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Oltrepò Pavese / Ritratto territoriale

Un ritratto territoriale dell'area dell'Oltrepò Pavese

gavel 18 comuni

groups_2 15.544 abitanti

Chiusura documento: 11/09/2024

Indice sezioni:

L’Oltrepò Pavese è un’area a sud del Po che si estende nella parte meridionale della Provincia di Pavia, confinando con la provincia di Piacenza a est e la provincia di Alessandria a ovest. Dal punto di vista storico-geografico, è composto da 75 Comuni, di cui 18 compongono la Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese, istituita nel 2008: Bagnaria, Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo, Brallo di Pregola, Cecima, Colli Verdi, Fortunago, Godiasco Salice Terme, Menconico, Montalto Pavese, Montesegale, Ponte Nizza, Rocca Susella, Romagnese, Santa Margherita di Staffora, Val di Nizza, Varzi e Zavattarello. Nell’area in esame risiedono 16.120 abitanti al 1° gennaio 2020.

image Figura 1. Il perimetro dell’area
Fonte: Dusaf Regione Lombardia.

Si suddivide paesaggisticamente in collina e montagna per due terzi e in pianura per il restante terzo. Dal punto di vista economico prevale la vocazione agricola, soprattutto della vite in collina, con oltre 4.000 cantine, e del frumento, mais e barbabietola da zucchero nella pianura. Nella fascia montana sono ancora presenti piccoli produttori di formaggi, miele, salumi, frutta, che tentano il recupero dei terreni incolti contrastando l’abbandono del territorio. La combinazione tra paesaggio variegato e produzione di vino di qualità ha fatto sì che l’area dell’Oltrepò Pavese sia divenuta nel tempo una meta interessata dal turismo lento, naturalistico ed enogastronomico.

L’Area Interna Appennino Lombardo – Alto Oltrepò pavese è stata individuata dalla Regione con la Delibera n.5799 del 18 novembre 2016, includendo inizialmente 14 comuni della zona collinare e montana della provincia di Pavia: Varzi, Bagnaria, Borgoratto Mormorolo, Brallo di Pregola, Fortunago, Menconico, Montesegale, Ponte Nizza, Rocca Susella, Romagnese, Ruino (ora Colli Verdi), Santa Margherita di Staffora, Val di Nizza, Valverde (ora Colli Verdi), Zavattarello. Il 23 novembre 2021, con la Delibera n. XI/5587 “Strategia regionale Agenda del controesodo: individuazione delle aree interne per il ciclo di programmazione europea 2021-2027”, il perimetro dell’Area Interna è stato ampliato a 18 comuni (includendo Borgo Priolo, Cecima, Montalto Pavese, Godiasco Salice Terme), raggiungendo così la coincidenza territoriale con l’area della Comunità Montana.

Popolazione

L’evoluzione della popolazione e le sue caratteristiche

Secondo i dati ISTAT, al 2020 la popolazione dell’Oltrepò Pavese era di 15.046 abitanti. L’indagine demografica dell’area racconta una tendenza consolidata nel territorio dell’Oltrepò Pavese, rispecchiando i profondi cambiamenti strutturali che hanno investito l’Appennino Lombardo. L’area risulta particolarmente colpita dal crollo demografico, con variazioni negative costanti dagli anni Sessanta del Secolo scorso. In particolare, i comuni di versante posti a quote più elevate sono quelli che più di altri hanno risentito del processo di spopolamento.

leaderboard Tabella 1. Variazione della popolazione residente

La contrazione demografica rappresenta una tendenza consolidata nel territorio dell’Oltrepò Pavese, il cui andamento è il risultato di profondi cambiamenti strutturali in ambito economico e sociale del territorio. Tali processi hanno, nel tempo, prodotto intensi fenomeni di emigrazione verso i poli principali e le aree urbanizzate di pianura, registrando una variazione demografica media del –7,9% nel periodo 1971-2020. L’esodo ha infatti prodotto il progressivo svuotamento dei piccoli centri di montagna, compromettendo l’economia di sussistenza agro-silvo-pastorale incapace di reggere la competizione.

Come si può osservare nella figura 2, la popolazione dell’Oltrepò Pavese ha raggiunto il suo picco nel 1971 per poi contrarsi nei decenni successivi e aumentare nel 2011. Questo dato aggregato nasconde, tuttavia, traiettorie molto diverse in relazione a ogni singolo comune.

leaderboard Figura 2. Andamento della popolazione delle aree interne lombarde, 1971-2021

Con riferimento all’evoluzione più recente della popolazione, si può osservare la variazione percentuale della popolazione residente in due periodi: tra il 2009 e il 2014 e tra il 2015 e il 2019 (fig. 3). In Oltrepò Pavese, nel periodo 2009-2014, la maggior parte dei comuni risulta una variazione molto negativa (-25 – -5%), mentre solo due comuni hanno valori positivi: Colli Verdi e Rocca Susella. Nel periodo 2015-2019, invece, 7 comuni hanno una variazione molto negativa e 3 mantengono un saldo positivo. Complessivamente, negli anni più recenti l’area perde, quindi, abitanti. I comuni che conoscono una contrazione relativa più significativa sono quelli di alta montagna.

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La traiettoria demografica di un Comune risulta sia dal saldo naturale – ovvero il bilancio fra nascite e decessi – sia dall’indice di migrazione netto (Migration Effectiveness Index, MEI) che definisce il tasso netto di migrazione e viene calcolato come il rapporto tra immigrati verso ed emigrati da una determinata area in un certo periodo di tempo (fig. 4). Un valore positivo significa che nel territorio sono immigrate più persone di quante ne siano emigrate, viceversa in caso di un valore negativo significa che ne sono emigrate più di quante sono immigrate. Considerato che le nascite e i decessi non influiscono sull’indice, questo dato è significativo per determinare la maggiore o minore attrattività di un comune nei confronti delle scelte residenziali delle persone. Anche in questo caso si guarda a due periodi: 2009-2014 e 2015-2019.

In Oltrepò Pavese, nel periodo 2009-2014, i comuni con un sostanziale equilibrio fra nuove iscrizioni e cancellazioni sono Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo, Ponte Nizza, Santa Margherita di Staffora, quelli attrattivi Colli Verdi, Fortunago, Godiasco Salice Terme, Cecima. I più attrattivi sono: Rocca Susella, Montesegale, Bagnaria, Varzi, Menconico, Romagnese (>25%). Nel periodo 2015-2019, invece, i comuni in equilibrio sono Montesegale, Varzi, Romagnese e quelli attrattivi Godiasco Salice Terme, Ponte Nizza, Cecima, Zavattarello, Menconico, Santa Margherita di Staffora.

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Infine, possiamo guardare al dinamismo della popolazione di una determinata area, valutando quanto essa è cambiata entro un determinato intervallo per via delle iscrizioni e delle cancellazioni, e avendo quindi la misura di quanto in un’area vivano più o meno le stesso persone che vi vivevano a una data precedente. Per valutare questa dimensione impieghiamo l’indice di ricambio migratorio (Turn Over Rate, TO). L’indice ha valori sempre positivi e anche in questo caso è stato calcolato in riferimento ai due periodi indicati in precedenza: 2009-2014 e 2015-2019. In Oltrepò Pavese, nel periodo 2009-2014, i comuni con valori più elevati sono Rocca Susella e Cecima. Quelli con un valore 0.04-0.08 sono invece Varzi e Brallo di Pregola. Nel periodo più recente, invece, i comuni con valori massimi sono Godiasco Salice Terme, Borgo Priolo, Menconico, Santa Margherita di Staffora, mentre Montesegale, Colli Verdi, Bagnaria, Varzi, Romagnese, Brallo di Pregola mostrano valori più contenuti.

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Per indagare la traiettoria della popolazione nel lungo periodo abbiamo poi osservato i dati del censimento generale della popolazione a partire dal 1911 (fig. 6), mentre per i dati successivi al censimento del 2011 abbiamo tenuto conto della popolazione residente comunale al 1° gennaio 2019 resa disponibile dall’ISTAT sulla base di indagini effettuate presso gli uffici di Anagrafe (demo.istat.it). Abbiamo individuato cinque intervalli temporali: il primo e più ampio include indicativamente le due guerre mondiali (1911-1951); il secondo, gli anni dei “boom” e della crescita urbana “concentrata” (1951-1971); il terzo, il periodo in cui emergono le “tre Italie” e in generale i fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione “diffusa” (1971-1991); il quarto, gli anni della fase di stagnazione economica (1991-2011); il quinto e più breve, gli anni del post-crisi (2011-2019). Tale scomposizione in cinque intervalli distribuiti in oltre cento anni di storia ha permesso di costruire una matrice da cui è possibile ricavare, per ogni comune, una sequenza di bilanci demografici in cui si alternano o ripetono fasi di crescita (C) o decrescita (D). Sono emerse diverse tendenze che ci permettono di individuare alcuni profili evolutivi, che possiamo ordinare a seconda della tendenza dei comuni nelle ultime fasi: da un lato dinamiche di crescita consolidata a cui si affiancano processi che abbiamo definito di “ripresa” e, in alcuni casi, “controstorie”; dall’altro, rallentamenti recenti, processi di “caduta” o di “ricaduta” che si affiancano a dinamiche di contrazione consolidata.

image Figura 6. Dinamiche demografiche dei comuni, 1911–2019
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT.

L’area dell’Oltrepò Pavese risulta quella maggiormente colpita dal crollo demografico in Lombardia, con variazioni negative costanti nei vari decenni e una distribuzione piuttosto omogenea su tutto il territorio, ad eccezione dei piccoli comuni di versante posti a quote più elevate che presentano variazioni negative numericamente più elevate.

Valverde è caratterizzato da un processo di caduta, ovvero una dinamica di perdita di popolazione negli ultimi due o tre intervalli dopo aver guadagnato in almeno due intervalli precedenti oppure perdita di popolazione nell’ultimo intervallo e in quello centrale dopo aver guadagnato nei precedenti intervalli. Rocca Susella e Bagnaria sono invece caratterizzati da un processo di ricaduta, ovvero una perdita di popolazione nell’ultimo o negli ultimi due intervalli dopo aver avuto brevi fasi di crescita negli intervalli immediatamente precedenti. Solo il comune di Godiasco è caratterizzato da un processo di crescita consolidata, registrando una variazione positiva della popolazione. Borgo Priolo invece può essere inscritto entro un processo che abbiamo definito controstorie, cioè quei comuni che hanno registrato una crescita della popolazione nell’ultimo oppure negli ultimi due intervalli dopo aver perso popolazione in almeno due dei precedenti intervalli.

image Figura 7. Indice di vecchiaia
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2020.

Per analizzare più nel dettaglio i dati sull’invecchiamento, abbiamo osservato l’andamento della popolazione di età compresa tra 65 e 80 anni e di quella over 80. Tale distinzione – di largo uso tra i demografi – si fonda anche sulla diversità di pratiche e bisogni tra i due gruppi. Mentre la popolazione fino a 80 anni tende a essere ancora attiva, quella oltre gli 80 anni è tendenzialmente molto sedentaria, con solo un numero limitato di piccoli spostamenti. In Oltrepò Pavese, la popolazione di età compresa tra i 65 e gli 80 anni è proporzionalmente molto elevata e ricalca abbastanza precisamente le geografie emerse dalla localizzazione delle dinamiche di spopolamento. La popolazione residente nei comuni dell’Oltrepò Pavese è composta dal 35% di popolazione con più di 65 anni, rappresentando uno dei dati più significativi tra tutte le aree interne italiane. L’analisi dell’indice di vecchiaia ci mostra un processo di invecchiamento della popolazione particolarmente rilevante nell’area. Si differenziano, con un indice leggermente più basso i comuni di Godiasco, Cecima, Bagnaria, Borgo Priolo, Borgoratto Mormoro. Per il resto, ci troviamo di fronte un andamento unitario di forte invecchiamento della popolazione.

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Gli indicatori relativi alla popolazione scolastica e alla popolazione attiva (fig. 9) descrivono la percentuale di popolazione di età compresa tra 6 e 19 anni e quella compresa tra 6 e 64 anni sulla popolazione totale di ogni comune, e sono calcolati su dati ISTAT 2019. La prima fascia d’età comprende la popolazione scolastica fino all’ultimo anno di scuola secondaria di secondo grado. La seconda comprende, invece, la popolazione attiva nel lavoro e nello studio, dalla scuola dell’obbligo fino all’età pensionabile. I Comuni di Zavattarello, Romagnese, Menconico, Brallo di Pregola e Val di Nizza registrano una popolazione in età scolastica molto bassa, mentre i comuni limitrofi oltre il perimetro dell’area interna sono particolarmente rappresentativi. Parimenti, i comuni di Romagnese, Menconico, Brallo di Pregola registrano una percentuale di popolazione attiva tra le più basse dell’area, mentre Borgoratto Mormorolo è il comune con la percentuale più alta.

La quota di popolazione minore di 14 anni è pari al 7% della popolazione totale mentre gli over 65 costituiscono più del 30%.

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image Figura 10. Residenti con cittadinanza non italiana sul totale
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2021.

Il tasso di popolazione straniera nell’area interna è del 10.34%, rispetto ad un tasso provinciale del 11.74%. Se si analizzano i dati con i residenti con cittadinanza non italiana nell’area, si registrano quote di popolazione straniera tra il 20% e il 40% nei comuni di Borgoratto Mormorolo e Montalto Pavese, a cui seguono Zavattarello (13%-20%), Varzi, Romagnese e Borgo Priolo (9%-11%).

Analizzando l’indicatore del reddito medio pro-capite, l’Oltrepò Pavese si posiziona nella media rispetto alle altre 13 aree interne lombarde. Il reddito medio pro-capite (RMPC) nell’area nel 2020 è di 19.081€ per un totale di 13.099 contribuenti, mentre nel 2010 si attestava a 17.481€ per 13.568 contribuenti. Sebbene dunque ci sia un leggero incremento nel RMPC, il numero di contribuenti è in calo. A livello regionale, il RMPC è aumentato passando dai 22.630€ per contribuente nel 2010 a 24.726€ nel 2020.

I valori più bassi si trovano nei comuni di Borgoratto Mormorolo e Montalto Pavese con circa 15.000 euro/anno. I valori più alti nei comuni di Godiasco Salice Terme e Bagnaria con oltre 20.000 euro/anno. ​ Complessivamente, la mappa mostra un andamento a macchia di leopardo.

L’analisi economica reddituale dell’area, oltre a confermare la presenza significativa di “pensionati” (circa il 50% dichiaranti redditi da pensione), mostra un altro dato indicativo che aggrava la situazione di fragilità, ovvero quello relativo alla presenza significativa, e significativamente maggiore della media provinciale e regionale, di dichiaranti redditi inferiori a 10.000 euro (circa il 32%).

leaderboard Tabella 2. Reddito Medio Pro Capite, 2010–2020

La figura 12 individua il livello di occupazione totale; i comuni con il tasso di occupazione più basso sono i comuni di Breme, Cozzo, Galliavola, con tassi di occupazione che si attestano intorno al 53-55%; 11 comuni si attestano su un tasso di occupazione dal 66 al 68%; la partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne nell’area interna appare ancora molto al di sotto del suo potenziale. Per valutare questo problema impieghiamo l’indice di penalizzazione di genere, che misura la differenza fra i livelli di partecipazione al lavoro delle donne e quella degli uomini.

L’indice è negativo sull’insieme del territorio, con valori che oscillano da -0.69 a -0.12 (tutti, comunque, negativi) e con picchi particolarmente elevati nei comuni di Galliavola, Breme, Valleggio, Gambarano (da -0.69 a -0.51), il comune di Santa Margherita di Staffora è l’unico comune che nelle aree interne presenta un valore positivo (+0.1).

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Patrimoni

Paesaggi, patrimoni naturali e rischi

L’Oltrepò Pavese si suddivide in collina e montagna per due terzi e in pianura per il restante terzo. È tale la varietà del territorio dal punto di vista ecosistemico da caratterizzare la zona come una tra le più varie d’Europa in termini di biodiversità naturale. In tal senso, il turismo naturalistico è una delle principali vocazioni del territorio, grazie anche alla presenza delle vie storiche e della produzione viticola d’eccellenza.​

La montagna appenninica si estende a sud della linea Varzi – Zavattarello e comprende le alte valli Staffora e Tidone solcate dagli omonimi corsi d’acqua. Entrambe le valli hanno rappresentato sin dall’antichità dei trafficati corridoi di penetrazione del sistema montano, trovando sbocco sul versante ligure e favorendo rapporti economici di una certa importanza. I terreni più fertili si collocano nelle porzioni di altitudine inferiore mentre nel fondovalle si trovano i torrenti e piccole zone alluvionali tuttora coltivate lungo cui si sono sviluppati i principali insediamenti abitativi di fondovalle (Varzi, Romagnese, Ponte Nizza).

L’Oltrepò Pavese si suddivide in collina e montagna per due terzi e in pianura per il restante terzo. È tale la varietà del territorio dal punto di vista ecosistemico da caratterizzare la zona come una tra le più varie d’Europa in termini di biodiversità naturale. In tal senso, il turismo naturalistico è una delle principali vocazioni del territorio, grazie anche alla presenza delle vie storiche e della produzione viticola d’eccellenza.​

La montagna appenninica si estende a sud della linea Varzi – Zavattarello e comprende le alte valli Staffora e Tidone solcate dagli omonimi corsi d’acqua. Entrambe le valli hanno rappresentato sin dall’antichità dei trafficati corridoi di penetrazione del sistema montano, trovando sbocco sul versante ligure e favorendo rapporti economici di una certa importanza. I terreni più fertili si collocano nelle porzioni di altitudine inferiore mentre nel fondovalle si trovano i torrenti e piccole zone alluvionali tuttora coltivate lungo cui si sono sviluppati i principali insediamenti abitativi di fondovalle (Varzi, Romagnese, Ponte Nizza).

Figura 12. Aree naturali protette e aree prioritarie per la biodiversità map

Map Legend

L’analisi della distribuzione a livello territoriale dei siti inquinati, bonificati e degli impianti di trattamento dei rifiuti restituisce un quadro coincidente rispetto alla presenza di stabilimenti RIR, suggerendo una concentrazione delle aree industriali in alcuni ambiti specifici della Lomellina. Sono presenti diversi impianti rifiuti nell’area in oggetto. Tuttavia, per quanto fuori dal confine in esame, è importante segnalare un sito nel comune di Broni, con 14 ettari inquinati da amianto, in cui il pericolo è stato considerato talmente grave da comportare un elevato rischio sanitario. Nell’area è anche presente un sito contaminato nel Comune di Varzi.

Figura 13. Inquinamento ambientale map

Map Legend

Le forme e la diffusione del rischio idrogeologico nell’area dell’Oltrepò Pavese rimandano a una condizione di rischio molto comune nelle aree interne lombarde, quella propria dei versanti e delle fasce montane. Per dare rappresentazione di tali condizioni ricorriamo a una serie di indici. Nell’Oltrepò Pavese la modellazione del territorio è storicamente connessa a cause di natura geologica e geomorfologica. È infatti da imputare all’attività erosiva delle acque e all’azione dei movimenti gravitativi (frane) il modellamento dei fianchi delle valli. Il dissesto idrogeologico della parte collinare e montana dell’Oltrepò Pavese rappresenta uno dei problemi principali di questo territorio, in termini di pubblica sicurezza, perdita di coltivabilità dei terreni agricoli, minore disponibilità di aree edificabili e accessibilità interna ed esterna all’area.

Il primo è l’indice di rischio idrogeologico (fig. 16). Tale indice considera una varietà di rischi, fra i quali ma non esclusivamente le frane, le esondazioni fluviali, i fenomeni di tipo torrentizio lungo il reticolo idrografico in relazione a “bersagli” – ovvero i beni esposti a tali rischi – quali abitazioni, imprese e infrastrutture. La maggior parte dei Comuni dell’Oltrepò Pavese la frequenza di tale rischio è più elevata rispetto alla media regionale e nei comuni di Zavattarello, Montalto Pavese, Romagnese e Brallo di Pregola è particolarmente elevata.

leaderboard Figura 14. Indice di rischio idrogeologico comunale

Scendendo di scala, possiamo osservare come il rischio idrogeologico si distribuisca sul territorio dei comuni più esposti a tale rischio, ovvero con indici superiori a XXX (fig. 17). Questa operazione è stata resa possibile estraendo dal geoportale PRIM delle celle di venti per venti metri. Gli indici di rischio elaborati nel PRIM sono raggruppati in classi corrispondenti a differenti livelli di criticità rispetto alla media del territorio regionale (che è uguale ad 1). Il comune preso in esame è Zavattarello (fig. 18).

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Un ulteriore strumento per la valutazione dell’esposizione del territorio dell’Oltrepò Pavese a una varietà di rischi è l’indice di rischio integrato (fig. 19). Tale indice è una combinazione, effettuata mediante una somma pesata, delle evidenze relative ai rischi individuati dal già citato PRIM, ovvero i rischi idrogeologico, meteorologico, sismico, di incendio boschivo, industriale, di incidenti stradali, incidenti sul lavoro, insicurezza urbana. L’indice di rischio integrato ha l’obiettivo di definire il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che è definita come uguale a 1 e ha una varianza che va da 0 a 10. Come si può vedere, nel caso dell’Oltrepò Pavese, Zavattarello, Brallo di Pregola, Montalto di Pregola, Romagnese e Santa Margherita di Staffora presentano valori superiori a quelli della media regionale. Tuttavia, anche in questo caso, è l’esposizione al rischio idro-geologico a pesare in modo considerevole.

leaderboard Figura 16. Indice di rischio integrato comunale

Come evidente, la valutazione della rischiosità del territorio dell’Oltrepò Pavese deve essere posta nella prospettiva degli effetti crescenti già evidenti del cambiamento climatico. Solo i Comuni di Rocca Susella, Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo e Montesegale hanno, ad oggi, operato alcune valutazioni puntuali degli effetti locali del cambiamento climatico. I primi tre hanno sviluppato il PAESC mentre Montesegale il PAES.

leaderboard Figura 17. Scenari climatici regionali e locali

Il suolo consumato, ovvero urbanizzato/impermeabilizzato, nelle 14 aree interne lombarde al 2021 ammonta complessivamente a 49.036 ettari (ha).

Dall’analisi dei dati di consumo di suolo annuale netto nel periodo 2020-2021 contenuta nel rapporto ISPRA sul consumo di suolo dell’anno 2022 applicata ai 485 comuni delle 14 “aree interne” lombarde, risulta che 293 di questi non hanno consumato suolo (pari al 60%), 191 comuni (pari al 39,4%) hanno invece consumato suolo e uno solo ha ridotto il consumo di suolo. Complessivamente, l’artificializzazione del suolo nelle aree interne lombarde ammonta a 92,6 ettari nel solo ultimo anno osservato. Questo valore pesa per il 10,5% dell’intero consumo regionale annuo (pari a 883 ettari) ed è pari a mezzo ettaro circa per ogni comune consumatore di suolo nelle aree interne. Si tratta quindi di un consumo significativo.

Per misurare l’efficienza nell’uso del suolo abbiamo impiegato l’indicatore del consumo marginale di suolo per i 473 comuni delle aree interne lombarde, escludendo 12 comuni che hanno una popolazione stazionaria. Fra questi, 284 comuni non registrano consumo di suolo nel periodo 2020-2021 (pari al 58%), mentre i restanti 189 si dividono tra comuni che hanno avuto un incremento demografico e consumo di suolo (44, pari al 9%) e comuni che hanno registrato una riduzione nel numero di residenti pur continuando a consumare suolo (145, pari al 30% del totale).

Come abbiamo visto, l’intero gruppo dei comuni dell’aree interne lombarde ha consumato 92,6 ettari pari al 10,5% dell’intero consumo di suolo regionale registrato tra il 2020 e il 2021. Quasi l’83% del consumo di suolo delle aree interne (76,7 ha) è imputabile ai 145 comuni con indicatore di efficienza negativo (Cmarg<0), cioè che perdono residenti, mentre gli altri 44 comuni hanno consumato i restanti 15,9 ha. Dunque, in termini assoluti ha consumato più il gruppo dei comuni inefficienti ovvero i comuni che pur perdendo residenti consumano nuovo suolo.

Analizzando le famiglie di comuni per ampiezza demografica si nota che il gruppo di comuni piccolissimi (0-500 ab.) è in assoluto il più inefficiente (-1.243 m2/ab), ma non in termini assoluti (3,5 ha consumati), il cui primato è detenuto dai comuni piccoli tra i 501 e i 2000 abitanti (25,8 ha) e, a seguire, da quelli tra i 5001-10000 ab. con 22,2 ha.

In conclusione, possiamo rilevare che nei 189 comuni consumatori delle aree interne lombarde il consumo di suolo rimane elevato, incidendo per oltre il 10% sul consumo totale regionale. Per loro si profila un andamento contraddittorio che vede oltre l’80% del loro consumo realizzato da comuni con contrazione demografica. Questi comuni sono da considerare come altamente inefficienti perché hanno consumato una risorsa non rinnovabile (il suolo) senza avere una forzante attiva (la popolazione in crescita). Questo non giustifica il consumo di suolo dei restanti comuni, in quanto si tratta di consumi in aree prevalentemente fragili e ad alta sensibilità ambientale dove, in entrambi i casi, andrebbe prima fatto uso delle aree già artificializzate, non utilizzate o dismesse, e delle abitazioni, non utilizzate o sottoutilizzate.

Per guardare all’andamento del consumo di suolo nell’Oltrepò Pavese, impieghiamo prima l’indicatore del suolo consumato pro capite (fig. 26) che misura la quantità di copertura artificiale esistente al 2021 rispetto alla popolazione residente in quell’anno. Il comune che ha valori più elevati per questo indicatore è quello di Menconico (3551mq/ab), quello con il valore più basso è Godiasco Salice Terme (622 mq/ab).

In seguito, impieghiamo l’indicatore di consumo marginale di suolo (fig. 27), che abbiamo spiegato poco sopra. Dei 18 comuni dell’area solo uno ha consumato suolo nel 2021, Zavattarello, in presenza di una decrescita demografica.

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Geografie

Geografia dell’insediamento consolidato e patrimoni costruiti

L’indice di urbanizzazione territoriale dell’ambito storico-geografico dell’Oltrepò Pavese (9,2%) è allineato all’indice provinciale (9,2%), nonostante sia interessato dal sistema territoriale appenninico. All’interno dell’ATO si distinguono due sottosistemi territoriali: uno appartenente alla pianura (esterno al perimetro dell’area interna) e uno alla collina e alla montagna appenninica. Nel settore della pianura preappenninica, pur a fronte di un consumo di suolo non elevato, è presente una marcata tendenza conurbativa lungo la direttrice Stradella-Voghera, ulteriormente ramificata verso Pavia (ex SS dei Giovi), dove si registrano anche i maggiori agglomerati di attività produttive (manifatturiere e commerciali). Le previsioni di trasformazione del suolo libero sono più intense nella porzione di pianura e nella fascia pedo-collinare, con forti caratteri di variabilità rispetto alla dimensione, alle funzioni insediabili e alla loro collocazione rispetto ai tessuti urbani esistenti. A Broni, a Voghera e lungo la direttrice di collegamento con Pavia, assumono un ruolo rilevante le previsioni di trasformazione produttiva. Le previsioni di trasformazione residenziale sono invece omogeneamente diffuse e assumono un rilievo dimensionale particolarmente importante a Voghera.

Nel settore appenninico e montano l’indice del suolo utile netto, che registra l’indice di urbanizzazione e i caratteri urbanizzativi dei territori montani, è generalmente non elevato, pur distinguendosi il ruolo preminente della valle Staffora, di cui Godiasco e Rivanazzano Terme sono le porte di accesso. Questi comuni hanno indici del suolo utile netto tendenzialmente più critici che nel resto del territorio appenninico. Pur a fronte dei livelli di urbanizzazione bassi, il sistema territoriale appenninico si distingue per l’alta diffusione degli insediamenti che, pur se di ridotta dimensione, hanno un ruolo determinante nella quantificazione dell’indice di urbanizzazione e dell’indice del suolo utile netto. Le previsioni di trasformazione del suolo libero non sono significative dal punto di vista dimensionale, ma inducono, un’ulteriore frammentazione del sistema ambientale.

Nell’area interna dell’Oltrepò Pavese la tipologia insediativa caratteristica è la conurbazione lineare pedemontana Stradella-Voghera, con ulteriori linee di tendenza conurbativa lungo le direttrici di comunicazione della pianura e la presenza diffusa di insediamenti urbani distinti e nucleiformi di pianura, insediamenti lineari di fondovalle, insediamenti rurali sparsi dei versanti collinari e montani. Il sistema è policentrico e attestato sui poli di Voghera, Stradella e Varzi, con Voghera che assume un ruolo di polo per tutte le componenti dei flussi e Varzi che svolge invece un ruolo esclusivamente locale.

L’evoluzione dell’urbanizzato segue alcune soglie storiche:

  • soglia 1954: sistema insediativo di cintura dei nuclei storici, attestati lungo la direttrice di collegamento pedemontana. Di carattere urbano attorno ai nuclei di Voghera, Stradella e Broni.
  • periodo 1954 – 1980: processi espansivi dei principali centri urbani pedemontani (Voghera, Stradella, Broni) e della bassa Valle Staffora;
  • periodo 1980 – 2000: forte processo diffusivo in tutta la porzione appenninica, per nuclei sparsi. Processi conurbativi marcati lungo la direttrice pedemontana e della valle Staffora.
  • periodo 2000 – 2012: addizioni urbane diffuse, più marcate per i principali centri (Voghera e Stradella).

L’analisi ISTAT dell’epoca di costruzione degli edifici ad uso residenziale evidenzia un patrimonio che si è sviluppato perlopiù negli anni Ottanta e Novanta del Secolo scorso. Godiasco Salice Terme ha in media il patrimonio più recente, giustificato dai processi di crescita demografica registrati negli ultimi dieci anni.​ Cecima, Montesegale e S. Margherita Staffora hanno invece in media un patrimonio più vecchio, dato che – unito alla loro localizzazione geografica – segnala un più alto rischio di inutilizzo, abbandono o obsolescenza.

L’analisi dei dati 2019 sul numero di abitazioni vuote e i sopralluoghi nell’area raccontano di un territorio che ha visto un graduale svuotamento. Brallo di Pregola, Romagnese e Santa Margherita di Staffora sono i comuni con percentuali di abitazioni inoccupate più elevati (oltre il 75%), ma anche i comuni di cintura registrano dati oltre il 40% di inoccupazione A questi dati sullo stato d’uso e disuso del patrimonio abitativo si associano diversi gradi di obsolescenza e cattivo stato di manutenzione, mentre alcuni patrimoni sono residenze non primarie.

La composizione, la dinamica e l’andamento del mercato immobiliare residenziale è analizzata a scala provinciale. L’articolazione del territorio comunale per zone omogenee riflette un comparto omogeneo del mercato immobiliare locale, nel quale si registrano una sostanziale uniformità di apprezzamento per condizioni economiche e socio-ambientali. Per le analisi sul mercato immobiliare, i comuni della provincia di Pavia sono raggruppati in 3 macroaree: l’Oltrepò, che comprende i comuni a sud del fiume Po; la Lomellina, per i comuni ad ovest del fiume Ticino; il Pavese con i comuni intorno a Pavia e ad Est del fiume Ticino. A queste macroaree si aggiunge la città di Pavia che rappresenta il fulcro del mercato provinciale. A livello provinciale, l’indicatore di Intensità del Mercato Immobiliare (IMI), che misura la dinamicità del mercato, è in linea con la media regionale ed ha i suoi valori massimi nella macroarea Pavese per la forte richiesta di case provenienti dalla confinante provincia di Milano, mentre le dinamiche più basse si riscontrano nell’area dell’Oltrepò Pavese e della Lomellina, zone legate alle attività agricole.

L’indicatore di intensità del mercato IMI (quota dello stock di abitazioni compravenduto) tiene conto dello stock immobiliare disponibile.​ Analizzando questo indice si evince che la città di Pavia ed il territorio limitrofo abbiano un’intensità di mercato superiore rispetto alla media provinciale dal 2011.​ L’Oltrepò Pavese costituisce, nel 2021, il 23,7% del mercato provinciale. Osservando l’andamento degli indici è evidente la crescita del mercato dei comuni non capoluogo fino al picco registrato nel 2006 (mentre nel comune capoluogo si registrava nello stesso periodo una stazionarietà seguita da una lieve flessione). ​Nel successivo triennio 2007-2009 si osserva la prima caduta generalizzata, più marcata nei comuni non capoluogo. ​Dal 2009 al 2011 mentre le compravendite delle abitazioni continuano a diminuire nei comuni minori si nota invece in controtendenza una migliore tenuta del mercato nel pavese. ​Nel successivo biennio 2012-2013 si nota il secondo crollo generalizzato delle compravendite in tutti i comuni capoluogo e non capoluogo. A partire dal 2014 è evidente l’inversione di tendenza che porta il mercato alla nuova fase di ripresa generalizzata sia nel pavese che nei comuni minori fino al 2019.

Analizzando i dati a livello comunale dell’area interna, Godiasco è il comune con i valori immobiliari più alti dell’area (1.334€/mq nel 2016), mentre Borgo Priolo (854€/mq nel 2016) quello con i valori più bassi. Alcuni comuni hanno registrato una progressiva svalutazione a partire dalla crisi economico-finanziaria, segno di una bassa o scarsa vivacità del mercato. Altri, dopo il calo registrato tra 2013-2014, hanno ripreso valore. Nessun comune è tornato ai valori pre-crisi. In generale, i valori immobiliari medi dell’intera area si attestano a 988€/mq nel 2020.

Si noti che i valori immobiliari sono calcolati sul patrimonio abitativo effettivamente disponibile sul mercato immobiliare. Gli edifici fatiscenti e in stato di abbandono o rovina non rientrano in questi indici.

image Figura 26. Beni vincolati
Fonte: Elaborazione su dati Vincoli In Rete – Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro – MiC.

La provincia di Pavia conta 944 Architetture Riconosciute (Vincolo MiC o segnalate da Touring Club Italiano).​ L’Oltrepò Pavese raccoglie ottanta Architetture Riconosciute, delle quali cinquantatré oggetto di vincolo e quarantacinque segnalate da Touring Club Italiano. Di queste, 22 Architetture sono sia vincolate, sia segnalate Touring Club Italiano.​ Tra i Comuni dell’area, il più alto numero di Architetture Riconosciute è concentrato a Varzi (12) seguito da Zavattarello, Ponte Nizza, Godiasco Salice Terme (8), Colli Verdi e Bagnaria (7). Il Comune di Colli Verdi è stato recentemente oggetto di fusione di Comuni (2019 – Comuni di Canevino, Ruino e Valverde).​

Nei Comuni a più alta densità di Architetture Riconosciute, queste sono concentrate prevalentemente nel centro abitato capoluogo (in particolare Zavattarello e Godiasco Salice Terme). Nei Comuni più estesi, la distribuzione è più bilanciata tra il centro abitato capoluogo e le frazioni/località abitate, che spesso corrispondono ai Nuclei di Antica Formazione.

image Figura 27. Musei ed Ecomusei
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Regione Lombardia, Sistema Museale Lombardo; Regione Lombardia, Ecomusei.

All’interno del perimetro dell’Area è compreso il solo Ecomuseo dell’Appennino Lombardo: il Grano in Erba, con sede nel Comune di Santa Margherita di Staffora.​ L’Ecomuseo comprende i Comuni di Santa Margherita di Staffora, Brallo di Pregola, Menconico e Romagnese. L’Ecomuseo della Prima Collina si trova appena al di là del perimetro dell’Area, nei comuni di Retorbido, Codevilla, Torrazza Coste e Montebello della Battaglia.​ L’unico museo riconosciuto dal Sistema Museale Lombardo è il Museo di Arte Contemporanea di Zavattarello, che ha sede nel Castello.

image Figura 28. Branding territoriale
Fonte: Elaborazione su dati Touring Club Italiano, Bandiere Arancioni.

Si registra un buon livello di associazionismo tra Comuni per l’adesione ad iniziative legate al branding territoriale. ​ ​In particolare, per l’adesione all’Associazione Borghi Autentici, i Comuni di Cecima e Ponte Nizza formano l’Unione dei Comuni Borghi e Valli del Po, mentre Montesegale, Rocca Susella, Borgo Priolo e Borgoratto Mormorolo costituiscono l’Unione dei Comuni Lombarda Terre dei Malaspina.​ Colli Verdi, oggetto di fusione tra Comuni nel 2019, è anch’esso parte dell’Associazione Borghi Autentici.​ ​Tre i Comuni che aderiscono all’Associazione Borghi più Belli d’Italia, singolarmente: Varzi, Fortunago e Zavattarello.

Vita quotidiana

Servizi, mobilità e vita quotidiana

Dal punto di vista dei servizi di welfare di base (istruzione e sanità), l’area dell’Oltrepò Pavese presenta una situazione di carenza o frammentazione di attrezzature. ​Un solo ospedale è presente sul territorio, nel comune di Varzi, che ospita anche l’unico polo scolastico secondario di II grado (istituto professionale). Fuori Regione ma prossimi all’area si segnalano i centri di Bobbio (PC) e Tortona (AL). L’offerta del primo ciclo di istruzione è buona: anche se diversi comuni sono sprovvisti di scuole (in ciano) – soprattutto nella zona montana e in quella centrale – quelli limitrofi sono caratterizzati dal 1° al 3° ordine e grado (grigi chiari). Si segnalano tuttavia plessi di piccole dimensioni e dalla difficile accessibilità.​ In generale, sull’intero territorio sono presenti tre nidi, sette scuole dell’infanzia, nove scuole primarie, cinque scuole secondarie di primo grado.​ Si evince una buona dotazione di scuole primarie e secondarie di primo grado che soddisfano la domanda espressa sul territorio. Scarsa invece è l’offerta di istruzione superiore. Si noti però che la prevalenza delle scuole è con piccole classi e basso numero di studenti. Da un’analisi del territorio emerge anche lo scarso ruolo di attrazione della scuola come presidio sociale e culturale.

image Figura 29. Distribuzione dei servizi educativi
Fonte: Elaborazione su dati Progetto di Ricerca “STEP – Scuole, Territorio e Prossimità” (PoliMI, PoliTO, Indire) su dati MIUR 2021 (scuola).

Per quanto riguarda le strutture socioassistenziali, tre sono i centri integrati per anziani, una residenza per disabili, sei residenze assistenziali sanitarie, una struttura per assistenza domiciliare integrata. Gran parte dei servizi sono localizzati sul territorio di Varzi, Godiasco, Ponte Nizza, Zavattarello, Colli Verdi. Il centro urbano maggiormente attrezzato di riferimento è Voghera. La presenza dell’Ospedale di Varzi offre sicuramente uno snodo di riferimento sanitario importante per tutto il territorio. Tuttavia, i tassi di ospedalizzazione sono al di sopra della media regionale e nazionale, in particolare per la popolazione over75. È carente l’offerta di servizi sociosanitari di prossimità e scarsa l’efficienza dei servizi di assistenza domiciliare. L’alta richiesta di ospedalizzazione nell’area – riportata in molti documenti ufficiali sia a scala provinciale che locale – è riconducibile anche a una scarsa efficienza dei servizi sanitari sul territorio a cui si aggiunge una scarsa adeguatezza del sistema ospedaliero, che risulta caratterizzato da poche strutture con una limitata erogazione e qualità dei servizi.

image Figura 30. Distribuzione dei servizi sanitari
Fonte: Elaborazione su dati Regione Lombardia, 2022.

A livello di infrastruttura digitale, l’Oltrepò Pavese presenta un dato inferiore al 40% di copertura potenziale dell’urbanizzato, staccandosi nettamente da altri territori appenninici o alpini che presentano valori compresi tra il 60% e l’80%. La distribuzione del tessuto antropico non ha permesso un livello di robustezza adeguato dell’infrastruttura digitale. La carenza di copertura della rete fissa limita la possibilità di introdurre e sviluppare in maniera estensiva l’erogazione di servizi a distanza, quali telemedicina che fornirebbe una potenziale alternativa alla scarsa dotazione strutturale di servizi sanitari territoriali nel territorio.

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Per quanto riguarda la mobilità in uscita, i dati misurano il dinamismo dell’area attraverso la percentuale di persone che si spostano quotidianamente per motivi di studio e di lavoro fuori dal comune di residenza rispetto alla popolazione del comune di età compresa tra 6 e 64 anni (dall’inizio della scuola dell’obbligo fino all’età del pensionamento).  Per il territorio dell’Oltrepò Pavese si evidenzia un indice di mobilità in uscita molto basso con valori prevalentemente al di sotto del valore medio regionale (51,7%).

Se, da un lato, un basso indice di mobilità in uscita potrebbe testimoniare una buona capacità di soddisfacimento dei bisogni all’interno del comune, si riscontra che anche l’indice di mobilità interna, la proporzione cioè tra le persone che si spostano quotidianamente all’interno del comune per motivi di studio o lavoro e la popolazione tra 6 e 64 anni, risulta molto basso, quasi totalmente inferiore alla media regionale (70,1%), ad eccezione dei comuni di Cecima e Godiasco Salice Terme. Il comune di Brallo di Pregola all’estremo confine sud dell’area riporta il valore più basso.​ Il comune di Godiasco Salice Terme emerge come una centralità intermedia con riferimento alla mobilità, alla dotazione di servizi (scuole e servizi di assistenza sanitaria), alla capacità di attrarre popolazione e a un mercato immobiliare più vivace.

Un’analisi più approfondita della matrice Origine e Destinazione (O/D) della Regione Lombardia (2020), che misura il numero di spostamenti delle persone di età maggiore di 14 anni, permette di capire i motivi e i mezzi prevalenti degli spostamenti, oltre che le maggiori dinamiche di mobilità. Con riferimento al motivo dello spostamento, in quasi tutte le aree interne risulta prevalente il motivo occasionale, seguito dal lavoro, mentre sono generalmente di lieve entità i flussi per motivi di studio o di affari. Gli spostamenti per motivi occasionali sono effettuati per impegni legati ad attività quali acquisti, commissioni, accompagnamento. Le percentuali dei motivi degli spostamenti suggeriscono la necessità di muoversi per raggiungere i servizi, concentrati in poche località.

leaderboard Figura 32. Motivo degli spostamenti

L’offerta di trasporto pubblico locale si caratterizza per l’assenza di treni e connessioni su ferro.​ Una porzione di territorio è coperta dal servizio MioBus, mentre lungo gli assi viari si concentrano le linee extraurbane che, tuttavia, non fermano in tutti i centri abitati.

image Figura 33. Struttura e frequenza del Trasporto Pubblico Locale
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia (ferrovia) e APAM (bus).

Economie

Economia e le specializzazioni produttive

L’area dell’Oltrepò Pavese ha una forte vocazione agricola. La produzione enologica dell’Oltrepò Pavese a indicazione geografica è suddivisa in: 1 DOCG (Oltrepò Pavese Metodo Classico); 7 DOC (Bonarda dell’Oltrepò Pavese, Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese, Casteggio, Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese Pinot grigio, Pinot nero dell’Oltrepò Pavese e Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese); 1 IGT (Provincia di Pavia). Dal punto di vista vitivinicolo è la terza area di produzione di vini certificati in Italia per numero di ettari vitati (dopo il Chianti e l’Astigiano). I vitigni più coltivati nella zona sono Croatina, Barbera, Pinot Nero, Riesling e Moscato. Nell’arco di più di 30 anni il numero delle cantine sociali è passata da sette a due, Terre d’Oltrepò e Torrevilla, da cui transita tra il 60% e il 65% dell’uva prodotta nei 13.500 ettari vitati provinciali. Terre d’Oltrepò è la cantina cooperativa più grande della Lombardia con circa 600 soci.

Al di fuori della produzione vitivinicola, l’agricoltura locale presenta un carattere non specializzato, in cui prevalgono i seminativi. Si tratta di produzioni che non consentono un’adeguata remunerazione delle aziende agricole di montagna. A causa di ciò, le aree montane della Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese sono interessate da un lento processo di declino rurale, che si va concretizzando in una sempre maggiore perdita sia di aziende, sia di superfici agricole utilizzate. Nella montagna appenninica, infatti, si registra una variazione del suolo agricolo nell’ultimo ventennio pari al -25% con una diminuzione significativa delle superfici a seminativo e dei prati permanenti. A tale processo di abbandono dei suoli, sono in buona parte riconducibili i numerosi fenomeni di dissesto idrogeologico.

L’abbandono di molte aree che erano coltivate è, inoltre, la causa principale sia del progressivo avanzamento del bosco, soprattutto in prossimità dei centri abitati, sia del degrado della qualità del bosco stesso: tra il 1999 e il 2018 le superfici di riforestazione aumentano del 26%, evidenziando come in questo sub-ambito l’elevata quota di suoli sottratti all’uso agricolo sia stata interessata prevalentemente da processi di avanzamento del bosco. Analogamente tale processo concorre ad un incremento del dissesto idrogeologico, per il quale l’Oltrepò Pavese è classificato tra le aree lombarde a maggior franosità.

In controtendenza, anche se non ancora rilevabile a livello statistico, si registra un aumento del numero delle aziende a carattere biologico. Inoltre, anche grazie ai nuovi incentivi previsti dai regolamenti comunitari, è aumentato il numero dei giovani che si è reso titolare di un’azienda agricola.

Strettamente connesso all’agricoltura è il comparto dell’artigianato agroalimentare, che negli ultimi tempi si è dimostrato particolarmente attivo e dinamico grazie soprattutto all’interesse di cui è stato oggetto e che ha permesso la costituzione di consorzi e associazioni di produttori. Il settore agroalimentare è strategico per l’economia locale, non solo per l’indotto che crea a monte e a valle delle attività di trasformazione, ma anche per il fatto che costituisce un importante fattore d’attrazione per i crescenti flussi di turismo eno-gastronomico.

Le specificità agroalimentari dell’Oltrepò Pavese nel suo complesso sono riconducibili a due principali produzioni: i vini D.O.C.G. e D.O.C. e il salame di Varzi D.O.P. Nonostante il settore vitivinicolo coinvolga marginalmente l’area in esame – si concentra perlopiù nella porzione collinare – la qualità e la nomea della produzione rimane un punto cardine per l’attrattività dell’intera area. A differenza della produzione viticola, la zona di produzione del salame di Varzi corrisponde all’intera area della Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese e copre quasi totalmente il confine dell’area in esame.

Nonostante la continua contrazione dell’agricoltura data dall’abbandono, la produzione agricola rimane l’attività prevalente sul territorio, con più del 50% delle imprese attive che ricadono in questo settore e il 34% degli occupati dell’intera area. Se si confrontano i dati di lungo periodo 2001-2014, forniti da Unioncamere Lombardia relativi alle diverse zone montane lombarde, emerge un quadro nel quale l’Oltrepò presenta un calo di numero di imprese del 25% a partire dal 2001.

Il secondo settore per importanza è rappresentato dal commercio con 15,9% delle unità locali e 13,5% degli occupati. Anche nel settore del commercio nell’intervallo 2009-2014, si è assistito alla perdita sia di unità locali (-14 esercizi commerciali) sia di occupati (- 8 unità).

Determinante nell’economia locale è anche il ruolo svolto dal settore delle costruzioni che comprende l’11,5% delle unità locali e il 12,4% degli addetti complessivi. Il confronto 2009-2014 evidenzia la perdita di 11 unità locali e 74 addetti, segnalando una forte crisi del settore.

A differenza di altre aree montane italiane, il comprensorio della Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese non è mai stato investito da una dinamica industriale vera e propria, ad esclusione di alcune singole realtà, le quali pur avendo rappresentato un ottimo sbocco occupazionale per la zona, stanno subendo, nel corso degli ultimi anni, un pesante processo di ridimensionamento (produzione dell’acciaio a Zavattarello e industria tessile tra Varzi e Zavattarello). Attualmente il settore manifatturiero comprende solo il 5% delle imprese attive nel sub-ambito montano, che danno lavoro al 9% degli addetti complessivi. Le perdite tra il 2009 e il 2014 ammontano a -8 unità locali. Il settore manifatturiero è quello che ha visto il maggior calo occupazionale con la perdita di 71 occupati nel periodo considerato.

Anche il terziario ha avuto uno sviluppo decisamente inferiore rispetto agli altri territori montani, soprattutto in riferimento al settore turistico: la montagna dell’Alto Oltrepò può infatti essere definita come area a turismo inespresso con solo il 7% delle unità locali dell’area e l’8% degli addetti totali. Va comunque evidenziato che il turismo è l’unico settore dell’area che, nel confronto con i dati del 2009, ha visto un leggero incremento sia delle unità locali (+ 2) sia degli occupati (+ 8 addetti).

Nonostante la ricchezza di risorse ambientali, paesaggistiche, enogastromiche e culturali, il territorio dell’Oltrepò Pavese può essere ancora considerato un’area montana a turismo inespresso, anche se va evidenziato che in anni recenti il comparto del turismo è stato l’unico che realmente è andato incontro a uno sviluppo sia quantitativo, sia qualitativo. In generale, negli ultimi dieci anni si registra un aumento degli arrivi nelle strutture ricettive pari a +15%. A tale incremento corrisponde anche una lieve crescita dell’offerta ricettiva con una variazione positiva delle strutture e dei posti letto che aumentano del 20% rispetto al 2011 soprattutto nel settore extralberghiero (Bed & Breakfast, agriturismi, ostelli). Questa timida ripresa del settore turistico è legata soprattutto alla recente domanda di fruizione del territorio secondo forme di turismo lento.

La maggiore concentrazione di posti letto è nei comuni montani di Santa Margherita di Staffora (per la presenza di un grande campeggio con bungalow e tre esercizi alberghieri) e a Brallo di Pregola in cui si rileva la maggiore presenza di strutture alberghiere di tutta l’area (cinque esercizi alberghieri con 166 posti letto). Più modesta la capacità ricettività nei comuni collinari, sostanzialmente costituita da alloggi agrituristici e B&B.

Mentre in passato l’area era un vero e proprio luogo di villeggiatura, oggi i flussi turistici sono perlopiù di breve durata (1-2 giorni) e provenienti dai poli metropolitani vicini. Nell’attrazione di questi flussi un ruolo determinante è svolto dalle peculiarità ambientali dell’area, specialmente nei comuni di montagna. I maggiori flussi in termini di arrivi e presenze si rilevano, infatti, nei comuni di Brallo di Pregola e Santa Margherita di Staffora. Più modesti sono i flussi turistici nei comuni collinari, nonostante i notevoli pregi dal punto di vista paesaggistico e storico culturale e dove, comunque, vi è da sottolineare il crescente ruolo di attrazione svolto dalla ristorazione e dagli eventi, sempre più numerosi, che valorizzano l’offerta enogastronomica locale. Tali elementi rivestono un ruolo sempre più importante per il turismo di questa natura, in quanto richiede un’offerta diversificata capace di generare flussi tutto il tempo dell’anno.

Se da un lato si registra un rinnovato interessamento verso un territorio con potenzialità paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche uniche nel contesto lombardo, dall’altro manca ancora un sistema integrato capace di innescare processi di inversione delle dinamiche di contrazione dell’economia montana. A livello locale è ritenuta prioritaria la possibilità di poter arrivare a definire un’ipotesi di collegamento sovracomunale tra VENTO e la Greenway Milano/Pavia/Varzi; in particolare, l’interconnessione tra le due ciclovie è considerata strategica per evitare l’isolamento dell’area dell’Oltrepò dalla rete delle ciclabili che si stanno sviluppando, non solo con VENTO e nel pavese, ma anche in direttrice nord, verso Milano.

leaderboard Figura 34. Percentuale addetti settore manifatturiero

leaderboard Figura 35. Percentuale addetti settore trasporto e magazzinaggio

leaderboard Figura 36. Percentuale addetti settore alloggi, ristorazione, sport e leisure

Governance

Gli attori, la governance e le politiche pubbliche

image Figura 37. Gli attori della governance pubblica nelle aree lombarde
Fonte: Elaborazione degli autori.

La Comunità Montana Oltrepò Pavese – la cui perimetrazione è stata rideterminata con DGR n. XI/1342 del 4 marzo 2019 – ha una superficie pari a 479,15Kmq e aggrega 18 comuni: Bagnaria, Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo, Brallo di Pregola, Cecima, Colli Verdi, Fortunago, Godiasco Salice Terme, Menconico, Montalto Pavese, Montesegale, Ponte Nizza, Rocca Susella, Romagnese, Santa Margherita di Staffora, Val di Nizza, Varzi, Zavattarello. È inoltre attivo sul territorio un Gruppo di Azione Locale, il GAL Oltrepò Pavese, selezionato attraverso le Misure del Piano di Sviluppo Rurale (PSR), che svolge il ruolo di animatore per le politiche di riferimento per 48 comuni.

Per quanto riguarda il grado di cooperazione tra Comuni, l’area dell’Oltrepò Pavese presenta un numero elevato di Unioni di Comuni (in verde), localizzate per lo più nell’alta e bassa collina. Due sono comprese nell’area interna (Terre dei Malaspina, Borghi e Valli d’Oltrepò), una è a cavallo della stessa (Oltrepò Lombardo) mentre 4 sono ad essa limitrofe.​ Tra il 2020 e il 2021 si è sciolta l’unione Oltrepò lombardo. A febbraio 2021 i comuni di Zavattarello e Romagnese, compresi nella Comunità Montana Oltrepò Pavese, hanno siglato un accordo per la costituzione dell’Unione delle terre dei Dal Verme. Un processo di fusione ha poi coinvolto i Comuni di Canevino, Ruino e Valverde, che hanno così formato il nuovo Comune di Colli Verdi nel 2019 (in viola). Nell’area montana, invece, non sono presenti forme di associazionismo comunale, nonostante la ridotta dimensione dei Comuni. ​

Il ruolo di regia della Comunità Montana si esprime soprattutto attraverso un percorso di convenzionamento, in collaborazione con la Camera di Commercio di Pavia, per la gestione associata dello Sportello Unico Attività Produttive, la gestione unitaria della Centrale Unica di Committenza, recentemente rinnovata dai 18 Comuni e, infine, la definizione di un piano strategico di comunicazione territoriale per il turismo.

Il coordinamento, unitario ed integrato con la programmazione pluriennale della Comunità Montana nel solco della Strategia d’area delle attività di programmazione e progettualità strategica dei Comuni sia in funzione di capofila sia in funzione di supporto tecnico alle amministrazioni comunali.

L’elevata concentrazione di fragilità demografiche, socioeconomiche e territoriali è diventata oggetto di recenti progetti d’area: la Strategia Nazionale delle Aree Interne, Oltrepò Biodiverso e il Piano di Sviluppo Locale S.T.A.R. Le tre progettualità condividono l’obiettivo di rilanciare questo territorio attraverso interventi mirati su servizi ed economie locali.

La strategia elaborata nel quadro della SNAI aveva l’obiettivo di ridurre lo spopolamento riattivando la filiera agro-alimentare e implementando i servizi sociosanitari di base. Le principali azioni finanziate fanno o faranno riferimento a: qualificazione dell’offerta turistica locale, riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e delle reti tecnologiche, rafforzamento dell’interazione tra scuola e territorio, rafforzamento delle imprese locali, potenziamento dei servizi sanitari e socioassistenziali, sviluppo del sistema agrosilvopastorale locale.

Il PSL S.T.A.R. ha stimolato il territorio con una serie di iniziative volte al partenariato pubblico-privato, con particolare attenzione alla valorizzazione del comparto forestale; l’implementazione della filiera agro-alimentare; la promozione del turismo sostenibile; il potenziamento dei servizi pubblici essenziali ed assistenziali. Obiettivo del progetto è stato sperimentare nuove forme di impresa in agricoltura con un forte orientamento alla qualità delle produzioni per favorire un sistema turistico diffuso.

AttivAree Oltrepò (Bio)diverso ha infine lavorato sull’accesso alle risorse naturali come strategia di rilancio del territorio, identificando nella biodiversità ambientale l’asset strategico e la leva per lo sviluppo.

Risulta evidente che i tre progetti puntino su un approccio coordinato e integrato che investa su tre dimensioni: il turismo, l’agricoltura, i servizi. Il turismo è da tempo considerato l’unica opportunità di questo territorio, nonostante l’insufficiente bilanciamento di offerta ricettiva diversificata e una domanda cresciuta principalmente in anni recenti. In generale, l’integrazione tra turismo e filiera agroalimentare è stata la principale chiave di sviluppo immaginata per il territorio, mentre l’implementazione della rete di servizi essenziali risulta meno importante.

Prospettive

Dove va l'Oltrepò Pavese? Tre temi verso l'agenda strategica dell'area

image Figura 39. Mappa di sintesi dell'area
Fonte: Elaborazione degli autori.

L’area interna dell’Oltrepò Pavese si afferma come un territorio particolarmente fragile a causa dell’intensità dei processi di contrazione demografica e socio-economica (spopolamento, abbandono, perdita delle attività economiche, mancata spinta alla terziarizzazione), della scarsa accessibilità infrastrutturale e della ridotta dotazione di servizi che caratterizzano l’intero territorio. La montagna dell’Oltrepò ha sofferto più dell’alta collina pavese dei processi qui descritti, sebbene insista una certa uniformità nella tipologia e natura dei fenomeni. La contrazione dei sistemi produttivi del territorio montano ha prodotto processi importanti di migrazione e spopolamento. Tra il 1951 e il 1971 si è registrata la maggiore contrazione demografica, accompagnata dall’abbandono di molte terre un tempo coltivate. Questi processi strutturali hanno proseguito fino ad oggi, determinando il progressivo avanzamento del bosco, l’incremento del dissesto idrogeologico, l’invecchiamento e la marginalizzazione della popolazione residente, la contrazione e polverizzazione di servizi e attività a supporto dell’abitare.

In questo quadro di forte fragilità il territorio dell’Oltrepò pavese non è stato per molto tempo oggetto di interventi, programmi e politiche in grado di farvi fronte. Questo ha portato a un importante declino dell’economia locale, incapace di ricambiarsi ed evolversi nella struttura economica e produttiva in risposta all’abbandono dell’agricoltura. L’attività agricola risulta ancora oggi quella prevalente sul territorio, affiancata da alcune realtà industriali e manifatturiere. Questa fragilità del sistema produttivo ha portato a un elevato livello di spopolamento e a un conseguente grave processo di invecchiamento della popolazione. La diminuzione della popolazione è causa ed effetto di altre urgenze, come l’abbandono e l’obsolescenza del patrimonio edilizio, culturale e storico-artistico o un sistema di servizi di cittadinanza che va sclerotizzandosi.

image Figura 40. Mappa di sintesi del rischio dell’area
Fonte: Elaborazione degli autori.

L’analisi territoriale effettuata attraverso ricerca sul campo e raccolta dati fa emergere alcune questioni e importanti fenomeni che il territorio deve affrontare criticamente. Il primo è legato a come ripensare lo spazio nelle attuali condizioni di decrescita, concentrandosi in particolare sui servizi di cittadinanza presenti/mancanti/desiderati e sulla qualità della vita delle diverse componenti sociali. La seconda questione è legata all’innovazione del sistema agro-forestale, attraverso la valorizzazione e cura di paesaggio, caratteri ambientali e culturali del territorio, in riferimento anche alla sua vulnerabilità climatica ed alle sue potenzialità ricreative.​ Terza questione è legata alla carenza di coordinamento, collaborazione e unitarietà dei diversi attori istituzionali nelle scelte territoriali, elemento questo che incide su efficacia e mantenimento di interventi ed esperienze positive. Se da un lato la Comunità Montana permette una maggiore stabilità nell’erogazione di servizi o nella cura dei luoghi, dall’altro innesca meccanismi di disimpegno.