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Val Seriana e Val di Scalve / Agenda strategica

L'agenda strategica dell'area della Val Seriana e della Val di Scalve

gavel 42 comuni

groups_2 137.067 abitanti

Chiusura documento: 12/09/2024

Indice sezioni:

Le aree interne lombarde costituiscono un mosaico territoriale fatto di diversità produttiva, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica. La forte diversificazione produttiva, in particolare, è uno dei fattori che ne qualifica la diversità territoriale: nelle aree interne lombarde si praticano, nello spazio di pochi chilometri, l’agricoltura di montagna, l’artigianato e la manifattura, la ricreazione ed il turismo.

Oggi queste aree si trovano di fronte a una varietà di punti di rottura, che segnalano la necessità di ripensare e ri-orientare la propria traiettoria in direzione di un futuro più desiderabile perché più giusto e sostenibile, e quindi più abitabile. Crisi correnti, crescenti e fra loro intimamente connesse, quali quelle che manifestano l’avanzare del cambiamento climatico – la siccità o lo scioglimento dei ghiacciai alpini - oppure quelle che manifestano la crisi del modello di sviluppo ereditato – lo spopolamento di alcune porzioni del territorio o il declino di alcuni settori produttivi - indicano la necessità per gli attori locali di riconoscere tali punti di rottura, e di renderli oggetto di intervento e soprattutto di progetto.

Tale progetto, per rivelarsi efficace, non può che muovere dal riconoscimento della diversità di ogni territorio. Diversità che va difesa, sviluppata e proiettata nel futuro in alternativa a qualsiasi monocultura economica e territoriale che, come tale, in un mondo sempre più interdipendente è fonte di rischi crescenti. Pur in un quadro difficile, ogni territorio può e deve cercare il proprio percorso, che non sia il replicare modelli altri e che definisca le condizioni e le forme di una prosperità possibile.

Le aree interne lombarde continuano, in gran parte, a essere capaci di trattenere quote significative di popolazione. Tuttavia, sappiamo che al loro interno questa va polarizzandosi, nelle valli come nei centri maggiori. Per correggere questi squilibri e migliorare le condizioni concrete di abitabilità sia per chi già ci vive – e in particolare i più fragili - sia fra chi vorrebbe poterci vivere è sempre più necessaria una diversa organizzazione territoriale. Questo significa operare – soprattutto attraverso una nuova politica dei servizi e della casa - per stabilizzare, se non aumentare, la popolazione dove ve ne siano condizioni e possibilità, ed egualmente progettare nel tempo medio un futuro e delle vocazioni diversi dove tali condizioni e possibilità non sono presenti.

Le aree interne lombarde sono innervate da saperi e conoscenze diffusi, alcuni ancora vitali, alcuni in declino e altri ancora da creare e far rinascere perché necessari per il futuro. Questi saperi sono di frequente diffusi e riprodotti da importanti istituti di formazione e istruzione, altre volte da altri attori locali e dal sistema sociale nel suo complesso. Tuttavia, tali saperi e tali conoscenze non riescono ad arrivare all’insieme della popolazione, determinando così l’esclusione di alcuni gruppi sociali, né sono sempre sufficienti a rispondere alle aspettative delle giovani generazioni che si trovano a non poter proseguire in queste aree i propri progetti di vita, sia che vi siano nati sia che vogliano venire da altrove.

Le aree interne lombarde sono attraversate da una straordinaria biodiversità senza la quale gli equilibri ambientali dell’intera regione sarebbero ancora più precari, e il suo futuro ancora più a rischio. Come ancora più precaria sarebbe sia la capacità del suo territorio di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico sia quella di adattarvisi. La scelta della tutela della biodiversità impone, come proposto dalla Commissione Europea, un “necessario cambiamento radicale” che non è più rinviabile. E che vede le aree interne lombarde in una posizione di forza rispetto alle aree urbane, ma anche di fragilità, se non le si dedicano la cura e l’attenzione sempre più necessarie.

Per conseguire questo futuro più desiderabile non basteranno le azioni locali alla scala di ogni singola area. Pur nella loro diversità, tali aree dovranno imparare a parlarsi e cooperare. Come dovranno ridefinire il proprio rapporto con le grandi aree urbane della regione, non per replicarne i modelli, ma per costruire una nuova relazione, fondata su una nuova interdipendenza. Inoltre, politiche pubbliche a tutti le scale, da quelle delle aree metropolitane a quelle nazionali, dovranno trasformarsi ed evolvere, sia per ridurre drasticamente i loro impatti negativi sulla traiettoria di queste aree, sia per lasciare che sviluppino, viceversa, le loro potenzialità. In questo quadro pur complesso, gli attori locali possono giocare un ruolo decisivo, e la costruzione di una strategia territoriale è da questo punto di vista un’occasione preziosa. Senza una più forte cooperazione fra tali attori ed una più forte integrazione delle politiche e dei progetti tale promessa rimarrà tuttavia disattesa: le aspettative delle nuove generazioni come lo spopolamento, la biodiversità come gli impatti del cambiamento climatico, non conoscono né tollerano confini comunali.

Questa agenda è stata redatta sulla base di una varietà di operazioni di ricerca - in particolare la redazione del ritratto territoriale della Valle Seriana e Val di Scalve a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano - e di quanto emerso dai due workshop con gli attori locali. I due incontri sono stati realizzati in collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e gli uffici regionali. Il primo incontro – svoltosi a Clusone il 6 marzo 2023 con la partecipazione di circa 55 persone - ha avuto come obiettivo quello di una migliore definizione dei problemi, delle risorse e delle politiche e iniziative in corso nella Valle. Il secondo incontro – svoltosi ad Albino il 14 Marzo 2023 con la partecipazione di circa 50 persone - ha avuto come obiettivo quello della individuazione di obiettivi e progetti della futura strategia. Coerentemente, il testo è organizzato in due parti: la prima presenta la traiettoria attuale dell’area e i rischi verso i quali la valle va incontro in assenza di nuovi e diversi interventi, la seconda presenta invece la traiettoria desiderabile articolata in tre possibili corsi d’azione per conseguirla.

L’agenda intende quindi restituire a chi opera sul territorio una visione possibile e alcuni modi per realizzarla. Si tratta di uno testo aperto, non esaustivo, che intende proporsi come strumento per il prosieguo del percorso di elaborazione della strategia d’area da parte degli attori locali.

La traiettoria attuale

Indice sottosezioni:

1.1 Problemi, risorse locali, rischi esogeni ed endogeni

L’area interna della Valle Seriana e Val di Scalve è una realtà molto articolata che conosce una doppia differenziazione: tra bassa e alta valle; tra alta Valle Seriana e Val di Scalve. La bassa valle è un contesto pianeggiante, fortemente urbanizzato, attrezzato e industrializzato che, di fatto, appartiene all’area urbana del capoluogo e che, grazie alla rapida connessione con Bergamo assicurata dalla tramvia veloce fino ad Albino (TEB) e dalla ciclabile, può essere ricondotta al concetto di “metromontagna”, ovvero una «geografia policentrica composta da sistemi territoriali che intrecciano senza soluzione di continuità ampie zone pianeggianti, aree urbane estese, valli e montagne»[^1]. L’alta Valle, invece, si caratterizza per quote più elevate, spazi di fondovalle più ridotti, centri minori, un tessuto urbano maggiormente diffuso e organizzato in frazioni sparse e una più difficile accessibilità, seppur in un contesto paesaggistico di pregio. In questi luoghi giovani e anziani sono i gruppi sociali più vulnerabili, per mancanza di opportunità e la spesso scarsa mobilità autonoma. Capoluogo dell’alta Valle Seriana è Clusone, polo intermedio di servizi e recapito turistico, insieme a Castione della Presolana, conosciuto per le attrezzature sciistiche. La Val di Scalve, a nord-est, è un territorio ancora più marginale, che connette la Valle Seriana con la Valcamonica. È formata da quattro Comuni piuttosto estesi e soffre di uno spopolamento di lunga durata, causato dalle ridotte opportunità lavorative, dalla difficile accessibilità e dall’assenza di servizi essenziali di prossimità, nonché da un più sostenuto invecchiamento della popolazione residente. Come conseguenza delle difficili condizioni di accesso, il Comune di Colere gravita prevalentemente sulla Valle Seriana e su Clusone, mentre Schilpario, Vilminore di Scalve e Azzone gravitano su Darfo Boario Terme e Lovere in Valcamonica e Alto Sebino.

Il rapporto statistico dell’ottobre 2022 evidenzia un importante calo demografico nei Comuni della Comunità Montana della Valle Seriana, destinato a proseguire nei prossimi anni. I fattori che incidono sul calo vengono individuati sia in una diminuzione della natalità, sia in un incremento generalizzato della mortalità. Si segnalano, inoltre, sostenuti processi di invecchiamento, che colpiscono soprattutto alcuni territori: la Val del Riso e Val Dossana, l’asta del Serio e alcuni Comuni della Media Valle. I Comuni più colpiti dalla contrazione demografica sono: Oltressenda Alta, Oneta, Gorno, Villa d’Ogna e Premolo. Quelli in cui si evidenzia, invece, una leggera crescita sono: Onore, Rovetta, Avatico e Villa di Serio.

Nel corso dei workshop è stato evidenziato anche un forte disagio della popolazione femminile. Sulle donne, infatti, grava la cura dei figli e degli anziani a causa della scarsità di servizi di cura e per la prima infanzia.

Le condizioni estremamente differenziate tra bassa, media e alta Valle comportano una diversa disponibilità di servizi. Se in alta Valle il problema principale è la mancanza di servizi, in bassa Valle è la loro qualità. Per i servizi educativi, il calo demografico incide sul numero degli allievi che frequentano la scuola dell’infanzia e del primo ciclo, comportando una riduzione del numero delle classi e una chiusura di alcuni plessi, con conseguenze sulle scelte abitative delle giovani coppie. Esiste poi una differenziazione dimensionale tra scuole di bassa e alta Valle: le prime sono grandi e più miste a livello sociale e di provenienza, le seconde sono più piccole, alcune a rischio chiusura per la contrazione delle iscrizioni. Per le scuole del secondo ciclo, a fronte di una ampia varietà e di una alta qualità dell’offerta formativa, che tuttavia evidenzia anche la differente attrattività delle scuole e la competizione che si genera tra di esse (e con altri istituti della Provincia), si segnala la carenza di alcuni percorsi di studio che generano flussi di pendolarismo verso l’esterno dell’area (Lovere, Seriate, Calcinate, San Pellegrino Terme) e Bergamo. I flussi interni all’area (soprattutto tra alta e bassa Valle), invece, sono strutturali e connaturati alla distribuzione dell’offerta, che ha poche duplicazioni. Inoltre, come avviene in molti territori e scuole del Paese, emergono forme di polarizzazione sociale, con le maggiori percentuali di stranieri iscritti ai corsi professionalizzanti. L’istituto superiore di Clusone, l’unico in alta Valle, ha poi un trend di iscrizioni in costante decrescita, benché richiami iscritti anche da aree esterne alla Valle Seriana.

Per i servizi sociosanitari, particolarmente rilevanti in un territorio abitato da una popolazione soprattutto anziana, si evidenziano bisogni crescenti di assistenza a fronte di una sempre minore disponibilità di lavoratori nelle professioni di cura. In cinque Comuni dell’asta del Serio, per esempio, si segnala l’assenza del medico di base, con le relative conseguenze sui servizi di cura territoriale. Le distanze e le modalità di trasporto pubblico esistenti sono limiti rilevanti per le politiche sociali perché comportano complesse pratiche di mobilità quotidiana o forme di pendolarismo, oltreché rappresentare un problema per garantire la capillarità e la sostenibilità dei servizi.

Un ulteriore criticità riguarda l’insufficiente dotazione di personale in capo alle amministrazioni locali, con ripercussioni negative anche per la gestione di funzioni fondamentali per le comunità locali.

La Valle Seriana e la Val di Scalve sono territori storicamente manifatturieri, dove le specializzazioni legate all’estrazione, alla meccanica e al tessile hanno conosciuto uno sviluppo importante nel XX secolo, garantendo un diffuso benessere tra la popolazione. La crisi di questi settori è però durevole e ha lasciato sul territorio non solo situazioni di difficoltà socioeconomica, ma anche spazi abbandonati, le cui architetture sono in alcuni casi riconosciute come importanti monumenti di archeologia industriale. Al contempo, mentre alcune industrie sono riuscite a rimanere competitive, anche in alta Valle, in particolare in Val di Scalve (dove, dal 2010, è presente il Consorzio Scalve Meccatronik), grazie a processi di internazionalizzazione e innovazione emergono nuovi settori produttivi che richiedono spazi – anche estesi – di nuova concezione. Si rileva, dunque, da un lato, una dismissione degli impianti produttivi del Novecento e un generale abbandono del territorio, dall’altro, la necessità di riqualificare gli spazi esistenti per renderli idonei a ospitare le nuove attività.

Le principali difficoltà segnalate dagli attori economici del territorio sono: carenza infrastrutturale, insufficienza del livello di digitalizzazione, soprattutto nelle aree industriali, inadeguatezza degli spazi produttivi e difficoltà nel reclutamento di personale specializzato.

Il settore del commercio conosce un processo di profonda polarizzazione, con l’accentramento nei fondivalle e nella bassa valle e una progressiva desertificazione nei centri minori e in quota, dove a venir meno non è solo l’attività economica, ma anche un punto di riferimento e incontro per la comunità.

L’agricoltura è diffusa soprattutto in media e alta Valle, prevalentemente nelle forme della coltivazione cerealicola di pregio (mais) e della zootecnia. Il turismo si concentra prevalentemente nei luoghi di maggiore pregio paesaggistico (grazie alle attività escursionistiche) e, nei mesi invernali, nelle poche aree attrezzate per lo sci (Val di Scalve). Il settore ricettivo è, tuttavia, di modesta entità e qualità. Le seconde case sono numerose ma spesso inutilizzate, in alcuni casi concesse in affitto per brevi periodi. La mancanza di raccordi stradali nelle zone più attrattive dell’area, come i Comuni di Clusone e Gazzaniga, crea difficoltà anche nello sviluppo turistico.

Nonostante la forte polarizzazione tra alta e bassa Valle, per l’ampia articolazione del territorio e la lunga storia dei suoi insediamenti, ogni ambito si caratterizza per una ricchezza di risorse dal valore ambientale e storico-culturale. Nei Comuni a sud sono numerosi i beni vincolati, i musei e gli esempi di archeologia industriale, in alcuni casi già riattivati, come ad Alzano (ex Italcementi ed ex Cartiere Pigna). Nonostante la forte industrializzazione e urbanizzazione valliva, che comportano anche problemi legati al congestionamento, non mancano risorse ambientali preservate e valorizzate, come il PLIS Naturalserio e l’area prioritaria per la biodiversità dei monti Misma, Pranzà e Altino. La media e alta Valle si caratterizzano per contesti ecologico-ambientali di pregio: dal PLIS del Monte Varro a est, al Parco delle Orobie Bergamasche, che connette l’area con la Valle Brembana, a ovest. Laddove l’altimetria aumenta, compaiono alpeggi e malghe, in parte preservate da alcuni progetti, come Smart Orobie, Pasturs e il bando “Rifugi”. In Val di Scalve le miniere abbandonate sono state recuperate a fini museali. Questo vasto patrimonio rappresenta una risorsa importante sia per incentivare l’attrattività turistica, sia per fornire servizi ecosistemici e occasioni di svago alla popolazione locale, ma, al momento, mancano visioni unitarie e coerenti.

Si evidenzia una diffusa tendenza all’abbandono di alcuni spazi aperti incolti, con conseguente avanzata problematica del bosco. Emerge, inoltre, una scarsa sensibilità nei confronti dei temi legati alla biodiversità, che faticano a trovare spazio nelle politiche locali, essendo spesso percepiti come penalizzanti per la qualità della vita delle comunità locali. Ad esempio, i vincoli di tutela della fauna selvatica hanno favorito l’invasione della zona collinare da parte dei cinghiali, con ingenti danni alle colture o le norme adottate da diversi Comuni (Albino, Villa di Serio, Pradalunga, Scanzorosciate) che vietano di passeggiare all’interno della fascia di rispetto esterna della ZPS.

image Figura 1. La traiettoria attuale figura territoriale
Fonte: Elaborazione degli autori.

1.2 Iniziative locali e politiche realizzate

Nel 2021 la Comunità Montana della Valle Seriana e il GAL Val Seriana e dei Laghi Bergamaschi hanno redatto un documento di candidatura della Valle Seriana alla seconda stagione della Strategia Nazionale per le Aree Interne. Si tratta di un documento importante che, oltre a ricostruire lo stato attuale del sistema territoriale e a individuarne le tendenze, profila anche alcuni assi progettuali da sviluppare. Innanzitutto, si sottolinea la necessità di integrare bassa-media Valle con l’alta Valle, mantenendo le loro specificità. La prima linea di azione, dunque, riguarda la promozione unitaria dell’intera Valle. A partire da criticità e potenzialità esistenti, gli assi lungo i quali sviluppare l’azione progettuale sono individuati nell’investimento sul capitale umano come cerniera delle politiche per i servizi di cittadinanza e delle politiche di sviluppo locale; nella ricostruzione di una solida rete di medicina territoriale; nella valorizzazione dei prodotti di territorio come driver delle nuove economie turistiche della montagna e di una economia dei servizi ecosistemici; nell’attenzione alla manifattura post-fordista, ai nuovi paradigmi produttivi e alle tendenze evolutive a sostegno della internazionalizzazione, di una nuova domanda di lavoro e di nuovi orientamenti verso la sostenibilità; nel rafforzamento di una nuova governance territoriale come condizione di efficacia e di sostenibilità politica dello sviluppo locale.

Oltre a questa proposta di carattere strategico, nel corso della ricerca e dei workshop è emersa la rilevanza di alcune progettualità recenti, attive sui diversi fronti di interesse.

Diversi progetti riguardano il potenziamento dei servizi di welfare e del miglioramento dell’abitabilità del territorio. Nel 2018 è stato attivato “Beatrice”, una piattaforma online nella quale le aziende aderenti possono personalizzare l’offerta di servizi di welfare per i propri dipendenti.

Dal 2019, i bandi “Doniamo Energia 2” e “Doniamo Energia 3” indetti da Fondazione Cariplo e Banco dell’Energia Onlus stanno cofinanziando i progetti “Uno, due, tre: SINERGIA! Percorsi di attivazione delle energie e sinergie, per promuovere corresponsabilità” e “TenacINsinergia – Riattivare energie dopo la pandemia”, attivi sul territorio dei 24 Comuni dell’Ambito 9 (alta Valle e Val di Scalve).

Il progetto “SPACELAB - Laboratori di comunità Educante ed Inclusiva” è un’iniziativa attiva dal 2018 finalizzata al contrasto alla povertà educativa e alla prevenzione della dispersione scolastica.

Il progetto “Una montagna di botteghe” promosso dai GAL Garda Valsabbia 2020, Val Seriana e dei Laghi Bergamaschi, Valle Brembana 2020 focalizza la propria attenzione sulle attività commerciali dei piccoli paesi, intese non più come semplici punti di acquisto di beni, ma luoghi di incontro e di socialità.

Sul territorio sono stati, inoltre, attuati anche alcuni Patti di collaborazione per i beni comuni, considerati come leva per favorire servizi aggregati.

Si segnala, infine, la presenza del Forum permanente dei giovani amministratori.

Con le risorse del PNRR saranno, infine, finanziati due progetti: “Piasa” (Piano per un ambiente sociale accogliente), grazie al quale verranno creati luoghi d’incontro e assistenza per anziani; “Il centro al centro” che prevede la promozione di centri diurni per disabili come luoghi di comunità.

Molte iniziative riguardano invece la dimensione economica e produttiva, ad esempio i “Distretti del Commercio” e “Tutti in pista! L’arte di crescere” nel Comune di Clusone, un progetto che coinvolge i giovani in forma di start up. Si segnalano poi due esperienze più strutturate di sostegno alle località sciistiche: il “Patto Territoriale per la Val di Scalve - Olimpiadi 2026” sottoscritto da Comunità Montana Val di Scalve, i quattro Comuni che ne fanno parte e Regione Lombardia, con investimenti per 24,9 mln di euro, finalizzato alla riqualificazione del comprensorio sciistico Colere 2200, oltre che a interventi volti alla destagionalizzazione del turismo; l’Accordo di Programma per il rilancio e lo sviluppo della stazione sciistica del Monte Pora (non ancora sottoscritto).

Altri progetti legati allo sviluppo turistico e di conoscenze/competenze sono:

Il progetto di turismo diffuso “Ospitar”, promosso dalla Società Benefit di Trento Community Building Solutions, a cui nel 2023 ha aderito il Comune di Clusone, affiancato da OrobieStyle. L’obiettivo del progetto è quello di recuperare e riqualificare a fini turistici l’enorme patrimonio di seconde case, lasciate sfitte, sottoutilizzate o spesso abbandonate.

Tre sono i progetti che lavorano sugli alpeggi/baite e sulla formazione: “A.R.C. OROBIE: Alpeggi risorsa culturale delle Orobie Bergamasche”, finanziato dalla Fondazione Cariplo, incentrato sulla valorizzazione degli alpeggi di proprietà pubblica vincolato e ricompreso in siti di importanza comunitaria (SIC) e/o zone di protezione speciale (ZPS); “Pasturs” che lavora sulla convivenza tra allevamento e grandi predatori; “SMART OROBIE”, volto alla destagionalizzazione dell’offerta turistica attraverso l’attrazione di “nomadi digitali” e la formazione degli operatori del settore dell’accoglienza e della ristorazione. Questi progetti interagiscono con il turismo sportivo e lento, che ha nella ciclabilità un punto di forza. Da questo punto di vista, numerosi sono gli interventi attuati o previsti: oltre alla pista ciclabile che da Bergamo raggiunge Clusone e si biforca per raggiungere l’alta Valle Seriana (Valbondione) e la Conca della Presolana – vero asse portante del sistema di mobilità attiva della Valle –, diverse sono le proposte pensate come occasione di rilancio dell’economia locale sia dal punto di vista turistico, sia dal punto di vista sociale, nonché per una più agevole manutenzione e conservazione del bosco e dei percorsi agro-silvo-pastorali. A ciò si aggiunge l’iniziativa “E-Bike Experience”, avviata nel 2019, che consiste in una rete di noleggio di biciclette elettriche lungo l’intero sistema ciclabile dell’area interna.

Infine, la Valle Seriana fa parte anche del Piano Territoriale Regionale d’Area “Valli Alpine” (approvato nel 2015), uno strumento di governance territoriale che permette di attuare un’efficace sinergia tra le strategie di sviluppo economico, sociale e di salvaguardia della sostenibilità ambientale del territorio, lavorando su diverse tematiche: la riqualificazione, il riuso e il recupero dei nuclei storici e degli edifici rurali esistenti; la valorizzazione di una rete prioritaria intervalliva di livello regionale di sentieristica e mobilità dolce; la valorizzazione degli elementi paesaggistici, costituito da aspetti naturali e culturali; la valorizzazione del capitale umano e il miglioramento dell’offerta formativa; lo sviluppo di un turismo di qualità; la valorizzazione delle filiere produttive tradizionali locali; la promozione di tecnologie per la riduzione del digital-divide; la promozione dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati; il miglioramento della difesa del suolo per promuovere la manutenzione diffusa del territorio. Su diversi di questi aspetti l’area interna ha attivato interventi e progettualità specifiche, beneficiando di diverse fonti di finanziamento (per l’efficientamento energetico degli immobili pubblici, il sistema turistico, i rifugi, i terrazzamenti, gli itinerari, ecc.).

1.3 Tendenze dell’area senza interventi

Lo scenario senza interventi conferma i processi di polarizzazione sia della popolazione, sia dei servizi fra una zona di bassa-media Valle e una di alta Valle. La prima appare sempre più integrata al sistema pedemontano e al capoluogo, diventando quasi “cintura” di quest’ultimo e proponendo così modelli di sviluppo suburbani caratterizzati da consumo di suolo, presenza di grandi centri commerciali, crescente pendolarismo. La seconda vede la presenza di piccoli borghi sempre più disabitati, isolati, abbandonati, che diventano meta turistica in periodi limitati dell’anno, causando problemi di congestione e di sovraccarico nella domanda di servizi, a detrimento del paesaggio e della qualità di vita di chi abita il territorio, ma anche di processi di inutilizzo e degrado del patrimonio costruito e ambientale in altri momenti.

Il mancato ricambio generazionale e l’invecchiamento in atto avranno effetti negativi sul mondo del volontariato e sul sistema di welfare locale, da esso sostenuto. Infine, il calo demografico avrà un impatto significativo sulla distribuzione e sull’organizzazione del sistema scolastico.

Più complicata la ricostruzione del dibattito attuale inerente al modello di sviluppo territoriale da perseguire e alle diverse prospettive di ri-orientamento, con l’emergere di posizioni diverse e non sempre concordanti.

I processi di marginalizzazione potranno riguardare anche i settori produttivi di alta Valle e i loro prodotti, a partire dalle aziende agricole che faticano a strutturare filiere di qualità locali, per arrivare all’attività di silvicoltura che difficilmente riesce ad attrarre forza lavoro. Tutto ciò potrebbe comportare il venir meno delle attività di manutenzione del territorio o addirittura l’abbandono di sue parti, come gli alpeggi, con conseguenze rilevanti in termini di mancata manutenzione e cura idrogeologica del suolo e del bosco, nonché di scarsa valorizzazione a fini turistici di un patrimonio locale naturale e culturale di pregio, diffuso. Contemporaneamente, si avrà anche una perdita di conoscenze legate alle pratiche agricole, costruttive e artigianali della zona.

Sul fronte manifatturiero, invece, le debolezze del sistema locale – difficile accessibilità, ridotta digitalizzazione, manodopera poco qualificata – potrebbero rafforzare una tendenza di pianurizzazione delle attività industriali o comportare una perdita di valore aggiunto nei prodotti.

Per quanto riguarda il turismo della Valle, è da evitare il perpetuarsi di un modello estrattivo ormai poco sostenibile e aggressivo nei confronti degli equilibri della montagna, con la produzione di seconde case oggi poco utilizzate che costituiscono un elemento di degrado del paesaggio e che si trovano accanto a borghi e nuclei storici abbandonati.

L’ideazione di un marchio unitario per le Orobie da parte della Provincia di Bergamo potrebbe favorire la definizione di una visione condivisa d’area, necessaria per valorizzare il territorio e la sua fruizione.

La traiettoria desiderabile

Indice sottosezioni:

2.1 Introduzione

Nel testo che segue si presenta sinteticamente una possibile agenda strategica per l’area della Valle Seriana e Val di Scalve. L’agenda è organizzata in tre corsi d’azione (più uno legato al modello di governance) capaci di orientare l’area verso una traiettoria maggiormente desiderabile nel medio e lungo periodo, rispondendo alle criticità e alle tendenze negative individuate in precedenza. La loro individuazione, come i loro contenuti, sono l’esito sia della raccolta dei bisogni degli attori locali, per come si sono manifestati nel corso degli incontri, sia delle analisi realizzate in precedenza dal gruppo di ricerca. Essi fanno leva non solo sullo sviluppo delle vocazioni territoriali già esistenti e radicate e sugli attori già presenti e attivi nel territorio, ma anche sull’attivazione di risorse scarsamente visibili e utilizzate, nonché sull’emersione di nuovi attori e il coinvolgimento di soggetti oggi operanti in altri territori.

Si anticipano qui alcuni interventi più generali, lasciando ai corsi d’azione l’analisi di specifiche progettualità e politiche.

In particolare, riguardo ai servizi educativi e scolastici, è opportuno intervenire in un’ottica di riorganizzazione dell’offerta per il primo ciclo e di potenziamento dell’offerta dei servizi 0-3, anche per favorire l’occupazione femminile, riconoscendo però le profonde differenze, anche quantitative, tra le diverse aree del territorio. Sul fronte dell’assistenza sociosanitaria, si segnala in particolare la mancanza di un’adeguata offerta territoriale e la relativa carenza di personale, temi emersi con forza nel periodo pandemico e sui quali è prioritario intervenire, a partire dalle esperienze associative già attivate sul territorio tra professionisti e cooperative. Sul fronte del commercio di prossimità, occorre proseguire il lavoro avviato da amministrazioni locali ed enti di categoria con l’obiettivo di migliorare le condizioni di accessibilità ai servizi e limitare lo spostamento in Valle. A tal fine è importante proseguire sul solco tracciato dalle politiche in merito al tema della mobilità integrata, a partire dalla tramvia TEB e dalla rete di ciclabilità sovra-locale che collega Bergamo all’alta Valle e a itinerari più vasti.

Inoltre, per evitare un abbandono da parte delle attività manifatturiere, appare importante ragionare innanzitutto sugli interventi di riqualificazione delle aree dismesse e sulla costruzione di reti di cooperazione per le imprese esistenti. Un altro tema di riflessione riguarda la formazione del capitale umano, oggi fondamentale per sostenere processi di innovazione e transizione dell’industria, all’interno delle catene globali del valore, e per trattenere i giovani sul territorio, offrendo loro buone opportunità occupazionali e di qualità di vita. Infatti, prendendo atto dei dati che attestano una decrescita demografica, è importante elaborare proposte volte a trattenere o attrarre giovani famiglie in Valle attraverso appositi servizi e incentivi. È importante considerare, infatti, che, stando a quanto emerso dai workshop, la maggior parte dei giovani vorrebbe rimanere in Valle[^2]. A questo proposito, si evidenzia la necessità di migliorare il confronto e la collaborazione tra aziende e istituti della formazione, con il potenziamento degli istituti secondari di secondo grado anche mediante la digitalizzazione di alcuni servizi e la progettazione di specifici percorsi di inserimento lavorativo o di ricollocamento professionale. È, inoltre, importante intervenire sull’imprenditorialità giovanile e sulle condizioni di abitabilità.

Si rende poi necessario lavorare sulla formazione legata ai temi della biodiversità al fine di implementare tali competenze nello sviluppo locale e promuovere progetti ecologico-ambientali che riconoscano sistemi territoriali più vasti, in particolare sfruttando la continuità di alcuni percorsi ciclabili e di alcune vie d’acqua (il fiume Serio).

La silvicoltura è un’attività importante, per la quale servono percorsi di formazione e reclutamento, anche per presidiare le opere di manutenzione dei sentieri a fini ambientali, produttivi, ricreativi e turistici. Infine, per il settore turistico, è opportuno investire in politiche e interventi volti alla destagionalizzazione dei flussi e alla qualificazione della ricettività.

2.2 Tre possibili corsi d’azione

2.2.1 Un Patto di Valle per la biodiversità

Nel corso dei workshop si è ragionato molto del concetto di “biodiversità”, riconoscendo, innanzitutto, come questa questione rientri poco nelle politiche pubbliche locali, ad eccezione di quelle del Parco delle Orobie e di altre aree protette, di come siano necessari approfondimenti poiché questo tema è avvertito per lo più come una criticità anziché come un valore aggiunto e un tratto identitario.

Il tema della biodiversità può essere, dunque, un importante indirizzo strategico da implementare nella Strategia per i suoi caratteri sistemici e per l’importanza ad essa attribuita dalle più recenti decisioni dell’Unione Europea che, specie dopo il periodo pandemico, ha impresso una decisa accelerazione all’ingresso della biodiversità nell’agenda delle politiche locali, definendo impegni e azioni specifici da realizzare entro il 2030, finalizzati a consentire «il necessario cambiamento radicale». L’idea di fondo è che il concetto di biodiversità sia alla base delle politiche per la mitigazione dei cambiamenti climatici e del dissesto idrogeologico, della salvaguardia della qualità del cibo, della salute e dei suoli, tenendo presente che il 30% della biodiversità a livello globale risiede nei primi 30 cm di suolo, sia nelle aree vincolate, sia in quelle non vincolate. A riguardo, il concetto stesso di “vincolo”, inteso in senso puntuale, è in qualche modo superato dalla UE, che preme per l’estensione delle aree protette, in quanto la biodiversità non è confinabile entro alcun perimetro amministrativo. Per questo, è utile sperimentare sul tema un nuovo modello decisionale e progettuale cooperativo nella Valle consistente in alcune azioni:

  • La stesura di un “Protocollo di intesa” (il “Patto di Valle per la Biodiversità”), un manifesto condiviso, una dichiarazione di intenti che individui con metodo scientificamente e culturalmente rigoroso ciò che è prioritario per la tutela e la valorizzazione della biodiversità del territorio e definisca linee guida per intercettare opportunità di finanziamento, pensando anche a forme di premialità. Il documento dovrebbe essere sottoscritto da tutti i Sindaci dei Comuni dell’area e da attori sociali ed economici rilevanti che si impegnano a sostenerlo, anche con propri finanziamenti, a lasciarlo agire, a comunicare le proprie azioni coerenti con il tema biodiversità e a confrontarsi continuamente con un apposito “Laboratorio di Valle per la Biodiversità” così da armonizzare le proprie politiche/azioni (piano urbanistico, piano della mobilità, ecc.) a quelle più generali.
  • L’attivazione del “Laboratorio di Valle” – che potrebbe essere denominato “Lab ValleBioDiversa” – quale soggetto unico responsabile e gestore dei finanziamenti al fine di limitare la frammentazione comunale, sul modello di quanto fatto in Svizzera nella Val Poschiavo, dove si è avviato un deciso cambio di rotta, puntando su conversione dell’agricoltura al biologico, mobilità sostenibile, drastica riduzione dei posti auto. Tale Laboratorio si configurerebbe come uno spazio fisico di incontro, scambio e confronto tra amministratori, attori locali ed enti, quali il Parco delle Orobie. Il Laboratorio dovrebbe essere animato e gestito da alcuni giovani del territorio, con competenze multidisciplinari, da formare e accompagnare nei primi passi da esperti e membri della Comunità Montana, creando così anche opportunità lavorative e nuove professionalità. In quest’ottica, l’obiettivo del laboratorio sarebbe quello di produrre analisi e mappature (come un unico “Rapporto di Sostenibilità di Valle”), documenti unitari e fornire un’agenda di lavoro per l’intera Valle che sia in grado di individuare alcuni grandi progetti sui quali investire per incrementare biodiversità. Tali progettualità dovrebbero concentrarsi su aspetti ecologici e ambientali, dando priorità alle aree non protette, in particolare quelle più compromesse, quali, ad esempio, le aree industriali dismesse da bonificare lungo l’asse del fiume Serio. Sarà, in particolare, necessario individuare non solo le azioni da inserire in agenda, ma anche quelle da evitare perché producono impatti negativi sulla biodiversità, provvedendo a stilare una sorta di blacklist delle azioni non più desiderabili. Inoltre, potranno essere individuati ambiti di ricomposizione ambientale, come l’asta fluviale del Serio, che rappresenta un corridoio ecologico primario da cui muovere per riqualificare e connettere anche fisicamente tramite percorsi ciclo-pedonali ambiti degradati da recuperare, spazi pubblici, aree agricole da preservare, parti di territorio di notevole interesse ambientale e paesaggistico da salvaguardare.
  • L’organizzazione di attività di sensibilizzazione, divulgazione e formazione a beneficio di amministratori e tecnici locali e, più in generale, di gruppi di cittadini – come i bambini e i giovani che frequentano le scuole – e dei turisti. In questo senso, il turismo potrebbe diventare l’occasione per creare una narrazione a partire dalla biodiversità spendibile anche per chi visita la Valle.

Fra le possibili linee di azione concrete, su cui sviluppare progettualità legate al tema della biodiversità, intercettando una varietà di risorse, si segnalano, in modo non esaustivo: il recupero e il rilancio delle attività (come la rete degli alpeggi) che un tempo gestivano e curavano il territorio e il cui abbandono ha generato una diminuzione della biodiversità; la promozione di attività di manutenzione del bosco e di forestazione; la predisposizione di un protocollo in virtù del quale alcune produzioni/attività locali possano avere premialità e fregiarsi di un apposito marchio che certifichi che sono state realizzate non solo in loco e con materiali provenienti da filiere locali, come quella bosco-legno, ma anche salvaguardando e promuovendo la biodiversità del territorio; il recupero e la valorizzazione dei sentieri; il lancio di interventi di efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati e progetti di bioedilizia; azioni di compensazione ecologica sul territorio da parte delle aziende; incentivi alle imprese per attività di ricerca e innovazione a favore della biodiversità; progetti di incremento della rete locale di ciclabilità; interventi di rinaturalizzazione e riqualificazione del fiume Serio e di altri corsi d’acqua, con finalità anche di prevenzione del rischio idro-geologico; ecc.

Evidente, dunque, come il tema della biodiversità possa diventare asse e valore portante dello sviluppo futuro della Valle.

2.2.2 Una Valle per tutti

Il secondo corso d’azione fa leva sul forte senso di comunità, ancora presente in Valle, e lavora per incrementare l’abitabilità della Valle e la sua attrattività, anche in chiave ricreativa e turistica. Questi settori rappresentano uno strumento per promuovere lo sviluppo locale, combattendo lo spopolamento dei territori. Ciò vuol dire, innanzitutto, lavorare per il benessere di chi vive o potrebbe vivere stabilmente in Valle, garantendo la presenza di servizi e opportunità, per poi offrirle anche ai visitatori (più o meno temporanei). Questo corso d’azione si lega e prosegue quanto avviato con il marchio “family, una certificazione della Provincia di Trento che prevede una pianificazione incentrata sul supporto alle famiglie, attraverso interventi di conciliazione dei tempi e interventi di carattere ludico-ricreativo e didattico-educativo rivolti alle famiglie. Tale marchio, che al momento vede l’adesione di sei Comuni della Valle, potrebbe estendersi all’intera area.

Fondamentale, per questo corso d’azione, è l’adozione di forme di coordinamento d’area sul sistema educativo e scolastico, con la creazione di un Tavolo permanente di coordinamento sulla scuola che faccia dialogare amministrazioni, scuole, imprese, servizi sociali, come già proposto da uno studio dell’Università di Bergamo sul sistema scolastico della Valle Seriana realizzato nel 2016/2017, che può rappresentare un punto di partenza per riavviare il confronto.

L’attenzione rivolta ai temi della conciliazione e della cura potrebbe rappresentare un elemento attrattivo importante per trattenere e richiamare giovani famiglie. Si rendono, in particolare, necessarie specifiche politiche di supporto alle donne e alle giovani famiglie per favorire un incremento sia della loro partecipazione al mercato del lavoro, sia della natalità, ad esempio il potenziamento degli asili nido e dei servizi educativi 0-3, specie in alta Valle. Altre questioni riguardano: l’estensione oraria di questi servizi e la loro apertura anche a non residenti ma lavoratori, come sperimentato dal Comune di Onore; servizi pre- e post-scuola e servizi di scuolabus per il trasferimento intercomunale legato all’eventuale riorganizzazione dei plessi scolastici; il miglioramento della qualità e la diversificazione dell’offerta scolastica (ad es., percorsi montessoriani o outdoor education) nei Comuni della bassa Valle con la finalità di attrarre anche utenti dall’area pedemontana e da Bergamo, come già avviene per alcune scuole secondarie di secondo grado.

Per quanto riguarda i giovani, l’esperienza del Forum delle Politiche giovanili può essere proseguita e potenziata, al fine di guidare azioni di orientamento e sostegno per l’imprenditorialità giovanile, azioni di accompagnamento e progetti mirati, come “Smart Orobie”, specifici progetti e proposte ricreative e culturali per i giovani della fascia 20-35 anni.

Le attività per la promozione della socializzazione dovranno riguardare anche la popolazione anziana, specie nei piccoli centri dell’alta Valle, come fatto dal Comune di Colere in Val di Scalve che ha attivato da tempo un servizio di mensa comunale, organizzando il pranzo per chi vive solo. Si fa riferimento a iniziative che consentano di svolgere attività fisica (ad esempio passeggiate) o attività culturali, o ancora attività legate al territorio come l’orticoltura, anche in chiave intergenerazionale. Altri interventi riguardano poi l’abitare, secondo modelli che riducano il carico dei caregiver e favoriscano l’autonomia delle persone anziane: silver co-housing con spazi comuni e aperti generosi; incentivi per l’adeguamento della casa (riduzione barriere architettoniche, domotica, ecc.), co-housing intergenerazionali, come realizzato in alcune aree del Trentino. Importante anche valorizzare la risorsa sociale rappresentata dai “giovani anziani” attraverso progetti formativi specifici (per esempio legati al potenziamento delle competenze digitali o alla gerontologia) e il sostegno al volontariato e all’associazionismo locale, alleggerendolo anche da attività, come il trasporto sociale, nei confronti del quale sperimentare forme di trasporto pubblico a chiamata per servire anche le frazioni più isolate. Con riferimento alla popolazione anziana e fragile, cruciale sono anche la diffusione della connessione digitale per favorire forme di cura e assistenza innovative (telemedicina) e il potenziamento della medicina territoriale con presidii locali e figure professionali specifiche (l’infermiere di comunità) o forme di servizio itineranti.

I diversi interventi richiedono una regia sovra-comunale al fine di evitare duplicazioni e sfruttare le sinergie di rete per fornire dotazioni o servizi di accessibilità ai diversi ambiti territoriali, potenziando in questo senso i “Piani di zona”.

Le azioni citate possono efficacemente essere messe al lavoro anche nei confronti del turismo, in particolare rispetto ad alcune nicchie di mercato, come quelle legate alle famiglie, ai disabili, al silver tourism. In questo senso, è opportuno lavorare molto sull’accoglienza e sulla ricettività, oggi carente e di scarsa qualità, attraverso la definizione di protocolli che stabiliscano standard da rispettare, la creazione di un marchio riconoscibile di promozione del territorio, l’organizzazione di reti tra operatori del settore, nonché di collaborazioni di tipo pubblico-privato-Terzo settore (fra cui anche le parrocchie) che portino a una strategia turistica condivisa, riconoscibile e unitaria. Per superare la carenza di strutture ricettive (ma anche di abitazioni per anziani autosufficienti e lavoratori esterni, fra cui le persone che si avvalgono dello smart working e si spostano periodicamente nei centri urbani), si può immaginare, in particolare, di utilizzare alcuni edifici pubblici sotto-utilizzati nel periodo estivo (come le scuole o gli oratori), come già sperimentato da “La Casa dell’Orfano” di Clusone, o puntare su forme di accoglienza diffusa, come fatto da Clusone, che sostengano il recupero dei nuclei storici o l’efficientamento energetico e la rimozione delle barriere architettoniche delle seconde case, lavorando in via prioritaria sul patrimonio presente lungo i sentieri e i collegamenti ciclabili. Per quanto riguarda il patrimonio delle seconde case, si rende necessaria innanzitutto una mappatura preliminare delle proprietà, degli usi e della consistenza del patrimonio abitativo per elaborare una strategia di trattamento del tema unitaria per l’intera Valle (Piano di Valle per le Seconde Case), ma differenziata a seconda degli ambiti e delle condizioni. Al fine della riattivazione di tale patrimonio, è necessario ragionare delle possibili modalità di incentivo – fiscale e non solo – rivolte alla proprietà privata. La proposta turistica diffusa consentirebbe di valorizzare le molte risorse ambientali e culturali presenti in Valle, a partire dai numerosi ecomusei.

In questo quadro, sul fronte della mobilità, il prolungamento della tramvia TEB rappresenterebbe la colonna portante di un sistema integrato di trasporto pubblico composto dal servizio su gomma di adduzione e smistamento e dalle forme di mobilità attiva, capace di sostenere l’insieme di questo ampio spettro di usi del territorio.

2.2.3 Spazi (multi)produttivi, tra economia, welfare e rigenerazione territoriale

L’economia della Valle Seriana e Val di Scalve ha caratteristiche di plurisettorialità, che è opportuno mantenere e rafforzare, pur nella consapevolezza che, a causa del de-giovanimento e del calo demografico, la manodopera disponibile a livello locale sembra destinata a diminuire. Per salvaguardare e migliorare le opportunità occupazionali, che devono poter offrire innanzitutto una buona qualità di vita ai lavoratori, è opportuno sostenere le imprese, riconoscendole come agenti attivi nella trasformazione del territorio e nella risposta a bisogni sociali in cambiamento.

Ciò vuol dire, innanzitutto, incoraggiare investimenti materiali e immateriali volti alla transizione ecologica dei processi produttivi, che devono diventare eco-compatibili, sostenibili, circolari. Le imprese devono non solo garantire che le produzioni non arrechino danno all’ambiente e alla salute, ma anche redistribuire il valore aggiunto prodotto sotto forma di compensazioni e azioni di ripristino/miglioramento ambientale.

Nella manifattura questo approccio è certamente facilitato dalle medie dimensioni di numerose imprese locali e potrebbe essere esteso anche alle imprese di più ridotta dimensione grazie al coinvolgimento delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali (contrattazione territoriale).

Per quanto riguarda le aree industriali esistenti, le principali criticità ricorrenti – rispetto alle quali ipotizzare strategie e azioni di intervento – riguardano: la qualità architettonica degli edifici e il loro inserimento paesaggistico; l’efficienza energetica; la qualità del sistema di spazi verdi e aperti; la mobilità di persone e merci; il consumo di suolo. Insieme alla riqualificazione energetico-architettonica degli edifici, anche al fine di migliorare la percezione/visibilità, è opportuno agire per contenere l’uso del suolo e garantire continuità al sistema del verde, oltre a proporre modalità di spostamento di persone e merci più sostenibili. Tali obiettivi trasversali andranno declinati in base alle situazioni insediative delle aree produttive e alle tipologie edilizie prevalenti.

La compresenza di processi di dismissione e della richiesta di nuovi spazi produttivi impone certamente un approccio teso al riciclo e al riuso dell’esistente. Il consumo di suolo può essere contenuto anche grazie a strumenti come il trasferimento volumetrico, attraverso il quale gli oneri vengono utilizzati per bonificare e rinaturalizzare aree dismesse marginali e non più attrattive o archeologie industriali che potranno ospitare anche attività socio-culturali – come già sperimentato ad Alzano Lombardo –, turistiche e ricettive, formative, spazi per nuove economie (come coworking e makerspace) o poli per il trasferimento tecnologico, in connessione con le filiere locali esistenti.

Questo meccanismo potrebbe fare leva su un “Piano di Valle per gli Insediamenti Produttivi” – in capo alla Comunità Montana – che identifichi le aree da potenziare e quelle da rimuovere, al quale i singoli PGT dovrebbero conformarsi, e un fondo sovra-comunale di gestione delle risorse dedicate.

Per fare questo è opportuno, innanzitutto, procedere con un’analisi d’area che ricostruisca il quadro della pianificazione locale, delle progettualità pregresse, dei bisogni espressi dalle imprese e, soprattutto, individui le situazioni insediative ricorrenti, sulla base di diversi fattori (forma insediamento, dimensione, tipologia edilizia, rapporto con le infrastrutture e con il paesaggio, ecc.), per identificare poi specifiche criticità e successivi temi di progetto.

La seconda fase del lavoro riguarda la redazione di linee guida per la pianificazione urbanistica e per la progettazione architettonica, quale base di riferimento omogenea per gli strumenti locali.

Infine, potrà essere utile procedere con uno o più interventi pilota per declinare le linee guida rispetto alle specificità contestuali e meglio articolare le procedure urbanistiche necessarie alla realizzazione e alla gestione degli interventi.

Più nello specifico e a titolo di esempio, si tratta, in primo luogo, di intervenire all’interno dei recinti industriali, aumentandone permeabilità e copertura vegetazionale, riducendo così i rischi ambientali e le isole di calore. Tali operazioni potranno legarsi anche a interventi di riqualificazione energetico-architettonica (realizzazione tetti verdi o fotovoltaici, incrementi edilizi, demolizioni e rinaturalizzazioni, produzione energetica sostenibile, rifacimento involucro edilizio, ecc.) e di promozione dell’immagine dell’impresa (restyling facciate, riuso di manufatti o loro porzioni, riqualificazione recinzioni, ecc.).

Nell’ambito delle politiche di secondo welfare si può sostenere la realizzazione di attrezzature e servizi a vantaggio dei dipendenti, come asili nido, mense, spazi sportivi, attrezzature mediche. In questo caso, dovranno essere favoriti interventi realizzati da aggregazioni di imprese, come quanto già sperimentato con il progetto “Beatrice”, e/o aperti anche alle comunità locali, anche in partnership con le amministrazioni locali ed enti del Terzo settore. Analogamente, rientra all’interno del welfare d’impresa anche la formazione, che dovrà essere incentivata come attività plurale, legata, per esempio, a: la formazione continua dei dipendenti, che include anche la formazione di base per addetti stranieri; la formazione culturale più generale su specifiche tematiche, destinata anche alle comunità locali (organizzazione di convegni, seminari, laboratori, eventi, ecc.); la relazione tra mondo dell’impresa e sistema dell’istruzione locale, innanzitutto con l’organizzazione di visite e laboratori in azienda per favorire l’orientamento dei ragazzi, il potenziamento dei Percorsi Trasversali per le Competenze e l’Orientamento, la realizzazione di Percorsi Duali e il ricorso a contratti di apprendistato.

Riguardo alla mobilità, specifiche risorse potranno essere dedicate al sostegno di pratiche di mobilità collettive/condivise (come il car pooling) o attive, così come all’innovazione delle flotte aziendali e all’installazione di dispositivi di ricarica dei mezzi elettrici. Particolare attenzione dovrà essere prestata anche al traffico e ai veicoli destinati al trasporto delle merci, a partire da un attento studio delle attuali modalità di funzionamento della logistica. Interventi pubblici diretti potranno riguardare le aree di sosta dei camion, da migliorare in termini di comfort e decoro urbano. Sul modello francese, questi luoghi potrebbero diventare parcheggi scambiatori attrezzati e nodi di intercambio modale, veri e propri punti di accesso al territorio.

Per aumentare gli impatti territoriali delle risorse normalmente spese dalle imprese per attività di sponsorizzazione e sviluppo territoriale e ridurne la frammentazione, si può ipotizzare di coinvolgere i privati, in forma singola o associata, nella realizzazione di interventi di riqualificazione ambientale, a partire dalle aree più prossime, come spazi stradali, spazi pubblici, aree verdi e blu. Tutto ciò a vantaggio non solo delle popolazioni locali, ma anche del tessuto imprenditoriale stesso, che potrebbe utilizzare la qualità ambientale e paesaggistica come elemento attrattivo nei confronti di una forza lavoro più sensibile a questi temi. Si tratterebbe di un nuovo modo di declinare il welfare aziendale, estendendolo al territorio e considerando la qualità dello spazio urbano, praticato quotidianamente, come una componente fondamentale del benessere individuale e sociale.

Lo stesso ragionamento fatto per la manifattura può essere esteso ad agricoltura e silvicoltura, settori tradizionalmente più propensi a offrire spazi e servizi eco-sistemici e multifunzionali, in integrazione con il turismo (agriturismi, B&B, sentieri, ecc.), i servizi di welfare (agri-nidi e scuole nel bosco, fattorie didattiche, itinerari didattici, ecc.), il commercio di prossimità a chilometro zero. Tali attività devono essere potenziate, per sostenere anche il recupero, l’efficientamento energetico e la riqualificazione paesaggistica dell’edilizia e dei fondi rurali. Particolare attenzione dovrà essere dedicata alla creazione di filiere locali, come, per esempio, la produzione agro-alimentare locale destinata ad attività ricettive, commerciali o a mense scolastiche/aziendali o l’uso della risorsa legno per opere pubbliche.

Analogamente, sull’esempio di quanto sperimentato con successo dal progetto “Una montagna di botteghe”, anche il commercio può essere ripensato in chiave multifunzionale e come fornitore di servizi alla popolazione locale e ai visitatori, secondo modalità di sostegno e intervento diversificate a seconda delle opportunità e delle situazioni. Nei piccoli centri, le botteghe – così come i bar – sono veri e propri spazi di socializzazione, che possono fornire servizi ai residenti, anche di tipo domiciliare. Per questo, nei luoghi a maggior rischio di desertificazione, sarà necessario che il pubblico sostenga la creazione di nuove attività, ad esempio mettendo a disposizione gratuitamente spazi comunali non utilizzati o incoraggiando l’apertura di negozi sociali da parte del Terzo settore, ove dare opportunità di impiego a soggetti fragili, in carico ai servizi socioassistenziali. In corrispondenza di sentieri e itinerari, o nei centri a maggior vocazione turistica, le botteghe possono svolgere anche una funzione turistica come info-point per i visitatori, oltre a promuovere prodotti agro-alimentari locali, integrandosi con le filiere del territorio. Oppure le botteghe possono diventare luoghi di apprendimento, attraverso l’organizzazione di laboratori e corsi con le scuole. Sarà possibile ipotizzare anche l’adozione e la presa in carico, da parte delle botteghe, di spazi pubblici limitrofi per favorirne il presidio, secondo il modello dei “Patti di collaborazione”. Spazi commerciali vuoti potranno essere utilizzati, più o meno temporaneamente, per la fornitura di servizi o l’organizzazione di manifestazioni locali.

2.2.4 Governance di Valle, cooperazione intervalliva e il rapporto con Bergamo

Un ultimo punto di attenzione riguarda la struttura di governance che più efficacemente può portare avanti una strategia integrata, unitaria, condivisa per l’intera area della Valle Seriana e Val di Scalve e, contestualmente, il sistema relazionale da costruire a partire dalla Valle per sostenere questa visione al futuro.

Per realizzare i tre corsi d’azione sopra descritti è importante che si realizzi un sensibile miglioramento della capacità di cooperazione interna all’area: la grandissima parte dei problemi e delle opportunità discusse non possono essere trattati alla scala di un singolo Comune, di qualsiasi dimensione esso sia.

Le Comunità Montane sono riconosciute come importante risorsa da numerosi soggetti locali e sono gli enti che, insieme al Parco delle Orobie e al GAL Valle Seriana e dei Laghi Bergamaschi, meglio possono governare il processo di coinvolgimento degli stakeholder, la definizione della strategia locale e il governo degli interventi. Tuttavia, è importante che ci sia una maggiore unità di intenti tra amministrazioni e che le Comunità Montane si facciano portavoce di una visione al futuro per il territorio, non limitandosi alla sola gestione di alcuni servizi e funzioni in comune. Entro questo processo dovrà essere posta particolare attenzione anche al legame con i contesti limitrofi, come la Valle Brembana, la Valtellina, la Valcamonica e il Sebino-lago d’Iseo, attraverso forme di cooperazione progettuale, come sperimentato, ad esempio, con il PTRA “Valli Alpine” e le attività dei GAL.

Un ulteriore riflessione deve riguardare il rapporto con la città di Bergamo, di cui peraltro la bassa Valle fa parte. Quali nuove relazioni e interdipendenze (non solo verso Bergamo ma anche da Bergamo alla Valle) costruire o consolidare? Questo ragionamento riguarda sicuramente il ruolo della Valle come fornitore di servizi eco-sistemici fondamentali per l’area urbana, in un quadro di criticità ambientali e di cambiamento climatico, ma anche il possibile ruolo ricreativo e di educazione ambientale che la Valle può svolgere rispetto alle popolazioni della città (si pensi agli straordinari spazi culturali di Alzano Lombardo), o la creazione di filiere di produzione e consumo che possano attualizzare lo storico legame esistente tra montagna e pianura, o ancora il possibile ribilanciamento di quote di popolazione che possono vivere in Valle (non solo nella parte più prossima) e muoversi quotidianamente in città in modo sostenibile, veloce e confortevole, a partire dalla tramvia che collega il capoluogo ad Albino e che potrebbe essere prolungata. Un’altra questione cruciale è migliorare l’attrattività turistica della Valle, intercettando gli ingenti flussi che quotidianamente raggiungono Bergamo (spesso in giornata) per visitare la Città Alta. Come far fermare i visitatori in loco, anche pernottando in Valle?

È, infine, fondamentale che i soggetti pubblici, a vari livelli, , come già fatto in alcuni settori, si mettano in ascolto del mondo associativo, cooperativo e del Terzo settore che già opera attivamente sul territorio e che, oltre a conoscere bene i bisogni dei cittadini, può anticiparne le richieste, partecipando attivamente alla programmazione e alla progettazione di politiche e interventi. Si auspica, dunque, l’attuazione di un processo di co-progettazione inclusivo, che preveda numerosi momenti di confronto e discussione pubblica, come avviato con il percorso locale condotto da Regione Lombardia e DAStU – Politecnico di Milano.

image Figura 2. La traiettoria desiderabile i tre corsi d’azione
Fonte: Elaborazione degli autori.
image Figura 3. La traiettoria desiderabile figura territoriale
Fonte: Elaborazione degli autori.

La natura strategica dell’Agenda

I corsi d’azione indicati hanno una natura strategica per una varietà di ragioni.

La prima risiede nell’interrogarsi su come far diventare centrale il tema della biodiversità, a partire da strumenti e processi capaci di confederare le amministrazioni e gli attori locali, facendoli convergere verso azioni prioritarie, ma anche azioni da non ripetere, con l’obiettivo di intervenire anche fuori dalle aree protette, sensibilizzare le popolazioni locali e creare opportunità di lavoro qualificato e innovativo.

In connessione a ciò, la seconda risiede nel trattare uno dei problemi più difficili, seppur decisivo per gli equilibri complessivi del territorio, ovvero la riqualificazione delle aree industriali e produttive che si collocano nel fondovalle, sostenendo al tempo stesso l’innovazione delle imprese, il miglioramento delle condizioni di abitabilità e di benessere fisico e sociale per chi vive nei centri urbani e la riqualificazione paesaggistica, anche ai fini di un incremento dell’attrattività (lavorativa e turistica) dell’intera area.

La terza è inerente al migliorare la disponibilità di soluzioni abitative e di servizi locali adeguati a incrementare la capacità dell’area a trattenere popolazione in età attiva, che appare decisiva per la preservazione dei servizi essenziali, anche mediante la necessità di coordinare i diversi attori e le diverse scale della governance dei servizi, e a dare risposta a esigenze di gruppi sociali e territori oggi marginali.

La quarta riguarda la proposta di azioni che concorrono alla diversificazione del modello economico locale, puntando sul potenziamento e la sperimentazione di specializzazioni innovative, a partire dalle attività ricettive inclusive, sostenibili e legate al turismo lento.

Infine, la quinta ragione risiede nella riconcettualizzazione del rapporto città/area interna, a partire dal superamento dell’autosufficienza dei due poli, lavorando sulle interdipendenze esistenti e potenziali che legano il capoluogo al territorio montano attraverso alcuni spazi intermedi, come le vallate prealpine, dalla costruzione di nuovi immaginari e rappresentazioni complesse e articolate del fenomeno territoriale.

Le leve proposte nell’agenda sono fortemente sinergiche: la riattivazione dei patrimoni immobiliari per una domanda sociale di villeggiatura e ricreazione oggi non espressa sostiene la riattivazione dei patrimoni naturali grazie all’investimento per la cura del territorio in via di abbandono e lo sviluppo della filiera bosco-legno; l’investimento sulle politiche abitative è funzionale a sostenere meglio i servizi, dalla cui qualità dipendono in particolar modo le condizioni di vita dei territori e degli abitanti, soprattutto dei gruppi sociali più marginali; l’investimento su un sistema di mobilità flessibile, da programmare alla scala dell’area, consente una migliore raggiungibilità e coesione del territorio sia per la vita quotidiana degli abitanti, sia per quella dei visitatori. Queste leve hanno un’ulteriore dimensione, ad esse trasversale e che appare egualmente strategica, ovvero la formazione di nuove competenze locali, attraverso un investimento sulle persone, e in particolare sui giovani, come capitale umano attraverso il quale costruire nuove forme di cooperazione locale; riscoprire e riattivare patrimoni territoriali oggi sottoutilizzati; costruire, dal basso, nuove istituzioni e attori locali. Dal punto di vista della distribuzione dei benefici sociali e territoriali, l’agenda propone di concentrare gli sforzi in direzione di alcuni gruppi sociali e alcuni contesti. Gli anziani in condizioni di maggiore perifericità, i bambini e i giovani nella fase di transizione dall’istruzione all’occupazione, i nuclei familiari in età attiva hanno centralità nell’agenda, sia per ragioni di giustizia sociale, sia per ragioni di efficacia degli interventi nel rendere possibile una flessione positiva della traiettoria dell’area.