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L'agenda strategica dell'area del Piambello e delle Valli del Verbano

share_location 575,34 km²

gavel 52 comuni

groups_2 145.815 abitanti

Chiusura documento: 12/09/2024

Indice sezioni:

Le aree interne lombarde costituiscono un mosaico territoriale fatto di diversità produttiva, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica. La forte diversificazione produttiva, in particolare, è uno dei fattori che ne qualifica la diversità territoriale: nelle aree interne lombarde si praticano, nello spazio di pochi chilometri, l’agricoltura di montagna, l’artigianato e la manifattura, la ricreazione ed il turismo.

Oggi queste aree si trovano di fronte a una varietà di punti di rottura, che segnalano la necessità di ripensare e ri-orientare la propria traiettoria in direzione di un futuro più desiderabile perché più giusto e sostenibile, e quindi più abitabile. Crisi correnti, crescenti e fra loro intimamente connesse, quali quelle che manifestano l’avanzare del cambiamento climatico – la siccità o lo scioglimento dei ghiacciai alpini - oppure quelle che manifestano la crisi del modello di sviluppo ereditato – lo spopolamento di alcune porzioni del territorio o il declino di alcuni settori produttivi - indicano la necessità per gli attori locali di riconoscere tali punti di rottura, e di renderli oggetto di intervento e soprattutto di progetto.

Tale progetto, per rivelarsi efficace, non può che muovere dal riconoscimento della diversità di ogni territorio. Diversità che va difesa, sviluppata e proiettata nel futuro in alternativa a qualsiasi monocultura economica e territoriale che, come tale, in un mondo sempre più interdipendente è fonte di rischi crescenti. Pur in un quadro difficile, ogni territorio può e deve cercare il proprio percorso, che non sia il replicare modelli altri e che definisca le condizioni e le forme di una prosperità possibile.

Le aree interne lombarde continuano, in gran parte, a essere capaci di trattenere quote significative di popolazione. Tuttavia, sappiamo che al loro interno questa va polarizzandosi, nelle valli come nei centri maggiori. Per correggere questi squilibri e migliorare le condizioni concrete di abitabilità sia per chi già ci vive – e in particolare i più fragili - sia fra chi vorrebbe poterci vivere è sempre più necessaria una diversa organizzazione territoriale. Questo significa operare – soprattutto attraverso una nuova politica dei servizi e della casa - per stabilizzare, se non aumentare, la popolazione dove ve ne siano condizioni e possibilità, ed egualmente progettare nel tempo medio un futuro e delle vocazioni diversi dove tali condizioni e possibilità non sono presenti.

Le aree interne lombarde sono innervate da saperi e conoscenze diffusi, alcuni ancora vitali, alcuni in declino e altri ancora da creare e far rinascere perché necessari per il futuro. Questi saperi sono di frequente diffusi e riprodotti da importanti istituti di formazione e istruzione, altre volte da altri attori locali e dal sistema sociale nel suo complesso. Tuttavia, tali saperi e tali conoscenze non riescono ad arrivare all’insieme della popolazione, determinando così l’esclusione di alcuni gruppi sociali, né sono sempre sufficienti a rispondere alle aspettative delle giovani generazioni che si trovano a non poter proseguire in queste aree i propri progetti di vita, sia che vi siano nati sia che vogliano venire da altrove.

Le aree interne lombarde sono attraversate da una straordinaria biodiversità senza la quale gli equilibri ambientali dell’intera regione sarebbero ancora più precari, e il suo futuro ancora più a rischio. Come ancora più precaria sarebbe sia la capacità del suo territorio di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico sia quella di adattarvisi. La scelta della tutela della biodiversità impone, come proposto dalla Commissione Europea, un “necessario cambiamento radicale” che non è più rinviabile. E che vede le aree interne lombarde in una posizione di forza rispetto alle aree urbane, ma anche di fragilità, se non le si dedicano la cura e l’attenzione sempre più necessarie.

Per conseguire questo futuro più desiderabile non basteranno le azioni locali alla scala di ogni singola area. Pur nella loro diversità, tali aree dovranno imparare a parlarsi e cooperare. Come dovranno ridefinire il proprio rapporto con le grandi aree urbane della regione, non per replicarne i modelli, ma per costruire una nuova relazione, fondata su una nuova interdipendenza. Inoltre, politiche pubbliche a tutti le scale, da quelle delle aree metropolitane a quelle nazionali, dovranno trasformarsi ed evolvere, sia per ridurre drasticamente i loro impatti negativi sulla traiettoria di queste aree, sia per lasciare che sviluppino, viceversa, le loro potenzialità. In questo quadro pur complesso, gli attori locali possono giocare un ruolo decisivo, e la costruzione di una strategia territoriale è da questo punto di vista un’occasione preziosa. Senza una più forte cooperazione fra tali attori ed una più forte integrazione delle politiche e dei progetti tale promessa rimarrà tuttavia disattesa: le aspettative delle nuove generazioni come lo spopolamento, la biodiversità come gli impatti del cambiamento climatico, non conoscono né tollerano confini comunali.

Questa agenda è stata redatta sulla base di una varietà di operazioni di ricerca - in particolare la redazione del ritratto territoriale a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano - e di quanto emerso dai due workshop con gli attori locali. I due incontri sono stati realizzati in collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e gli uffici regionali. Il primo incontro – svoltosi a Luino il 12 giugno 2023 con circa 90 partecipanti - ha avuto come obiettivo quello di una migliore definizione dei problemi, delle risorse e delle politiche e iniziative in corso nella Area. Il secondo incontro – svoltosi a Varese il 29 giugno 2023 con circa 60 partecipanti - ha avuto come obiettivo l’individuazione di obiettivi e progetti della futura strategia. Coerentemente, il testo è organizzato in due parti: la prima presenta la traiettoria attuale dell’area e i rischi verso i quali l’Area va incontro in assenza di nuovi e diversi interventi, la seconda presenta invece la traiettoria desiderabile articolata in tre possibili corsi d’azione per conseguirla.

L’agenda intende quindi restituire a chi opera sul territorio una visione possibile e alcuni modi per realizzarla. Si tratta di uno testo aperto, non esaustivo, che intende proporsi come strumento per il prosieguo del percorso di elaborazione della strategia d’area da parte degli attori locali.

La traiettoria attuale

Indice sottosezioni:

1.1 Problemi, risorse locali, rischi esogeni ed endogeni

Il territorio dell’area interna del “Piambello e Valli del Verbano” si estende per una superficie complessiva di circa 438 Km quadrati, con una popolazione di 146.997 abitanti distribuiti in 52 comuni, tutti situati in provincia di Varese. Venti comuni appartengono alla Comunità Montana del Piambello e 32 alla Comunità Montana delle Valli del Verbano.

Il territorio dell’Area ha un’articolazione complessa e variegata, sviluppandosi dai laghi alla montagna, con quote che partono dai 200 metri s.l.m. (quote medie del lago Maggiore e Ceresio) fino ai 1600 mt delle vette più alte (Monte Lema 1621 mt s.l.m.)

Dagli anni Cinquanta il territorio ha assistito ad una notevole crescita insediativa, soprattutto nei fondivalle e lungo le principali vie di comunicazione. Questo processo ha comportato il progressivo abbandono dei centri storici, costruiti in media e alta valle, a favore di un’urbanizzazione concentrata e lineare nel fondovalle, dove si localizzano i sistemi di trasporto collettivo e i principali servizi educativi, sociosanitari, nonché il commercio.

L’area interna del Piambello e Valli del Verbano ha dinamiche residenziali molto diverse da quelle delle altre aree interne della Lombardia. Nel complesso l’area è poco investita dal declino demografico che si rileva in diverse aree interne, tranne che nel Comune di Curiglia con Monteviasco dove si osserva un processo di contrazione demografica consolidata. Allo stesso modo, nell’area, l’indice di vecchiaia mostra un processo di invecchiamento della popolazione non particolarmente rilevante. Solo Duno, Curiglia con Monteviasco e Tronzano Lago Maggiore, situati nella Comunità Montana delle Valli del Verbano si differenziano dagli altri comuni dell’area per un rapporto fra popolazione di 65 anni e più su quella 0-14 anni superiore a 300 contro una media nazionale di 168,9.

L’attrattività del territorio è data dal pregio paesistico e ambientale di molta parte del territorio, dalla presenza di alcune attività produttive, e dalle dinamiche dovute all’offerta lavorativa transfrontaliera, e per alcuni comuni, dalla vicinanza con il capoluogo di provincia.

Dal punto di vista dei servizi di welfare di base - istruzione e sanità - l’area si caratterizza per una discreta distribuzione delle attrezzature, che lascia però scoperti i centri più interni. La maggior parte dei plessi scolastici si localizzano nei fondivalle, sul lungolago, in aree servite dalla ferrovia e dal trasporto pubblico locale. Gli istituti secondari di secondo grado sono localizzati nei Comuni di Bisuschio, Gavirate, Luino e Laveno-Mombello mentre i due ospedali presenti si trovano nei Comuni di Cittiglio e Luino.

Sul territorio dell’area interna insistono tre distretti sociosanitari: il distretto sociosanitario di Arcisate - il cui piano di zona è gestito dalla Comunità Montana del Piambello competente per l’ospedale di Cuasso al Monte, oggi non utilizzato e interessato da un progetto di riqualificazione come polo specialistico di riabilitazione pneumologica e ospedale di comunità, il distretto sociosanitario di Luino con il relativo ospedale, e il distretto di Laveno Mombello con l’ospedale di Cittiglio.

L’attività industriale è un elemento strutturante ed identitario di questo territorio.

Il distretto delle ceramiche a Laveno Mombello (Richard Ginori, Ceramiche Lago), ha rappresentato fin dal XIX secolo un distretto di grande rilevanza, così come il settore delle macchine tessili (Ratti di Luino), della produzione tessile (maglificio Moderno di Arcisate), e quello alimentare (Birrificio Poretti ad Induno Olona). A partire dagli anni Ottanta del XX secolo si è assistito progressivamente alla chiusura di alcuni comparti produttivi; ne rimane la memoria in alcuni musei dedicati (MIDeC Museo Internazionale del Design Ceramico a Laveno Mombello), e in un diffuso patrimonio industriale dismesso, che da decenni è oggetto di dibattito relativamente al suo destino di riconversione.

L’attività manifatturiera si concentra soprattutto nel fondovalle, in particolare in Valceresio e in Valganna, dove sono presenti le principali attività produttive (Lindt e Poretti-Carlsberg).

La stazione ferroviaria di Luino, attivata nel 1882 contemporaneamente all’apertura della linea ferroviaria Novara-Luino-Maccagno, realizzata per collegare la linea del Gottardo con la pianura padana e il porto d Genova, ha sancito la vocazione dell’area quale luogo di transito e di flussi internazionali con il centro Europa.

Il nuovo collegamento ferroviario tra Arcisate e Stabio, entrato in funzione nel 2018, ha permesso di collegare Varese con il territorio svizzero rendendo la direttrice Varese-Induno Olona-Arcisate-Cantello-Gaggiolo, un importante corridoio di transito passeggeri verso l’aeroporto internazionale di Malpensa, nonché per il flusso transfrontaliero da e verso il Canton-Ticino.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico e la mobilità in generale, nell’area sono presenti tre linee ferroviarie, che collegano il territorio alla Svizzera (Lugano e Bellinzona), alle città principali (Varese, Milano, Gallarate, Busto Arsizio) e all’aeroporto internazionale di Malpensa. Il trasporto pubblico locale (TPL di Como-Lecco-Varese) è gestito da un’unica società, l’ Autolinee Varesine, che gestisce anche il servizio della città di Varese. Il Ministero dei Trasporti, attraverso l’Ente di Gestione Governativa dei Laghi, gestisce la Navigazione pubblica sul Lago Maggiore nel lato italiano e tramite una convenzione anche nel lato svizzero fino a Locarno, mentre la navigazione sul lago Ceresio-Lugano è gestita dalla Società Svizzera di Navigazione del lago di Lugano. Sul Lago Maggiore, di pertinenza dell’area interessata, sono presenti quattro porti pubblici per la navigazione - Laveno Mombello, Porto Valtravaglia, Luino e Maccagno - posti in prossimità delle rispettive stazioni ferroviarie. Tuttavia, queste stazioni risultano sottoutilizzate rispetto al loro potenziale, e il servizio navigazione è concentrato soprattutto nel lato piemontese, ad esclusione della linea Laveno-Intra (Verbania), che con frequenza bioraria, collega le due sponde del Lago.

Infine, diversi piani nazionali, regionali e provinciali sulla mobilità ciclistica inquadrano il territorio in una rete potenzialmente predisposta per lo sviluppo di una mobilità sostenibile, integrata e capillare se debitamente messa a sistema, che potrebbe limitare l’uso del mezzo privato, oggi principale strumento per gli spostamenti anche transfrontalieri.

A partire dagli anni 50-60,l’area ha avuto uno sviluppo turistico, sia per la presenza del lago che nelle aree di montagna. Ad oggi questa vocazione sta vivendo una fase di ridefinizione. Molti sono gli studi in essere di brandizzazione e di strategie per rilanciare questa attività: i progetti della Camera di Commercio di Varese per la definizione di un’immagine e di brand (Varese do you bike, Varese do you lake), cosi come iniziative e ricerche promosse dalle Comunità Montane (PIC Piano Integrato della Cultura della C.M. del Piambello e il lavoro di ricerca “Verso un Piano Turistico delle Valli del Verbano” promosso dalla Comunità Montana delle Valli del Verbano), sono orientate a una strategia di valorizzazione e promozione territoriale.

Sul territorio sono presenti un sito Unesco (Monte S. Giorgio), diversi parchi e aree tutelate (Parco del Campo dei Fiori, Parco delle Cinque Vette), otto aree Natura 2000, il tutto compreso in un’area UNESCO MAB Riserva della Biosfera Ticino-Val Grande; questo interessante patrimonio naturale, insieme agli itinerari storici (via Francisca del Lucomagno), agli itinerari e percorsi escursionistici europei, nazionali e sovra locali (Sentiero Italia E1, Via Verde Varesina, Anulare Valcuviano), nonché al vasto patrimonio storico-architettonico diffuso su tutto il territorio, possono diventare presupposto e occasione di confronto e proposte strategiche di promozione del territorio in un’ottica di sostenibilità e tutela del territorio e delle risorse che offre, nonché di gestione di strategie condivise in una prospettiva sovralocale.

1.2 Iniziative locali e politiche realizzate

Per quanto riguarda le politiche rivolte ai giovani si segnalano le attività recenti dell’Ufficio Scolastico Provinciale, attraverso seminari e tavoli di confronto rivolti a coinvolgere direttamente le scuole e i giovani sul territorio (Il territorio visto con gli occhi dei ragazzi” e diamo voce agli studenti). Il Protocollo d’Intesa, siglato nel mese di giugno tra Provincia di Varese, Distretto Scolastico Provinciale, ATS e ASST del territorio, si pone come obiettivo la promozione della legalità e la prevenzione e il contrasto dei fenomeni legati alle diverse forme di dipendenza, al bullismo, al cyberbullismo e alle altre forme di disagio sociale minorile, attraverso il finanziamento di cinque progetti pilotta, tra cui uno anche a Luino.

ll progetto “Young Laghée” nel comune di Laveno Mombello, Cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri–Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale a valere sul Fondo per le politiche giovanili per gli anni 2020 e 2021, coinvolgeva il Comune di Laveno Mombello, ANCI, WG.Art.It, CAST ong, ha voluto favorire la partecipazione giovanile alla vita pubblica e agire sul tema della rigenerazione di spazi, interrogando direttamente i ragazzi in un processo della riscoperta del territorio e di salvaguardia dell’ambiente, nonché di urbanistica partecipata per la riqualificazione di spazi pubblici a loro dedicati La principale necessità emersa dai partecipanti è risultata essere la disponibilità spazi di aggregazione, per praticare attività sportive all’aperto, studiare e ritrovarsi. Il comune di Saltrio a novembre 2022 ha inaugurato uno spazio dedicato ai giovani, la “Sala Giovani” presso Palazzo Marinoni, che insieme alla biblioteca e al centro anziani già esistenti, potrà diventare un punto di incontro fra generazioni.

Sul piano della formazione e soprattutto sulla sensibilizzazione verso un approccio sostenibile al territorio da segnalare la diffusione del progetto Green School, nato nel 2010 come programma provinciale, da CAST ong onlus, con Agenda 21 Laghi e il supporto dell’Università dell’Insubria e della provincia di Varese, e del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea di Ispra. Dal 2019 questo progetto si è esteso a livello regionale con la “Rete Lombarda per lo Sviluppo Sostenibile”, e a livello nazionale nell’anno scolastico 2022-23 si è esteso a livello nazionale con la Green School Italia: rete di scuole e territori per lo sviluppo sostenibile”. Il progetto è rivolto alle scuole aderenti, e si pone come obiettivo l’educazione allo sviluppo sostenibile e all’attuazione di buone pratiche ambientali quali risparmio energetico, mobilità sostenibile, riduzione sprechi alimentari, risparmio acqua, ambiente e biodiversità, riduzione e corretta gestione dei rifiuti.

Il progetto Teatro Green, Ente Capofila: CAST ong, partner: Teatro del Sole, Fondazione Comunitaria del Varesotto, affiancandosi al progetto Green School nel 2021 ha voluto ideare e rappresentare uno spettacolo a tema ambientale, all’aperto, a ciclo continuo, che accompagnasse gli spettatori in un percorso itinerante alla scoperta di azioni sostenibili semplici e possibili. Alcune scuole della rete Green School sono state selezionate per laboratori di progettazione teatrale in cui, attraverso la tecnica del teatro sociale, si è costituito in modo partecipato lo spettacolo.

Alcune proposte didattiche della Comunità Montana delle Valli del Verbano in collaborazione con le scuole di Luino e il CAI si pongono l’obiettivo formativo di sensibilizzare e conoscere il territorio delle valli: Tra il Verde e l’Azzurro, e Monti e Sorgenti dalle acque, Percorsi nel territorio cofinanziato con fondazione Cariplo.

Tra le realtà giovanili presenti sul territorio si segnala l’esperienza dell’associazione Tracciaminima, vincitore dell’edizione del Corpo Europeo di Solidarietà, finanziamento europeo gestito per l’Italia dall’Agenzia Nazionale per i Giovani, che supporta progetti volti al miglioramento delle comunità locali tramite iniziative inclusive e sostenibili realizzate da giovani under 30; promuove sul territorio percorsi e itinerari come “il cammino del lago maggiore” promuovendo il territorio in un’ottica sostenibile.

A livello territoriale sono diversi i piani e i progetti in essere rivolti alla mobilità sostenibile e intermodale anche in ottica transfrontaliera.

La strategia Bike&Walk (https://www.bikewalk.va.it/sistema-ciclopedonale/) promossa dall’Ufficio Sostenibilità della Provincia di Varese, si pone come asse strategico quello di espandere e migliorare il sistema ciclopedonale esistente della provincia di Varese, includendo la creazione di nuove piste ciclabili e percorsi pedonali, a seguito di un’operazione di mappatura di tutte le progettualità relative alla mobilità sostenibile presenti sul territorio, il tutto per promuovere l’uso della bicicletta per gli spostamenti quotidiani casa-lavoro-tempo libero, per i residenti e per i turisti. In quest’ottica sono state individuate delle “Dorsali” ciclopedonali, tra cui quella del Lago Maggiore, delle Valli del Verbano e del Piambello, che integrano e completano le linee nazionali e regionali previste dai Piani di Mobilità Ciclistica.

Diversi sono infatti i piani a livello nazionale e regionale che individuano come asse portante la mobilità ciclistica:

Il Piano Generale della Mobilità Ciclistica Urbana ed Extraurbana 2022-2024 ha riconosciuto la Ciclovia del Lago Maggiore come una delle linee di interesse nazionale; il piano Regionale della Mobilità Ciclistica, inoltre, riconosce unica linea “del Ticino” la linea che dal Parco del Ticino (Piano Territoriale Regionale d’Area – PTRA- dei Navigli Lombardi) dal Po e da Pavia, incontra a Sesto Calende la dorsale della Valcuvia e del Piambello, all’interno del Piano d’area è inserito il piano per la navigazione da Locarno a Venezia, progetto territoriale, che riconosce le potenzialità di relazioni e di percorsi navigabili e ciclopedonali connessi da Locarno, lungo tutto il Lago maggiore, fino a Sesto Calende e da qui, lungo il Parco del Ticino fino a Pavia, e lungo il Po fino a Venezia).

Sono attivi diversi progetti Interreg sulla gestione della mobilità transfrontaliera, in una prospettiva di intermodalità e per ridurre l’utilizzo dell’auto soprattutto nel territorio svizzero: il progetto S.M.I.S.T.O., partecipato da Regione Lombardia e Canton Ticino con partner Navigazione Lago Maggiore, società navigazione Lago di Lugano, Commissione Trasporti del Mendrisiotto e TPL Como-Lecco-Varese; il progetto SMART BORDER partecipato dai Comune di Luino e di Gambarogno); il progetto UN DUE TRESA, partecipato dai comuni di Lavena Ponte Tresa e di Ponte Tresa CH), promuovono lo sviluppo di un sistema di intermodalità fra ferro e bicicletta in alternativa all’uso dell’auto.

Il Rotary Club di Varese ha presentato un progetto da loro promosso con lo studio di progettazione internazionale Mobility in Chain, per trasformare la linea ferroviaria Varese-Laveno delle Ferrovie Nord in Tram Treno, trasformare e/o reintegrare le linee ferroviarie da Varese verso Como e Lecco, il tutto per incentivare le relazioni sull’asse pedemontano Laveno-Varese-Como-Lecco con un trasporto sostenibile, interconnesso con il territorio del Canton Ticino dove è già in atto il progetto Tram Treno Lugano-Bellinzona.

Il progetto Interreg GovernaTI-VA, con Capifila Comune di Varese e Università della Svizzera Italia USI, partner ANCI Lombardia e Sezione Enti Locali (SEL) del Canton Ticino si pone come obiettivo generale il rafforzamento della governance transfrontaliera attraverso lo sviluppo di competenze e modelli di governo locale, per attuare e condividere programmi e azioni congiunte.

Diversi sono anche i progetti rivolti alla cura e la valorizzazione del patrimonio ambientale delle due Comunità Montane. Il progetto “Bosco Clima. Contrastare l’effetto domino dei cambiamenti climatici”, finanziato da Fondazione Cariplo, che vede interessati 26 comuni della Comunità Montana delle Valli del Verbano (Ente Capofila) insieme a Parco Regionale Campo dei Fiori, CAST, Lega Italiana Protezione Uccelli ODV, Centro Geofisico Prealpino, Università degli Studi dell’Insubria, ha l’obiettivo di co-progettare insieme ai territori strategie di transizione climatica efficienti e di implementarle attraverso azioni concrete di adattamento e mitigazione a scala locale.

Il progetto prevede interventi mirati alla **gestione del patrimonio boschivo,** che si estende per circa 10mila ettari, alla riduzione della vulnerabilità idraulica del territorio con la realizzazione di vasche di laminazione e adeguamento di quelle esistenti, alla creazione di un sistema di **monitoraggio di dati meteo-climatici** con la costituzione di un centro studi sui cambiamenti climatici e sulla gestione ambientale resiliente, alla valorizzazione della rete ecologica locale per la salvaguardia della biodiversità con il miglioramento di piccole zone umide in fase di interramento interventi in favore dell’entomofauna impollinatrice e di recupero di prati aridi abbandonati, alla revisione degli strumenti di pianificazione comunale (Pgt) e valutazione di iniziative di produzione energetica sostenibile, alla creazione di attività di coinvolgimento e sensibilizzazione dei cittadini.

L’ASFO (Associazione Fondiaria) “la Valle delle Sorgenti”, fondata nel Comune di Luvinate e dal Parco Regionale del Campo dei Fiori, si è aggiudicata il finanziamento per il progetto LIFE ClimatePositive, insieme all’Università di Padova, ERSAF, CREA che mira a creare sia una metodologia condivisa per la gestione della filiera bosco, sia promuovere il percorso verso il Codice Nazionale Forestale di Carbonio e la Certificazione Forestale FSC.

Il progetto Interreg “I castagneti dell’Insubria” conclusosi nel 2014 ha coinvolto diverse Comunità Montane lombarde, nonché il Consorzio dei Castanicoltori di Brinzio, Orino e Castello Cabiaglio, il consorzio Castanicoltori della Svizzera Italiana e la sezione forestale del Canton Ticino. Il progetto si proponeva di recuperare le selve castanili abbandonate, recuperando le pratiche legate alla coltivazione, alla conservazione e alla trasformazione della castagna, un tempo attività molto diffusa in questi territori: il 50% dei boschi nell’area interna sono castagni.

Il Consorzio Castanicoltori, attivo ormai sul territorio da un decennio, a seguito di questo progetto, ha continuato e sviluppato la sua attività, affiancando ricerche universitarie sulla nutraceutica e sul possibile riuso farmaceutico delle foglie, con il Dipartimento di Scienze farmacologiche dell’Università di Milano. Hanno inoltre tenuto corsi sulla parte riguardante la gestione delle selve castanili e la valorizzazione del castagno nell’ambito del progetto Interreg UpKeep The Alps, “Strumenti per la formazione degli operatori di montagna nell’area transfrontaliera Italia-Svizzera”, rivolto a operatori del settore, ma anche giovani NEET e associazioni di volontariato.

In una prospettiva di promozione e gestione dei pascoli – tutela della biodiversità si segnala il progetto Life Gestire 2020, Nature Integrated Management to 2020, indagine sugli alpeggi in Regione Lombardia, al fine di determinare un Piano di Pascolamento, con il patrocinio di ERSAF, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Regione Lombardia “Natura che vive” Biodiversità ricchezza della Lombardia. Tra glialpeggi indagati, gli alpeggi nel comune di Maccagno con Pino e Veddasca, località Forcora.

Con il progetto “Andar per Valli – un turismo ecosostenibile per l’Alto Verbano”, la Comunità Montana del Verbano, insieme a LIPU e Touring Club Italiano, perseguono l’obiettivo di un modello turistico ecosostenibile, coinvolgendo gli operatori pubblici e privati locali attraverso attività formative, divulgative, di co-progettazione e la sottoscrizione di un Patto territoriale volontario – avvenuta a giugno 2023.

In ottica di promozione e valorizzazione del territorio in ottica turistica le due comunità montane si stanno orientando verso una strategia di pianificazione per i due territori di competenza.

La comunità Montana del Piambello ha presentato il PIC: “PIC – Piano Integrato della Cultura”, mentre la Comunità Montana delle Valli del Verbano, ha iniziato un percorso per l’elaborazione di un Piano di Sviluppo Turistico, insieme alle università di Trento e Irecoop e successivamente con il Politecnico di Milano.

1.3 Tendenze dell’area senza interventi

L’area interna del Piambello e delle Valli del Verbano è caratterizzata da una forte complessità territoriale, e da risorse ambientali e culturali di notevole qualità; tuttavia, molte di queste risorse non sono impiegate in tutto il loro potenziale sia dal punto di vista sociale che economico ed ambientale. Ad una scala locale, la prima ragione di tale problema è la mancanza di un approccio sistemico e integrato delle diverse progettualità attive sul territorio: la mancanza di rete, di conoscenza reciproca e di coordinamento delle molte iniziative presenti sul territorio, ne riduce fortemente l’impatto e la strategicità

In relazione al welfare, ad esempio, la mancanza di coordinamento dei vari distretti sociosanitari, la mancanza di conoscenza trasversale delle diverse attività sul territorio e la mancanza di sinergie tra i vari attori, non permette una visione integrata e sinergica delle politiche in atto, e soprattutto non consente una gestione razionale e calibrata delle risorse messe a disposizione.

Un particolare accento è stato posto rispetto al tema del disagio giovanile, per il quale i diversi piani di zona stanno cercando di ricalibrare le risorse e accedere a bandi per reperire fondi da investire.

La situazione di disagio rispetto ai giovani è stata segnalata da diversi attori del territorio, attraverso convegni (“Il territorio visto con gli occhi dei ragazzi” e “diamo voce agli studenti”) promossi dall’Ufficio Scolastico Provinciale, in cui si è cercata la partecipazione attiva dei ragazzi, (al convegno hanno partecipato l’ISIS di Laveno Mombello e di Bisuschio), oppure attraverso progetti più mirati in alcuni comuni del territorio, ad esempio il progetto Young Lagheè nel Comune di Laveno Mombello). In tal senso, il Protocollo d’Intesa per combattere queste forme di disagio, siglato nel mese di giugno tra le varie Aziende Sanitarie, la Provincia di Varese, e l’Ufficio Scolastico Provinciale è nato dalla consapevolezza della necessità di coordinarsi in progettualità coordinate e sinergiche, confrontando esperienze e problematiche comuni e razionalizzando le risorse disponibili con progetti pilota.

Nonostante queste iniziative, la carenza degli spazi di aggregazione e partecipazione per i giovani continua a rappresentare un problema molto rilevante contribuendo a ridurre vita e senso di comunità e aumentando il disagio giovanile. Questo problema non potrà che alimentare un processo di impoverimento culturale da parte di queste fasce di popolazione, nonché incentivare la fuoriuscita dei giovani verso altri territori.

L’area è da sempre territorio di confine, e per questo è caratterizzata da economie e relazioni transfrontaliere che nel passato avevano un loro equilibrio con le economie locali, equilibrio che oggi si sta rompendo. L’attrattività della Svizzera, soprattutto negli ultimi decenni, sta progressivamente diventando prevaricante. Il rapporto con la Svizzera si caratterizza come ambivalente: da una parte, l’area incamera i ristorni per i Comuni beneficiari – in parte estesi con il nuovo accordo fra Italia e Svizzera anche alle spese correnti - e beneficia di salari e quindi redditi decisamente superiori, dall’altra gli impatti negativi con il fenomeno dei paesi-dormitorio dovuto al pendolarismo quotidiano, il disagio sociale fra adolescenti e giovani soli per la maggior parte della giornata ed il singolare connubio tra ingenti risorse economiche disponibili e livelli culturali medio-bassi dovuti alla disponibilità in Svizzera di opportunità occupazionali a bassa qualificazione ma ad alto reddito

Inoltre, se da un lato la Svizzera assicura stipendi elevati, dall’altro crea notevoli problemi di reperimento di personale sia nei servizi che nelle attività economiche sul lato italiano. Senza interventi, tali squilibri e asimmetrie sono destinati a consolidarsi e perdurare con impatti rilevanti sulla qualità e attrattività dell’area. Come evidente, gli attori locali non possono da soli risolvere tali squilibri, tuttavia possono fare molto. Individuare una strategia per invertire questa tendenza e ragionare su come costruire una nuova traiettoria di sviluppo sarà fondamentale per il futuro di questi territori con l’obiettivo di assicurare un sistema economico e sociale sostenibile e più equilibrato, con un sistema di servizi che risponda alle esigenze dei minori anche in termini di accompagnamento scolastico, e la necessità di potenziare attività imprenditoriali legate al territorio che permetterebbero di lavorare in Italia, sebbene con salari più bassi di quelli svizzeri.

Altro tema rilevante è quello della formazione e della qualificazione ed innovazione del tessuto economico locale. L’area, secondo gli attori locali, dispone di una buona offerta formativa, diffusa e capillare, che deve essere mantenuta e ottimizzata attraverso nuove proposte e orientamenti, che rispondano alle nuove esigenze del territorio.

Centrale è poi la questione già citata dell’attrattività del mondo del lavoro – e sempre più anche della formazione - svizzera poiché molti giovani abbandonano gli studi attratti da formazioni più qualificanti oltre confine, inoltre, coloro che completano il corso di studi in Italia, vanno poi a lavorare oltreconfine.

Alcune istituzioni scolastiche, inoltre, nonostante siano consolidate e attrattive sul territorio, lamentano l’inadeguatezza e la mancanza di spazi, che non consentono processi di innovazione nell’offerta didattica.

È il caso del polo formativo professionale presente a Bisuschio e gestito dalla Comunità Montana del Piambello, che per motivi di spazio non riesce a garantire il completamento dell’offerta formativa, nonostante l’alta specializzazione e le richieste del territorio. Senza un ulteriore investimento sulla formazione, che vada di pari passo con la qualificazione e l’innovazione del tessuto economico locale anche attraverso la nascita di nuove imprese in nuovi settori, la traiettoria economica dell’area è destinata a peggiorare.

Nonostante le potenzialità infrastrutturali presenti sul territorio (navigazione, TPL, ferrovia, piani per la mobilità ciclistica), individuino una rete potenzialmente predisposta per lo sviluppo di una mobilità sostenibile, la mancanza di coordinamento tra i vari sistemi non permette un utilizzo sistemico del trasporto pubblico da parte sia dei residenti che dei turisti, con la conseguenza di un ricorso diffuso al mezzo privato, con conseguenze in termini di congestionamento delle principali direttrici anche transfrontaliere, di inquinamento atmosferico e di disparità delle opportunità tra chi ha la possibilità di utilizzare l’auto e chi no.

A fronte di un significativo comparto manifatturiero attivo sul territorio, esiste un diffuso patrimonio industriale inutilizzato, dovuto alla dismissione di interi distretti industriali (Laveno, Luino, Arcisate ne sono solo i principali esempi); posizionati soprattutto nei fondivalle o in prossimità dei principali corsi d’acqua o dei bacini lacustri, questi comparti, che spesso occupano superfici di dimensioni più estese dei centri storici dei paesi nei quali si trovano, impattano in modo significativo sul territorio in termini ambientali e paesaggistici. Questo impone una riflessione sul tema della rigenerazione territoriale, sulla possibile rinaturalizzazione di queste aree o sull’insediamento di nuove attività che non dovranno ridursi a operazioni banali di sviluppo immobiliare e commerciale, ma in progetti integrati e politiche capaci di attivare processi di innovazione sociale ed economica con una visione sovralocale, a beneficio di tutto il territorio, oltre i confini amministrativi di competenza.

Dal tavolo di lavoro è emersa la consapevolezza delle possibilità e delle potenzialità che il territorio presenta dal punto di vista paesaggistico e ambientale; nonostante ciò, si rileva la difficolta nel riconoscersi come un territorio unitario, nonché la complessità nell’affrontare e nel programmare strategie e politiche condivise di promozione e tutela del patrimonio culturale e ambientale. La definizione di politiche condivise nonché l’individuazione dei soggetti che ne governino l’attuazione, sono le principali e sostanziali criticità; molti, infatti, sono i progetti proposti, ma la loro frammentarietà li rende deboli e poco impattanti per una strategia d’area sovralocale.

Infine, la frammentazione fondiaria e immobiliare, la scarsità di politiche consolidate e unitarie di gestione del patrimonio boschivo, degli alpeggi, dei pascoli e del patrimonio naturale in generale, nonostante alcuni contro-esempi significativi presenti in alcune realtà, non permettono di elaborare strategie coordinate a scala sovralocale, che possono influire positivamente sulla cura, la gestione e la valorizzazione del patrimonio ambientale ed ecosistemico presente, nonché sulla prevenzione del dissesto idrogeologico e degli incendi boschivi.

La traiettoria desiderabile

Indice sottosezioni:

2.1 Introduzione

Il percorso locale di ricerca e i successivi incontri con gli attori locali realizzati nel mese di giugno 2023 nell’Area del Piambello e delle Valli del Verbano hanno fatto emergere tre possibili linee di azione strategiche, che riprendono i temi trattati nei tavoli di lavoro nei due Workshop. Obiettivo dei precedenti e prossimi paragrafi è di delineare un’agenda strategica per il territorio. I tre corsi di azione propongono la transizione dell’Area Interna verso la “traiettoria desiderabile” nel medio e lungo periodo basandosi non solo sullo sviluppo delle vocazioni territoriali già esistenti e radicate, ma anche sulle risorse e gli attori presenti e attivi nel territorio. Questo capitale territoriale, che ad oggi non ha trovato piena espressione, può rappresentare un volano per la coesione e la diversificazione dell’area ed un innesco per l’avvio di un processo di stabilizzazione e sviluppo sostenibile dell’area a contrasto delle criticità esistenti (polarizzazioni, marginalizzazioni, frammentazione).

2.2 Tre possibili corsi d’azione

2.2.1 Per un nuovo modello di relazioni e di connessioni sociali. Politiche giovanili e intermodalità del sistema di trasporto pubblico sostenibile

Il primo corso d’azione agisce sul piano dei servizi essenziali alla cittadinanza e del welfare. Dai tavoli di lavoro emerge un substrato di attività e di progetti attivi, con un terzo settore presente e propositivo; ciò che manca spesso è la conoscenza delle iniziative e il coordinamento fra i diversi attori. Un approccio sistemico e integrato delle diverse progettualità attive sul territorio- servizi di welfare, piani di zona, terzo settore, politiche sociali, affiancato a nuovi modelli comunicativi mirati verso i gruppi target interessati aumenterà l’impatto di queste iniziative e permetterà di razionalizzare le risorse disponibili sia in termini di personale che di risorse finanziarie.

Da più parti si è sottolineato il tema della mancanza di servizi e spazi di aggregazione per i giovani e soprattutto per gli adolescenti con conseguenze negative anche sull’della comunità locale. Le politiche mirate verso i giovani dovranno promuovere il senso di comunità, e superare il disagio percepito da questa fascia di popolazione, al fine di aumentare la loro partecipazione protagonismo, il loro riconoscimento e la cura dello spazio pubblico anche attraverso attività di autogestione per sopperire alla carenza di personale e di custodia degli stessi. Investire su un sistema di mobilità intermodale e flessibile, da programmare alla scala territoriale, permetterà una migliore accessibilità ai servizi (scuole, nuovi poli di aggregazione, ospedali) soprattutto per le categorie più fragili - stranieri, anziani e giovani - limitandone la marginalizzazione e contribuendo a costruire una maggiore coesione territoriale limitando le disparità tra territori di fondovalle e di media valle. Un corretto piano di sensibilizzazione e formazione verso un nuovo tipo di fruibilità, potrà incentivare l’uso di una mobilità alternativa all’auto per un approccio più sostenibile nei confronti del territorio, riducendo il congestionamento del traffico veicolare sulle principali direttrici e l’inquinamento ambientale.

Per rispondere a queste necessità ed esigenze, il primo corso di azione prevede di intervenire su due macro-aree di interventi: le politiche giovanili e un nuovo modello di accessibilità al territorio e ai servizi ad esso connessi.

Attuazione di politiche e progetti per i giovani

Spazi aggregativi e politiche culturali a loro dedicati

Rispetto a quanto premesso in precedenza, le linee d’azione specifiche proposte sono le seguenti:

  • Promuovere proposte e iniziative culturali, di sostegno e di ascolto finalizzate ai giovani adolescenti e preadolescenti, con la possibilità di mettere in rete gli spazi esistenti a loro dedicati (biblioteche, aule studio, centri di ascolto) del territorio, organizzare attività specifiche per i ragazzi - come, per esempio, dopo-scuola con attività didattiche e ricreative - ed ampliarne gli orari di apertura. A tal proposito si potrà valutare l’apertura degli edifici scolastici e il loro utilizzo al di fuori dall’orario di lezione, prevedendo un idoneo trasporto pubblico, non limitato ai soli orari scolastici, e la predisposizione della mensa, per permettere ai ragazzi di fermarsi l’intera giornata. Di eguale importanza è anche la previsione di nuovi spazi di aggregazione per i giovani, per permetterne l’utilizzo anche ai fini ricreativi e di socializzazione- attività sportive, culturali, laboratori d’arte, musica teatro – anche attraverso forme di co-progettazione e di partecipazione diretta dei futuri utilizzatori alla progettazione della attività.
  • Progettare nuovi poli formativi, innovativi e pensati non solo per l’attività didattica, ma anche per un utilizzo fuori dall’orario scolastico. Poli formativi pensati come veri e proprio Campus aperti al territorio e alla comunità, in cui gli studenti possano rimanere l’intero arco della giornata, e utilizzare gli spazi come veri e propri luoghi di vita associata (biblioteca, mensa, spazi teatrali, spazi per fare musica, e per socializzare), a servizio non solo degli studenti, ma anche dei giovani del territorio e di tutta la popolazione I nuovi poli formativi e di aggregazione, potranno essere l’occasione per ripensare in ottica rigenerativa gli spazi oggi dismessi presenti sul territorio, spesso posizionati in prossimità dei centri storici e vicini alle stazioni ferroviarie. La loro progettazione dovrà tuttavia rispondere ad una strategia d’area che, integrata con le politiche della mobilità, garantisca piena accessibilità da tutto il territorio. Un idoneo servizio di trasporto pubblico, la diffusione della rete e un mirato progetto di comunicazione dovranno essere la prerogativa di questa rete di servizi
  • Prevedere un piano di comunicazione mirato verso i giovani, così come intercettare i loro interessi attraverso azioni specifiche potrà aiutarli ad alimentare nuovi stimoli e nuove prospettive. Considerata Varese la “provincia più sportiva d’Italia”, da una classifica del Sole24ore del 2021, e le politiche che Camera di Commercio sta attuando (Varese Sport Commission, Varese di You Bike), lo sport potrebbe diventare il volano con il quale intercettare i ragazzi, e promuovere nuovi piani formativi insieme ad attività con scopi sociali e inclusivi, attraverso il coinvolgimento anche di soggetti fragili (Autismo) o portatori di diverse abilità (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali FISDIR, Comitato Italiano Paralimpico)

Potenziamento del sistema di trasporto pubblico locale

Sviluppo di intermodalità e sensibilizzazione verso un uso della mobilità sostenibile

Rispetto a quanto premesso in precedenza, le linee d’azione specifiche proposte sono le seguenti:

  • Prevedere un sistema coordinato di progettazione e di gestione integrata dei diversi sistemi di trasporto presenti sul territorio - ferrovia, TPL su gomma, navigazione sui laghi - il tutto connesso con la rete ciclabile, mediante la costituzione di tavoli di confronto permanenti tra i diversi attori locali e sovralocali ma anche attraverso la definizione di un “Piano di Mobilità” unitario per l’Area, che definisca piani, orari e frequenze dei diversi sistemi di trasporto e possa prevedere delle agevolazione sulle tariffe per le fasce deboli della popolazioni (famiglie a basso reddito, anziani, giovani)
  • Sperimentare forme innovative di mobilità quali gli approcci MAAS (mobility as a service) il trasporto a chiamata, i sistemi collettivi di trasporto non convenzionali per la gestione dell’ultimo miglio, nuove forme di trasporto collettivo aziendale. In questi esperimenti sarà fondamentale il ruolo degli attori pubblici ma anche privati, quali le aziende e soggetti nuovi di cui si potrebbe sostenere la fase di start-up, quali nuove cooperative di comunità
  • Potenziare la navigazione dei laghi per decongestionare il traffico veicolare delle strade provinciali (soprattutto per il traffico transfrontaliero e turistico nei fine settimana), incentivare la “ricucitura” tra le sponde che insistono su regioni e stati diversi (Piemonte, Lombardia, Svizzera) ed essere a supporto delle reti ciclabili previste sui laghi.
  • Completare e potenziare le arterie ciclabili previste dai piani regionali e nazionali incentivando l’uso della bici elettrica anche per la mobilità privata, anche quella non strettamente turistica.
  • Attivare un percorso di sensibilizzazione, per promuovere e fare leva sulla popolazione verso un nuovo concetto di mobilità (MAAS – Mobility as a Service) e di approccio sostenibile alla fruibilità del territorio alternativo all’auto.

###1# Imprenditorialità e innovazione: formazione, trasferimento tecnologico e sensibilità ambientale per un sistema economico sostenibile, attrattivo ed equilibrato

Il secondo corso d’azione agisce sul piano della formazione e dell’innovazione d’impresa al fine di avviare un modello economico più sostenibile, resiliente e diversificato. Formazione e trasferimento tecnologico sono le due chiavi per favorire l’accelerazione degli investimenti nella transizione digitale ed ecologica. La crisi delle piccole imprese artigiane, in particolare per la successione generazionale; la difficoltà nel reperire manodopera specializzata, da una parte carente e dall’altra attratta dalla Svizzera, la dispersione scolastica e la poca attrattività delle imprese esistenti verso i giovani, richiedono di individuare nuove strategie per invertire queste dinamiche e riflettere su come costruire una nuova traiettoria di sviluppo di attrattività per questi territori.

Presupposti fondamentali alle strategie presentate dovranno essere quelle di completare la copertura della connessione internet in tutta l’area (Piano strategico Banda Ultra Larga – Ministero delle Imprese e del Made in Italy), e lo sviluppo di un sistema di mobilità intermodale e sostenibile, come illustrato nel primo corso di azione.

In particolare, per il secondo corso di azione, si prevedono le seguenti linee strategiche:

  • Prevedere nuovi percorsi formativi che vadano oltre le specializzazioni correnti prefigurando nuove, possibili specializzazioni più coerenti con un modello di sviluppo ispirato agli obiettivi dell’innovazione e della transizione ecologica. Tali percorsi formativi sarebbero anche funzionali al sostegno all’auto-imprenditorialità, nella prospettiva di una migliore capacità del territorio di trattenere nel mercato del lavoro locale giovani, indipendentemente dalla loro qualificazione.

  • Investire nella formazione e nell’innovazione tecnologica può essere la strada da percorrere, per garantire maggiore attrattività del territorio e invertire la tendenza in atto della crescente dispersione scolastica nonché la migrazione delle nuove generazioni verso altri territori (in questo caso soprattutto verso il territorio svizzero).
  • Investire in attività di ricerca e innovazione nonché migliorare l’attrattività del territorio verso le nuove generazioni con formazioni professionali a più alto livello di specializzazione.
  • Recuperare le aree dismesse oggi non utilizzate, integrando spazi formativi, incubatori di innovazione (Tecnopoli), nuovi istituti professionali, il tutto in spazi socialmente e culturalmente stimolanti per lo scambio di saperi e di esperienze.
  • Collegandosi con il terzo corso di azione, infine, elaborare nuovi progetti d’impresa - specie nell’ambito ambientale, di cura, gestione e promozione del territorio, anche in ottica turistica – potrebbero rappresentare l’innesco sia per il riutilizzo delle aree dismesse sia per il ritorno di abitanti nei centri di media quota, oggi in sofferenza e poco attrattivi per le nuove generazioni, con l’inserimento di attività tipo: fattorie didattiche, laboratori di trasformazione e vendita dei prodotti tipici e di filiera, nonché centri di promozione culturale e ambientale (superando i tradizionali infopoint turistici).

2.2.2 Dai laghi alle terre alte: tra promozione, gestione e tutela del territorio

L’Area Interna del Piambello e delle Valli del Verbano rappresenta un’importante risorsa dal punto di vista naturalistico ambientale e culturale. La tutela e la salvaguardia di questo territorio nella sua ricchezza e nel suo valore ambientale dovranno essere alla base delle strategie promosse in ottica promozione turistica, di cura e tutela del patrimonio boschivo e dei problemi legati al dissesto idrogeologico e ai cambiamenti climatici.

Il Piano della mobilità sostenibile (necessario sia per i residenti che per i turisti) proposto nel primo corso di azione, nonché la definizione di politiche condivise e l’individuazione dei soggetti che ne governano l’attuazione dovranno essere il presupposto per attuare le strategie proposte.

Per rispondere a queste necessità ed esigenze, il terzo corso di azione prevede le seguenti linee strategiche:

  • Promozione di un turismo sostenibile, destagionalizzato, diffuso su tutto il territorio (dai laghi alle terre alte), attraverso la promozione di un modello di fruizione “lenta” tramite la messa a sistema della rete di percorsi ciclabili, dei cammini e percorsi escursionistici esistenti in riferimento, in particolare, al sentiero E1-Sentiero Italia, Via Francisca del Lucomagno, Anulare Valcuviano, Via Verde Varesina); completamento dei percorsi ciclopedonali, previsti dai piani nazionali (Ciclabile del Lago Maggiore – Dorsali previste dal piano provinciale Bike &Walk) e messa a sistema con le ciclabili esistenti (ciclabile del Lago di Varese), in coordinamento con i piani e i collegamenti transfrontalieri; questo permetterebbe di valorizzare e promuovere il turismo legato a questo settore (mountain bike, bicicletta da passeggio ed e-bike), fornendo il territorio di servizi adeguati (colonnine di ricarica info point ecc.)

Superamento del concetto di infopoint turistici tradizionali, attraverso la costituzione di laboratori per la conoscenza, intesi come luoghi di promozione di saperi, di tradizioni, di biodiversità e di sostenibilità.

  • Promozione e conoscenza del territorio devono essere poste in relazione necessariamente con le attività di tutela e sviluppo della biodiversità, della cura del territorio, del paesaggio, della produzione agroalimentare. Le attività agro-silvo-pastorali di montagna, attualmente in contrazione a causa dei bassi rendimenti, degli alti costi, e della difficoltà nel ricambio generazionale, andrebbero inquadrate in questo scenario, verso la multifunzionalità dell’agricoltura, la tutela degli alpeggi e la promozione della filiera corta, la costituzione di fattorie didattiche e di laboratori di trasformazione e promozione dei prodotti tipici.
  • Mantenimento e recupero dei prati e dei pascoli alpeggi e malghe, in particolare incentivando l’attività innovativa e legata a giovani, motivandoli a rimanere sul territorio. I pascoli e i prati presenti nel contesto montano sono habitat di fondamentale importanza, in quanto svolgono funzioni di tipo ecologico e compongono, con i boschi e gli usi del suolo, un sistema territoriale montano che garantisce la vita di un elevato numero di specie animali e vegetali. La presenza, infatti, di prati e pascoli ricavati all’interno dello spazio naturale delle foreste costituiscono elementi di alternanza che realizzano una composizione varia di ambienti diversificati nei quali si può sviluppare la massima biodiversità. I Pagamenti dei Servizi Ecosistemici (PES) potrebbero essere un veicolo per il riconoscimento concreto del valore di queste attività e incentivarne la loro permanenza; in tal senso l’area interna potrà diventare strategicamente fornitore di servizi eco-sistemici fondamentali anche per le aree urbane; potrà inoltre essere riconosciuto il ruolo ricreativo e di educazione rispetto alle popolazioni della città, nonché la creazione di filiere di produzione e consumo che possano attualizzare lo storico legame esistente tra montagna e pianura.
  • Rendere sistemica una politica di gestione forestale, (come a livello locale è stato fatto dall’associazione Castanicoltori con il recupero delle selve castanili), al fine di garantire e riconoscere il ruolo fondamentale per la cura, la custodia e la gestione del territorio di questa attività, anche in virtù degli eventi determinati dai cambiamenti climatici. Il patrimonio boschivo svolge infatti un ruolo primario nella regolazione del ciclo delle acque, nella funzione di protezione dai dissesti idrogeologici superficiali, dalla caduta massi e dalle slavine. Al fine di affrontare le difficoltà dovute alla frammentazione fondiaria e alla poca attrattività economica della gestione dei boschi, Regione Lombardia promuove la costituzione delle Associazioni Fondiarie, che permettono di ovviare al problema condividendo strategie e interventi nei territori dei soci aderenti. Progetti pilota sul territorio potrebbero diventare in tal senso volano per uno sviluppo strategico su tutto il patrimonio boschivo presente (Progetto LIFE ClimatePositive, attività relative all’ASFO Valle delle Sorgenti in collaborazione al Parco Regionale del Campo dei Fiori, nonché della Cooperativa Castanicoltori di Brinzio, Orino e Castello Cabiaglio con i progetti I castagneti dell’Insubria e UpKeep The Alps).

Incentivando questa forma di associazionismo ci si potrebbe orientare verso una serie di azioni: creare una metodologia condivisa per la creazione di associazioni, aderire a progetti di ricerca e orientarsi verso una gestione innovativa e più attrattiva per la popolazione più giovane; facilitare l’accesso dei piccoli proprietari forestali a forme di finanziamento pubblico e privato per le attività di gestione che aumentano lo stock di carbonio, tenendo anche in considerazione le iniziative di carbon farming previste dalla Commissione Europea e certificazioni tipo FSC (Forest Stewardship Council).

  • Formare nuovi profili professionali che possano partecipare alla creazione di economie multi-funzionali tali da incrementare la capacità di cura e manutenzione del territorio. Questi profili saranno funzionali allo sviluppo di una varietà di attività: il sostegno a progetti di agricoltura di montagna - importante a questo riguardo sarà l’integrazione con i fondi del FEASR - il sostegno a progetti di cura, manutenzione, educazione ambientale e al rischio che possano creare percorsi che portino ad un’occupazione stabile in questo settore. La formazione di questi profili potrebbe avvenire nel quadro della costruzione di nuovi soggetti partenariali, di natura sovra-locale, che impiegando una varietà di profili, possano promuovere una varietà di iniziative.

2.3 Governance di valle, cooperazione intervalliva e transfrontaliera e il rapporto con le città capoluogo

Un ultimo punto di attenzione riguarda la struttura di governance che più efficacemente può portare avanti una strategia integrata, unitaria, condivisa per l’intera area e, contestualmente, il sistema relazionale da costruire a partire dalle valli per sostenere questa visione al futuro.

Le Comunità Montane sono riconosciute come importante risorsa da numerosi attori locali e sono gli enti che possono governare il processo di coinvolgimento degli stakeholders, definire la strategia locale e il governo degli interventi. Tuttavia, è importante che ci sia una maggiore unità di intenti tra le singole amministrazioni e che le Comunità Montane si facciano portavoce di una visione al futuro per il territorio, non limitandosi alla sola gestione di alcuni servizi in comune.

È, inoltre, fondamentale che i soggetti pubblici, a vari livelli, si mettano in ascolto del mondo associativo, imprenditoriale, cooperativo e del Terzo settore che già opera attivamente sul territorio e che, oltre a conoscere i bisogni dei cittadini, può anticiparne le richieste, partecipando attivamente alla programmazione e alla progettazione di politiche e interventi. Si auspica l’attuazione di un processo di co-progettazione inclusivo, che preveda numerosi momenti di confronto e discussione pubblica, come avviato con il percorso locale condotto da Regione Lombardia e DAStU – Politecnico di Milano, e appositi strumenti partecipativi, come un “Bilancio partecipativo d’Area”.

Entro questo processo dovrà essere posta particolare attenzione al legame con i contesti limitrofi, come la sponda piemontese e il lato svizzero del Lago Maggiore, la parte svizzera del lago di Lugano, la città di Varese e l’intero Lago di Varese, l’area MAB (riserva Biodisfera Ticino Valgrande e il piano delle Bolle di Magadino, come Corridoio Ticino), l’asse pedemontano tra Varese, Como e Lecco e la Citta-Ticino oltreconfine, attraverso forme di cooperazione progettuale, accesso a bandi e finanziamenti (progetti Interreg), pianificazione di strategie condivise (progetto GovernaTI-VA, PTRA dei Navigli Lombardi, piano per la navigazione da Locarno a Venezia ecc…)

Un’altra questione cruciale è riequilibrare l’affluenza turistica di questi territori, intercettando i quei flussi che quotidianamente raggiungono altre aree che risentono notevolmente di una situazione tendente all’ over-tourism come il Lago di Como, ma anche la parte piemontese del Lago Maggiore, potendo in questo modo ridistribuire i flussi turistici e ribilanciare l’attrattività di questi territori in ottica più sostenibile.

La natura strategica dell'Agenda

I tre corsi d’azione descritti in questo documento permettono di ragionare su possibili strategie per il territorio del Piambello e delle Valli del Verbano.

Il primo corso d’azione agisce sul piano dei servizi essenziali alla cittadinanza e del welfare, in particolare si prevede di intervenire sulle le politiche giovanili e un nuovo modello di accessibilità al territorio e ai servizi ad esso connessi. Le politiche mirate verso i giovani cercheranno di promuovere la partecipazione, il protagonismo ed il senso di comunità, superare il disagio percepito da questa fascia di popolazione più volte sottolineato come prioritario ai tavoli di lavoro. Investire su un sistema di mobilità intermodale e flessibile, permetterà una migliore accessibilità ai servizi - scuole, nuovi poli di aggregazione, ospedali soprattutto per le categorie più fragili (stranieri, anziani e giovani) limitandone la marginalizzazione e contribuirà a costruire una maggiore coesione territoriale limitando le disparità tra territori di fondovalle e di media valle.

Il secondo corso d’azione agisce sul piano della formazione e dell’innovazione d’impresa al fine di avviare un modello economico più sostenibile, resiliente e diversificato cercando di riequilibrare una dinamica transfrontaliera oggi predominante. Queste azioni sono fondamentali per riqualificare il tessuto produttivo locale, anche attraverso la creazione di nuove imprese in settori nuovi ed emergenti, contrastare l’impoverimento culturale e migliorare l’attrattività dell’area nei confronti dei giovani.

Il terzo corso d’azione agisce sul riconoscimento del patrimonio ambientale come presupposto fondamentale per la cura e la tutela del territorio nella sua totalità (dai laghi alla montagna, dai pascoli al patrimonio boschivo), per affrontare i problemi legati ai cambiamenti climatici, al dissesto idrogeologico e alla promozione della biodiversità, indirizzando verso un approccio sostenibile le attività economiche (filiera bosco-legno, agricoltura multifunzione, turismo lento).

Si tratta di tre corsi d’azione fortemente sinergici da cui avviare una nuova traiettoria territoriale. Sostenere i nuovi processi di stabilizzazione della popolazione e di attrattività significa anche migliorare le condizioni abitative della popolazione locale e della sua fascia di popolazione più marginale, dei giovani nella fase di transizione dall’istruzione all’occupazione e dei i nuclei familiari in età attiva. aumentare e diversificare le attività economiche e la dotazione di servizi in ottica sostenibile e innovativa significa costruire sinergie tra i numerosi attori attivi nel territorio e generare economie più resilienti ai mutamenti in atto. La cura e la valorizzazione del patrimonio ambientale può diventare un espediente per attivare nuove economie e generare una maggiore consapevolezza e cultura territoriale, delineando una nuova governance territoriale strategicamente determinante. Interventi di rigenerazione urbana che incrociano i diversi corsi di azione presentati potrebbero diventare progetti pilota per future iniziative e per nuovi approcci sul territorio.

Infine, dal punto di vista delle azioni propedeutiche indispensabili allo sviluppo di questi corsi d‘azione appare fondamentale completare la copertura della connessione internet in tutta l’area (Piano strategico Banda Ultra Larga – Ministero delle Imprese e del Made in Italy).

Per ogni corso di azione saranno individuati i possibili canali di finanziamento nel contesto dei fondi SNAI (FSE+, FESR, fondi regionali) e saranno segnalate, dove possibile, altre possibilità di risorse economiche in termini di bandi e fondi (regionali, PNRR, FEASR).