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Valcamonica / Ritratto territoriale

Un ritratto territoriale dell'area della Valcamonica

share_location 1.425 km²

gavel 35 comuni

groups_2 80.227 abitanti

Chiusura documento: 11/09/2024

Indice sezioni:

L’area della Valcamonica si trova nella parte nord della Provincia di Brescia, al confine con il Trentino-Alto Adige a est e con le provincie lombarde di Bergamo e Sondrio a ovest. La Valcamonica è la seconda valle per estensione in Lombardia, con una lunghezza di quasi 100 km. Il confine meridionale è dato dal Lago d’Iseo, mentre a nord si trovano tre valichi montani: il Passo del Tonale, il Passo dell’Aprica e il Passo del Gavia. Il gruppo delle Alpi dell’Adamello a est e le Prealpi Orobiche a ovest la cingono lateralmente. Fanno parte integrante della Valcamonica anche alcune valli laterali da cui scendono numerosi affluenti dell’Oglio, a carattere prevalentemente torrentizio. Complessivamente, il bacino idrografico dell’Oglio prelacuale ha una superficie di 1.425 Km2. Questa grande estensione racconta di una valle sia prealpina (a sud) sia alpina (a nord), con numerosissime vallate laterali. Si delineano, quindi, paesaggi e climi altrettanto variegati, che vanno dal ghiacciaio alla emergente viticoltura. La configurazione allungata della valle ha consentito nel tempo lo sviluppo di diverse economie: nella parte a sud, dove la valle è molto ampia, trovano spazio l’agricoltura di sussistenza, anche su terreni impervi, e le attività industriali, con le industrie metallurgiche; la parte nord - da Edolo al passo del Tonale - si caratterizza per lo sviluppo del turismo, in particolare quello sciistico nei mesi invernali.

image Figura 1. Il perimetro dell’area
Fonte: Dusaf Regione Lombardia.

L’area della Valcamonica rientra nel perimetro di riferimento della comunità montana della Valcamonica. Tuttavia, il perimetro definito come “area” da Regione Lombardia ricopre solo una parte del territorio della comunità montana e comprende 35 comuni (fig. 1), per un totale di 81.644 abitanti. Sono esclusi dall’area i comuni confinanti con la Provincia autonoma di Trento che beneficiano del Fondo per i comuni Confinanti (FCC1). La valle si caratterizza per la forte identità locale segnata dall’eredità della civilizzazione camuna. Le prime tracce dell’uomo in Valcamonica risalgono, infatti, ad almeno tredicimila anni fa. A una scala più ampia, la Valcamonica, da un punto di vista geografico e fisico, è parte di un sistema territoriale che comprende l’area del Lago di Iseo e, parzialmente, le aree del Sebino e dei Laghi Bergamaschi.

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Il confronto tra le carte che mostrano il tessuto urbanizzato nel 1954 e nel 2017 (fig. 2) evidenzia come in questo lasso di tempo ci sia stato un notevole incremento insediativo, sia nel fondovalle, sia lungo i principali assi di collegamento: quello tra Edolo e la Valtellina, lungo la strada che attraversa il passo dell’Aprica, e tra Breno (esterno al perimetro dell’area) e Cividate Camuno, verso Castione della Presolana. Questo processo ha comportato il progressivo abbandono dei centri storici, costruiti in media e alta valle, a favore di un’urbanizzazione concentrata e lineare nel fondovalle, dove si localizzano i sistemi di trasporto collettivo e i principali servizi educativi, sociosanitari, nonché il commercio. Parallelamente alla crescita del tessuto urbanizzato si è avuto un incremento della popolazione nella bassa valle, con i comuni di Darfo Boario Terme, Esine, Gianico, Pian Camuno, Artogne, Berzo Inferiore che registrano il livello di popolazione più elevato al censimento, negli anni tra il 2011 e il 2019, oltre al comune di Edolo che rappresenta il polo principale per l’offerta dei servizi in alta valle.

Popolazione

L’evoluzione della popolazione e le sue caratteristiche

L’area della Valcamonica ha una popolazione di 81.644 abitanti distribuiti in 35 comuni (ISTAT 2019) (fig. 3).

leaderboard Tabella 1. Elenco dei comuni con indicazione della popolazione

Come si può osservare nella figura 4, la popolazione della Valcamonica ha raggiunto il suo picco nel 2011 per poi contrarsi – sebbene di poco – nel decennio successivo. Si tratta di un andamento paragonabile a quello delle altre valli prealpine. Come vedremo più avanti, questo dato aggregato nasconde traiettorie molto diverse in relazione a ogni singolo comune.

leaderboard Figura 4. Andamento della popolazione delle aree lombarde (1971-2021)

Con riferimento all’evoluzione più recente della popolazione, si può osservare la variazione percentuale della popolazione residente in due periodi: tra il 2009 e il 2014 e tra il 2015 e il 2019 (fig. 5). In Valcamonica, nel periodo 2009-2014, 13 comuni risultano stabili (0-5%), mentre solo 3 comuni hanno valori positivi: Pian Camuno, Lozio e Temù. Nel periodo 2015-2019, invece, i comuni stabili scendono a 8 e solo Brione conosce un processo di crescita. Complessivamente, negli anni più recenti l’area perde, quindi, abitanti. I comuni che conoscono una contrazione relativa più significativa sono Piasco Laveno, Angolo Terme e Incudine nel periodo 2009-2014; Monno, Incudine e Cedegolo nel periodo più recente.

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La traiettoria demografica di un comune risulta sia dal saldo naturale – ovvero il bilancio fra nascite e decessi – sia dall’indice di migrazione netto (Migration Effectivenes Index, MEI) che definisce il tasso netto di migrazione e viene calcolato come il rapporto tra immigrati verso ed emigrati da una determinata area in un certo periodo di tempo (fig. 6). Un valore positivo significa che nel territorio sono immigrate più persone di quante ne siano emigrate, viceversa in caso di un valore negativo. Considerato che le nascite e i decessi non influiscono sull’indice, questo dato è significativo per determinare la maggiore o minore attrattività di un comune nei confronti delle scelte residenziali delle persone. Anche in questo caso si guarda a due periodi: 2009-2014 e 2015-2019. In Valcamonica, nel periodo 2009-2014, i comuni con un sostanziale equilibrio fra nuove iscrizioni e cancellazioni sono 12, quelli attrattivi 8. I più attrattivi sono: Lozio (>25%), Pian Camuno, Temù ed Edolo (10-25%). Nel periodo 2015-2019, invece, i comuni stabili sono 7 e quelli attrattivi 6: Temù, Ossimo e Losine (10-25%), Borno, Brione e Cividate Camuno (5-10%). Le maggiori attrattività si concentrano prevalentemente in bassa e media valle o nei pressi delle località a maggiore vocazione turistica. Questi processi sono spesso accompagnati da un incremento nell’offerta dei servizi, dalla tenuta delle attività a servizio dell’abitare e da nuove urbanizzazioni.

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Infine, possiamo guardare al dinamismo della popolazione di una determinata area, valutando quanto essa è cambiata entro un determinato intervallo. In questo senso, il dinamismo è l’esito delle nascite e dei decessi, come delle iscrizioni e delle cancellazioni, e ci dà la misura di quanto in un’area vivano più o meno le stesso persone che vi vivevano a una data precedente. L’indice di interscambio (Turn Over rate, TO) (fig. 7) può essere impiegato a questo fine. L’indice ha valori sempre positivi, perché la composizione della popolazione è inevitabilmente soggetta a cambiamenti, e anche in questo caso è stato calcolato in riferimento ai due periodi indicati in precedenza: 2009-2014 e 2015-2019. In Valcamonica nel periodo 2009-2014 i comuni più dinamici sono Pian Camuno, Piancogno e ben 3 comuni di media valle: Lozio, Losine e Cerveno. Paisco Laveno è il comune con il valore più contenuto, mentre gli altri risultano tutti con un valore medio 0.04-0.08. Nel periodo più recente, invece, ai comuni più dinamici si aggiungono Borno, Malegno e Brione. Calano, invece, Cerveno, Malonno, Berzo Demo, Sellero e Cimbergo.

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Per indagare la traiettoria della popolazione nel lungo periodo abbiamo poi osservato i dati del censimento generale della popolazione a partire dal 1911 (fig. 8), mentre per i dati successivi al censimento del 2011 abbiamo tenuto conto della popolazione residente comunale al 1° gennaio 2019 resa disponibile dall’ISTAT sulla base di indagini effettuate presso gli uffici di Anagrafe (demo.istat.it). Abbiamo individuato cinque intervalli temporali: il primo e più ampio include indicativamente le due guerre mondiali (1911-1951); il secondo, gli anni dei ‘boom’ e della crescita urbana “concentrata” (1951-1971); il terzo, il periodo in cui emergono le ‘tre Italie’ e in generale i fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione ‘diffusa’ (1971-1991); il quarto, gli anni della fase di stagnazione economica (1991-2011); il quinto e più breve, gli anni del post-crisi (2011-2019). Tale scomposizione in cinque intervalli distribuiti in oltre cento anni di storia ha permesso di costruire una matrice da cui è possibile ricavare, per ogni comune, una sequenza di bilanci demografici in cui si alternano o ripetono fasi di crescita (C) o decrescita (D). Sono emerse nel complesso 32 tendenze che ci permettono di individuare alcuni profili evolutivi che possiamo ordinare a seconda della tendenza dei comuni nelle ultime fasi: da un lato dinamiche di crescita consolidata a cui si affiancano processi che abbiamo definito di ripresa e, in alcuni casi, controstorie; dall’altro, rallentamenti recenti, processi di caduta o di ricaduta che si affiancano a dinamiche di contrazione consolidata. Nel complesso l’area della Valcamonica è investita da un processo di contrazione demografica. Se dagli anni 2000 fino al 2010 la popolazione camuna è cresciuta, è a partire dal 2011-2012 che si è registrata una diminuzione.

Dalla rilevazione censuaria dal 2011 al 31 dicembre 20192, la maggior parte dei comuni dell’area hanno registrato una diminuzione della popolazione. Nel solo anno 2019, soltanto sette comuni – Borno, Gianico, Malegno, Monno, Ono San Pietro, Vezza d’Oglio – rilevano una minima variazione positiva (+1%), mentre tutti gli altri comuni hanno contributo alla decrescita della popolazione camuna. Solo otto comuni (Artogne, Berzo Inferiore, Braone, Losine, Niardo, Ossimo, Pian Camuno, Temù) hanno rilevato un incremento della propria popolazione in media di +3,1% dal 2011 al 2019. I comuni di Angolo Terme, Lozio, Cimbergo, Paspardo, Cedegolo, Paisco Loveno, Corteno Golgi, Monno, Incudine, Sonico e Vione hanno registrato una variazione negativa della popolazione negli ultimi quattro/cinque intervalli temporali e sono quindi da considerare oggetto di un processo di contrazione demografica consolidata. I comuni di Borno, Malegno, Sellero, Berzo Demo hanno invece perso popolazione negli ultimi due o tre intervalli dopo aver guadagnato in almeno due intervalli precedenti oppure nell’ultimo intervallo e in quello centrale dopo aver guadagnato nei precedenti intervalli e sono quindi da considerare oggetto di un processo di caduta. Vezza d’Oglio, Malonno, Capo di Ponte hanno perso popolazione nell’ultimo o negli ultimi due intervalli dopo aver avuto brevi fasi di crescita negli intervalli immediatamente precedenti e sono quindi da considerare oggetto di un processo di ricaduta. Gianico, Esine, Cividate Camuno, Ono San Pietro, invece, sono investiti da un processo di rallentamento perché hanno perso popolazione nell’intervallo più recente dopo aver però guadagnato popolazione almeno nei due precedenti intervalli.​

Solo i comuni di Pian Camuno, Artogne, Darfo Boario Terme, Piancogno, Berzo inferiore, Bienno, Ossimo, Niardo, Braone, Cerveno, Edolo sono caratterizzati da un processo di crescita consolidata, registrando una variazione positiva della popolazione nell’ultimo intervallo e almeno in altri tre intervalli precedenti (a eccezione dei comuni che hanno perso popolazione nell’intervallo centrale) oppure che hanno avuto una crescita continuativa nei tre intervalli più recenti. Temù e Losine, invece, possono essere inscritti entro un gruppo che abbiamo definito controstorie, che comprende quei comuni che hanno registrato una crescita della popolazione nell’ultimo oppure negli ultimi due intervalli, dopo aver perso popolazione in almeno due dei precedenti intervalli.

Darfo Boario Terme, Ossimo, Borno, Piancogno, Pian Camuno e Pisogne sono i principali comuni interessati da flussi migratori positivi. Si evidenzia, inoltre, che alcuni comuni hanno incrementato la propria popolazione grazie a trasferimenti da altri comuni dell’area, mentre la diminuzione della popolazione è condizionata, negativamente, da tassi di crescita naturale negativi.

image Figura 8. Dinamiche di contrazione demografica (1911–2019)
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT.

L’indice di vecchiaia della Valcamonica al 2020 risulta essere di 186,1. Negli ultimi anni tale dato ha registrato un incremento progressivo, portando la Valcamonica, a partire dagli anni 2012-2013, a superare il dato nazionale (179,3 nel 2020) e regionale (172,3 nel 2020) in maniera sempre più marcata. Alcuni comuni hanno assistito a un abbassamento dell’indice di vecchiaia che è dovuto, tuttavia, a una perdita di popolazione anziana. Lozio, Monno, Incudine e Vione si differenziano dagli altri comuni dell’area con un rapporto percentuale della popolazione di età superiore ai 65 anni rispetto a quella 0-14 anni di oltre 400 (fig. 9). Negli stessi comuni è presente anche una percentuale elevata di ultraottantenni (tra il 14% e il 24%). Se, infatti, scorporiamo i dati sull’invecchiamento della popolazione possiamo confermare la geografia precedente. La popolazione anziana è stata suddivisa in due fasce: un primo gruppo raccoglie la popolazione di età compresa tra 65 e 80 anni (gli anziani) e un secondo gruppo la popolazione over 80 (grandi anziani) (fig. 10). Tale distinzione – di largo uso fra i demografi – si fonda anche sulla diversità di pratiche e bisogni tra i due gruppi. Mentre la popolazione fino a 80 anni tende a essere ancora attiva, quella oltre gli 80 anni è tendenzialmente molto sedentaria, e caratterizzata da un numero limitato di piccoli spostamenti.

image Figura 9. Indice di vecchiaia
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2018.

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Gli indicatori relativi a popolazione scolastica e popolazione attiva descrivono la percentuale di popolazione di età compresa tra 6 e 19 anni e quella compresa tra 6 e 64 anni sulla popolazione totale di ogni comune, ed è calcolato su dati ISTAT 2019 (fig. 11). La prima considera la popolazione scolastica fino all’ultimo anno di secondaria. La seconda considera la più ampia popolazione attiva nel lavoro e nello studio, quindi dalla scuola dell’obbligo fino all’età pensionabile. In Valcamonica le incidenze maggiori di entrambe le popolazioni si concentrano soprattutto nella bassa valle. Il comune di Sellero, in media valle, riporta più elevate percentuali di popolazione in età scolastica (superiore al 15,7%) e di popolazione attiva (superiore al 71,2%), mentre Ono San Pietro, con Capo di Ponte e Berzo Demo riportano alti valori di popolazione attiva (tra il 71,2% e l’85,1%).

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Infine, altra dimensione rilevante è quella della presenza di residenti con nazionalità diversa da quella italiana (fig. 12). Il tasso di popolazione straniera nell’area è del 8.42%, rispetto ad un tasso provinciale del 12.40%. Osservando l’incidenza sulla popolazione totale, nelle carte precedenti, si può osservare come gli stranieri si localizzino prevalentemente laddove si concentra la popolazione attiva, ovvero soprattutto nei comuni di bassa valle (Pian Camuno, Darfo Boario Terme, Artogne, Gianico, Piancogno), nei centri urbani maggiori (Edolo) e in alcune zone di media valle (Niardo, Brione). Le maggiori opportunità lavorative e disponibilità di servizi alla persona sono probabilmente fattori rilevanti nelle scelte residenziali di questo gruppo.

image Figura 12. Residenti con cittadinanza non italiana sul totale
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2021.

Il Reddito Medio pro capite (RMPC) (fig. 13), che presenta un andamento omogeneo, in Valcamonica è di 19.287€ nel 2020, leggermente in crescita rispetto al RMPC del 2010, che si attestava a 17.080€. Il dato rispecchia l’andamento generale della regione Lombardia, il cui RMPC è aumentato passando dai 22.630,75€ per contribuente nel 2010 a 24.725,89€ nel 2020. Il Comune dell’area con il reddito maggiore nell’ultimo decennio è Niardo, con un reddito medio che supera i 23.000€ per contribuente. I comuni con reddito più basso nel 2010 (inferiore a 15.000€ pro-capite) e nel 2020 (inferiore a 17.000€ pro-capite) sono Monno, Paisco Loveno, Corteno Golgi, Incudine (con un reddito inferiore a 16.000€ pro-capite nel 2020), ai quali si aggiunge Lozio nell’ultimo periodo considerato. La presenza di una forbice di RMPC di circa 7.000€ annui evidenzia l’esistenza di polarizzazioni socioeconomiche interne all’area della Valcamonica, specie tra aree marginali e polarità urbane, così come tra alta valle (dove la fonte di reddito è data soprattutto dalle pensioni e i valori sono bassi) e bassa valle (dove si concentrano le maggiori attività economiche e i valori sono più elevati).

leaderboard Figura 13. Reddito Medio Pro Capite (2010–2020)

La figura sottostante individua il tasso di occupazione totale (fig. 14); nell’area il tasso di occupazione si attesta in intervalli che variano dal 60 al 70%. I comuni con il tasso di occupazione più basso sono i comuni di Incudine Ossimo e Corteno Golgi, con valori che si attestano dal 61 al 62%, mentre i comuni con maggior occupazione sono Cerveno e Paspardo. Nonostante ciò, un elemento che caratterizza la valle è anche il basso tasso di attività delle donne. Dopo la crisi del settore tessile, una parte importante delle forze di lavoro femminili sono, infatti, uscite dal mercato del lavoro regolare, andando ad alimentare il precariato e il lavoro di sostegno alle attività economiche familiari.

La partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne nell’area appare, dunque, ancora molto al di sotto del suo potenziale; per valutarla impieghiamo l’indice di penalizzazione di genere, che misura la differenza fra i livelli di partecipazione al lavoro delle donne e quella degli uomini (fig. 15).L’indice è negativo sull’insieme del territorio, i valori peggiori appartengono ai comuni di Paisco Loveno (-0.5), Codegolo e Niardo (-0.42), il comune con valore migliore, nonostante ancora negativo è Losine.

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Patrimoni

Paesaggi, patrimoni naturali e rischi

Figura 16. Aree naturali protette e aree prioritarie per la biodiversità map

Map Legend

L’area della Valcamonica è un territorio molto vasto, che va dall’alta montagna al lago, ed è composta da paesaggi variegati. Il 55% della sua superficie è tutelata da aree protette, facenti parte della Rete Natura di Valcamonica; fra di esse spiccano fra tutte i Parchi dell’Adamello (regionale) e dello Stelvio (nazionale) (fig. 16). L’intera valle – dal ghiacciaio dell’Adamello al lago di Iseo – è stata designata dall’UNESCO “Riserva della Biosfera di valle Camonica – Alto Sebino” nel 2018. I parchi di interesse sovracomunale sono: Parco dell’Alto Sebino, Parco sovracomunale del Lago Moro, Parco del Barberino e la Foresta Regionale della Valgrigna. L’area è attraversata quasi per intero dal fiume Oglio, da Ponte di Legno fino al Sebino. Lungo di esso è stata realizzata un’importante ciclovia di 280 km (ciclovia dell’Oglio) che va dal Passo del Tonale al Po, attraversando l’intera Valcamonica. Tale infrastruttura, di rango internazionale, è stata realizzata grazie alla sottoscrizione nel 2013 di un Protocollo d’intesa tra il Parco Oglio Sud, il Parco Oglio Nord, la comunità Montana di Valcamonica - Parco Adamello, la comunità Montana del Sebino Bresciano. Partner del progetto della Ciclovia dell’Oglio sono anche i GAL Valcamonica Val di Scalve e il GAL Oglio Po. Nel 2019 la Ciclovia dell’Oglio è risultata vincitrice del primo premio “Italian Green Road Awards”. Inoltre, il progetto “Alta via del cielo” consiste nella realizzazione di un percorso ciclabile in quota da Darfo Boario Terme al Passo del Tonale, possibilmente da mettere in circuito con la ciclabile dell’Oglio. Sono, infine, numerosi i laghi alpini, oltre ai bacini artificiali realizzati per canalizzare le acque verso le centrali idroelettriche della zona. Rilevante il patrimonio boschivo di mezza costa, così come il mosaico ambientale che contraddistingue gli spazi in quota. La via storica più nota è la Via Storica di Carlo Magno che da Bergamo arriva fino a Edolo, per un totale di 8 tappe e 160 km.

Figura 17. Inquinamento ambientale, siti bonificati e contaminati map

Map Legend

Le forme e la diffusione del rischio idrogeologico nell’area della Valcamonica rimandano a una condizione di rischio molto comune nelle aree lombarde, quella propria alle fasce urbanizzate rivierasche e ai versanti dei fiumi e dei corsi d’acqua superficiali montani. Anche in Valcamonica molti centri urbani a ridosso dei corsi d’acqua risultano, quindi, interessati dalle classi di rischio idrogeologico più elevato. Per dare rappresentazione di tali condizioni ricorriamo a una serie di indici. Il primo è l’indice di rischio idrogeologico (fig. 18). Tale indice considera una varietà di rischi, fra i quali ma non esclusivamente le frane profonde e superficiali, le esondazioni fluviali di fondovalle, i fenomeni di tipo torrentizio lungo il reticolo idrografico in relazione a “bersagli” – ovvero i beni esposti a tali rischi –, quali abitazioni, imprese e infrastrutture. In più di un terzo dei comuni della Valcamonica la frequenza di tale rischio è più elevata rispetto alla media regionale e in un comune in particolare – Cividate Camuno – è molto elevata. Più complessivamente il rischio idrogeologico si concentra nel fondovalle e lungo il fiume Oglio, dove si localizza la maggior parte degli insediamenti residenziali e produttivi dell’area (fig. 19).

leaderboard Figura 18. Indice di rischio idrogeologico comunale

Scendendo di scala, possiamo osservare come il rischio idrogeologico si distribuisca sul territorio dei comuni più esposti a tale rischio, ovvero con indici superiori a 1.5. Questa operazione è stata resa possibile estraendo dal geoportale PRIM delle celle di venti metri per venti metri. Gli indici di rischio elaborati nel PRIM sono raggruppati in classi corrispondenti a differenti livelli di criticità rispetto alla media del territorio regionale (che è uguale ad 1). I comuni presi in esame sono Cividate Camuno, Darfo Boario Terme, Pian Camuno, Piancogno e Sellero (figg. 20-24). Come si può osservare ad essere esposte a un livello di rischio molto elevato sono sia i centri abitati sia molte aree produttive.

Un ulteriore strumento per la valutazione dell’esposizione del territorio della Valcamonica a una varietà di rischi è l’indice di rischio integrato (fig. 25). Tale indice è una combinazione, effettuata mediante una somma pesata, delle evidenze relative ai rischi individuati dal già citato PRIM, ovvero i rischi idrogeologico, meteorologico, sismico, di incendio boschivo, industriale, di incidenti stradali, incidenti sul lavoro, insicurezza urbana. L’indice di rischio integrato ha l’obiettivo di definire il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che è definita come uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10. Come si può vedere, nel caso della Valcamonica, sette comuni – Cividate Camuno, Pian Camuno, Darfo Boario Terme, Piancagno, Sellerio, Malonno e Malegno – presentano valori superiori a quelli della media regionale. Tuttavia, anche in questo caso, è l’esposizione al rischio idro-geologico a pesare in modo considerevole.

Come evidente, la valutazione della rischiosità del territorio della Valcamonica deve essere posta nella prospettiva degli effetti crescenti già evidenti del cambiamento climatico. I comuni e le altre istituzioni della Valcamonica non hanno, ad oggi, operato alcuna valutazione puntuale degli effetti locali del cambiamento climatico. La Valle risulta esposta a una varietà di fenomeni indicati come rilevanti per l’insieme del territorio regionale dal “Rapporto di sintesi della Strategia Regionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SRACC)” (fig. 26). In particolare, fenomeni quali un aumento di frequenza e intensità di piene e alluvioni e, più complessivamente, di manifestazioni legate al rischio idrogeologico, riduzione del flusso vitale minimo per i torrenti, innalzamento del limite delle nevicate, siccità e incendi boschivi, sono di particolare rilievo per la Valcamonica.

leaderboard Tabella 4. Scenari climatici regionali e locali

Il suolo consumato, ovvero urbanizzato/impermeabilizzato, nelle 14 aree lombarde al 2021 ammonta complessivamente a 49.036 ettari (ha). Dall’analisi dei dati di consumo di suolo annuale netto nel periodo 2020-2021 contenuta nel rapporto ISPRA sul consumo di suolo dell’anno 2022 applicata ai 485 comuni delle 14 “aree” lombarde, risulta che 293 di questi non hanno consumato suolo (pari al 60%), 191 comuni (pari al 39,4%) hanno invece consumato suolo e uno solo ha ridotto il consumo di suolo. Complessivamente, l’artificializzazione del suolo nelle aree lombarde ammonta a 92,6 ettari nel solo ultimo anno osservato. Questo valore pesa per il 10,5% dell’intero consumo regionale annuo (pari a 883 ettari) ed è pari a mezzo ettaro circa per ogni comune consumatore di suolo nelle aree. Si tratta quindi di un consumo significativo. Per misurare l’efficienza nell’uso del suolo abbiamo impiegato l’indicatore del consumo marginale di suolo per i 473 comuni delle aree lombarde, escludendo 12 comuni che hanno una popolazione stazionaria. Fra questi, 284 comuni non registrano consumo di suolo nel periodo 2020-2021 (pari al 58%), mentre i restanti 189 si dividono tra comuni che hanno avuto un incremento demografico e consumo di suolo (44, pari al 9%) e comuni che hanno registrato una riduzione nel numero di residenti pur continuando a consumare suolo (145, pari al 30% del totale). Come abbiamo visto, l’intero gruppo dei comuni dell’aree lombarde ha consumato 92,6 ettari pari al 10,5% dell’intero consumo di suolo regionale registrato tra il 2020 e il 2021. Quasi l’83% del consumo di suolo delle aree (76,7 ha) è imputabile ai 145 comuni con indicatore di efficienza negativo (Cmarg<0), cioè che perdono residenti, mentre gli altri 44 comuni hanno consumato i restanti 15,9 ha. Dunque, in termini assoluti ha consumato più il gruppo dei comuni inefficienti ovvero i comuni che pur perdendo residenti consumano nuovo suolo. Analizzando le famiglie di comuni per ampiezza demografica si nota che il gruppo di comuni piccolissimi (0-500 ab.) è in assoluto il più inefficiente (-1.243 m2/ab), ma non in termini assoluti (3,5 ha consumati), il cui primato è detenuto dai comuni piccoli tra i 501 e i 2000 abitanti (25,8 ha) e, a seguire, da quelli tra i 5001-10000 ab. con 22,2 ha. In conclusione, possiamo rilevare che nei 189 comuni consumatori delle aree lombarde il consumo di suolo rimane elevato, incidendo per oltre il 10% sul consumo totale regionale. Per loro si profila un andamento contraddittorio che vede oltre l’80% del loro consumo realizzato da comuni con contrazione demografica. Questi comuni sono da considerare come altamente inefficienti perché hanno consumato una risorsa non rinnovabile (il suolo) senza avere una forzante attiva (la popolazione in crescita). Questo non giustifica il consumo di suolo dei restanti comuni, in quanto si tratta di consumi in aree prevalentemente fragili e ad alta sensibilità ambientale dove, in entrambi i casi, andrebbe prima fatto uso delle aree già artificializzate, non utilizzate o dismesse, e delle abitazioni, non utilizzate o sottoutilizzate. Per guardare all’andamento del consumo di suolo nell’area, impieghiamo prima l’indicatore del suolo consumato pro capite (fig. 27) che misura la quantità di copertura artificiale esistente al 2021 rispetto alla popolazione residente in quell’anno.; il comune con un consumo di suolo pro capite maggiore è il comune di Paisco Loveno (1696mq/ab), quello inferiore è il comune di Piancogno (218 mq/ab) In seguito, impieghiamo l’indicatore di consumo marginale di suolo (fig. 28), che abbiamo spiegato poco sopra; dei 35 comuni dell’area 13 hanno consumato suolo nel 2021, di questi 11 hanno consumato suolo a fronte di una decrescita demografica.

image Figura 27. Suolo consumato pro capite
Fonte: Elaborazione su dati ISPRA, 2021.
image Figura 28. Consumo marginale di suolo
Fonte: Elaborazione su dati ISPRA, 2021.

Geografie

Geografia dell’insediamento consolidato e patrimoni costruiti

Come si evince dalla carta sul livello di occupazione delle abitazioni (fig. 30), i comuni della Valcamonica presentano valori piuttosto bassi, ad eccezione del comune di Paisco Loveno che è anche quello con edifici meno recenti. I comuni con il patrimonio residenziale più recente sono Lozio, Cerveno, Niardo, Corteno Golgi e Monno. Spesso i comuni con il patrimonio più recente sono quelli che hanno avuto un incremento di popolazione negli ultimi anni. L’area, in generale, ha un patrimonio relativamente recente (fig. 29), costruito negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, mentre si assiste a un progressivo abbandono delle abitazioni costruite nei centri storici. Relativamente al riuso del patrimonio storico è di particolare interesse, per qualità e visione, il progetto “Vione Laboratorio Permanente”, attualmente in corso e sostenuto da Fondazione Cariplo, che, a partire dall’uso transitorio di alcuni spazi pubblici del comune e della Parrocchia intende sperimentare azioni e funzioni rigenerative che si consolidino in nuovi percorsi di sviluppo per tutto il paese. Il progetto intende attivare un percorso complessivo di rigenerazione del centro storico di origine medievale che coinvolgerà, attraverso azioni di microinfrastrutturazione e autoprogettazione, diversi piccoli spazi pubblici chiamati alla trasformazione, con l’intento di muovere tutta la comunità nel ridisegno delle funzionalità sociali dell’edificato.

image Figura 30. Abitazioni occupate e non occupate
Fonte: ISTAT, 2019.

Nel territorio compreso nel perimetro dell’area Valcamonica le architetture vincolate sono 142 (fig. 31), su un totale di 1.331 nella Provincia di Brescia. La presenza più elevata di architetture vincolate (20) si registra nel comune di Darfo Boario Terme, seguito dai comuni di Esine ed Edolo (rispettivamente 11 e 10 architetture vincolate) (fig. 15). Nel perimetro dell’area ricade il sito World Heritage-UNESCO Arte Rupestre della Valcamonica (Rock Drawings in Valcamonica), nominato come primo sito italiano Patrimonio Mondiale nel 1979, che si contraddistingue per una distribuzione di molteplici siti lungo l’intera valle.

image Figura 31. Architetture vincolate
Fonte: Elaborazione su dati Vincoli in Rete – Istituto Centrale del Restauro – MiC.

Nell’area della Valcamonica sono sette i musei riconosciuti dal Sistema Museale Lombardo (fig. 32): il Museo della Guerra Bianca con sede a Temù; il MUSIL – Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia, sede di Cedegolo, il Museo dell’energia idroelettrica; il Museo didattico della riserva - Riserva naturale incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo; la Casa Museo Cerveno, nel comune di Cerveno, che fa parte anche dell’Ecomuseo Concarena – Montagna di Luce; la Raccolta Museale “Battista Maffessoli” nel comune di Capo di Ponte, parte del sito Patrimonio Mondiale Arte Rupestre della Valcamonica; il Civico Museo Etnografico del ferro e delle fucine nel comune di Malegno; infine, il Museo Etnografico del ferro, delle arti e delle tradizioni popolari con sede nel comune di Bienno.​ Inoltre, quattro gli sono gli Ecomusei (fig. 30): l’Ecomuseo Concarena – Montagna di Luce che comprende il territorio dei comuni di Malegno, Losine, Cerveno e Ono San Pietro; l’Ecomuseo dell’Alta Via dell’Oglio nei comuni di Monno, Incudine, Vezza d’Oglio, Vione, Temù e Ponte di Legno (quest’ultimo non incluso nel perimetro dell’area Valcamonica). Il comune di Monno è, inoltre, parte dell’Ecomuseo della Resistenza, con i comuni di Corteno Golgi (capofila), Edolo e Aprica (quest’ultimo non incluso nel perimetro dell’area Valcamonica). Nel comune di Bienno, infine, ha sede l’Ecomuseo del Vaso Rè.

image Figura 32. Ecomusei e musei riconosciuti dal sistema museale lombardo
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Regione Lombardia.

Il comune di Bienno, inoltre, è stato riconosciuto come Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano ed è parte dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia”.

Vita quotidiana

Servizi, mobilità e vita quotidiana

Dal punto di vista dei servizi di welfare di base (istruzione e sanità), l’area della Valcamonica si caratterizza per una presenza ampia e variegata, ma concentrata perlopiù nel fondovalle (fig. 33). Rispetto al primo ciclo di istruzione, sono pochissimi i comuni totalmente privi di offerta: Losine, Paisco Loveno, Vione e Cimbergo.

image Figura 33. Distribuzione dei servizi educativi, formativi e ricreativi
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia (scuole secondarie II grado, nidi, corsi di formazione, offerta sociale per minori) ed elaborazione del Progetto di Ricerca STEP – Scuole, Territorio e Prossimità (PoliMI, PoliTO, Indire) su dati MIUR 2021 (scuola).

Le numerose scuole presenti si trovano prevalentemente nel fondovalle e, pur raggiungendo i territori di alta valle, lasciano scoperte le aree più marginali. Si segnala la presenza di qualche pluriclasse, ovvero di plessi con classi eterogenee per età degli studenti, specie in media e alta valle. L’istruzione superiore si concentra nei centri di Darfo Boario Terme e Edolo, all’interno dell’area, Breno e Capo di Ponte, fuori dall’area. Sette sono gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado statali o paritari e i centri di formazione professionale. Di particolare interesse è l’offerta tecnico-professionale, storicamente legata alle vocazioni locali e in costante innovazione e ampliamento. A Breno (fuori dall’area), la scuola industriale comunale nasce nel 1953 per volere di Filippo Tassara (a cui oggi è dedicata), imprenditore locale ed è tuttora fortemente legata all’impresa Metalcom, attiva nel settore metallurgico, così come al tessuto produttivo dell’intera valle. È una scuola che conta 26 nazionalità, con il 15% degli studenti stranieri che frequentano spesso i corsi di formazione professionale. Recentemente è stato siglato un Protocollo d’Intesa con l’Università Statale di Brescia per avviare un percorso di laurea professionalizzante in Ingegneria meccanica, ma mancano gli iscritti. A Edolo, invece, la scuola di intaglio e intarsio nasce nel 1945 per volere della Cooperativa di lavoratori delle Industrie boschive e diventa poi, in breve tempo, una scuola professionale forestale, molto rinomata anche al di fuori del territorio. Nel tempo la scuola ha ampliato la propria offerta formativa e, dal 1996, ospita il centro Universitario d’Eccellenza “Università della Montagna (UniMont)”, un innovativo centro di formazione e di ricerca, specializzato nello studio e nell’analisi delle complessità del territorio montano, con corsi di laurea dell’Università degli Studi di Milano. Sul territorio sono presenti anche due Centri di Formazione Professionale: lo “Zanardelli” di Darfo Boario Terme e il “Padre Marcolini” di Breno (esterno all’area). Dalla ricerca “Segni di Futuro” (report 2020), l’Università di Brescia è quella che attrae il numero maggiore di diplomati dell’area. Le principali aree disciplinari scelte dai giovani sono ingegneria e architettura, medicina , economia e lingue . Inoltre, da un’indagine svolta nella stessa ricerca la maggior parte degli studenti intervistati ritiene di trovare un lavoro in Provincia di Brescia, Valcamonica compresa (70%); di questi, il 40% ha intenzione di rimanere in Valcamonica nella ricerca del lavoro.

L’offerta sociale (nidi e strutture per i giovani, quali Centri di Aggregazione Giovanile) è insufficienti a coprire la domanda e si colloca soprattutto nei territori di bassa e media valle. Si segnalano, in controtendenza, alcuni interessanti esperienze. La prima riguarda un asilo nido (“I camunelli”) a Ponte di Legno (comune confinante a nord dell’area), gestito dall’Unione dei comuni “Civiltà delle Pietre” e dalla TEMPO LIBERO Società Cooperativa Sociale Onlus. Dal 2017 è attiva anche una sezione staccata a Losine, all’interno di un edificio in centro storico. La seconda è rappresentata dal centro culturale “Ca’Mon”, centro di comunità per l’arte e l’artigianato della montagna, ospitato dal 2021 nell’ex-asilo di Monno. Il centro realizza numerose attività per bambini (doposcuola, laboratori), disabili e cittadini, spesso in collaborazione con artisti (che possono fermarsi in residenza) e che prevedono il recupero di tecniche artigianali tradizionali. Inoltre, nell’ambito del progetto DAD Differenti Approcci Didattici – progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e cofinanziato da Fondazione Cariplo – è stato recentemente inaugurato l’hub di Lava di Malonno “Dire - Fare - Sperimentare”, luogo di inclusione e partecipazione ricavato nell’ex scuola grazie a un percorso di co-costruzione con i ragazzi, dove poter sperimentare laboratori e offrire uno spazio di incontro per i giovani tra gli 11 e i 18 anni, attualmente aperto un pomeriggio a settimana.

Gli ospedali sono tre (Esine, Edolo e Breno, fuori dall’area), due dei quali di livello DEA (dipartimento di emergenza accettazione) (fig. 34). Buona la presenza e varietà di strutture sanitarie specializzate (anziani, consultori), specie grazie alla partecipazione delle cooperative sociali e del volontariato, anche se concentrate per lo più nella parte bassa e mediana del territorio. Più in quota, Edolo rappresenta una centralità importante per i servizi dell’alta valle. Darfo Boario Terme e i comuni dell’Unione Antichi Borghi di Valcamonica sono sicuramente i centri di riferimento per l’assistenza sociosanitaria.

image Figura 34. Distribuzione dei servizi sociosanitari
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia 2022.

Per individuare quei comuni che possono essere considerati come “poli intermedi” sono stati presi in considerazione anche i servizi di prossimità, focalizzando l’attenzione sulla presenza di servizi sanitari di prossimità, ad esempio le farmacie (fig. 34). Vione, in alta valle, si conferma come comune molto svantaggiato dal punto di vista dell’accessibilità ai servizi di prossimità, in quanto totalmente privo di servizi educativi, farmacia e ufficio postale. Anche Cimbergo e Paisco Loveno in media valle sono sprovvisti di servizi educativi e di servizi sanitari di prossimità; Paisco Loveno, in aggiunta, usufruisce di un ambulatorio medico solo 1 giorno a settimana. Il comune di Darfo Boario Terme, in bassa valle, e quello di Edolo, in media-alta valle, rappresentano centralità intermedie per l’accessibilità ai servizi, come anche il comune di Breno, che tuttavia non rientra nel perimetro dell’area.

L’indice di mobilità in uscita (fig. 35) misura il dinamismo di un territorio attraverso la percentuale di persone che si spostano quotidianamente per motivi di studio e di lavoro rispetto alla popolazione del comune di età compresa tra 6 e 64 anni (dall’inizio della scuola dell’obbligo fino all’età del pensionamento). Il territorio della Valcamonica presenta indici di mobilità in uscita abbastanza bassi, ad eccezione di alcuni comuni della bassa valle a ridosso del comune di Darfo Boario Terme (Gianico e Angolo Terme) e della media valle (Losine). I comuni della bassa valle (Darfo Boario Terme, Esine, Piancogno, Bienno, Berzo Inferiore) riportano, invece, indici di mobilità abbastanza elevati. In valle, i centri maggiori sono Darfo Boario Terme, Edolo, Breno, Ponte di Legno, Malonno, Esine, Piancamuno. Qui, dove maggiori sono le opportunità (lavorative, di acquisti, studio, etc.), gli spostamenti in uscita sono minori. L’area con il più alto rapporto tra generati ed attratti, cioè che più “si svuota” durante la giornata, è la Media valle. L’Alta valle, proprio per il suo maggiore isolamento, tende a essere più auto-contenuta.

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Un’analisi più approfondita della matrice Origine e Destinazione (O/D) della Regione Lombardia (2020), che misura il numero di spostamenti delle persone di età maggiore di 14 anni, permette di capire i motivi e i mezzi prevalenti degli spostamenti, oltre che le maggiori dinamiche di mobilità (fig. 36). La Valcamonica si caratterizza per un numero di flussi interni abbastanza elevato, un numero di flussi in entrata relativamente elevato rispetto alle altre aree lombarde, un numero di flussi in uscita relativamente basso.

leaderboard Figura 36a. Flussi in entrata per motivo di spostamento

leaderboard Figura 36b. Flussi in uscita per motivo di spostamento

leaderboard Figura 36c. Flussi interni per motivo di spostamento

Con riferimento al motivo dello spostamento (fig. 37), in quasi tutte le aree risulta prevalente il motivo occasionale, seguito dal lavoro, mentre sono di lieve entità i flussi per motivi di studio o di affari. Gli spostamenti per motivi occasionali sono effettuati per impegni legati ad attività quali acquisti, commissioni, accompagnamento. Considerati i motivi e la distribuzione degli spostamenti è possibile affermare che il maggior numero di flussi in Valcamonica avviene all’interno dell’area o verso l’area (entrata), evidenziando così un fenomeno di auto-contenimento.

Mentre negli spostamenti interni il motivo prevalente è quello legato ai motivi occasionali, sottolineando una polarizzazione interna all’area per quanto riguarda i servizi, prevalentemente localizzati nel fondovalle, per i flussi in entrata gli spostamenti per motivi di lavoro sono di poco inferiori a quelli per motivi occasionali, suggerendo che a una scala più ampia i servizi presenti nell’area sono attrattivi. Quest’ipotesi viene confermata dal fatto che i flussi in uscita sono maggiormente dovuti a motivi di lavoro, più che a quelli occasionali. Il comune con il maggior numero di flussi interni è Darfo Boario Terme, seguito da Edolo, Esine, Piancogno, mentre i comuni col numero minore di flussi interni sono Losine, Braone, Cerveno e Ono San Pietro. Il comune con il maggior numero di flussi in entrata è Darfo Boario Terme, seguito da Pian Camuno, Esine, Artogne, mentre i comuni col numero minore di flussi in entrata, quindi poco attrattivi, sono Losine e Monno, che è anche quello con il reddito più basso. Darfo Boario Terme, Pian Camuno, Artogne ed Esine sono anche i comuni con il numero maggiore di flussi in uscita, evidenziando una maggiore vitalità dell’area. Monno e Vione, invece, confermano di essere comuni poco attivi. In tutte le aree prevale in modo netto l’uso del mezzo privato per gli spostamenti interni. Questa tendenza è particolarmente evidente in Valcamonica dove, nonostante la presenza della linea ferroviaria, l’uso del treno come mezzo di trasporto ha una percentuale irrisoria, dovuta principalmente al servizio offerto. La linea ferroviaria di Ferrovienord esercitata da Trenord è, infatti, servita esclusivamente da servizi regionali e garantisce velocità commerciali non superiori ai 50km/h.

L’offerta di trasporto pubblico in Valcamonica si snoda prevalentemente lungo il fondovalle (fig. 38). Qui, parallelamente al fiume Oglio, corre la linea ferroviaria RE 3 che collega Brescia, Iseo e Edolo. I servizi sono di due tipi, RegioExpress che effettuano solo le fermate principali nella parte centrale della valle e i regionali, limitati a Breno, a servizio di tutte le fermate presenti. Le tre stazioni di Malonno, Cedegolo e Capo di Ponte sono le uniche tre stazioni ancora attive nel tratto superiore della linea. Tuttavia, tra le altre stazioni è ancora presente un unico servizio sostituivo al mattino operato da FNM Autoservizi. Molte fermate hanno una frequenza di treni molto bassa, inferiore ai 26 treni al giorno, ad eccezione dei comuni di Breno, collocato fuori dall’area, e di Darfo Boario Terme, dove le stazioni hanno una frequenza di treni che va da 26 a 35 treni al giorno. Le stazioni, localizzate per lo più nei centri abitati, sono comunque ben accessibili da buona parte della popolazione, a piedi, in bici e in auto. Tragitti più lunghi sono richiesti a chi vive in alta valle. Fra le criticità, si segnala anche il problema del dissesto idrogeologico del territorio che, con frane e alluvioni, compromette le infrastrutture e causa disservizi. Entro questo quadro di criticità si colloca il progetto “H2iseO Hydrogen valley”, realizzato da FNM, FERROVIENORD e Trenord, che mira a decarbonizzare i servizi di trasporto pubblico e a favorire la transizione verso un sistema di trasporti più sostenibile. Il progetto prevede lo sviluppo di un distretto economico e industriale basato sull’idrogeno, oltre alla decarbonizzazione totale dei principali componenti del trasporto pubblico locale, in particolare della linea ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo. Insieme alla sostituzione dei treni è prevista la realizzazione di uno o due impianti di produzione di idrogeno nella zona di Brescia e/o di Edolo entro il 2025. Nel corso della terza fase, infine, sarà possibile utilizzare l’idrogeno prodotto dagli impianti per altri veicoli oltre al treno, a partire dalla mobilità pubblica su gomma.

image Figura 38. Struttura e frequenza del trasporto pubblico locale (TPL)
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia.

Anche il sistema del trasporto pubblico locale su gomma si sviluppa prevalentemente nel fondovalle, con poche linee trasversali. Edolo rappresenta il punto terminale della ferrovia e un punto di snodo del TPL in alta valle. Da qui parte la linea che serve i comuni dell’alta valle sia verso est, al confine con la Provincia di Trento, sia a ovest, verso la Provincia di Sondrio. Il servizio di trasporto pubblico locale attivo in Valcamonica è caratterizzato dalla presenza di 20 linee, esercite da sei diversi aziende (FNM Autoservizi nel fondovalle; Arriva per corse di lungo raggio e, dal 2022, un servizio di bici-bus sulla tratta Edolo-Ponte di Legno; Autoservizi Gelmi che si occupa del collegamento tra Edolo e Malonno; Visinoni (SAV) che garantisce il collegamento tra la media valle e il lago d’Iseo; SABBA opera sull’area dell’Altopiano del Sole – Borno, Ossimo e Lozio –, offrendo connessione con i centri principali; Bonomi, infine, esercita in media valle).

Il servizio è indirizzato primariamente a un’utenza di tipo scolastico: per questo ogni comune risulta correttamente collegato ai centri principali, quali Breno (fuori dall’area), Darfo Boario Terme ed Edolo. Nonostante la distribuzione del servizio copra tutto il territorio, le frequenze delle corse sono spesso molto limitate. Ad oggi, il bus lavora in maniera sostanzialmente indipendente dal treno. Non sono, infatti, previste integrazioni orarie o tariffarie. I collegamenti pubblici dalla valle, oltre alla ferrovia per Brescia e ai suoi sostitutivi, sono basati su una linea di autobus semioraria tra Darfo Boario Terme e Bergamo e tre corse giornaliere tra Edolo, Orio al Serio e Sesto San Giovanni. Poiché si riscontra un problema diffuso di accessibilità ai servizi, in particolar modo nelle valli laterali, è stato recentemente predisposto il progetto di mobilità integrata “Move in green” che prevede la possibilità di interscambio con bici elettriche e un van in sei stazioni ferroviarie lungo la tratta Iseo-Edolo: Edolo, Cedegolo, Capo di Ponte, Darfo Boario Terme, all’interno dell’area, Breno e Costa Volpino, all’esterno. Orientato alla mobilità attiva è anche il progetto “Una valle Ciclabile”, promosso da Bio-distretto Valcamonica, Fondazione Cariplo e Legambiente Valcamonica, con l’obiettivo di cambiare le abitudini quotidiane di spostamento degli abitanti dell’area compresa tra Darfo Boario Terme e Breno. Il progetto intende motivare i cittadini a usare la bicicletta attraverso un gioco a premi e attività di formazione e sensibilizzazione, con ricadute positive sul benessere ambientale e la salute psicofisica.

Per quanto riguarda la rete stradale, le infrastrutture automobilistiche sono limitate a causa della conformazione della valle. Le principali sono la S.S. 510 da Brescia e la S.S. 42 da Milano/Bergamo al Passo del Tonale/Bolzano, con un tratto – fino a Malonno – esterno all’abitato, dove la velocità di percorrenza è di 90 km/h. Quest’ultima strada si connette anche con le autostrade A4 Milano Venezia e A22 Modena Brennero. La viabilità automobilistica è stata negli anni soggetta ad interventi per migliorarne la percorribilità, ma perdurano ancora diversi punti critici.

Economie

Economia e le specializzazioni produttive

Sebbene il numero maggiore di addetti nel 2019 sia nel manifatturiero con più di 7.500 unità, il confronto con le altre aree evidenzia la rilevanza del settore commerciale e delle costruzioni, in cui la Valcamonica riporta il numero maggiore di addetti per abitante (fig. 39).

leaderboard Figura 39. Adetti per settore

Il numero totale delle imprese al 2019 è di 8.153, un dato che consolida la ripresa dei livelli precrisi. La maggior parte dei settori hanno registrato incrementi positivi dal 2008: in particolare, i settori agro-alimentare, ristorazione, energia e rifiuti, metalli, chimica e plastica, servizi alle imprese, trasporti. La gran parte dei comuni della Valcamonica ha registrato una perdita significativa di addetti dal 2008: in particolare Pian Camuno e Darfo Boario Terme sono i comuni che dal 2008 al 2018 continuano a registrare significative perdite di addetti. Da uno studio condotto dall’Osservatorio Sindacale della CGIL Vallecamonica - Sebino nel 2020 emergono divari preoccupanti nelle retribuzioni tra operai, quadri e dirigenti, tra uomini e donne a parità di impiego, tra lavoratori giovani e meno giovani. Si segnalano anche disuguaglianze nelle tutele e l’incremento del lavoro precario. Non sono presenti distretti industriali e alcuni settori si sono fortemente ridimensionati dopo la crisi del 2008, in particolare il tessile e la filiera del legno. Sono presenti, invece, numerose attività metallurgiche e meccaniche, quali le imprese del “sistema dei forgiatori” di Cividate Camuno con la Mamè, la Morandini, la Monchieri e la Fedriga e la Metalcam a Breno, collocata fuori dall’area. Lo sviluppo industriale è andato di pari passo con la produzione di energia. Lungo la valle, grazie alla presenza dell’Oglio e dei suoi affluenti, si localizzano numerosi impianti idroelettrici, sia piccole sia grandi derivazioni.

Per lo sviluppo economico della valle, è importante segnalare “Impresa e territorio”, una società consortile pubblico-privata che gestisce l’incubatore d’impresa situato nel comune di Cividate Camuno e gestito da Invitalia, che si occupa di fornire servizi alle imprese e di sostenere l’innovazione in valle. Per quanto riguarda il mondo imprenditoriale, nel 2021 è stata, inoltre, costituita la Fondazione “Prossima generazione Valcamonica Ets”, promossa dalla comunità Montana di Valcamonica, Consorzio BIM e Confindustria Brescia, che ha l’obiettivo di rilanciare i settori produttivi della valle e sviluppare percorsi economici innovativi a partire dal recupero delle aree dismesse di piccole e grandi dimensioni. Edison Next, comunità Montana e Bacino Imbrifero Montano (BIM) insieme al Consorzio Valcamonica Servizi hanno firmato nel 2022 un accordo per lo sviluppo di iniziative di decarbonizzazione e produzione di idrogeno verde, specialmente nei confronti delle attività industriali energivore e della mobilità sostenibile locale e regionale, al fine di ridurne l’impatto ambientale.

L’agricoltura è un settore limitato in valle per numero di imprese e addetti, anche se la loro distribuzione è fortemente differenziata sul territorio. La contrazione della superficie agricola riguarda tutte le colture, fenomeno che segnala la riduzione delle attività agricole tradizionali e i relativi processi di riforestazione. Tra i fattori di debolezza si segnalano la piccola dimensione delle imprese agricole e l’elevata frammentazione fondiaria (molte particelle sono inferiori ai 1.000 mq). Le produzioni agricole tipiche della Valcamonica comprendono la castanicoltura, localizzata soprattutto nella bassa valle, la frutticoltura (mele e altri frutti, piccoli frutti), l’apicoltura e la viticoltura. In Valcamonica sono attive 21 aziende vinicole ed è presente un consorzio IGT, cui fanno capo 13 aziende. Al fine di valorizzare tale attività, l’Università Unimont ha dato vita al progetto “Val.So.Vi.Ca.”, incentrato sullo studio di zonazione viticola locale che si pone l’obiettivo di rendere la viticoltura camuna più efficiente, sostenibile e forte sul mercato. Una questione di rilievo, anche in termini di impatti ambientali, è la produzione agricola intensiva in bassa valle, dove molti terreni sono usati per la produzione di semi impiegati nei mangimi e dove si localizzano allevamenti di maggiori dimensioni rispetto a quelli tradizionali, alimentati a foraggio locale, dell’alta valle. Il Caseificio Sociale della Valle Camonica e del Sebino CISSVA negli ultimi anni ha perso tantissimi soci. Allo stesso tempo, si è avuto un rilancio del formaggio “Rosa Camuna”, legato a più vaste strategie di identità e immagine della valle. La coltivazione della castagna è entrata in crisi negli anni ‘60 del secolo scorso e molti castagneti sono stati abbandonati con conseguenze negative sulla cura del patrimonio boschivo. Negli ultimi anni c’è un ritorno di questa coltivazione, anche grazie alla costituzione del consorzio della castagna. La presenza del bosco è un elemento importante per l’area e più della metà dei terreni sono di proprietà pubblica. Oltre il 50% del patrimonio è impiegato a fini produttivi, anche se solo in parte valorizzato dalle segherie locali che spesso utilizzano legno importato dall’estero per questioni di costi. Oltre ai Consorzi, esiste il marchio “Sapori di Valcamonica” che raggruppa più di un centinaio di produttori, agriturismo e rifugi. Un’altra realtà di rilievo è rappresentata dal “Bio-distretto Valcamonica” che sostiene lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura biologica, promuove il territorio attraverso le produzioni di qualità, il consumo locale e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e ambientale, incoraggia e coordina le esperienze virtuose di produzione, consumo, e gestione del territorio già presente e ne promuove di nuove, coinvolgendo l’intera popolazione locale. Con il progetto “Coltiviamo il futuro”, il Bio-distretto Valcamonica vuole rendere la valle più attrattiva per i giovani, costruendo opportunità lavorative e abitative sostenute da forme di mobilità e connettività adeguate. La proposta integrata intende promuovere le condizioni per la partecipazione dei giovani a un processo di innovazione e transizione verso una valle sostenibile, dove nuove professionalità nell’agricoltura rigenerativa e multifunzionale, turismo d’esperienza, economia circolare e artigianato possano generare un tessuto economico, dinamico, integrato e rispettoso del territorio. Il progetto lavora, in particolare, sulla media valle con azioni di recupero di terreni agricoli abbandonati, rivitalizzazione dei borghi periferici, creazione di un paesaggio di qualità per abitanti e turisti, creazione di nuove forme dell’abitare, sostegno alle filiere locali di qualità.

Nonostante le numerose risorse ambientali, culturali ed enogastronomiche, la ricettività e il comparto turistico hanno ancora dimensioni limitate, con divari evidenti tra l’alta valle, legata al turismo della neve e alla presenza di seconde case, e il resto del territorio, fatta eccezione di Darfo Boario Terme che dispone di numerose strutture, alcune però abbandonate. Con riferimento allo sviluppo territoriale e alla valorizzazione del patrimonio culturale, si ricorda che il “Distretto Culturale della Valcamonica” è stato il primo tra i Distretti Culturali approvati e co-finanziati da Fondazione Cariplo tra il 2009 e il 2010. Tra le sue azioni, importante è stata l’elaborazione di un brand territoriale unitario per il territorio: La “Valle dei Segni”. Altri progetti importanti sono: “A ciascuno il suo passo”, un progetto che intende rendere il territorio della valle dei Segni più accessibile alle persone con disabilità e più accogliente; il marchio “Segno artigiano – la qualità del fare in Valcamonica”, un sistema e una rete territoriale di realtà produttive dell’artigianalità locale. Recentemente, infine, sono stati avviati lavori di ammodernamento di alcuni impianti sciistici esistenti grazie all’approvazione di due Patti Territoriali del Monte Altissimo (17 mln euro), con Borno come comune capofila, e quello di Montecampione, con Artogne capofila (13 mln euro). Il primo ha l’obiettivo di attuare una nuova strategia di sviluppo e di posizionamento turistico del Monte Altissimo attraverso lo sviluppo delle principali infrastrutture strategiche del comprensorio, la realizzazione di una nuova telecabina di arroccamento in sostituzione dell’attuale impianto e la ristrutturazione e riqualificazione complessiva del rifugio in quota. Il secondo, invece, prevede la sostituzione e ammodernamento di tre impianti. Tali investimenti sono volti al contrasto dello spopolamento, al mantenimento e sviluppo del sistema economico e turistico e dei suoi livelli di occupazione, con particolare attenzione a quella giovanile e femminile. Si segnalano, infine, bandi rivolti specificamente al settore turistico, come il bando “Imprese turistiche”, quello “Rifugi”, quello “Itinerari”.

A conclusione, è importante citare la “Strategia per lo Sviluppo delle Orobie Camune” (2017) che prevede anche progetti di trasformazione territoriale, quali l’adeguamento della viabilità, la realizzazione di parcheggi e aree di sosta per camper, la creazione di sentieri e passerelle ciclopedonali, la promozione di strade del vino per sostenere lo sviluppo economico e turistico della valle in senso più generale.

Governance

Gli attori, la governance e le politiche pubbliche

Guardando alla frammentazione della governance sovra-locale, la Valcamonica appare in una posizione complessivamente favorevole. Ci sono diversi enti e istituzioni che gestiscono i servizi sul territorio: la Provincia, gli Uffici scolastici territoriali, l’Azienda di tutela della salute, l’Ambito Territoriale Ottimale, i Parchi Regionali, le comunità montane, l’Agenzia per il Trasporto Pubblico Locale (TPL), le Camere di Commercio. L’area della Valcamonica è interamente parte del territorio della Provincia di Brescia. Rientrano nei confini della Provincia l’Ambito Territoriale Ottimale per la Gestione delle Acque, l’Ufficio scolastico Territoriale, l’Agenzia di gestione del TPL, la Camera di Commercio. Solo l’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) rientra nel territorio dell’ATS della Montagna che include anche territori delle Province di Sondrio, Brescia e Como. L’area corrisponde al territorio della comunità montana, ad esclusione dei comuni confinanti con la Provincia di Trento, che non sono stati inclusi in quanto destinatari dei FCC. Sull’area insistono due parchi regionali: lungo il confine nord, il Parco nazionale dello Stelvio nei comuni di Vezza d’Oglio, Vione e Temù nella parte a nord del fiume Oglio, mentre l’area a sud dell’Oglio degli stessi comuni rientra nell’area del Parco dell’Adamello. Un altro aspetto importante è la capacità istituzionale degli attori della governance pubblica locale. A questo proposito, sono state poi valutate la dotazione di organico3 per ciascun organo di governance e la localizzazione delle sedi degli enti di gestione per capire il livello di capacità amministrativa di ciascun organo di governance e il livello di coinvolgimento e conoscenza del territorio.

image Figura 40. Gli attori della governance pubblica nelle aree lombarde
Fonte: Elaborazione degli autori.

Per quanto riguarda la localizzazione delle sedi della governance, la dimensione e la capacità amministrativa (fig. 40), si evidenzia che le sedi amministrative dei diversi organi di governance siano prevalentemente posizionate nei capoluoghi di Provincia (Brescia, in questo caso). La Valcamonica dispone anche di una propria Camera del Lavoro. Nel caso della Valcamonica, la comunità Montana ha sede nel comune di Breno, esterno al perimetro dell’area. La comunità Montana della Valcamonica ha una dotazione di organico pari a 38 dipendenti, quindi una buona capacità amministrativa potenziale rispetto ad altre aree.

Il numero di Unioni e Fusioni tra comuni rappresenta una misura della capacità di cooperazione tra gli enti locali. Fra le aree della Lombardia, l’area della Valcamonica è quella con una maggiore presenza di Unioni di comuni. Se ne contano, infatti, sette, mentre un’ottava lambisce parte del territorio a sud. Le Unioni sono: Antichi Borghi di Vallecamonica (comprensiva di Breno, fuori dall’area), comuni dell’Alta valle Camonica (comprensiva di Ponte di Legno), Media valle Camonica e Bassa valle Camonica, Valsaviore (comprensiva di Cevo e Saviore dell’Adamello), Alpi Orobie Bresciane, Ceto Cimbergo Paspardo. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di Unioni vaste, che comprendono numerose amministrazioni comunali, rimarcando un buon livello di cooperazione intercomunale. Una sola Fusione comunale riguarda, invece, Bienno. A livello sovralocale è presente anche il GAL Sebino Valcamonica Val di Scalve, con sede a Paspardo e che riguarda un territorio più esteso di quello dell’area.

Infine, un’ulteriore misura della capacità di cooperazione alla scala dell’area è lo stato della pianificazione energetica e per il clima. In Valcamonica circa il 50% dei comuni sono dotati di Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) e dei successivi Piani di Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC) (fig. 41). Nella valle vi sono due casi di pianificazione intercomunale: il PAES dell’Unione dell’Alta Valcamonica, approvato nel 2018, e i documenti PAESC e PAES dell’Unione comunale della Valsaviore (in parte fuori dall’area), approvato nel 2012.

image Figura 41. Stato di approvazione della pianificazione energetica e per il clima
Fonte: Elaborazione CCCR Lab, 2023.

Prospettive

Dove va la Valcamonica? Tre temi verso l’agenda strategica

Indice sottosezioni:

7.1 Migrazioni interne: verso il fondovalle e le nuove polarità, accentratori di servizi

Si riconosce un doppio fenomeno di polarizzazione; gli abitanti si sono, infatti, spostati: 1) da un lato, dei versanti, dove si localizzano tradizionalmente i centri storici, verso il fondovalle, dove si concentrano i principali servizi, il trasporto pubblico locale (TPL) e i luoghi del commercio; 2) dall’altro lato, dai comuni dell’alta valle verso i comuni della bassa valle, con Darfo Boario Terme e Breno (fuori dall’area) che rappresentano le polarità più rilevanti. Fa eccezione a questa dinamica il comune di Edolo che, sebbene localizzato in alta valle, si configura come una polarità, ospitando anche servizi di rango sovralocale, come l’ospedale e l’università. Se, da un lato, si evidenzia l’abbandono del patrimonio storico a favore di nuove costruzioni lungo i principali assi di collegamento e in area pianeggiante, dall’altro, emergono fenomeni di migrazione sia tra comuni sia all’interno degli stessi. Vione, in alta valle, si conferma come comune molto disagiato in riferimento all’accessibilità ai servizi di prossimità, in quanto totalmente privo di servizi educativi, farmacia e ufficio postale. Anche Cimbergo e Paisco Loveno, in media valle, sono sprovvisti di servizi educativi e di servizi sanitari di prossimità; Paisco Loveno, in aggiunta, usufruisce di un ambulatorio medico solo 1 giorno a settimana. Infine, si evidenzia anche come alcune frazioni, ad esempio Pescarzo nel territorio di Capo di Ponte, siano poco raggiungibili e abbiano un’accessibilità molto limitata ai servizi essenziali. La valle si presenta come un territorio abbastanza autocontenuto, in cui si rilevano bassi valori di mobilità in uscita, a fronte di un numero abbastanza elevato di flussi interni. Gli indicatori di mobilità confermano la configurazione di una grande polarità che include i comuni di Darfo Boario Terme, Esine, Piancogno, Bienno, Berzo Inferiore, che riportano indici di mobilità interna elevati. L’elevato numero di flussi per motivi occasionali rivela la necessità degli abitanti dell’area di spostarsi per usufruire di servizi sanitari, per questioni amministrative o per lo shopping. In particolare, Darfo Boario Terme si conferma come comune polo, essendo quello con il maggior numero di flussi interni (flussi che hanno, cioè, origine e destinazione all’interno del territorio comunale) e di flussi in entrata. L’analisi dei flussi conferma come poco vitali e in decrescita i comuni di Losine, Braone, Cerveno, Monno e Ono San Pietro. Le interviste hanno evidenziato che i gruppi maggiormente svantaggiati sono i giovani, gli anziani soli e gli adulti separati. Si evidenziano anche alcune progettualità in corso: il progetto “C6?! Young in vallecamonica” rivolto ai giovani; alcuni progetti di housing sociale, come l’acquisto e trasformazione di un immobile a Malegno per l’autonomia abitativa di anziani e disabili. Si riscontra un problema diffuso di accessibilità ai servizi in particolar modo nelle valli laterali. È stato predisposto un progetto di mobilità integrata “Move in green” che prevede la possibilità di interscambio con bici elettriche e un van in sei stazioni ferroviarie lungo la tratta Iseo-Edolo, fra cui i comuni di Edolo, Cedegolo, Capo di Ponte, Darfo Boario Terme.

image Figura 42. Migrazioni interne: verso il fondovalle e le nuove polarità, accentratori di servizi
Fonte: Elaborazione degli autori.

7.2 Le sfide dell’economia: oltre l’industria verso nuove specializzazioni

L’economia della valle ha un carattere prevalentemente manifatturiero, come dimostrato dal fatto che nel 2019 questo settore assorbe il numero maggiore di addetti, con più di 7.500 unità; tuttavia, il confronto con le altre aree evidenzia la rilevanza del settore commerciale, delle costruzioni e ricettivo, in cui la Valcamonica riporta il numero maggiore di addetti per abitanti. Tra le attività industriali prevalenti si rilevano la metallurgia e la siderurgia. Lo sviluppo industriale è andato di pari passo con la produzione di energia. Lungo la valle, grazie alla presenza dell’Oglio e dei suoi affluenti, si localizzano anche numerosi impianti idroelettrici (piccole e grandi derivazioni). Fra le forme economiche emergenti, alcuni recenti cambiamenti nell’assetto economico e climatico hanno portato alla diffusione della filiera bosco-legno e della produzione vitivinicola. In Valcamonica sono presenti in totale 21 aziende vinicole e un consorzio IGT, cui fanno capo 13 aziende. Infatti, il 76% della superficie coltivata è dedicata alla viticoltura. Il turismo non si può considerare al momento un’attività economica prevalente, sebbene i dati relativi agli addetti nel settore turistico siano incoraggianti e i dati Airbnb riportino valori superiori alla media in alcuni comuni di alta valle. Il ghiacciaio dell’Adamello è un importante recapito turistico; tuttavia, solo il comune di Ponte di Legno (esterno all’area) ne ha ritorni economici, mentre nei comuni dell’area si rileva la presenza di seconde case, che incidono sensibilmente sul consumo di suolo, con una totale mancanza di servizi di base. Attraverso due Patti Territoriali che vedono tra gli enti sottoscrittori diversi comuni dell’area e la comunità Montana di Valcamonica (Patto Territoriale del Monte Altissimo e Patto Territoriale di Montecampione) questo territorio sta realizzando un programma di interventi volti alla riqualificazione dell’offerta turistica, anche ai fini della destagionalizzazione dei flussi. Nel perimetro dell’area ricade il sito World Heritage - UNESCO Arte Rupestre della Valcamonica (Rock Drawings in Valcamonica), nominato primo sito italiano Patrimonio Mondiale nel 1979 ed elemento centrale nel riconoscimento della forte identità camuna, che può rappresentare un ulteriore fattore di sviluppo turistico promuovendo il passaggio da un sistema economico basato prevalentemente sul turismo della neve a una destagionalizzazione che si apre a un turismo verde, grazie anche allo sviluppo del cicloturismo lungo la ciclovia dell’Oglio. Tuttavia, al momento, sembra mancare una strategia chiara e unitaria di promozione turistica.

image Figura 43. Le sfide dell’economia: oltre l’industria verso nuove specializzazioni
Fonte: Elaborazione degli autori.

7.3 La sfida della biodiversità: patrimonio naturale, rischi ambientali e decarbonizzazione

L’area della Valcamonica comprende ecosistemi molto diversi: dal ghiacciaio dell’Adamello che arriva a 3.500 m s.l.m., fino al Lago d’Iseo, la cui flora subisce influenze dal Mediterraneo. Si tratta di una delle più estese valli delle Alpi Centrali, lunga quasi 100 km, che culmina a nord in tre valichi montani: Passo del Tonale, Passo dell’Aprica e Passo del Gavia. Il gruppo delle Alpi dell’Adamello a est e le Prealpi Orobiche a ovest cingono lateralmente la valle. Questa grande estensione fa sì che la valle sia considerata allo stesso tempo prealpina (a sud) e alpina (a nord), con numerosissime vallate laterali. Si delineano, quindi, paesaggi e climi altrettanto variegati, che vanno dal ghiacciaio alla viticoltura emergente. Il 55% della superficie è tutelata da aree protette, facenti parte della Rete Natura di Valcamonica; fra di esse spiccano i Parchi dell’Adamello (regionale) e dello Stelvio (nazionale). L’intera valle è stata, inoltre, designata dall’UNESCO “Riserva della Biosfera di valle Camonica – Alto Sebino” nel 2018. Nonostante la rilevanza di questo patrimonio, è possibile individuare alcuni importanti fattori di inquinamento e rischio, ad esempio quelli dovuti alla dismissione di impianti e aziende che comportano la presenza di rifiuti pericolosi e siti contaminati, o quelli legati all’uso diffuso dell’automobile per gli spostamenti quotidiani. Infatti, nonostante la presenza della linea ferroviaria, l’automobile è il mezzo preferito per gli spostamenti con effetti rilevati in termini di emissioni e congestione. Numerosi progetti si muovono verso la promozione di pratiche di mobilità più sostenibili e di una progressiva decarbonizzazione del trasporto, anche coinvolgendo attori di scala sovralocale presenti sul Infatti, nonostante la presenza della linea ferroviaria, l’automobile è il mezzo preferito per gli spostamenti con effetti rilevati in termini di emissioni e congestione. Numerosi progetti si muovono verso la promozione di pratiche di mobilità più sostenibili e di una progressiva decarbonizzazione del trasporto, anche coinvolgendo attori di scala sovralocale presenti sul territorio. Ad esempio, il progetto promosso dal gruppo FNM, FERROVIENORD e Trenord per la decarbonizzazione della valle a beneficio sia alla mobilità quotidiana, sia al settore industriale (il progetto “H2iseO Hydrogen valley”), o anche attori di scala locale, come il Bio-distretto della Valcamonica, che ha proposto un progetto, con il supporto di Fondazione Cariplo, che sfrutta alcuni incentivi per incrementare la mobilità quotidiana ciclabile, facendo presa su un aspetto identitario della valle (il tradizionale “Gir de gnard” in mountain bike), o, infine, il già citato progetto “Move in green”. Lo sviluppo della ciclabilità, anche in chiave turistica, potrebbe sicuramente avere un ruolo importante per la cura e la manutenzione del territorio.

image Figura 44. La sfida della biodiversità: patrimonio naturale, rischi ambientali e decarbonizzazione
Fonte: Elaborazione degli autori.
  1. Il FCC non interessa soltanto i comuni strettamente confinanti con le due Province Autonome ma anche quelli classificati come ‘contigui’; il Fondo finanzia progetti al fine di sostenere lo sviluppo economico e sociale dei territori di confine, quali ad esempio opere di viabilità o interventi su beni pubblici.
  2. Comunità Montana di valle Camonica, 2020, Segni di Futuro. Verso una nuova economia collaborativa, Report Annuale Osservatorio di comunità. Si segnala, anche con riferimento ai materiali (dati e mappe) riportati nelle pagine seguenti, che lo studio analizza un territorio più esteso dell’area Valcamonica, comprendente 41 comuni.
  3. I dati sulla dotazione di organico sono stati reperiti dai bilanci dei diversi enti; non vi sono indicazioni per la dimensione organica degli enti di gestione dei Parchi Regionali.