alcune vulnerabilità pregresse.

Per individuare quei comuni che possono essere considerati poli intermedi sono stati considerati anche i servizi di prossimità, focalizzando l’attenzione sulla presenza di servizi sanitari di prossimità, quali le farmacie (fig. 35). Fatta eccezione per i comuni più popolosi e attrezzati dei fondivalle, l’area presenta una quasi totale carenza di farmacie, specialmente in alta Valle Brembana e nelle vallate minori. Anche comuni importanti, come San Pellegrino Terme o San Giovanni Bianco, sono dotati di una sola farmacia sul territorio. La zona di Piazza Brembana emerge come polo intermedio dell’alta valle.

Si segnala, inoltre, la scarsa accessibilità digitale dell’area, soprattutto nei territori più periferici. Ciò rende difficile immaginare servizi telematici, a sostituzione o in integrazione a quelli tradizionali. A livello regionale, per quanto riguarda la copertura della banda larga ultraveloce (> 100 Mbps), la Provincia di Sondrio, territorio interamente montano, è uno dei luoghi più svantaggiati (Openpolis, 2021). Tuttavia, emergono grandi disparità tra il capoluogo (48%) e il resto dell’area. Interessante notare che anche alcuni comuni della Provincia di Sondrio superano il dato medio nazionale e regionale, in particolare Morbegno (39%) e Chiavenna (37%). Particolarmente critica la situazione della Valle Brembana, quasi totalmente non infrastrutturata, neppure rispetto alla banda ultra larga (30Mb).

L’indice di mobilità in uscita (fig. 36) misura il dinamismo di un territorio attraverso la percentuale di persone che si spostano quotidianamente per motivi di studio e di lavoro rispetto alla popolazione comunale di età compresa tra i 6 e i 64 anni (dall’inizio della scuola dell’obbligo fino all’età del pensionamento). I comuni dell’alta Valle Brembana e delle valli laterali si caratterizzano per un indice di mobilità in uscita molto alto, suggerendo l’esistenza di un pendolarismo quotidiano verso i centri del fondovalle che ospitano i servizi essenziali (scuole e ospedale) e le maggiori attività produttive. Al contrario, i comuni della bassa valle (San Giovanni Bianco, San Pellegrino Terme, Zogno, Val Brembilla) presentano alti indici di mobilità interna, a sottolineare la loro capacità di auto-contenimento, dovuta essenzialmente alla maggior presenza di posti di lavoro e servizi. Sia l’indicatore di mobilità interna, sia quello di mobilità esterna aumentano in prossimità del capoluogo, a sud, sottolineando la capacità attrattiva di Bergamo e dei comuni della prima cintura.

Per quanto riguarda la Valtellina di Morbegno si evidenziano valori importanti di mobilità interna nei comuni di Cosio, Morbegno, Traona e Talamona, dove sono localizzate le aree industriali e i servizi principali.

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Un’analisi più approfondita della matrice Origine e Destinazione (O/D) della Regione Lombardia (2020) (fig. 37), che misura il numero di spostamenti delle persone di età maggiore di 14 anni, permette di capire i motivi e i mezzi prevalenti degli spostamenti, oltre che le maggiori dinamiche di mobilità. Nel caso della Valle Brembana e della Valtellina di Morbegno si evidenzia una percentuale elevata di flussi interni, a fronte di un numero limitato di flussi in entrata e un volume modesto di flussi uscita, sottolineando che il maggior numero di spostamenti avviene all’interno dell’area.

leaderboard Figura 39a. Flussi in entrata per motivo di spostamento

leaderboard Figura 39b. Flussi in uscita per motivo di spostamento

leaderboard Figura 39c. Flussi interni per motivo di spostamento

Con riferimento al motivo degli spostamenti (fig. 38), in quasi tutte le aree interne risulta prevalente il motivo occasionale, seguito dal lavoro, mentre sono generalmente di lieve entità i flussi per motivi di studio o di affari. Gli spostamenti per motivi occasionali sono effettuati per impegni legati ad attività quali acquisti, commissioni, accompagnamento. Le percentuali dei motivi degli spostamenti suggeriscono la presenza in Valle Brembana e Valtellina di Morbegno di impiegati che si muovono verso l’area per raggiungere il posto di lavoro, ma anche la necessità di spostarsi all’interno dell’area per raggiungere i servizi, concentrati in poche località, o per studio. Nell’area della Valtellina di Morbegno sono più importanti i flussi per motivi di lavoro (pendolarismo), sia in entrata, sia in uscita. L’area si configura anche come un attrattore per motivi di studio, con una percentuale importante di flussi in entrata.

Dal punto di vista dei servizi di Trasporto Pubblico Locale (fig. 39), l’area della Valle Brembana e Valtellina di Morbegno presenta una situazione diversificata dal punto di vista infrastrutturale. Il fondovalle della Valtellina, infatti, è servito dalla ferrovia; tuttavia, si evidenzia una bassa frequenza del servizio, con stazioni che in quella tratta riportano meno di 50 treni nelle 24 ore. Considerato il fatto che la tratta Milano-Morbegno è coperta in 1 ora e 40 minuti e spesso è interrotta o subisce ritardi, il servizio non risulta competitivo rispetto all’auto e le frequenze sono ancora più basse nei periodi turistici. I percorsi degli autobus si caratterizzano complessivamente per una scarsa penetrazione nelle valli laterali, con il maggior numero di fermate e di tratte lungo i fondivalle. Le maggiori criticità si riscontrano in alta Valle Brembana, dopo Piazza Brembana, e in alcuni territori più marginali, come la Val Taleggio e la Val Serina, dove il TPL è del tutto inesistente. Il servizio è gestito prevalentemente dalla compagnia “Arriva Italia” in Valle Brembana, dalla compagnia “STP2 Mobilità Futura” in Valtellina di Morbegno, dove Morbegno rappresenta il centro di interscambio principale. In Valle Brembana, invece, è Piazza Brembana a essere un centro intermedio, recapito principale delle linee del fondovalle e punto di partenza per le linee di collegamento con l’alta valle. La carenza di trasporto pubblico è una problematica molto sentita, soprattutto per quanto riguarda le difficili connessioni tra fondovalle e alta valle. Si evidenzia come l’attuale servizio sia costoso e poco efficiente perché gli utenti sono pochi e i (pochi) pullman circolanti sono quasi sempre vuoti. Eppure, il territorio è noto anche per aziende di trasporti pubblici e viaggi, come quella fondata negli anni ’50 dalla famiglia Zani di Dossena, che ancora oggi gestisce il trasporto pubblico in valle, oltre ad aver esteso il proprio raggio di attività alla bassa bergamasca e al milanese. A scala più vasta, il collegamento tra la bergamasca e il valtellinese è difficoltoso, così come quello tra l’area di Morbegno e Sondrio. La cronica carenza di personale (in particolare di autisti), infine, ha già fatto ridurre il servizio in alcune località. Nel 2022 l’azienda Arriva ha annunciato che avrebbe avuto bisogno di almeno 30 autisti in più. Per quanto riguarda la Valle Brembana, è importante segnalare il progetto della tramvia T2 della Valle Brembana Bergamo-Villa d’Almé, un progetto infrastrutturale che sarà finanziato con le risorse del PNRR e che si prevede possa supportare il turismo (anche ciclo-turismo), oltre a essere al servizio delle comunità locali.

image Figura 41. Struttura e frequenza del TPL
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia.

Sul territorio si è poi investito molto sulla ciclabilità, non solo con la realizzazione della ciclabile che da Zogno a Piazza Brembana costeggia il fiume Brembo e percorre l’ex sedime della ferrovia della Valle Brembana, con gallerie scavate direttamente nella roccia e illuminate, ma anche con progettualità più recenti, come la proposta di collegamento intervallivo tra Roncobello e Ardesio, tra Valle Seriana e Valle Brembana, una pista agro-silvo-pastorale che costituisce un progetto prioritario per il PTRA “Valli Alpine” perché intende favorire lo sviluppo turistico del territorio e la fruizione di luoghi di importante rilevanza paesistica e naturalistica, l’accesso ai fondi, la continuità, il mantenimento e il nuovo avviamento delle attività agricole e forestali della zona, la conservazione del territorio e le attività di taglio e manutenzione boschive. Non da ultimo, questo collegamento avrebbe una valenza in termini di pianificazione di emergenza, a supporto degli interventi di Protezione Civile per evitare isolamenti, ancorché temporanei, negli ambiti montani. Il territorio di Morbegno è, invece, attraversato dal Sentiero Valtellina, un itinerario ciclopedonale che si sviluppa lungo il fiume Adda tra Colico e Bormio, per una distanza complessiva di 114 km. Lungo il percorso, sono presenti più di 50 aree di sosta attrezzate e diversi punti di noleggio bici, oltre a strutture ricettive e ristorative. La presenza della ferrovia lungo buona parte del percorso permette di avere dei comodi punti di accesso e collegamento integrato. Dall’iniziativa integrata dei GAL afferenti al territorio delle Orobie nasce il progetto “Orobikeando” che, ponendo al centro la mobilità sostenibile e promuovendo una rete integrata di ciclovie, si pone l’obiettivo di far conoscere il territorio delle Orobie, valorizzandone i prodotti agroalimentari, il turismo rurale e sostenibile, nonché l’identità locale.

Economie

Economia e le specializzazioni produttive

Le economie di Valle Brembana e Valtellina di Morbegno sono alquanto differenti. In Valle Brembana, i settori trainanti (fig. 40) sono rappresentati dai comparti manifatturiero e delle costruzioni. Seguono i settori del commercio e delle riparazioni e quello della ricezione alberghiera e ristorazione, in crescita. L’industria manifatturiera brembana ha matrici tradizionali nel tessile, nelle attività estrattive e nella lavorazione del legno, ma si è poi sviluppata anche nel settore meccanico e meccatronico, soprattutto nel fondovalle del Brembo (Zogno, Lenna) e della Valle Brembilla, dove le imprese sono storicamente di piccolissime dimensioni. Presenti, inoltre, tradizionali attività estrattive di pietre da costruzione (ardesia, marmi, ecc.). Da ricordare lo storico legame tra Valtellina di Morbegno e Svizzera (Canton Grigioni), che oggi drena molta manodopera in diversi settori a causa delle migliori retribuzioni offerte. Ciò aggrava la cronica carenza di personale, in diversi settori lavorativi, pubblici e privati. Forte elemento identitario della valle, a San Pellegrino Terme si trova lo stabilimento per l’imbottigliamento dell’acqua minerale e delle altre bevande di produzione di Sanpellegrino S.p.A., costruito nel 1961 e dal 1999 appartenente al gruppo svizzero Nestlé. Attualmente è in fase di realizzazione un importante progetto di riqualificazione industriale (Fabbrica del Futuro) a opera dello studio danese BIG, che vuole coniugare attività produttive e turismo immersivo. La proposta architettonica ha l’obiettivo di integrare la fabbrica con la vallata circostante. Si tratta di un investimento complessivo di 90 milioni di euro in opere civili, impianti per il reparto produttivo e logistico, oltre che per il restyling e per l’espansione dello stabilimento (+2.800 mq). Insieme a interventi di efficientamento e risparmio energetico, il progetto prevede anche la ristrutturazione degli uffici e degli spogliatoi, la realizzazione di una nuova mensa aziendale, di una nuova area break e di una palestra per aumentare il benessere dei lavoratori. La nuova viabilità e il ponte d’accesso allo stabilimento ridurranno il transito di mezzi pesanti dal centro abitato e rappresenteranno un moderno landmark per l’intera valle. Nei pressi di Morbegno, invece, ha sede l’azienda Galbusera, nata qui negli anni ’30 e rinomata in tutto il Paese.

L’agricoltura di montagna ha nell’area la duplice funzione di importante settore produttivo e di custode dell’equilibrio ambientale e dell’assetto idrogeologico del territorio. La Valle Brembana, così come il versante orobico della Valtellina, ha una forte vocazione agricola che si basa sull’allevamento e la pastorizia nei pascoli di alta quota a fini lattiero-caseari. La storia di questo territorio è, infatti, fortemente legata all’economia di sussistenza della montagna, con la produzione casearia che, soprattutto nei secoli passati, ha caratterizzato la vita delle comunità di questa zona. Bergamo è l’unica Provincia italiana ed europea con ben 9 DOP casearie e la Valle Brembana è conosciuta come la Cheese Valley. Per valorizzare al meglio le eccellenze casearie storiche delle Province di Bergamo, Sondrio e Lecco, nell’area delle Orobie, è nato il progetto dell’Associazione “Formaggi Principi delle Orobie” che riunisce sette prodotti: Agrì di Valtorta (Presidio Slow Food), Storico Ribelle (Presidio Slow Food), Branzi o Formaggio Tipico di Branzi, Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana, formaggi di capra Orobica, Stracchino all’antica delle Valli Orobiche (Presidio Slow Food), Strachitunt DOP. In Val Gerola, vallata orobica della Valtellina di Morbegno, ha sede il consorzio dello “Storico Ribelle”, già Bitto Storico, presidio Slow Food per le tecniche artigianali mantenute nella produzione: il foraggio proviene dagli alpeggi, posti a un’altitudine che va dai 1400 ai 2000 metri; non è possibile inserire mangimi nel pascolo e la mungitura avviene a mano, nei calècc – millenarie costruzioni in pietra che proteggono la zona di caseificazione –. La produzione consente di mantenere attivi gli alpeggi e ha un ruolo basilare nella conservazione dell’ambiente e della biodiversità alpina. Il Consorzio organizza e gestisce attività turistiche, come la visita agli alpeggi e altre esperienze legate alla produzione casearia. Un’esperienza emergente e sperimentale particolarmente interessante per la combinazione di produzione e turismo è rappresentata dal progetto “CheeseMine”, nel quale tre aziende casearie di Dossena utilizzano le miniere, recentemente riaperte al pubblico a scopo turistico, per stagionare i propri formaggi, sviluppando così un prodotto di territorio identitario e riconoscibile (Ol Minadùr), apprezzato dal mercato e che consente di abbattere i costi per i singoli produttori, che hanno così interesse a sviluppare rapporti di collaborazione durevoli. Si tratta di un prodotto che valorizza le piccole imprese condotte da giovani agricoltori e contribuisce alla salvaguardia ambientale perché utilizza foraggi locali di montagna e pascoli. Com’è facile immaginare le attività agricole e, in particolare, il comparto agro-zootecnico sono i punti di riferimento fondamentali intorno a cui ruota la strategia di sviluppo dei Piani di Sviluppo Locale elaborati dai due GAL dell’area. In particolare, quella proposto dal GAL Valle Brembana 2020 è finalizzato alla “valorizzazione multifunzionale degli alpeggi, delle produzioni di alta qualità e innovazione dei sistemi di ospitalità rurale”. Si segnala, tuttavia, come siano calati i capi di bestiame (bovino) (a fronte di un aumento degli ovini) e come siano stati abbandonati i pascoli meno accessibili, con un sovraccarico delle strutture più prossime. Inoltre, la gestione delle malghe non è sempre coerente alla qualità ambientale e paesistica dei luoghi. Va evidenziato come i sistemi malghivi siano fortemente relazionati con i sistemi rurali di fondovalle, in ordine alle infrastrutture d’accesso, all’utilizzo di impianti a rete e alla gestione delle aziende agricole e del comparto agro-alimentare locale. Le produzioni agro-alimentari si sono articolate negli ultimi anni, aprendosi alle produzioni suine insaccate, alla frutticoltura, all’orticoltura biologica, alle colture di piccoli frutti e di piante officinali, alla coltivazione di olivo, nocciole e zafferano. In Valtellina, per esempio, il 75,15% del volume di affari legato ai prodotti tipici è riconducibile alla produzione di bresaola IGP. Nel versante retico si producono, inoltre, i vini IGT Terrazze Retiche e DOC. Le produzioni tipiche sono una leva per favorire l’integrazione dell’agricoltura con le altre filiere economiche. D’altronde, la presenza sul territorio di centri di formazione professionale indirizzati verso il settore primario e i servizi della ristorazione/accoglienza (ABF/Operatore agricolo – IPSSAR/Servizi alberghieri e della ristorazione) può svolgere un ruolo importante per l’innovazione nel settore agro-zootecnico, caseario e turistico-ricettivo. Per quanto riguarda la silvicoltura, è bene ricordare che il 60% del territorio è coperto dal bosco. Nel 2022 in Valle Brembana sono nati due Consorzi Forestali, che si aggiungono al Consorzio dell’Alta Valle Brembana: il Consorzio Forestale Menna Ortighera (comuni di Cornalba, Dossena, Lenna, Oltre il Colle e Roncobello) e il Consorzio Forestale Valle Averara (comuni di Averara, Cusio e Santa Brigida). Gli obbiettivi sono quelli della valorizzazione multifunzionale del patrimonio agro-silvo-pastorale, attraverso la selvicoltura e le attività di filiera forestale, lo sviluppo integrato della filiera bosco-legno-energia e l’incremento delle utilizzazioni boschive, la tutela dell’ambiente naturale, in particolare il miglioramento dell’assetto idro-geologico dei terreni. La risorsa boschiva è già usata per la produzione di biomassa: sul territorio di Sedrina, per esempio, è stata creata in un’ex cava una centrale di cogenerazione a biomassa vergine (che brucia scarti di legna non trattata), che consente il teleriscaldamento e impiega anche legname locale. La Comunità Montana Valle Brembana fa largo uso delle energie rinnovabili: solare/fotovoltaico, mini-impianti idroelettrici, ecc. Nel Patto dei Sindaci per l’energia sostenibile si afferma che «la Valle Brembana può diventare in dieci anni una Comunità a zero emissioni con un uso ottimizzato, sostenibile e intelligente delle risorse idriche e della biomassa e introducendo quando possibile impianti fotovoltaici in una misura che può superare il target della Comunità Europea di 1kW/abitante». Si segnala che, a causa dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento delle temperature, nei boschi dell’alta Valle Brembana, precisamente fra Branzi e Isola di Fondra, centinaia di ettari di bosco sono stati colpiti dalla proliferazione del bostrico, un insetto proveniente dall’Asia che attacca soprattutto l’abete rosso e che impone necessari interventi di manutenzione dei boschi.

Per quanto riguarda il settore del turismo, l’offerta di accoglienza alberghiera è modesta, soprattutto in Valle Brembana, mentre diffuse sono le seconde case, poco e solo saltuariamente occupate. Le attività agrituristiche, seppur con una presenza limitata, rappresentano un importante elemento di innovazione del sistema produttivo locale. In Valtellina il turismo è più sviluppato e diversificato, anche se i flussi tendono a concentrarsi in poche località attrattive (ad esempio, Bormio, Livigno, Madesimo), mentre le altre destinazioni della valle, come la zona di Morbegno, presentano una situazione di maggiore sofferenza e attraggono un pubblico prevalentemente regionale, per periodi di tempo limitati. Si conferma una tendenza piuttosto ricorrente nel mercato nazionale, fatta di viaggi brevi, spesso week-end, per gli italiani e di settimane per gli stranieri. Oltre a “Orobikeando”, anche il progetto “SMART OROBIE” mira a potenziare lo sviluppo turistico delle Orobie bergamasche. Numerose le azioni progettuali che verranno messe in campo: dall’adeguamento di rifugi, baite, strutture ricettive per accogliere i nomadi digitali (con interventi per garantire banda larga, connessione satellitare, postazioni di lavoro con strumentazioni e dotazioni per lo smart working, spazi di co-living), alla valorizzazione di itinerari escursionistici e cicloturistici, così come, non meno importante, al coinvolgimento dei giovani e della comunità locale e alla formazione degli operatori del settore dell’accoglienza e della ristorazione che potranno offrire esperienze autentiche e personalizzate. Il turismo assume in quest’area diverse connotazioni. Il turismo legato alla neve – sviluppatosi negli anni Sessanta nei comuni di Foppolo e Carona attraverso processi di urbanizzazione sostenuti – conosce oggi un periodo di difficoltà per le ridotte precipitazioni nevose e la concorrenza con altri territori, maggiormente attrezzati. San Simone funziona soprattutto per le famiglie, mentre Piazzatorre sarà potenziato anche a fini di destagionalizzazione. In Val Gerola, invece, le funivie di Pescegallo offrono la possibilità di raggiungere quota 2.000 m, arrivando ai piedi della bocchetta di Salmurano, e alcune piste sono specializzate per lo snowboard. Le Valli del Bitto, la Val Tartano, la Sella di Pioda in Val Masino sono nomi sempre più familiari per lo sci alpinismo, sport molto praticato in Valtellina. Anche per il climbing la Valtellina di Morbegno offre molti luoghi attrezzati. San Pellegrino Terme è uno storico centro termale, sviluppatosi sul finire del XVIII secolo. La fama della cittadina accresce con la costruzione del Casinò Municipale nel 1904 e del Grand Hotel nel 1905, oggi però abbandonato. Si tratta di edifici liberty sfarzosi e di grande dimensione, simboli della Belle Époque. Recentemente le Terme e il Casinò sono stati riqualificati e trasformati in una moderna stazione termale (QC Terme). Il cicloturismo è in espansione e si appoggia, oltre che allo storico Passo di San Marco, a numerosi percorsi, di scala anche sovralocale. Fra le esperienze più interessanti di ricettività, vale la pena citarne due in alta Valle Brembana, anche se molto diverse, nate da imprenditori locali: “FerdyWild”, un agriturismo fondato nel 1989 a Lenna e diventato luogo esclusivo, con allevamento di razze antiche e una ricca proposta di prodotti ed esperienze nelle Orobie; “l’Antico Borgo Rurale di Ornica”, che trasforma alcuni stabili del borgo montano di proprietà del Comune in alloggi per turisti, secondo il modello dell’albergo diffuso, a partire dall’esperienza cooperativa delle “Donne di Montagna”. Il progetto, sostenuto dal Comune, è stato inserito dall’Unione Europea nel progetto PADMA sulle tattiche per frenare il declino, è divulgato da Confcooperative e segnalato da Legambiente perché a Ornica è stato siglato un manifesto per la gestione forestale sostenibile. In Valtellina di Morbegno, la Val Masino è stata riscoperta, soprattutto durante il periodo pandemico, come meta di un turismo di prossimità legato al trekking e all’arrampicata. In Val di Mello, in particolare, con le fonti termali dei Bagni (ora chiusi), si è reso necessario limitare l’accesso a un massimo di 40 veicoli/giorno a pagamento. Nell’area si segnalano anche alcune iniziative esperienziali pensate per attirare un pubblico di giovani turisti e sportivi. Ad Albaredo per San Marco, nelle vicinanze di Morbegno, si può provare il “Fly Emotion”, ossia volare appesi a un cavo che unisce due versanti. È l’unico impianto in Italia che permette di volare su due tratte differenti, una di andata e una di ritorno. In Val Tartano, valle laterale della bassa Valtellina, si può invece attraversare il “Ponte nel Cielo”, il ponte tibetano più alto d’Europa. Anche a Dossena recentemente è stato inaugurato un ponte tibetano, il “Ponte del Sole”, che reinterpreta l’antica via Mercatorum ed è il più lungo al mondo a pedalata discontinua e senza tiranti laterali. Infine, tra le attrazioni dell’area si ricorda la prima “cattedrale vegetale” di Oltre il Colle dell’artista Giuliano Mauri, opera di land art costruita nel 2010. A seguito di un grosso nubifragio, nel 2018 l’opera è stata distrutta per due terzi. Si è tuttavia deciso di non ricostruirla, manutenendo solo le parti non danneggiate.

Il commercio, infine, impiega un buon numero di addetti ma si concentra nei grandi centri urbani del fondovalle e conosce processi di desertificazione nelle aree di alta valle e nelle vallate laterali.

leaderboard Figura 42a. Percentuale addetti settore manifatturiero

leaderboard Figura 42b. Percentuale addetti settore trasporto e magazzinaggio

leaderboard Figura 42c. Percentuale addetti settore alloggi, ristorazione, sport e leisure

Un approfondimento specifico merita, infine, il Piano Territoriale Regionale d’Area “Valli Alpine” (approvato nel 2015), che comprende anche l’alta Valle Brembana e le vallate orientali, al confine con la Valle Seriana. Si tratta di uno strumento di programmazione regionale per lo sviluppo di alcuni ambiti territoriali, quale occasione di promozione della competitività regionale e di riequilibrio del territorio. Il PTRA è lo strumento di governance territoriale che permette di attuare un’efficace sinergia tra le strategie di sviluppo economico, sociale e di salvaguardia della sostenibilità ambientale del territorio coinvolto, al fine di armonizzare politiche, programmi e progetti.

A partire dall’obiettivo generale “Opportunità per uno sviluppo economico sostenibile e compatibile con i territori montani” le scelte di piano per l’ambito specifico si articolano nei seguenti tre obiettivi integrati tra loro:

  1. valorizzare l’identità locale: riqualificazione, riuso e recupero dei nuclei storici e degli edifici rurali esistenti; valorizzazione di una rete prioritaria intervalliva di livello regionale di sentieristica e mobilità dolce; valorizzazione degli elementi paesaggistici, esemplari di un ecosistema integrato, costituito da aspetti naturali e culturali, che rappresentano l’identità del territorio; valorizzazione del capitale umano e miglioramento dell’offerta formativa
  2. promuovere un nuovo modello di sviluppo basato sul turismo di qualità: marketing territoriale; potenziamento delle strutture di accoglienza diffusa per un turismo sostenibile e non invasivo; valorizzazione delle filiere produttive tradizionali locali; promozione di tecnologie per la riduzione del digital-divide
  3. promuovere nuovi modelli insediativi per economizzare l’uso del suolo: supporto agli enti locali per un modello economico delle attività immobiliari che ottimizzi la risorsa delle seconde case; promozione dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati; promozione di strumenti per un uso razionale della risorsa suolo; riconoscimento di ambiti di valenza strategica per il miglioramento della difesa del suolo al fine di promuovere la manutenzione diffusa del territorio.

Governance

Gli attori, la governance e le politiche pubbliche

Guardando alla frammentazione della governance pubblica sovra-locale, la Valle Brembana e Valtellina di Morbegno appare in una situazione particolarmente complessa. Ci sono diversi enti e istituzioni che gestiscono i servizi sul territorio: la Provincia, gli Uffici Scolastici Territoriali, l’Azienda di Tutela della Salute, l’Ambito Territoriale Ottimale, i Parchi Regionali, le Comunità Montane, l’Agenzia per il Trasporto Pubblico Locale, le Camere di Commercio. L’area interna della Valle Brembana e della Valtellina di Morbegno è divisa tra le Province di Sondrio per la Comunità montana della Valtellina di Morbegno e Bergamo per la Comunità montana della Valle Brembana. L’Ambito Territoriale Ottimale per la Gestione delle Acque, il sistema dell’istruzione, l’Agenzia di Tutela della Salute, l’Agenzia di gestione del TPL e la Camera di Commercio sono suddivisi tra le due Province. In particolare, l’Agenzia di Tutela della Salute della Montagna comprende un territorio più vasto della Provincia di Sondrio, che si estende anche nelle Province di Brescia (includendo la Valcamonica) e di Como (Alto Lago di Como e Lario). È bene ricordare che la Provincia di Sondrio, essendo l’unica area della Lombardia interamente montana, nonché area di confine con la Svizzera, si è vista riconosciuta a livello regionale una specificità, dalla quale discende che su una serie di materie (governo del territorio, energia, viabilità, trasporti ecc.) le leggi regionali devono prevedere disposizioni particolari per adattarsi alle caratteristiche del territorio. Lungo il confine provinciale si attestano il Parco regionale delle Orobie Valtellinesi e quello delle Orobie Bergamasche. Sono state poi valutate la dotazione di organico3 per ciascun organo di governance e la localizzazione delle sedi degli enti di gestione per capire il livello di capacità amministrativa di ciascun organo di governance e il livello di coinvolgimento e conoscenza del territorio.

Per quanto riguarda la localizzazione delle sedi della governance, la dimensione e la capacità amministrativa, si evidenzia che le sedi amministrative dei diversi organi di governance sono prevalentemente posizionate nei capoluoghi di Provincia (fig. 41). In Valle Brembana e Valtellina di Morbegno le sedi delle due Comunità montane rientrano all’interno del perimetro dell’area interna, rispettivamente a Piazza Brembana per la Valle Brembana e a Morbegno per la Valtellina di Morbegno. Da un punto di vista della dotazione di organico, si evidenzia un numero di punti organico minore di 30 per la Comunità montana (12 in Valle Brembana per 41 comuni e 26 in Valtellina di Morbegno per 25 comuni), suggerendo uno squilibrio da un punto di vista operativo, seppur si tratti spesso di comuni di piccole dimensioni.

image Figura 43. Gli attori della governance pubblica nelle aree interne lombarde
Fonte: Elaborazione degli autori.

Oltre all’attività delle Comunità montane, che operano a scala sovra-comunale e spesso sostengono l’attività dei comuni più piccoli, si segnala l’azione dei due Gruppi di Azione Locale (GAL): Valle Brembana 2020 e Valtellina – Valle dei Sapori che, in entrambi i casi, coprono un territorio più esteso di quello considerato, oltre a interagire con altri GAL limitrofi su diverse progettualità. Nell’area si segnala una sola Fusione di comuni, che riguarda la Val Brembilla, valle laterale e a sé stante, dal carattere manifatturiero, spesso in dialogo con la vicina Valle Imagna. Le interviste effettuate sull’area hanno tuttavia evidenziato processi di cooperazione e dialogo tra diversi piccoli comuni dell’area.

Infine, un’ulteriore misura della capacità di cooperazione alla scala dell’area è lo stato della pianificazione energetica e per il clima. In Valle Brembana tutti i comuni sono dotati di Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), mentre in Valtellina di Morbegno solo l’8% ne è provvisto (fig. 42). Nessun comune ha adottato i successivi Piani di Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC). In Valtellina di Morbegno c’è un caso di pianificazione inter-comunale che riguarda il PAES della Comunità Montana della Valtellina di Morbegno, approvato nel 2015.

image Figura 44. Stato di approvazione della pianificazione energetica e per il clima
Fonte: Elaborazione CCCR Lab, 2023.

Prospettive

Dove va l'area Valle Brembana e Valtellina di Morbegno? Tre temi verso l’agenda strategica

7.0.1 Reti di comunità per combattere la fragilità e aumentare l’attrattività delle zone più remote

Nonostante le diversità esistenti tra Valle Brembana e Valtellina di Morbegno, è possibile riconoscere alcune costanti per quanto riguarda la componente sociodemografica e insediativa, come la forte dispersione abitativa. Anche se la Valle Brembana si caratterizza per indici di vecchiaia significativi (i più elevati in Provincia e Regione) e per una maggiore rarefazione dei servizi (ad esempio, le scuole), in entrambe le aree, nelle vallate laterali e in alta valle, gli anziani – che spesso vivono soli – rischiano di sperimentare condizioni di isolamento per la difficile accessibilità ai servizi essenziali e l’assenza di servizi residenziali o di prossimità, come le farmacie. È nei fondivalle, infatti, che si concentrano l’urbanizzazione, le dotazioni di servizi e l’industria, tanto in Valtellina di Morbegno, quanto in media e bassa Valle Brembana. La carenza di reti sociali è motivo di fragilità anche per le famiglie, cui si aggiungono le problematiche relative alla cura dei figli minori e alle prospettive per i giovani che, nonostante apprezzino il contesto paesaggistico in cui vivono, lamentano la carenza di opportunità lavorative e socioculturali, oltre alla scarsa offerta residenziale a loro dedicata, seppur i valori immobiliari siano in generale piuttosto bassi. Per questo gruppo sociale la “restanza” non è sempre una scelta; spesso si resta in valle per impossibilità ad andarsene (ma non si costruisce una famiglia) o per opportunità (la casa di proprietà); chi si sposta per studio e lavoro, difficilmente ritorna, soprattutto se con un livello di istruzione elevato. Si segnala, inoltre, il trasferimento di alcune famiglie, con fragilità socioeconomiche pregresse, provenienti dall’area milanese, che scelgono di vivere in valle (in seconde case) per i costi della vita più contenuti. Emerge, tuttavia, qualche “controstoria” che può indicare una traiettoria da implementare e porre al centro di strategie di sviluppo territoriale, come il caso di Dossena, con la nascita di associazioni e cooperative di comunità (di donne, giovani, agricoltori) che si mettono insieme per creare condizioni lavorative innovative, valorizzarne le risorse inespresse, aumentarne l’attrattività turistica e promuovere il benessere di chi decide di restare, fornendo servizi alla persona. Come sostenere queste sperimentazioni? Quali insegnamenti trarne? Come amplificare il loro contributo per l’intera valle? Da potenziare, infine, per abitanti e turisti, sono sicuramente il trasporto pubblico e la connessione digitale, quali precondizioni di abitabilità, specie negli ambiti più remoti. Ad esempio, in alta Valle, a partire da Piazza Brembana, e in Val Taleggio e Val Serina il TPL è poco frequente e inefficiente. Per quanto riguarda la connessione digitale, la Provincia di Sondrio è il territorio più svantaggiato, a livello regionale, nella copertura veloce, con divari tuttavia piuttosto ampi tra centri maggiori e borghi, mentre la Valle Brembana ha valori medi dimezzati rispetto a quelli della Lombardia per quanto riguarda anche la copertura di base.

image Figura 45. Reti di comunità per combattere la fragilità e aumentare l’attrattività delle zone più remote
Fonte: Elaborazione degli autori.

7.0.2 Costruire un’economia circolare: eccellenze industriali, formazione, turismo rurale

Benché il maggior numero di occupati dell’area riguardi i comparti manifatturiero, delle costruzioni e del commercio, si segnala, da un lato, l’interessante crescita degli addetti nei settori della ricezione alberghiera e della ristorazione, sebbene spesso con forme di lavoro precarie e stagionali; dall’altro, come la componente agro-alimentare rappresenti per la Valle Brembana – conosciuta come Cheese Valley – e per la Valtellina un elemento identitario e attrattivo molto forte. La storia di questi territori è, infatti, fortemente legata all’economia di sussistenza della montagna, con la produzione casearia in quota. Oggi l’economia locale si caratterizza per prodotti tipici di pregio (formaggi DOP, bresaola, frutta, ecc.), ma anche per importanti imprese, eccellenze conosciute in tutto il Paese, come la San Pellegrino e la Galbusera, attente all’impatto delle loro produzioni sul territorio e al benessere dei loro lavoratori. La presenza sul territorio di centri di formazione professionale indirizzati verso il settore primario e i servizi della ristorazione/accoglienza può, inoltre, svolgere un ruolo importante per l’innovazione dei settori agro-zootecnico, caseario e turistico-ricettivo. Data l’estesa presenza del bosco (60% del territorio in Valle Brembana), l’attività agro-silvo-forestale rappresenta un elemento centrale, non solo per l’economia locale nella filiera bosco-legno-energia, ma anche per la manutenzione del territorio e la lotta ai cambiamenti climatici. Sul versante energetico, si segnala la buona diffusione delle energie rinnovabili e le potenzialità esistenti per far diventare la valle a zero emissioni nel prossimo decennio. Questi elementi sono alla base della qualità ecologico-ambientale dell’area, della sua attrattività e, in particolare, della promozione di forme di turismo lento e rurale, emergente ma da implementare con specifici interventi di sostegno all’imprenditorialità. È un’offerta che si appoggia a percorsi ciclabili di lunga distanza, alla riscoperta dei borghi e delle antiche tradizioni artigianali, ad attività sportive ed esperienziali pensate per i più giovani e gli appassionati, ad agriturismi e percorsi eno-gastronomici. Un turismo, insomma, variegato e destagionalizzato, che vada oltre le più consolidate località sciistiche, oggi in crisi per la mancanza di neve e il sottoutilizzo di alberghi e seconde case.

image Figura 46. Costruire un’economia circolare: eccellenze industriali, formazione, turismo rurale
Fonte: Elaborazione degli autori.

7.0.3 Salvaguardia dei paesaggi tradizionali e riqualificazione dei fondivalle

Dal punto di vista naturalistico, il territorio della Valle Brembana e della Valtellina di Morbegno è complesso e variegato: le aree prioritarie per la biodiversità sono numerose. In particolare, tra le aree protette, si segnala che nel Parco Regionale delle Orobie si trovano in totale 9 Siti di Importanza Comunitaria. È questo contesto naturale che tiene insieme e connette, attraverso il Passo di San Marco, le due valli, appartenenti a Province differenti. Qui sono prevalentemente localizzati gli alpeggi, aree di pascolo per il bestiame da latte posti a un’altitudine che va dai 1.400 ai 2.000 metri. Si tratta di un punto di forza nel contesto produttivo agro-zootecnico dell’area e una fondamentale occasione di promozione economica dell’intero settore primario e di quello turistico. La marginalità delle aree e le scarse disponibilità idriche hanno, tuttavia, comportato l’abbandono o il sottoutilizzo di numerosi spazi, con impatti negativi in termini di manutenzione del territorio e aumento del dissesto idrogeologico, nonché la perdita di biodiversità. Se opportunamente gestiti, i pascoli, insieme ai boschi, possono incrementare il valore dei servizi ecosistemici, sollecitando la collaborazione tra agricoltori/allevatori e comunità. D’altro canto, è bene evidenziare anche come la gestione delle malghe, con le attività di approvvigionamento foraggi e smaltimento dei liquami, può non essere sempre coerente alla qualità ambientale e paesistica dei luoghi, benché si tratti di un elemento che continua a connettere spazi in quota e sistema di fondovalle. Alcune produzioni casearie di eccellenza, con il supporto delle politiche rurali promosse dai GAL, garantiscono la salvaguardia e il recupero degli alpeggi e delle baite, anche attraverso attività di formazione dei giovani – e di miglioramento delle condizioni lavorative, storicamente legate a grandi sacrifici – e l’organizzazione di attività turistiche e ricettive. Analogamente ci si muove per proteggere e ripristinare i terrazzamenti presenti sul versante retico della Valtellina, così come, più in generale, gli edifici rurali costruiti in pietra a secco, anche diffondendone la conoscenza tra gli abitanti locali, specie i più giovani, come gli studenti degli istituti secondari di secondo grado della zona. D’altro canto, è opportuno anche intervenire fuori dalle aree tutelate, con azioni di riqualificazione paesaggistica, specie nelle zone maggiormente urbanizzate, come i fondivalle, con progetti integrati e di scala vasta, a partire, per esempio, da alcuni sistemi ambientali principali o dalle connessioni fra fondovalle e vallate laterali.

image Figura 47. Salvaguardia dei paesaggi tradizionali e riqualificazione dei fondivalle
Fonte: Elaborazione degli autori.
  1. Dal rapporto finale della ricerca realizzata nel 2020 dal titolo “Nuove forme di povertà e marginalità sociale in Provincia di Bergamo” realizzato dall’Università degli Studi di Milano Bicocca (M. Colleoni, D. Benassi, S. Caiello, L. Daconto, I. Donadoni, A. Pendezzini). Dal rapporto finale della ricerca “Nuove forme di povertà e marginalità sociale in Provincia di Bergamo” realizzata dall’Università degli Studi di Milano Bicocca (M. Colleoni, D. Benassi, S. Caiello, L. Daconto, I. Donadoni, A. Pendezzini, 2020).
  2. Openpolis, 2021. Le mappe della povertà educativa in Lombardia.
  3. I dati sulla dotazione di organico sono stati reperiti dai bilanci dei diversi enti; non vi sono indicazioni per la dimensione degli enti di gestione dei Parchi Regionali.