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Piambello e Valli del Verbano / Ritratto territoriale

Un ritratto territoriale dell'area del Piambello e delle Valli del Verbano

share_location 575,34 km²

gavel 52 comuni

groups_2 145.815 abitanti

Chiusura documento: 11/09/2024

Indice sezioni:

Il territorio dell’area interna del “Piambello e delle Valli del Verbano” si estende per una superficie complessiva di circa 438 Km quadrati, comprende 52 comuni con una popolazione di 146.997 abitanti, tutti appartenenti alla provincia di Varese. Venti comuni costituiscono la Comunità Montana del Piambello e 32 la Comunità Montana delle Valli del Verbano.

Le comunità montane del Piambello e Valli del Verbano nascono nel 2009 come fusione della Comunità Montana Valceresio e della Comunità montana Valganna e Valmarchirolo la prima edelle e delle comunità montane della Valcuvia e delle Valli del Luinese la seconda. Le principali valli che solcano il territorio sono, appunto, la Valceresio, la Valganna, la Val Marchirolo, la Valcuvia, la Valtravaglia, la Val Tresa e la val Veddasca.

Posizionata nella parte nord della Provincia di Varese, l’Area confina a settentrione con la Svizzera, a ovest con il Piemonte, e per il resto con comuni della Provincia di Varese fra i quali lo stesso capoluogo. Si caratterizza dalla presenza di due laghi prealpini: il Lago Maggiore a ovest, e il lago Ceresio – lago di Lugano a est. A sud dell’Area, il territorio del comune di Gavirate affaccia sul Lago di Varese.

Lo sviluppo plano altimetrico è compreso tra le quote medie dei laghi (circa 200 s.l.m.), fino alle quote più alte dei rilievi montani (Monte Lema 1621 m s.l.m. e il monte Piambello 1125 m s.l.m.)

image Il perimetro dell'area
Fonte: Dusaf Regione Lombardia.

L’area interna stabilita con delibera n. XI/5587 del 23/11/2021 della Regione Lombardia (Agenda del Controesodo) è stata definita a seguito di un’analisi condotta da POLIS Lombardia che, attraverso un indice composito, ha individuato i comuni che presentavano condizioni di fragilità più evidenti a scala regionale. Risultano particolarmente svantaggiati i Comuni di Curiglia con Monteviasco, Tronzano al Lago Maggiore e Maccagno con Pino e Veddasca, nella Comunità Montana delle Valli del Verbano, i Comuni di Cugliate Fabiasco e Cremenaga nella Comunità Montana del Piambello; mentre i Comuni di Gemonio e Brezzo di Bedero nella Comunità Montana del Piambello e Ferrera e Casalzuigno in Comunità Montana delle Valli del Verbano sono quelli con indice di svantaggio inferiore.

leaderboard Indice di svantaggio dei comuni

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Il confronto tra le carte che mostrano il tessuto urbanizzato nel 1954 e nel 2019 evidenzia come in questo lasso di tempo ci sia stato un notevole incremento insediativo, soprattutto nei fondivalle lungo i principali flussi di comunicazione, e lungo le sponde dei laghi.

Questo processo ha comportato il progressivo abbandono dei centri storici, costruiti in media e alta Valle, a favore di un’urbanizzazione concentrata e lineare nel fondovalle, dove si localizzano i sistemi di trasporto collettivo e i principali servizi educativi, sociosanitari, nonché il commercio.

Popolazione

L’evoluzione della popolazione e le sue caratteristiche

Secondo i dati ISTAT del 2019 nel territorio del Piambello e delle Valli del Verbano vivono 146.997 abitanti, di cui 70.951 nei comuni facenti parte della Comunità Montana del Piambello e 76.046 nei comuni facenti parte della Comunità Montana delle Valli del Verbano.

I comuni meno popolosi sono Duno (123 ab.), Curiglia con Monteviasco (165 ab.), Tronzano Lago Maggiore (219 ab.), Masciago Primo (297 ab.), mentre i più popolosi sono Luino (14.387 ab.) e Induno Olona (10318 ab.).

I comuni sotto i 600 abitanti sono 7 sono posizionati tutti, ad esclusione di Tronzano Lago Maggiore, in aree montane. I comuni sopra gli 8000 abitanti sono Laveno Mombello, Gavirate, Luino, Arcisate e Induno Olona, tutti posizionati nel fondovalle, a confine con il capoluogo (Induno Olona) nonché in prossimità del Lago Maggiore (Laveno Mombello e Luino).

leaderboard Elenco dei comuni con indicazione della popolazione

Come si può osservare nella figura sottostante, la popolazione dell’area interna ha raggiunto il suo picco nel 2011 per poi contrarsi – sebbene di poco – nel decennio successivo. Si tratta di un andamento paragonabile a quello delle altre valli prealpine, anche se di minor rilievo, soprattutto rispetto al decennio fino al 2021.

leaderboard Andamento della popolazione delle aree lombarde, 1971-2021

Con riferimento all’evoluzione più recente della popolazione, si può osservare la variazione percentuale della popolazione residente in due periodi: tra il 2009 e il 2014 e tra il 2015 e il 2019.

Il valore indica in percentuale la differenza fra il valore finale di popolazione e il valore iniziale della popolazione residente in un determinato periodo di tempo (base dati ISTAT), valori positivi indicano un aumento della popolazione, valori negativi, una diminuzione, questo indice permette di valutare quali comuni presentano dinamiche di crescita/decrescita nell’arco temporale di riferimento.

Nell’Area del Piambello e Valli del Verbano, nel periodo 2009-2014, 28 comuni sono stabili (0-5%) e 7 comuni presentano un valore positivo (5-25%); nel secondo arco temporale dal 2015 al 2019 invece si riducono i comuni stabili (12 comuni 0-5%), e solo un comune ha valore positivo (Mesenzana), tutti gli altri comuni hanno valori negativi ad esempio: Curiglia con Monteviasco, Tronzano Lago Maggiore, Brissago, Duno, Orino, Castello Cabiaglio (tutti appartenenti alla Comunità Montana Valli del Verbano).

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La traiettoria demografica di un comune risulta sia dal saldo naturale – ovvero il bilancio fra nascite e decessi – sia dall’indice di migrazione netto (Migration Effectiveness Index, MEI) che definisce il tasso netto di migrazione e viene calcolato come il rapporto tra immigrati verso ed emigrati da una determinata area in un certo periodo di tempo. Un valore positivo significa che nel territorio sono immigrate più persone di quante ne siano emigrate, viceversa in caso di un valore negativo. Considerato che le nascite e i decessi non influiscono sull’indice, questo dato è significativo per determinare la maggiore o minore attrattività di un comune nei confronti delle scelte residenziali delle persone. Anche in questo caso si guarda a due periodi: 2009-2014 e 2015-2019.

Nell’area del Piambello e Valli del Verbano, nel periodo 2009-2014, 20 comuni risultano stabili (0-5%), 16 comuni risultano attrattivi, tra i quali i più attrattivi sono: Luino, Brezzo di Bedero, Montegrino Valtravaglia, Cadegliano Viconago, i meno attrattivi risultano Duno, Tronzano, Curisglia, Agra, Brinzio, Masciago Primo e Cassano Valcuvia (tutti in Comunità Montana Valli del Verbano) nell’arco temporale 2015-2019 invece i comuni stabili (0-5%) sono 17, i comuni attrattivi risultano 12 tra i quali Lavena Ponte Tresa (Piambello), Mesenzana, Cuvio.

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Infine, possiamo guardare al dinamismo della composizione della popolazione di una determinata area, valutando quanto essa è cambiata entro un determinato intervallo. In questo senso, il dinamismo è l’esito delle iscrizioni e delle cancellazioni, e ci dà la misura di quanto in un’area vivano più o meno le stesse persone – nel senso degli individui concreti, non del loro numero - che vi vivevano a una data precedente. L’indice di ricambio migratorio (Turn Over rate, TO) può essere impiegato a questo fine. L’indice ha valori sempre positivi, perché la composizione della popolazione è inevitabilmente soggetta a cambiamenti, e anche in questo caso è stato calcolato in riferimento ai due periodi indicati in precedenza: 2009-2014 e 2015-2019.

Nell’area del Piambello e Valli del Verbano, nel periodo 2009-2014 il comune più dinamico risulta Duno, e gli altri comuni risultano tutti con un valore medio 0.12-0.16 e 0.08-0.12; invece nell’arco temporale 2015-2019 il comune più dinamico risulta Marzio e gli altri comuni risultano tutti con un valore medio 0.12-0.16 e 0.08-0.12.

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Per indagare la traiettoria della popolazione nel lungo periodo abbiamo poi osservato i dati del censimento generale della popolazione a partire dal 1911, mentre per i dati successivi al censimento del 2011 abbiamo tenuto conto della popolazione residente comunale al 1° gennaio 2019 resa disponibile dall’ISTAT sulla base di indagini effettuate presso gli uffici di Anagrafe (demo.istat.it). Abbiamo individuato cinque intervalli temporali: il primo e più ampio include indicativamente le due guerre mondiali (1911-1951); il secondo, gli anni dei ‘boom’ e della crescita urbana “concentrata” (1951-1971); il terzo, il periodo in cui emergono le ‘tre Italie’ e in generale i fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione ‘diffusa’ (1971-1991); il quarto, gli anni della fase di stagnazione economica (1991-2011); il quinto e più breve, gli anni del post-crisi (2011-2019). Tale scomposizione in cinque intervalli distribuiti in oltre cento anni di storia ha permesso di costruire una matrice da cui è possibile ricavare, per ogni comune, una sequenza di bilanci demografici in cui si alternano o ripetono fasi di crescita (C) o decrescita (D). Sono emerse nel complesso 32 tendenze che ci permettono di individuare alcuni profili evolutivi che possiamo ordinare a seconda della tendenza dei comuni nelle ultime fasi: da un lato dinamiche di crescita consolidata a cui si affiancano processi che abbiamo definito di ripresa e, in alcuni casi, controstorie; dall’altro, rallentamenti recenti, processi di caduta o di ricaduta che si affiancano a dinamiche di contrazione consolidata.

Nel complesso l’area della Piambello e Valli del Verbano è poco investita da un processo di contrazione demografica. Solo il comune di Curiglia con Monteviasco è caratterizzato da un processo di contrazione demografica che possiamo definire consolidata. Nella tendenza della contrazione consolidata fanno parte quei comuni che hanno registrato una variazione negativa della popolazione negli ultimi quattro oppure in tutti i cinque intervalli temporali.

Tronzano Lago Maggiore e Porto Ceresio sono caratterizzati da un processo di caduta - comuni che hanno perso popolazione negli ultimi due o tre intervalli dopo aver guadagnato in almeno due intervalli precedenti oppure comuni che hanno perso popolazione nell’ultimo intervallo e in quello centrale dopo aver guadagnato nei precedenti intervalli). Bedero Valcuvia, Brissago Valtravaglia e Castelveccana sono caratterizzati da un processo di ricaduta - comuni che hanno perso popolazione nell’ultimo o negli ultimi due intervalli dopo aver avuto brevi fasi di crescita negli intervalli immediatamente precedenti. Grantola, Brusimpiano, Besano, Clivio, Induno Olona, Brinzio, Rancio Valcuvia, Cuveglio, Cuvio, Orino, Cocquio-Trevisago, Gemonio, Brenta, Cittiglio e Loveno-Morbello invece sono investiti da un processo di rallentamento - comuni che hanno perso popolazione nell’intervallo più recente dopo aver guadagnato popolazione almeno nei due precedenti intervalli.

Gli altri comuni sono caratterizzato da un processo di crescita consolidata, registrando un incremento della popolazione nell’ultimo intervallo e almeno in altri tre intervalli precedenti (ad eccezione dei comuni che hanno perso popolazione nell’intervallo centrale) oppure che hanno avuto una crescita continuativa nei tre intervalli più recenti.

image Dinamiche di contrazione demografica (1911 – 2019)
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT.

L’indice di vecchiaia indica la percentuale di popolazione anziana residente in ciascun comune in rapporto alla popolazione totale. L’indicatore ci mostra un processo di invecchiamento della popolazione non particolarmente rilevante. Solo Duno, Curiglia con Monteviasco e Tronzano Lago Maggiore, situati nella Comunità Montana delle Valli del Verbano, in zone di alta valle (ad esclusione di Tronzano Lago Maggiore) si differenziano dagli altri con un rapporto percentuale della popolazione di 65 anni e più su quella 0-14 anni superiore a 300 (ISTAT, 2019), contro una media nazionale di 168,9.

Questo dato demografico può essere messo in correlazione con i servizi presenti nell’area, in particolare quelli sanitari (ma anche scuole e dinamica di attrattività transfrontaliera, sono territori infatti che attraggono residenti e lavoratori verso la Svizzera e verso il capoluogo di provincia).

image Indice di vecchiaia
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2018.

Per analizzare più nel dettaglio i dati sull’invecchiamento, abbiamo osservato l’andamento della popolazione di età compresa tra 65 e 80 anni e di quella over 80. Tale distinzione – di largo uso tra i demografi – si fonda anche sulla diversità di pratiche e bisogni tra i due gruppi. Mentre la popolazione fino a 80 anni tende a essere ancora attiva, quella oltre gli 80 anni è tendenzialmente molto sedentaria, con solo un numero limitato di piccoli spostamenti.

La popolazione anziana tra i 65-80 anni è proporzionalmente maggiore nei Comuni di Maccagno, Tronzano Lago Maggiore, Curiglia, Agra, Laveno Mombello Castelveccana, Gavirate, Cocquio Trevisago, Brinzio e Marzio; la percentuale di grandi anziani (maggiori di 80 anni) si concentra nell’area delle Valli del Verbano, in particolare nei Comuni di Curiglia con Monteviasco, Agra, Brezzo di Bedero e Laveno Mombello.

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Gli indicatori relativi alla popolazione scolastica e popolazione attiva descrivono le percentuali di popolazione di età compresa tra 6 e 19 anni e quella compresa tra 6 e 64 anni sulla popolazione totale di ogni comune, e sono calcolati su dati ISTAT 2019. La prima fascia d’età comprende la popolazione scolastica fino all’ultimo anno di scuola secondaria di secondo grado. La seconda comprende, invece, la popolazione attiva nel lavoro e nello studio, dalla scuola dell’obbligo fino all’età pensionabile.

La popolazione scolastica nell’area interna del Piambello e delle Valli del Verbano è proporzionalmente maggiore nei Comuni di Mesenzana e Cassano Valcuvia (C.M. Valli del Verbano); mentre la popolazione attiva raggiunge percentuali più elevate nell’area del Piambello in particolare nei Comuni di Cuasso al Monte e Valganna.

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Un’altra dimensione rilevante è quella della presenza di residenti con nazionalità diversa da quella italiana.

Il tasso di popolazione straniera nell’area interna è del 6.75%, rispetto ad un tasso provinciale del 8%.

Osservando la figura sottostante, si può osservare come il numero di popolazione con cittadinanza non italiana non sia particolarmente rilevante, se non per i comuni di Agra (13.46%) e Masciago Primo (12.38%).

image Residenti con cittadinanza non italiana sul totale
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2021.

Per quanto riguarda l’indicatore del reddito lordo pro-capite (RMPC) si presenta un andamento polarizzato. Con valori più alti nei comuni del Lago Maggiore e del sud dell’area e più bassi nella parte nord-est.

Se si valuta la media del RMPC dal 2010 al 2020 nell’area del Piambello Verbano, non si riscontra una significativa variazione, a differenza di altre aree interne dove si registra un incremento più marcato.

leaderboard Reddito Medio Pro Capite (2010–2020)

Per quanto riguarda l’area specifica, un dato interessante riguarda la l’identificazione dei territori con il massimo della popolazione al censimento.

L’area interna del Piambello e delle Valli del Verbano ha dinamiche residenziali molto diverse da quelle delle altre aree interne della Lombardia. I Comuni che lo costituiscono infatti hanno registrato un forte incremento di popolazione negli anni recenti.

Fanno eccezione i Comuni di Duno, Maccagno con Pino e Veddasca, Curiglia con Monteviasco e Castelveccana dove il massimo di popolazione al censimento è stata negli anni Cinquanta e Sessanta del Secolo scorso. Parimenti, i comuni di Tronzano, Luino, Porto Valtravaglia, Laveno-Mombello e Gavirate hanno registrato il picco di abitanti negli anni Ottanta.

La figura sottostante individua il tasso di occupazione totale; nell’area interna il tasso di occupazione non è particolarmente alto, i comuni con il tasso di occupazione più basso sono i comuni di Cremenaga, Agra e Cadegliano con valori che si attestano intorno al 41-43%, il comune con tasso più elevato è il comune di Gavirate con il 67% di occupati; oltre a ciò la partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne nell’area interna appare ancora molto al di sotto del suo potenziale, per valutare questo problema impieghiamo l’indice di penalizzazione di genere, che misura la differenza fra i livelli di partecipazione al lavoro delle donne e quella degli uomini.

L’indice è negativo sull’insieme del territorio, quattro comuni (Agra, Cremenaga, Saltrio, Cadegliano Viconago) hanno un indice fortemente negativo, il resto dei valori oscillano da -0.05 (Curiglia con Monteviasco) a -0.46 (Lavena Ponte Tresa).

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Patrimoni

Paesaggi, patrimoni naturali e rischi

L’area del Piambello è ubicata nella parte nordorientale della Provincia di Varese e confina a nord con la Svizzera, ad est col lago Ceresio, la Svizzera e la Provincia di Como.

Immersa nella regione storica dell’Insubria, il territorio del Piambello si caratterizza per il paesaggio estremamente variegato, in cui ampie vallate modellate dai ghiacciai si alternano a rilievi prealpini e a numerosi corsi d’acqua.

Rispetto al Piano Paesistico Regionale, le aree lacuali del Ceresio e del Lago Maggiore rientrano nell’Ambito di Salvaguardia dei Laghi Insubrici, Nell’area è presente il Parco Regionale del Campo dei Fiori e sono segnalate una serie di Ambiti di Elevata Naturalità, nonché di Bellezze di Insieme.

Il Reticolo RER (Rete Ecologica Regionale), definisce un territorio solcato da una significativa rete di corridoi ecologici.

Nel territorio della Comunità Montana del Verbano sono presenti otto siti Natura 2000 in gestione al Parco campo dei Fiori: Monte Legnone e Chiusarella, Versante Nord Campo dei Fiori, Monte Martica, Val Veddasca, Parco del Campo dei Fiori, in gestione alla Provincia: Valveddasca, gestiti dalla Comunità Montana del Verbano: Monti della Valcuvia, Monte Sangiano.

Nell’area della C.M. del Piambello si segnala la presenza del PLIS Parco delle 5 Vette, che si estende per 14 kmq e comprende le cinque principali vette prealpine: il Monte Piambello (1.159 metri), che domina la Valceresio, la Valganna e la Valmarchirolo, il Monte Poncione (999 metri), il Val de’ Corni (994 metri), il Marzio (880 metri), il Monte Derta (785 metri); nonché il sito UNESCO del Monte S. Giorgio (parco transfrontaliero la cui gestione è affidata ad una convenzione in cui si riconosce come ente gestore primario la Comunità Montana del Piambello).

L’intero territorio è compreso nell’area MAB Riserva della Biosfera -Ticino val Grande del programma UNESCO per la tutela e la valorizzazione della biodiversità, area che si estende sulle due sponde del Lago Maggiore, comprende il Parco Regionale del Fiume Ticino, e si unisce a nord con il Parco delle Bolle di Magadino in Canton Ticino.

Il Programma MAB (Man and the Biosphere) è stato avviato dall’UNESCO, negli anni ’70 allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca e capacity-building.

Come via storica si segnala la presenza della Via Francisca del Lucomagno, un cammino lungo 510 chilometri, di cui 135 in territorio italiano. Il cammino attraversa tre stati: da Costanza in Germania passa per la Svizzera e arriva a Pavia, per poi ricongiungersi con la Via Francigena fino a Roma.

Il territorio infine è attraversato dal Sentiero Italia (sentiero E1), tracciato escursionistico riconosciuto a livello europeo e nazionale.

image Aree naturali protette e aree prioritarie per la biodiversità
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Regione Lombardia, ARPA Lombardia.

Il Piano Paesaggistico Regionale individua gli ambiti e le unità tipologiche di paesaggio; l’area del Piambello e Valli del Verbano rientra nella fascia Prealpina e i paesaggi individuati sono quelli dei Laghi Insubrici, della montagna e delle valli prealpine.

Il documento di indirizzo del Piano, all’art.2 definisce le principali caratteristiche, e gli indirizzi di tutela dell’area individuata.

image Inquinamento ambientale (siti bonificati e contaminati); Impianti di trattamento rifiuti, cave attive e cessate, discariche
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Regione Lombardia, ARPA Lombardia.

Dalla mappatura, risulta che siti contaminati e non ancora bonificati coincidono con le grandi aree delle industrie dismesse di fondovalle, soprattutto nelle zone di Laveno e Lavena Ponte Tresa.

Le forme e la diffusione del rischio idrogeologico nell’area interessata rimandano a una condizione di rischio molto comune nelle aree interne lombarde, quella propria alle fasce urbanizzate rivierasche e ai versanti dei fiumi e dei corsi d’acqua superficiali montani. Ogni area è caratterizzata da proprie peculiarità rispetto ai livelli di rischio presenti, alla loro distribuzione spaziale, al coinvolgimento di porzioni più o meno consistenti di centri abitati, di infrastrutture e di ambiti funzionali e urbani specifici (aree produttive, centri storici, frazioni, capoluoghi di comune, nuclei abitati isolati, infrastrutture viarie e servizi). Per dare rappresentazione di tali condizioni ricorriamo a una serie di indici.

Il primo è l’indice di rischio idrogeologico. Tale indice considera una varietà di rischi, fra i quali ma non esclusivamente le frane profonde e superficiali, le esondazioni fluviali di fondovalle, i fenomeni di tipo torrentizio lungo il reticolo idrografico in relazione a “bersagli” – ovvero i beni esposti a tali rischi –, quali abitazioni, imprese e infrastrutture. In quasi la metà dei comuni dell’Area Interna la frequenza di tale rischio è più elevata rispetto alla media regionale e in un comune in particolare – Porto Ceresio – è molto elevata. Più complessivamente il rischio idrogeologico si concentra nei comuni di fondovalle e rivieraschi.

leaderboard Indice di rischio idrogeologico comunale

Scendendo di scala, possiamo osservare come il rischio idrogeologico si distribuisca sul territorio dei comuni più esposti a tale rischio, ovvero con indici superiori a 1.5. Questa operazione è stata resa possibile estraendo dal geoportale PRIM delle celle di venti metri per venti metri. Gli indici di rischio elaborati nel PRIM sono raggruppati in classi corrispondenti a differenti livelli di criticità rispetto alla media del territorio regionale (che è uguale ad 1). In particolare si segnalano alcune zone industriali/produttive in classi di rischio più elevato nei comuni di Induno Olona e Grantola.

Un ulteriore strumento per la valutazione dell’esposizione del territorio della Valcamonica a una varietà di rischi è l’indice di rischio integrato. Tale indice è una combinazione, effettuata mediante una somma pesata, delle evidenze relative ai rischi individuati dal già citato PRIM, ovvero i rischi idrogeologico, meteorologico, sismico, di incendio boschivo, industriale, di incidenti stradali, incidenti sul lavoro, insicurezza urbana. L’indice di rischio integrato ha l’obiettivo di definire il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che è definita come uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10.

Come si può vedere, nel caso dell’area interna, 20 comuni presentano valori superiori a quelli della media regionale, tra i quali i comuni di Lavena Ponte Tresa, Gemonio e Germignaga, hanno valori significativamente più elevati: tuttavia, anche in questo caso, è l’esposizione al rischio idro-geologico a pesare in modo considerevole.

leaderboard Indice di rischio integrato comunale

Come evidente, la valutazione della rischiosità del territorio dell’area deve essere posta nella prospettiva degli effetti crescenti già evidenti del cambiamento climatico. I comuni e le altre istituzioni non hanno, ad oggi, operato alcuna valutazione puntuale degli effetti locali del cambiamento climatico. L’area risulta esposta a una varietà di fenomeni indicati come rilevanti per l’insieme del territorio regionale dal “Rapporto di sintesi della Strategia Regionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SRACC)”. In particolare, fenomeni quali un aumento di frequenza e intensità di piene e alluvioni e, più complessivamente, di manifestazioni legate al rischio idrogeologico, riduzione del flusso vitale minimo per i torrenti, innalzamento del limite delle nevicate, siccità e incendi boschivi, sono di particolare rilievo per l’Area Interna.

leaderboard Scenari climatici regionali e locali

Il suolo consumato, ovvero urbanizzato/impermeabilizzato, nelle 14 aree interne lombarde al 2021 ammonta complessivamente a 49.036 ettari (ha).

Dall’analisi dei dati di consumo di suolo annuale netto nel periodo 2020-2021 contenuta nel rapporto ISPRA sul consumo di suolo dell’anno 2022 applicata ai 485 comuni delle 14 “aree interne” lombarde, risulta che 293 di questi non hanno consumato suolo (pari al 60%), 191 comuni (pari al 39,4%) hanno invece consumato suolo e uno solo ha ridotto il consumo di suolo. Complessivamente, l’artificializzazione del suolo nelle aree interne lombarde ammonta a 92,6 ettari nel solo ultimo anno osservato. Questo valore pesa per il 10,5% dell’intero consumo regionale annuo (pari a 883 ettari) ed è pari a mezzo ettaro circa per ogni comune consumatore di suolo nelle aree interne. Si tratta quindi di un consumo significativo.

Per misurare l’efficienza nell’uso del suolo abbiamo impiegato l’indicatore del consumo marginale di suolo per i 473 comuni delle aree interne lombarde, escludendo 12 comuni che hanno una popolazione stazionaria. Fra questi, 284 comuni non registrano consumo di suolo nel periodo 2020-2021 (pari al 58%), mentre i restanti 189 si dividono tra comuni che hanno avuto un incremento demografico e consumo di suolo (44, pari al 9%) e comuni che hanno registrato una riduzione nel numero di residenti pur continuando a consumare suolo (145, pari al 30% del totale).

Come abbiamo visto, l’intero gruppo dei comuni dell’aree interne lombarde ha consumato 92,6 ettari pari al 10,5% dell’intero consumo di suolo regionale registrato tra il 2020 e il 2021. Quasi l’83% del consumo di suolo delle aree interne (76,7 ha) è imputabile ai 145 comuni con indicatore di efficienza negativo (Cmarg<0), cioè che perdono residenti, mentre gli altri 44 comuni hanno consumato i restanti 15,9 ha. Dunque, in termini assoluti ha consumato più il gruppo dei comuni inefficienti ovvero i comuni che pur perdendo residenti consumano nuovo suolo.

Analizzando le famiglie di comuni per ampiezza demografica si nota che il gruppo di comuni piccolissimi (0-500 ab.) è in assoluto il più inefficiente (-1.243 m2/ab), ma non in termini assoluti (3,5 ha consumati), il cui primato è detenuto dai comuni piccoli tra i 501 e i 2000 abitanti (25,8 ha) e, a seguire, da quelli tra i 5001-10000 ab. con 22,2 ha.

In conclusione, possiamo rilevare che nei 189 comuni consumatori delle aree interne lombarde il consumo di suolo rimane elevato, incidendo per oltre il 10% sul consumo totale regionale. Per loro si profila un andamento contraddittorio che vede oltre l’80% del loro consumo realizzato da comuni con contrazione demografica. Questi comuni sono da considerare come altamente inefficienti perché hanno consumato una risorsa non rinnovabile (il suolo) senza avere una forzante attiva (la popolazione in crescita). Questo non giustifica il consumo di suolo dei restanti comuni, in quanto si tratta di consumi in aree prevalentemente fragili e ad alta sensibilità ambientale dove, in entrambi i casi, andrebbe prima fatto uso delle aree già artificializzate, non utilizzate o dismesse, e delle abitazioni, non utilizzate o sottoutilizzate.

Per guardare all’andamento del consumo di suolo nell’area interna, impieghiamo prima l’indicatore del suolo consumato pro capite che misura la quantità di copertura artificiale esistente al 2021 rispetto alla popolazione residente in quell’anno.; il comune con un consumo di suolo procapite maggiore è il comune di Tronzano Lago Maggiore (1326mq/ab), quello inferiore è il comune di Lavena Ponte Tresa (184 mq/ab).

In seguito, impieghiamo l’indicatore di consumo marginale di suolo, che abbiamo spiegato poco sopra; dei 52 comuni dell’area 23 hanno consumato suolo nel 2021, di questi 15 hanno consumato suolo a fronte di una decrescita demografica.

image Suolo consumato pro capite 2021
Fonte: Elaborazione su dati ISPRA, 2021.
image Consumo marginale di Suolo
Fonte: Elaborazione su dati ISPRA, 2021.

Geografie

Geografia dell’insediamento consolidato e patrimoni costruiti

Indice sottosezioni:

L’analisi dell’epoca di costruzione degli edifici evidenzia che territori con un patrimonio edilizio molto vecchio sono anche quelli dove si trovano più edifici non occupati e abbandonati. I territori con un patrimonio costruito prevalentemente successivamente all’anno Duemila sono quelli nei quali alcuni ambiti sono stati trasformati. Spesso i comuni con il patrimonio più recente coincidono con quelli che hanno avuto un incremento di popolazione negli ultimi anni.

Il territorio in oggetto è caratterizzato da un patrimonio residenziale relativamente recente. La maggior parte dei comuni dell’area ha una media di edifici costruita negli anni Ottanta del secolo scorso.

I comuni che hanno visto una edificazione in epoca meno recente (entro il 1970) sono Duno, Castelveccana, Tronzano Lago Maggiore, Dumenza, Curiglia, Cadegliano-Viconago e Valganna, mentre le costruzioni più recenti si trovano nei comuni di Ferrera di Varese, Cugliate Fabiasco e Marchirolo.

3.1 Valori immobiliari

L’articolazione del territorio per zone omogenee permette di analizzarne le dinamiche del mercato immobiliare: le zone sono porzioni che riflettono un comparto omogeneo del mercato immobiliare locale, nel quale si registrano una sostanziale uniformità di apprezzamento per condizioni economiche e socio-ambientali.

I comuni dell’area sono suddivisi in 4 macroaree che tengono conto della loro dislocazione territoriale.

L’analisi delle macroaree mostra un andamento decisamente positivo del mercato immobiliare in tutte le 4 macroaree, in particolare Valcuvia e Valceresio ovvero i territori al centro e al sud-ovest dell’area.

La Provincia di Varese conta 415 architetture vincolate.

Nel territorio compreso nel perimetro dell’Area Piambello e Valli del Verbano le architetture vincolate sono 88.

La presenza più elevata di architetture vincolate si registra nel Comune di Luino, che ne conta 13, seguito dai Comuni di Viggiù, Induno Olona e Cadegliano-Viconago (rispettivamente 6, 5 e 5 architetture vincolate).

image Architetture vincolate nell’area
Fonte: Elaborazione su dati Vincoli in Rete – Istituto Centrale del Restauro – MiC.

Nell’area piambello e valli del verbano ci sono sei musei riconosciuti dal sistema museale lombardo: il museo della cultura rurale prealpina di brinzio; il museo civico dei fossili di besano; nel comune di viggiù si trovano le tre sedi dei musei civici “enrico butti”. il museo civico floriano bodini ha sede nel comune di gemonio. nel comune di casalzuigno il museo villa della porta bozzolo; il centro documentale frontiera nord “linea cadorna” ha sede nel comune di cassano valcuvia.

nell’area non sono presenti ecomusei riconosciuti da regione lombardia.

nel perimetro dell’area ricadono la core zone e parte della buffer zone di Monte San Giorgio, sito UNESCO (categoria ‘Natural’) condiviso dall’Italia e dalla Svizzera, nominato nel 2003 (con estensione del perimetro nel 2010).

image Ecomusei e Musei riconosciuti dal sistema museale lombardo
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Regione Lombardia.

Nessun comune dell’Area Piambello e Valli del Verbano è parte di reti o associazioni legate al branding territoriale.

image Branding territoriale
Fonte: Touring Club Italiano, Bandiere Arancioni.

Vita quotidiana

Servizi, mobilità e vita quotidiana

Dal punto di vista dei servizi di welfare di base (istruzione e sanità), l’Area Piambello e Valli del Verbano si caratterizza per una discreta distribuzione delle attrezzature, che lascia però scoperta la porzione centrale. È qui, infatti, che diversi comuni sono sprovvisti di scuole del I ciclo. La maggior parte dei plessi si localizzano nei fondivalle serviti dalle ferrovie, sul lungolago e nella vallata che collega l’area centrale alla Svizzera.

Il numero degli asili è discreto e alcune strutture si trovano anche nei comuni più marginali.

L’istruzione secondaria di secondo grado, invece, si concentra ai bordi dell’area, in particolare a Luino, Laveno-Mombello, Gavirate, Bisuschio. La città di Varese, prossima alle zone più meridionali, rappresenta inoltre una centralità importante per l’offerta di servizi educativi. Le stesse dinamiche valgono anche per l’offerta socio-sanitaria.

Nell’area gli ospedali sono tre e sono ben distribuiti (Luino, Cittiglio, Cuasso al Monte – attualmente chiuso, in fase di riqualificazione). Numerose sono le residenze sanitarie assistenziali, spesso piuttosto concentrate in aree specifiche. Tra i servizi specialistici, si segnala la presenza di tre consultori.

Se Laveno e Luino rappresentano delle centralità importanti, a est l’organizzazione dei servizi è maggiormente distribuita.

image Distribuzione dei servizi educativi, formativi e ricreativi
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia (scuole secondarie II grado, nidi, corsi di formazione, offerta sociale per minori) ed elaborazione del Progetto di Ricerca STEP – Scuole, Territorio e Prossimità (PoliMI, PoliTO, Indire) su dati MIUR 2021 (scuola).
image Distribuzione dei servizi sociosanitari
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia 2022.

È stata condotta un’analisi riguardo gli indici di mobilità e mobilità in uscita nell’Area. L’indice di mobilità in uscita misura il dinamismo di un territorio attraverso la percentuale di persone che si spostano quotidianamente per motivi di studio e di lavoro rispetto alla popolazione del comune di età compresa tra 6 e 64 anni (dall’inizio della scuola dell’obbligo fino all’età del pensionamento).

L’area più dinamica si trova a sud nella zona del Piambello. Questa zona risente della prossimità al Comune di Varese.

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Un’analisi più approfondita della matrice Origine e Destinazione (O/D) della Regione Lombardia (2020), che misura il numero di spostamenti delle persone di età maggiore di 14 anni, permette di capire i motivi e i mezzi prevalenti degli spostamenti, oltre che le dinamiche della mobilità dal punto di vista territoriale. Con riferimento al motivo dello spostamento, in quasi tutte le “aree interne” lombarde risulta prevalente il motivo occasionale, seguito dal lavoro, mentre sono generalmente di lieve entità i flussi per motivi di studio o di affari. Gli spostamenti per motivi occasionali sono effettuati per impegni legati ad attività quali acquisti, commissioni, accompagnamento. Le percentuali dei motivi degli spostamenti suggeriscono la necessità di muoversi per raggiungere i servizi, concentrati in poche località.

Nel panorama delle 14 aree interne lombarde, l’area del Piambello e delle Valli del Verbano si caratterizza per una percentuale di flussi in uscita elevati, a fronte di una limitata quantità di flussi in entrata e di flussi interni.

leaderboard Flussi in entrata per motivo di spostamento

leaderboard Flussi in uscita per motivo di spostamento

leaderboard Flussi interni per motivo di spostamento

Con riferimento al motivo dello spostamento, in quasi tutte le aree interne risulta prevalente il motivo occasionale, seguito dal lavoro, mentre sono generalmente di lieve entità i flussi per motivi di studio o di affari. Gli spostamenti per motivi occasionali sono effettuati per impegni legati ad attività quali acquisti, commissioni, accompagnamento.

Nell’area interna del Piambello e del Verbano spiccano le percentuali in uscita per motivi di lavoro, questo dovuto alla dinamica attrattiva del lavoro transfrontaliero e verso il capoluogo di provincia.

L’offerta del trasporto pubblico locale nell’Area del Piambello e Valli del Verbano si sviluppa attraverso una rete articolata, diffusa nel territorio, soprattutto al fondovalle e che si avvale di diverse modalità.

L’area interna è servita da 4 linee ferroviarie.

La linea delle Ferrovie Nord connette Milano con Laveno Mombello (passando da Varese), la linea FS Gallarate-Laveno-Luino-Maccagno che connette l’aeroporto di Malpensa al Canton Ticino (TILO), la linea Gallarate – Laveno via Sesto Calende, la Linea Milano-Varese-Arcisate-Stabio, connette il capoluogo di provincia al Canton Ticino (Mendrisio Lugano).

La frequenza dei treni sulla linea verso Laveno e Luino è oraria, mentre sulla linea da Varese a Mendrisio la frequenza è ogni mezzora. La linea da Laveno a Sesto Calende (e viceversa, è invece sottoutilizzata, con soli 3 treni al giorno per senso di marcia).

Laveno è un nodo interessante, con la presenza di tre linee ferroviarie e due stazioni (vicine), Luino storicamente era la stazione internazionale più importante per i flussi da e per la Svizzera, e la costruzione del raccordo ferroviario tra Arcisate e Stabio aperto nel 2017 ha reso la linea Varese-Gaggiolo-Mendrisio, una linea passante verso la Svizzera.

Il Trasporto Pubblico Locale su gomma è gestito da un unico gestore (Autolinee Varesine), stesso gestore del capoluogo di Provincia, è un sistema ben ramificato, che si sviluppa soprattutto nel fondovalle e lungo i laghi.

Il Ministero dei Trasporti con l’Ente di Gestione Governativa dei Laghi, gestisce la Navigazione pubblica sul Lago Maggiore lato italiano e per convenzione anche lato svizzero fino a Locarno, la navigazione sul lago Ceresio-Lugano è gestita dalla Società Svizzera di Navigazione del lago di Lugano.

Nell’area della comunità montana sono presenti quattro porti pubblici per la navigazione (Laveno Mombello, Porto Valtravaglia, Luino e Maccagno), posti in prossimità delle rispettive stazioni ferroviarie. Nonostante ciò, risultano essere fermate sottoutilizzate, e il servizio navigazione è concentrato soprattutto verso la sponda piemontese, ad esclusione della linea Laveno-Intra (Verbania), che con frequenza bioraria, collega la sponda lombarda del lago con quella piemontese.

Sono presenti anche due collegamenti a fune.

Laveno Mombello-Sasso del Ferro (gestione della Provincia di Varese) in attività (risorsa per il turismo, punto di partenza di sentieri e della pratica del deltaplano) e quella che collega Curiglia alla frazione di Monteviasco, unico sistema di collegamento alla frazione ad esclusione di una mulattiera con più di 1442 gradini; attualmente questa funivia (gestita da TPL Como-Lecco-Varese) non è in funzione, per problemi di aggiudicazione gara; di sicuro il borgo di Monteviasco (di notevole interesse storico e architettonico) risente di questo problema di accessibilità sia per i pochi abitanti ancora presenti (solo 5 residenti) sia per i turisti che vogliono visitarlo.

image Struttura e frequenza del TPL
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia.

Economie

Economia e le specializzazioni produttive

Indice sottosezioni:

L’attività industriale fa parte dell’identità di queste aree, da sempre legate al settore produttivo.

Storicamente erano presenti diverse attività che hanno fatto identificare i luoghi delle Valli del Verbano come “la sponda magra” del Lago Maggiore, differenziandosi dalla sponda piemontese (sponda grassa), di vocazione invece più turistica.

Il distretto delle ceramiche a Laveno Mombello, (Richard Ginori, Ceramiche Lago), ha rappresentato fin dal XIX secolo un distretto di eccellenza, così come il settore delle macchine tessili (Ratti di Luino), e della produzione tessile (maglificio Moderno di Arcisate), che, insieme al settore alimentare (Birrificio Poretti ad Induno Olona), sono solo alcuni degli esempi che hanno permesso a questi territori di essere uno dei principali distretti industriali del XX secolo in Lombardia.

A partire dagli anni Ottanta del XX secolo molte di queste imprese sono state chiuse; ne rimane la memoria in alcuni musei dedicati (MIDeC Museo Internazionale del Design Ceramico), e in un diffuso patrimonio industriale dismesso, che da decenni è oggetto di dibattito in merito al suo destino.

Oggi nell’area del Piambello e delle Valli del Verbano sono presenti 26.192 addetti (fonte ASIA_2019) pari al 18% della popolazione totale, la maggior parte risulta impiegata nel settore manifatturiero (6171 addetti, 4,22% degli abitanti) e nel settore del commercio (5955 addetti, 4,07% degli abitanti).

L’attività manifatturiera si concentra soprattutto nel fondovalle, in Valceresio e in Valganna, dove sono presenti le maggiori attività produttive (Lindt e Poretti-Casberg).

La birra Poretti è nata in Valganna nella seconda metà dell’800 e il sito produttivo originario a Induno Olona, in stile Liberty, oggi di proprietà del gruppo Carlsberg, tra i più antichi e suggestivi siti birrai in Italia, è ancora attivo.

Altra importante realtà sempre a Induno Olona, è lo stabilimento Lindt; con oltre 1300 dipendenti, quello di Induno Olona è lo stabilimento più importante in Europa del famoso marchio di cioccolato. In questo stabilimento, sono presenti i settori ricerca e sviluppo, nonché la maggior produzione della linea Lindor.

Parallelamente alle realtà multinazionali, sono presenti una serie di imprese, più piccole, ma radicate sul territorio da decenni. Un esempio la Brevetti Montolit s.p.a. di Cantello, produttrice di utensileria per il taglio di prodotti lapidei, nata nel dopoguerra e che continua ad essere un’attività in continua evoluzione, investendo in ricerca e sviluppo di nuovi brevetti; nel 2022 è stata iscritta nel registro speciale dei marchi storici di interesse notevole, e ha pubblicato il primo report sulla “sostenibilità”.

Se a Laveno Mombello il distretto delle ceramiche è solo una memoria storica, la Cartiera Merati nata nel 1954 è ancora attiva e produttiva; riconosciuta in Europa come marchio leader della produzione del cartone riciclato a d’uso industriale, l’azienda è da sempre sensibile alle tematiche sulla sostenibilità ambientale (efficienza energetica, riduzione dei consumi idrici, trattamento delle acque reflue, utilizzo del 100% di materia prima riciclata).

La stazione ferroviaria di Luino, attivata nel 1882 contemporaneamente all’apertura della linea ferroviaria Novara-Luino-Maccagno, realizzata per collegare la linea del Gottardo con la pianura padana e il porto di Genova, ha sancito la vocazione dell’area ad essere luogo di transito e di flussi internazionali con il centro Europa.

Il nuovo collegamento ferroviario tra Arcisate e Stabio, entrato in funzione nel 2018, ha permesso di collegare Varese con il territorio svizzero e di rendere la direttrice Varese-Induno Olona-Arcisate-Cantello-Gaggiolo, un importante corridoio di transito passeggeri verso l’aeroporto internazionale di Malpensa, nonché per il flusso transfrontaliero verso il Canton-Ticino.

L’economia transfrontaliera in quest’area è determinante, l’attrattività economica dei contratti oltre confine, soprattutto negli ultimi decenni, a seguito della chiusura di molte imprese italiane, sta progressivamente diventando prevaricante, tanto che in alcuni comuni quasi tutti i lavoratori sono transfrontalieri.

Alcuni sindaci, come emerge dai colloqui effettuati, definiscono l’economia transfrontaliera come la “prima industria della zona”.

leaderboard Percentuale addetti settore manifatturiero

leaderboard Percentuale addetti settore trasporto e magazzinaggio

leaderboard Percentuale addetti settore alloggi, ristorazione, sport e leisure

5.1 Agricoltura Allevamento e prodotti tipici

Su tutto il territorio della provincia di Varese sono presenti più di 1600 imprese agricole. In generale hanno dimensione più piccola della media regionale, ma più alta di quella nazionale.

Presentano una specializzazione produttiva molto forte: il gruppo predominante è quello degli allevamenti di erbivori, mentre al secondo posto per numero di aziende e superficie sono le aziende specializzate in seminativi, superate però per impegno di lavoro e per reddito dalle imprese orto florovivaistiche in superficie protetta; peso nettamente superiore a quello medio lombardo presentano anche le aziende con colture arboree permanenti.

Interessante è osservare l’incidenza di addetti di determinate attività produttive per classi di età: fra gli addetti più giovani è bassa la presenza di addetti nella coltivazione di cereali, mentre nettamente superiore la presenza di addetti alle attività floricole e dei vivai; gli allevamenti sono meno presenti nelle aziende con titolare anziano, mentre in quella dei giovani sono meno allevati i bovini e notevolmente più diffusi gli ovi-caprini e gli equini. I dati evidenziano, quindi, un cambiamento in atto negli orientamenti produttivi che potrebbe avere un impatto sulle future caratteristiche dell’agricoltura varesina.

La propensione dei giovani all’innovazione ed alla diversificazione dipende anche dal maggior grado di istruzione e tale dato può essere apprezzato dall’analisi sui dati censuari della distribuzione del titolo di studio del titolare per classe di età.

Gli imprenditori varesini sono mediamente più istruiti rispetto a quelli di altre province e oltre il 40% dei giovani ha un titolo di studio superiore, con una buona diffusione dell’istruzione agraria.

Il territorio della provincia di Varese, in base alla suddivisione Istat, è composto per il 32% da aree di montagna ed è caratterizzata dalla presenza di diversi gruppi di rilievi tra loro separati da fondivalle di differente estensione e larghezza (Val Veddasca, Valtravaglia-Valcuvia, Valle del Brinzio, Valganna, Val Marchirolo e Valceresio).

Sono anche le aree con maggiori perimetrazioni di aree protette (Parchi Regionali, Siti di Importanza Comunitaria (SIC), Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Parchi Locali di Interesse Sovracomunale PLIS).

La localizzazione di attività agricole nelle aree protette pone una particolare attenzione ai fini di una corretta programmazione dell’attività agricola.Queste realtà economiche si devono confrontare non solo con le dinamiche generali del proprio settore, ma anche con disposizioni pianificatorie locali che, a seconda dei casi, possono assumere natura di vincolo o di opportunità.

Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio delle pratiche di diversificazione e di un’agricoltura multifunzione si evince una concentrazione delle attività agrituristiche nelle zone montane soprattutto in montagna fra Verbano e Ceresio.

Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio delle aziende zootecniche da latte si evince una prevalenza delle zone collinari e periurbane. In aree di montagna si collocano solo il 24% delle imprese e il 27% dei capi in produzione. Singolarmente in questa fascia altimetrica la dimensione media delle aziende risulta leggermente superiore a quella delle zone collinari e pianeggianti. A ciò contribuiscono soprattutto le aziende della Valceresio, che da sole costituiscono il 22% del patrimonio produttivo provinciale con una dimensione media di 75 vacche/azienda. Nelle altre aree, in particolare nelle Valli del Luinese, più problematiche dal punto di vista territoriale, la dimensione media si riduce sensibilmente, evidenziando le classiche problematiche della zootecnia montana in merito al mancato sfruttamento delle economie di scala, agli elevati costi di produzione, alle difficoltà logistiche e alla scarsa innovazione tecnologica.

Negli ultimi anni accanto all’allevamento bovino si è assistito in Provincia di Varese, ed in particolare nei contesti montani, ad una rivalutazione e ad un rilancio della zootecnia caprina, culminato nel riconoscimento da parte della Regione Lombardia della Denominazione di Origine Protetta (DOP) della Formaggella del Luinese, formaggio prodotto integralmente con latte di capra.

L’apicoltura è un’attività particolarmente diffusa su tutto il territorio della provincia. Lo sviluppo del comparto apistico è stato possibile in quanto le produzioni sono di ottima qualità e godono di una buona immagine commerciale. Questo fattore ha permesso al Consorzio di Qualità del Miele Varesino, in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale e con la Camera di Commercio dell’Industria Artigianato e Agricoltura di Varese, di richiedere la Denominazione di Origine Protetta per le produzioni di miele di acacia. L’Associazione tra i Produttori Apistici della Provincia di Varese che coordina il comparto, a cui sono iscritti buona parte degli operatori del settore, raggruppa sia aziende professionali che hobbistiche, dai dati forniti dal rapporto emerge che quasi il 40% delle arnie e il 30% delle attività sono localizzate nei territori di montagna.

Altro prodotto tipico della di queste zone è l’Asparago di Cantello, prodotto con marchio De.Co. (Denominazione Comunale di Origine), anch’esso uno dei prodotti di eccellenza dell’agricoltura del Varesotto commercializzato come prodotto fresco tra aprile e maggio.

(fonte Linee programmatiche di indirizzo in campo agricolo della Provincia di Varese, a cura del Settore Agricoltura e gestione faunistica della Provincia di Varese)

5.2 Turismo

Storicamente territori di forte attrattività turistica fin dagli anni 50-60, sia grazie al lago che per la montagna, ad oggi questo settore sta vivendo una nuova fase di ridefinizione; molti sono gli studi in essere di brandizzazione e di strategie per rilanciare questa attività; i progetti della Camera di Commercio di Varese per la definizione di un’immagine e di brand (Varese do you bike, Varese di you lake), cosi come iniziative e ricerche promosse dalle Comunità Montane (PIC Piano Integrato della Cultura della C.M. del Piambello e il lavoro di ricerca verso un Piano Turistico delle Valli del Verbano promosso dalla Comunità Montana delle Valli del Verbano), possono diventare occasione di confronto e proposte strategiche di promozione del territorio in un’ottica di sostenibilità e tutela del territorio e delle risorse che offre, nonché di gestione di strategie condivise in ottica sovraterritoriale.

Il Piano Integrato della Cultura (PIC) promosso dalla Comunità Montana del Piambello è un piano che, finanziato da Regione Lombardia, intende favorire processi sinergici di valorizzazione del patrimonio storico artistico e di promozione di servizi e attività culturali, in ottica sovralocale e di governance fra pubblico e privato, mettendo a sistema una serie di siti e di realtà storico culturali con l’ambiente e il paesaggio (siti Unesco del Monte S. Giorgio e del Sacro Monte di Varese, Parco valle Olona e via Francisca del Lucomagno).

Parallelamente la Comunità Montana delle Valli del Verbano, con LIPU e Touring Club Italiano, con il progetto “Andar per Valli - Un turismo ecosostenibile per l’Alto Verbano” si propone di far interagire due aspetti spesso in conflitto tra loro: sviluppo del turismo e tutela dell’ambiente, in un’ottica di sviluppo di turismo sostenibile. Il progetto intende infatti dar vita a un’evoluzione virtuosa del turismo in chiave ecosostenibile, coinvolgendo in prima persona gli operatori pubblici e privati locali. puntando così - attraverso attività formative, divulgative, di co-progettazione e la sottoscrizione di un Patto territoriale volontario (avvenuto nel mese di maggio 2023) a tutelare il paesaggio dell’Alto Verbano e a renderlo fruibile con un’offerta di turismo non impattante.

Governance

Gli attori, la governance e le politiche pubbliche

image Gli attori della governance pubblica nelle aree lombarde
Fonte: Elaborazione degli autori.

Guardando alla frammentazione della governance sovra-locale (immagine sopra), nell’Area Interna sono presenti diversi enti che gestiscono i servizi sul territorio: la Provincia, gli Uffici scolastici territoriali, l’Azienda di tutela della salute, l’Ambito Territoriale Ottimale, i Parchi Regionali, le Comunità Montane, l’agenzia del Trasporto Pubblico Locale, la Camera di commercio.

L’area interna del Piambello e delle Valli del Verbano rientra nel territorio della Provincia di Varese, cui fanno capo l’ambito Territoriale Ottimale per la Gestione delle Acque, l’Ufficio scolastico Territoriale e la Camera di commercio. L’area fa capo all’ATS dell’Insubria per la gestione dei servizi sanitari e sociali. La gestione del Trasporto Pubblico Locale gestisce un territorio più ampio che include le province di Como, Lecco e Varese, i servizi sono operati dalla ditta CTPI (Autolinee Varesine).

L’area interna insiste per metà sul territorio della Comunità Montana del Piambello e per l’altra metà sul territorio della Comunità Montana delle Valli del Verbano.

Sono presenti numerosi distretti del commercio: distretto diffuso del Verbano, Ceresio Tresa, dell’alto Verbano, della Valganna, Val Marchirolo.

Per quanto riguarda la localizzazione delle sedi della governance, la dimensione e la capacità amministrativa si evidenzia che le sedi amministrative dei diversi attori della governance pubblica sono prevalentemente posizionate nei capoluoghi di Provincia.

La stessa dinamica si verifica nel Piambello e Valli del Verbano. Come si evince dal grafico, infatti, solo le 2 Comunità montane quella del Piambello e quella delle Valli del Verbano hanno sede nell’area interna rispettivamente nei Comuni di Arcisate e Luino.

Da un punto di vista della dotazione di organico, di 22 dipendenti per la Comunità Montana delle Valli del Verbano e 9 per il Piambello, che suggerisce una diversa organizzazione e capacità operativa tra i due enti.

L’area interna Piambello e Valli del Verbano riunisce due Comunità Montane: la CM Piambello a ovest e la CM Valli del Verbano a est.

All’interno della seconda, in un’area circoscritta a nord, forse la più marginale, sono presenti un’Unione di Comuni denominata Prealpi e una Fusione di Comuni che riguarda il Comune di Maccagno con Pino e Veddasca, precedente suddiviso in tre amministrazioni distinte.

A sud, invece, si segnalano un’Unione (Ovest Lago Varese) e una Fusione di Comuni (Solbiate con Cagno) limitrofe all’area interna.

Sul territorio non è presente nessun GAL.

Infine, un’ulteriore misura della capacità di cooperazione alla scala dell’area è lo stato della pianificazione energetica e per il clima. Nell’area del Piambello e Valli del Verbano solo il 25% dei comuni sono dotati di Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) e nessuno è dotato di Piani di Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC), mentre il 53% dell’area è coperta da PEAS intercomunali e da nessun PAESC intercomunale così come non sono presenti PAES e PAESC intercomunali.

image Stato di approvazione della pianificazione energetica e per il clima
Fonte: Elaborazione CCCR Lab, 2023.

Prospettive

Dove va l’area Piambello e Valli del Verbano? Tre temi verso l’agenda strategica

image Mappa di sintesi dell’area
Fonte: Elaborazione degli autori.

Il territorio dell’area interna del “Piambello e delle Valli del Verbano” si estende per una superficie complessiva di circa 438 Km quadrati, con una popolazione di 146.997 abitanti distribuiti in 52 comuni, tutti situati in provincia di Varese. Venti comuni appartengono alla Comunità Montana del Piambello e 32 alla Comunità Montana delle Valli del Verbano.

Il territorio dell’Area Interna del “Piambello e Valli del Verbano” ha un’articolazione complessa e variegata, sviluppandosi dai laghi alla montagna, con quote che partono dai 200 metri s.l.m. fino ai 1600 mt delle vette più alte.

L’area interna del Piambello e delle Valli del Verbano ha dinamiche residenziali molto diverse da quelle delle altre aree interne della Lombardia. Nel complesso l’area è poco investita da un processo di contrazione demografica. L’attrattività del territorio è sicuramente data dalla presenta di alcune attività produttive e dalle dinamiche dovute all’offerta lavorativa transfrontaliera, e per alcuni comuni, dalla vicinanza con il capoluogo di provincia.

Da sempre territorio transfrontaliero, rispetto alle dinamiche in atto in tal senso, la strategia dovrà interrogarsi verso quale traiettoria dovrà orientarsi al fine di assicurare un sistema economico e sociale sostenibile ed equilibrato, con un sistema di servizi che risponda alle esigenze della popolazione in termini di welfare e qualità della vita.

A fronte di un significativo comparto manifatturiero attivo sul territorio, esiste un diffuso patrimonio industriale dismesso, dovuto alla dismissione di interi distretti industriali (Laveno, Luino, Arcisate ne sono solo i principali esempi); posizionati soprattutto nei fondivalle o in prossimità dei principali corsi d’acqua o dei bacini lacustri, questi comparti oggi abbandonati spesso occupano superfici di dimensioni più grandi dei centri storici dei paesi su cui insistono, impattando in modo significativo sul territorio in termini ambientali e paesaggistici; tutto ciò impone una riflessione sul tema della rigenerazione territoriale, sulla possibile rinaturalizzazione di queste aree o sull’insediamento di nuove attività che non dovranno ridursi a mera speculazione immobiliare e commerciale, ma a progetti e politiche atte ad attivare processi di innovazione sociale ed economica, in ottica sovralocale, a beneficio di tutto il territorio, oltre i confini amministrativi di competenza.

Se da un lato è un territorio assai ricco e interessante dal punto di vista ambientale ed ecosistemico, dall’altro lato è un territorio che presenta importanti aree di rischio di dissesto idrogeologico, le strategie e le azioni messe in atto dovranno essere rivolte necessariamente verso la cura e la gestione di questo delicato ecosistema.

image Mappa di sintesi del rischio dell’area
Fonte: Elaborazione degli autori.

L’analisi territoriale effettuata attraverso ricerca sul campo e raccolta dati fa emergere alcune questioni e importanti fenomeni che il territorio deve affrontare criticamente.

Il primo è legato alla qualità dei servizi essenziali alla cittadinanza e del welfare. La necessità di mantenere vivi e attivi i servizi di base (sanità, formazione, trasporto pubblico), in un territorio morfologicamente complesso, è fondamentale al fine di ridurre i fenomeni marginalizzazione e disomogeneità territoriali; il secondo è rivolto verso la formazione e dell’innovazione d’impresa per promuovere un modello economico sostenibile, resiliente e diversificato, al fine di aumentare l’attrattività sul territorio delle giovani generazioni e garantirne il ricambio generazionale; il terzo è legato alla cura e alla messa in sicurezza del territorio, alla promozione e alla valorizzazione del patrimonio ecosistemico rispetto ai rischi elevati legati al dissesto idrogeologico, al rischio di perdita di biodiversità e a dinamiche di promozione e di gestione turistica non sostenibili.