Oltrepò Pavese / Agenda strategica
L'agenda strategica dell'area dell'Oltrepò Pavese
strategy
strategy
gavel 18 comuni
groups_2 15.544 abitanti
Chiusura documento: 12/09/2024
Indice sezioni:
Le aree interne lombarde costituiscono un mosaico territoriale fatto di diversità produttiva, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica. La forte diversificazione produttiva, in particolare, è uno dei fattori che ne qualifica la diversità territoriale: nelle aree interne lombarde si praticano, nello spazio di pochi chilometri, l’agricoltura di montagna, l’artigianato e la manifattura, la ricreazione ed il turismo.
Oggi queste aree si trovano di fronte a una varietà di punti di rottura, che segnalano la necessità di ripensare e ri-orientare la propria traiettoria in direzione di un futuro più desiderabile perché più giusto e sostenibile, e quindi più abitabile. Crisi correnti, crescenti e fra loro intimamente connesse, quali quelle che manifestano l’avanzare del cambiamento climatico – la siccità o lo scioglimento dei ghiacciai alpini - oppure quelle che manifestano la crisi del modello di sviluppo ereditato – lo spopolamento di alcune porzioni del territorio o il declino di alcuni settori produttivi - indicano la necessità per gli attori locali di riconoscere tali punti di rottura, e di renderli oggetto di intervento e soprattutto di progetto.
Tale progetto, per rivelarsi efficace, non può che muovere dal riconoscimento della diversità di ogni territorio. Diversità che va difesa, sviluppata e proiettata nel futuro in alternativa a qualsiasi monocultura economica e territoriale che, come tale, in un mondo sempre più interdipendente è fonte di rischi crescenti. Pur in un quadro difficile, ogni territorio può e deve cercare il proprio percorso, che non sia il replicare modelli altri e che definisca le condizioni e le forme di una prosperità possibile.
Le aree interne lombarde continuano, in gran parte, a essere capaci di trattenere quote significative di popolazione. Tuttavia, sappiamo che al loro interno questa va polarizzandosi, nelle valli come nei centri maggiori. Per correggere questi squilibri e migliorare le condizioni concrete di abitabilità sia per chi già ci vive – e in particolare i più fragili - sia fra chi vorrebbe poterci vivere è sempre più necessaria una diversa organizzazione territoriale. Questo significa operare – soprattutto attraverso una nuova politica dei servizi e della casa - per stabilizzare, se non aumentare, la popolazione dove ve ne siano condizioni e possibilità, ed egualmente progettare nel tempo medio un futuro e delle vocazioni diversi dove tali condizioni e possibilità non sono presenti.
Le aree interne lombarde sono innervate da saperi e conoscenze diffusi, alcuni ancora vitali, alcuni in declino e altri ancora da creare e far rinascere perché necessari per il futuro. Questi saperi sono di frequente diffusi e riprodotti da importanti istituti di formazione e istruzione, altre volte da altri attori locali e dal sistema sociale nel suo complesso. Tuttavia, tali saperi e tali conoscenze non riescono ad arrivare all’insieme della popolazione, determinando così l’esclusione di alcuni gruppi sociali, né sono sempre sufficienti a rispondere alle aspettative delle giovani generazioni che si trovano a non poter proseguire in queste aree i propri progetti di vita, sia che vi siano nati sia che vogliano venire da altrove.
Le aree interne lombarde sono attraversate da una straordinaria biodiversità senza la quale gli equilibri ambientali dell’intera regione sarebbero ancora più precari, e il suo futuro ancora più a rischio. Come ancora più precaria sarebbe sia la capacità del suo territorio di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico sia quella di adattarvisi. La scelta della tutela della biodiversità impone, come proposto dalla Commissione Europea, un “necessario cambiamento radicale” che non è più rinviabile. E che vede le aree interne lombarde in una posizione di forza rispetto alle aree urbane, ma anche di fragilità, se non le si dedicano la cura e l’attenzione sempre più necessarie.
Per conseguire questo futuro più desiderabile non basteranno le azioni locali alla scala di ogni singola area. Pur nella loro diversità, tali aree dovranno imparare a parlarsi e cooperare. Come dovranno ridefinire il proprio rapporto con le grandi aree urbane della regione, non per replicarne i modelli, ma per costruire una nuova relazione, fondata su una nuova interdipendenza. Inoltre, politiche pubbliche a tutti le scale, da quelle delle aree metropolitane a quelle nazionali, dovranno trasformarsi ed evolvere, sia per ridurre drasticamente i loro impatti negativi sulla traiettoria di queste aree, sia per lasciare che sviluppino, viceversa, le loro potenzialità. In questo quadro pur complesso, gli attori locali possono giocare un ruolo decisivo, e la costruzione di una strategia territoriale è da questo punto di vista un’occasione preziosa. Senza una più forte cooperazione fra tali attori ed una più forte integrazione delle politiche e dei progetti tale promessa rimarrà tuttavia disattesa: le aspettative delle nuove generazioni come lo spopolamento, la biodiversità come gli impatti del cambiamento climatico, non conoscono né tollerano confini comunali.
Questa agenda è stata redatta sulla base di una varietà di operazioni di ricerca - in particolare la redazione del ritratto territoriale dell’Oltrepò Pavese a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano - e di quanto emerso dai due workshop con gli attori locali. I due incontri sono stati realizzati in collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e gli uffici regionali. Il primo incontro – svoltosi a Varzi il 7 novembre 2022 - ha avuto come obiettivo quello di una migliore definizione dei problemi, delle risorse e delle politiche e iniziative in corso nella Valle. Il secondo incontro – svoltosi a Varzi il 28 novembre 2022 - ha avuto come obiettivo quello della individuazione di obiettivi e progetti della futura strategia. Coerentemente, il testo è organizzato in due parti: la prima presenta la traiettoria attuale dell’area e i rischi verso i quali la valle va incontro in assenza di nuovi e diversi interventi, la seconda presenta invece la traiettoria desiderabile articolata in tre possibili corsi d’azione per conseguirla.
L’agenda intende quindi restituire a chi opera sul territorio una visione possibile e alcuni modi per realizzarla. Si tratta di uno testo aperto, non esaustivo, che intende proporsi come strumento per il prosieguo del percorso di elaborazione della strategia d’area da parte degli attori locali.
La traiettoria attuale
Indice sottosezioni:
1.1 Problemi, risorse locali, rischi esogeni ed endogeni
L’area interna dell’Oltrepò Pavese si caratterizza come un territorio particolarmente fragile a causa dell’intensità dei processi di contrazione demografica e socioeconomica - spopolamento, abbandono del patrimonio, perdita delle attività economiche, mancata terziarizzazione - della scarsa accessibilità infrastrutturale e della ridotta dotazione di servizi. In generale, la varietà altimetrica e territoriale - con la presenza di territori di pianura, l’alta collina e le zone di montagna - genera contribuisce a importanti fenomeni di polarizzazione interna e tessuti produttivi diversificati. Se la pianura ha accolto forme di conurbazione a media-bassa intensità, la bassa e alta collina hanno sviluppato una forte caratterizzazione enogastronomica per la presenza di attività vitivinicole. Nelle zone di montagna, invece, non si sono attivati significativi processi di ristrutturazione dei sistemi rurali e a condizioni di fragilità idrogeologica elevata si sono unite, nel tempo, condizioni ambientali particolari.
La montagna dell’Oltrepò ha sofferto più dell’alta collina pavese dei processi di contrazione demografica, sebbene insista in tutta l’area una certa uniformità nella forma e natura del fenomeno. I territori dell’Alto Oltrepò (e.g., Brallo di Pregola; Santa Margherita di Staffora; Menconico) sono particolarmente polverizzati e periferici rispetto ai poli. Questi sono rappresentati dai centri di storica concentrazione di attività e servizi a supporto dell’abitare (i.e., Varzi) oppure da estensioni più recenti dell’area urbana di Voghera, offrendo centri di commercio e servizio di medie e grandi dimensioni (i.e., Godiasco Salice Terme e Rivanazzano Terme). Anche le frazioni montane e i nuclei sparsi, per estensione territoriale e condizioni tanto geografiche quanto infrastrutturali, risultano deboli e dipendenti dai poli interni in termini di servizi di cittadinanza e infrastrutture del quotidiano.
La contrazione dei sistemi produttivi del territorio ha prodotto importanti processi di migrazione e spopolamento a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, determinando una serie di effetti cumulativi:
- il progressivo avanzamento del bosco a discapito del mosaico ambientale e della biodiversità;
- l’incremento del dissesto idrogeologico che interessa il 36% della superficie;
- l’invecchiamento della popolazione residente;
- la marginalizzazione sociale di una parte rilevante della popolazione;
- la contrazione e polverizzazione di servizi e attività a supporto dell’abitare.
Alcuni gruppi sociali e attività soffrono più di altri della traiettoria dell’area. La qualità dell’abitare degli anziani è critica, combinando problemi relativi alla qualità del patrimonio abitativo e l’inadeguatezza dei servizi. In aggiunta, le fragilità demografiche ed economiche del territorio hanno profonde conseguenze sui rapporti sociali della popolazione attiva. Bambini e adolescenti sono maggiormente colpiti dalla rarefazione di occasioni di socialità, spazi di aggregazione e attività del tempo libero. Queste dinamiche da un lato alimentano il desiderio o la necessità di lasciare l’Oltrepò Pavese, dall’altro generano divari e marginalità rilevanti.
Il territorio convive da tempo con questi processi di decrescita. Questo da un lato ha ridotto la capacità d’intervento delle istituzioni pubbliche locali e dall’altro ha però permesso alle sue risorse ambientali e anche ad alcune risorse sociali di farsi spazio. Iniziative di welfare su base comunitaria sono fiorite, non senza difficoltà o limitatezze. L’offerta di welfare nel territorio ha fatto sempre più affidamento su soggetti del terzo settore e su risorse messe a disposizione da attori filantropici garantendo al territorio una qualche capacità sopperire almeno in parte alle crescenti carenze di attività e servizi a supporto dell’abitare. Lo spopolamento e la mancata spinta alla terziarizzazione dell’area ha poi permesso all’Oltrepò Pavese di preservare, nonostante i fenomeni citati, la propria varietà ecosistemica che lo caratterizza tra le zone più varie d’Europa in termini di biodiversità naturale.
Diversi attori hanno recentemente investito nella valorizzazione dell’offerta paesaggistica, culturale ed enogastronomica – unica nel contesto lombardo – attraverso un percorso di riconoscimento e narrazione del territorio che tende al suo rilancio in chiave turistica. Le potenzialità turistico-culturali di alcune porzioni di territorio sono state favorite dalle restrizioni imposte durante l’emergenza pandemica da COVID-19, portando molti a riscoprire il territorio e il suo ecosistema naturale. La parte più meridionale dell’Oltrepò Pavese ha infatti offerto agli appassionati di trekking, mountain bike, downhill e cicloturismo itinerari inconsueti e relativamente prossimi alle aree urbane (e.g., Pian del Poggio, Val Curone, Val Borbera).
Tuttavia, i rischi endogeni ed esogeni che minacciano la tenuta di attività e servizi quanto il consolidamento di progetti di sviluppo del territorio sono rilevanti. La consapevolezza di questi rischi indebolisce, in particolare, la capacità di immaginazione degli attori locali e ostacola il consolidamento di interventi mirati al miglior impiego delle risorse locali e compromettono la capacità stessa del territorio di rispondere alle sfide del prossimo futuro. Invecchiamento della popolazione, polarizzazione e marginalità territoriale, fragilità istituzionale, e abbandono/inutilizzo/svalutazione/obsolescenza del patrimonio edilizio – pubblico e privato, storico e recente – concorrono a una traiettoria territoriale fragile e discendente, con alcuni poli capaci di reagire o resistere alle dinamiche di decrescita e altre aree che, al contrario, ne subiscono gli effetti crescenti quali l’abbandono di intere frazioni o nuclei abitati, il dissesto idrogeologico e perdita di biodiversità, l’eccessivo sfruttamento per fini turistici o enogastronomici, la crisi dei servizi al cittadino, la perdita di urbanità.
A questi problemi esistenti si aggiungono i rischi determinati dagli effetti progressivi e crescenti del cambiamento climatico. Limitandoci ad eventi recenti, nell’estate 2022, una crisi idrica ha interessato per mesi l’Oltrepò collinare e montano, mettendo in luce come alcune frazioni dei comuni della Valle Staffora - tra le altre Sant’Alberto di Butrio in comune di Ponte Nizza, Poggio Ferrato in comune di Val di Nizza e Crocetta in comune di Godiasco Salice Terme - siano più soggette di altri (e.g., Varzi) ai rischi innescati dai cambiamenti climatici. Questi territori sono anche quelli più fragili dal punto di vista idrogeologico.
1.2 Iniziative locali e politiche realizzate
L’elevata concentrazione di fragilità territoriali è diventata oggetto di recenti importanti progetti: la Strategia Nazionale delle Aree Interne 14-20, Oltrepò Biodiverso e il Piano di Sviluppo Locale S.T.A.R. Le tre progettualità condividono l’obiettivo di rilanciare il territorio dell’Oltrepò Pavese attraverso interventi mirati su servizi, economie locali e valori ambientali. In generale, l’integrazione tra turismo e filiera agroalimentare è stata la principale chiave di sviluppo immaginata per il territorio. Gli interventi principali hanno riguardato l’efficientamento energetico degli edifici pubblici; la qualificazione dell’offerta turistica locale; la creazione di un polo della conoscenza a Varzi; la realizzazione di nuovi servizi di cittadinanza, attraverso la sperimentazione del maggiordomo rurale.
A questi progetti si sono affiancate iniziative locali e politiche regionali mirate alla difesa del suolo e la mitigazione dei rischi idrogeologici ; all’efficientamento energetico degli edifici e all’infrastrutturazione digitale; al recupero e valorizzazione del patrimonio inutilizzato (Varzi); allo sviluppo dell’assistenza sociale e sociosanitaria; al recupero e conversione ai fini dell’accoglienza e della promozione turistica ciclo-turistica della Greenway e dei tracciati storici del territorio (Varzi, Ponte Nizza, Val di Nizza), nonché dell’offerta termale (Salice) ed enogastronomica; il sostegno allo sviluppo di nuove imprese turistiche ed in fine più diffusi interventi di riqualificazione edilizia ed urbana.
Dal punto di vista della governance, gli attori locali hanno sottolineato il coesistere di luci e ombre nell’evoluzione recente. Attualmente esistono l’unione “Borghi e Valli d’Oltrepò” che comprende i comuni di Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo, Calvignano, Montesegale, Rocca Susella e l’unione “Terre dei Malaspina” che comprende i comuni di Cecima, Ponte Nizza. Dal Febbraio 2022 i comuni di Zavattarello e Romagnese hanno siglato un accordo per la costituzione dell’Unione delle “Terre dei Dal Verme”. Le attività relativa alla promozione di una nuova unione – l’Unione dell’Alta Valle – sono in stato avanzato mentre si è anche avuta una fusione di tre comuni (Colli Verdi). La Comunità Montana è stata all’origine dei primi esperimenti di gestione associata dei servizi ed oggi ha un ruolo di programmazione e coordinamento in relazione ad una varietà di materie che vanno dal turismo ai servizi sociali per i 18 comuni. Coerentemente l’obiettivo è stato a lungo quello di delegare tutte e dieci le funzioni comunali alla Comunità Montana, successivamente si è passati a preferire l’individuazione di aree omogenee e relative unioni dei comuni – erano quattro quelle previste nella precedente programmazione – che permettessero la gestione associata di alcuni servizi per mezzo di convenzioni. Tuttavia, il processo di convenzionamento è andato rallentando nel tempo. Infine, nonostante esista un unico piano di zona al livello della Comunità Montana si rileva la frammentazione dei servizi di assistenza domiciliare mentre un’altra forte criticità è quella dell’indebolimento degli uffici tecnici dei comuni.
1.3 Tendenze dell’area senza interventi
Come abbiamo visto, l’Oltrepò Pavese presenta le caratteristiche principali dei territori fragili. Declino demografico, perdita di servizi e attività, impoverimento del tessuto economico e rarefazione del capitale umano sono tutti elementi che, auto-alimentandosi, concorrono anche a consolidare percezioni negative dell’area da parte della popolazione residente. Tuttavia, il territorio presenta alcune caratteristiche uniche nel contesto non solo lombardo. L’area interna dell’Oltrepò Pavese possiede rilevanti riserve di biodiversità e un paesaggio ambientale e culturale ricco di storia, tradizioni e potenzialità.
In mancanza di interventi mirati e strategici, il territorio rischia di non riuscire a mantenere e consolidare le recenti esperienze positive, attivando meccanismi di disimpegno da parte degli attori locali e impedendo così di assicurare continuità a quegli interventi che richiedono tempo per dare i primi risultati e che risultano cruciali per la tenuta di alcune porzioni di territorio. Inoltre, senza interventi strutturati di accompagnamento alla rinaturalizzazione, recupero o rilancio di alcune porzioni di territorio, l’immagine e il senso del luogo dell’intera area rischiano di perdere i tasselli qualificanti. Se alcune aree possono e devono flettere la traiettoria attuale innovandosi, in altre porzioni la vera innovazione sarà immaginare un nuovo ciclo di vita nel medio-lungo periodo che, diminuendo la pressione antropica, garantisca varietà e variabilità agli organismi viventi e ai sistemi ecologici presenti.
Viceversa, un non-intervento produrrebbe effetti probabilmente irreversibili: lo spopolamento unito alla migrazione verso valle incrementerebbero nell’area i processi polarizzanti verso Voghera, il Basso Oltrepò e Godiasco Salice Terme, territori che già ora richiederebbero interventi mirati per migliorare la qualità dell’abitare e che soffrono più di altri degli effetti del consumo di suolo. Internamente all’area, l’assenza di intervento porterebbe alcune zone a diventare desolatamente mono-funzionali e caratterizzate da un modello di accumulazione (i.e., l’economia turistica) relativamente recente, portatore di rischi ed esternalità e non necessariamente durevole nel medio-lungo periodo. Dall’altro, le zone già marginali o marginalizzate andrebbero incontro a processi di obsolescenza, abbandono e rovina che ne comprometterebbero tanto le qualità ambientali quanto la sicurezza (i.e., dissesto idrogeologico).
Intervenire in Oltrepò Pavese richiede dunque uno sforzo non solo di immaginazione ma anche di capacitazione dei diversi attori e portatori di interesse. L’introduzione di alcuni corsi d’azione e interventi mirati potrebbe attivare circuiti virtuosi e produrre effetti di sviluppo sostenibili e convincenti. Tuttavia, l’abbandono di una logica meramente compensativa o della tendenza di alcuni attori a voler replicare i modelli di territori più attrattivi non è semplice. E presuppone che tutti gli attori coinvolti sviluppino capacità di immaginazione e ambizione verso politiche e proposte generative e di investimento in campo ecologico e sociale.
La traiettoria desiderabile
Indice sottosezioni:
2.1 Introduzione
Il percorso di ricerca sull’area dell’Oltrepò Pavese e il percorso locale intrapreso nel territorio tra novembre e dicembre 2022 hanno permesso di definire alcune possibili linee di azione strategiche. Obiettivo del lavoro che segue è ricalibrare l’impiego delle risorse locali in chiave sostenibile (a livello sociale, economico e ambientale), individuando corsi di azione che intervengano a diverse scale -a scala territoriale/in modo puntuale), in diversi tempi - medio/lungo - e attraverso una pluralità di attori, esistenti/da attivare). La proposta affronta i problemi, i rischi e le potenzialità precedentemente descritti e identifica alcune azioni che, a partire dalla combinazione del loro carattere prevalente e degli obiettivi, sono state raggruppate in due percorsi.
Questi due possibili corsi di azione propongono una transizione dell’area dell’Oltrepò Pavese basata su sviluppo ambientale e valorizzazione della ricchezza naturale come fattori capaci di mutare la condizione di perifericità e di svantaggio (cfr. indice di svantaggio elaborato da Polis Lombardia) dell’area. Il capitale naturale dell’Oltrepò funge da leva per avviare processi sostenibili e credibili di valorizzazione, innovazione e accompagnamento imprenditoriale, non solo nei campi dell’agricoltura, della viticoltura, dell’allevamento e delle altre produzioni locali ma anche attivando nuove professioni e competenze. La valorizzazione della ricchezza naturale svolge anche la funzione di ricucire processi culturali che hanno a che fare con le identità locali, portando in primo piano – attualizzandole - le origini e le relazioni storiche che hanno reso l’Oltrepò una cerniera e un polo importante del sistema di relazioni territoriali dell’Appennino settentrionale.
Collegata a questa traiettoria possibile e desiderabile vi è lo sforzo di garantire quelle infrastrutture del quotidiano che permettano una vita di qualità alle diverse componenti sociali. Nell’ottica di intervenire su servizi e attività a supporto dell’abitare è decisiva la previsione di due intervalli temporali e diversi modelli di servizi in grado di rispondere ai bisogni degli abitanti di oggi e di domani. Qualificare le infrastrutture del quotidiano per un’utenza variabile e con esigenze molto differenziate presuppone interventi in diversi campi: mobilità, scuola, sanità, commercio al dettaglio, attività ludico-ricreative. Il corso d’azione dedicato a queste tematiche attinge a reti, attività e risorse esistenti, consolidandole e ulteriormente sviluppandole per investire in formati innovativi che rendano l’area dell’Oltrepò Pavese attrattiva, in modo temporaneo o stanziale, per un’utenza diversificata.
2.2 Due possibili corsi d’azione
2.2.1 Primo corso di azione: fare della biodiversità la leva di una nuova prosperità locale
Questo corso d’azione si basa su azioni e progetti che mettono al centro la principale ricchezza del territorio – l’ambiente naturale – nella sua comprensione, cura, tutela e valorizzazione. Questo corso d’azione si propone sia come strumento e manifestazione di una nuova coscienza ecologica, in termini di allargamento del dibattito e di educazione, sia come strategia di rilancio del territorio. Così facendo, esso promuove infatti prospettive di sviluppo – e dunque di intervento nel territorio – che sorgono non solo in coerenza a un’idea di futuro da tutelare e preservare, ma che comprendono come i presupposti di benessere sociale possano trovarsi nella biodiversità.
L’intervento si articola in varie attività:
- Recupero e riconnessione di sentieri, vie storiche, per garantire la fruizione del territorio e della montagna e le condizioni per una sua messa a valore, aprendo la strada anche ad attività innovative e sperimentali sul territorio. Questa linea di azione farà leva sulla già realizzata GreenWay con l’obiettivo di farne il telaio principale di un più ampio sistema territoriale orientato alla tutela della biodiversità, la ricreazione ed il turismo sostenibili e l’educazione ambientale. Tale visione permetterebbe non solo di ripristinare alcune porzioni di territorio garantendone il presidio, ma anche di rifunzionalizzare un patrimonio edilizio minore e diffuso oggi inutilizzato o svalutato. Questa linea di azione potrebbe essere rafforzata attraverso l’istituzione di un soggetto in prima fase esterno che poi si consolidi e istituzionalizzi nelle forme di consorzio o ente d’area a servizio di coordinamento delle attività e, più complessivamente, di gestione della greenway e della più complessiva rete sentieristica e di percorsi. Fra gli interventi possibili si potrebbero immaginare : la valorizzazione della via degli Abati e del patrimonio diffuso ad essa connesso; l’apertura al pubblico di alcuni sentieri e cammini oggi interrotti da occupazioni improprie o inaccessibili; il recupero/rilancio degli spazi pubblici in connessione a botteghe e attività storiche attraverso iniziative temporanee; la riattivazione di patrimonio sotto-utilizzato per eventi ricreativi anche legati ad iniziative di educazione ambientale; il disegno di un’immagine coordinata e un wayfinding dal forte potere comunicativo per restituire agli utenti la cognizione degli spazi e, contemporaneamente, trasformarli in parte attiva.
- Ripristino delle filiere naturali, agricole e zootecniche dagli elevati valori qualitativi, fornendo gli strumenti adeguati alle aziende agro-silvo-pastorali del territorio per affrontare le sfide del prossimo futuro. Questa linea prevede azioni capillari sul territorio che vanno dal sostegno alla buona agricoltura all’uso e promozione dei prodotti locali e di filiera corta nel territorio, ma anche contratti di tutela del territorio attraverso le produzioni agricole di qualità, percorsi formativi e didattici in partnership con i produttori enogastronomici e interventi per migliorare la sostenibilità (ambientale, economica e sociale) della filiera agroalimentare e zootecnica. Tutte queste attività potrebbero convergere verso l’obiettivo di costruire un mercato locale integrato a filiera corta che punti ad aumentare progressivamente la quota di prodotti locali nei consumi finali di abitanti, visitatori e turisti. A questo fine sarebbe necessaria la promozione di un tavolo, con la partecipazione del GAL e delle aziende agricole da una parte e delle istituzioni – scuole, RSA – e imprese turistiche con rilevante potere di acquisto Alcuni interventi in questa direzione potrebbero prevedere: l’istituzione delle “vie del gusto” per condividere i prodotti del territorio nel territorio e avviare percorsi educativi e ricreativi legati alle materie prime di qualità inserite in cicli di coltivazione e di allevamento sostenibili ad hoc per comunicare l’Oltrepò Pavese attraverso le produzioni e le attività che di questo territorio raccontano la storia locale, le tecniche e l’ambiente.
- Istituzione di una “Casa Regionale dell’Eco-cultura” per favorire percorsi di formazione continua di figure chiave nel campo della biodiversità e dell’adattamento e un luogo adatto all’incubazione e accelerazione di green start-up con una vocazione sostenibile. A questo si aggiunge anche il ruolo di costruzione di narrazioni e “storie di identità” appenniniche, valorizzando il ruolo di bordo e limite dell’Oltrepò Pavese in termine di collegamento fra diversi territori. In questa nuova chiave di lettura, il territorio non guarda alle sue mancanze ma riflette e condivide la funzione ecologica che assolve – dentro e fuori all’area – elaborando nuove storie e narrazioni unificanti. Tale iniziativa potrebbe avere un forte orientamento a favore dell’educazione ambientale, non esclusivamente in direzione delle giovani generazioni, anche in collegamento con istituzioni ed attori esterni all’area, e in particolare delle aree urbane della regione. Egualmente, la promozione della Casa Regionale implicherebbe la formazione ed il reclutamento di nuovi profili specialistici legati alla tutela della biodiversità e dell’educazione ambientale, con la possibilità che tali profili siano reclutati fra giovani locali formati e/o da formare.
Le tre macro-attività che compongono questo corso d’azione ricalibrano il ruolo delle aree più fragili e marginali del territorio, convertendo la risorsa ambientale di cui sono ricche in una possibilità di rilancio e valorizzazione. La loro portata strategica risiede nel mettere a sistema la risorsa territoriale principale dell’Oltrepò Pavese, inserendola in un programma di interventi realistici e finanziabili che richiedono tempi, attenzione e modalità d’azione differenziati. Il corso di azione non è privo di ostacoli e richiede alcune azioni propedeutiche di tipo conoscitivo, operativo o attuativo che permettano di valutare il potenziale delle linee di intervento. Fra queste rientrano la valutazione dei risultati conseguiti nell’ambito della biodiversità da parte nell’ambito della Strategia Nazionale delle Aree Interne 14-20 e dell’iniziativa Oltrepò Biodiverso, individuando forme di integrazione con iniziative e progetti già esistenti; una mappatura credibile e partecipata della rete dei sentieri e delle loro condizioni attuali e del patrimonio inutilizzato e potenzialmente disponibile (e.g., locali e spazi pastorali) lungo cammini e sentieri e valutarne punti di forza e di debolezza in relazione alla varietà di utilizzi indicata; la mappatura degli attori locali – e non solo locali – che abbiano capacità coerenti con gli obiettivi dei corsi di azione indicati e di altri attori locali – fra quelli citati nel testo: dalle scuole alle imprese turistiche, dalle imprese agricole alle RSA – che possano partecipare alle azioni indicate.
2.2.2 Secondo corso di azione: ripensare i servizi, i loro spazi e modelli di gestione
Questo corso d’azione risponde ai bisogni di servizi collettivi e attività a supporto dell’abitare attraverso azioni e progetti innovativi che, oltre a consolidare e implementare la rete degli erogatori – in particolare terzo settore, permettano di portare nel territorio servizi di alta qualità peculiari o unici nel contesto provinciale e regionale. Obiettivo del secondo corso di azione è dunque qualificare l’offerta delle infrastrutture del quotidiano, in alcuni casi rendendola competitiva rispetto ai poli urbani limitrofi (Voghera e Basso Oltrepò), in altri casi eccezionale nel panorama provinciale e regionale. Tuttavia, il ripensamento di servizi e dotazioni territoriali di welfare locale in questa direzione non può esimersi dall’impegno dei Comuni di assumere una visione associata e strategica che tenda alla programmazione di sub-area, evitando così la sovrapposizione di servizi o la loro totale assenza e l’integrazione tra azioni e interventi.
Questo corso di azione si articola attorno a:
- Servizi innovativi per giovani e lavoratori che qualifichino la vita delle fasce di popolazione attiva e permettano una quotidianità di maggiore qualità (sia lavorativa sia di studio, sia temporanea sia permanente) nel territorio. Il primo intervento necessario è garantire una digitalizzazione adeguata alle necessità di studio e di lavoro, intervenendo dove possibile ampliando la rete e adeguando alcuni luoghi all’accessibilità digitale (e.g., biblioteche, Casa dei Servizi, Telecentro). Questa linea di intervento prevede poi la rifunzionalizzazione di alcuni edifici vuoti sul territorio, mettendoli a sistema e trasformandoli in spazi innovativi, dove studenti, lavoratori e abitanti (temporanei, stagionali, permanenti) possano trovare servizi di alta qualità (spazi studio, coworking, laboratori creativi e spazi workshop). Questo ecosistema permetterebbe di costruire una rete di luoghi per lo studio, il lavoro e il tempo libero che, modellandosi alle esigenze dei fruitori, garantirebbe flessibilità e attività per il quotidiano, oltre a servizi capillari sul territorio. A questa azione si affianca anche un percorso di socializzazione dei più giovani nelle strutture scolastiche, un “doposcuola” che intercetti attori (nuovi ed esistenti) per la programmazione di attività ludico-ricreative alternative. Cruciale sarà il rafforzamento del terzo settore nelle sue diverse forme, così da garantire un’alta qualità nell’erogazione dei servizi e la formazione delle figure professionali necessarie (e.g., educatori, animatori), ma anche il coordinamento della rete scolastica ed extrascolastica in termini di spazi disponibili, tempi delle attività e qualità di servizi e attività attualmente offerte. Da questo punto di vista sarà molto importante prevedere forme innovative di progettazione degli spazi e delle attività anche attraverso processi di co-progettazione con i soggetti del terzo settore e la partecipazione di comuni e abitanti. Tale co-progettazione potrebbe coinvolgere anche attori esterni all’area con grande esperienza in questo campo e potrebbe prefigurare forme di gestione egualmente innovative. Alcuni interventi in questa direzione potrebbero prevedere: la realizzazione di una cooperativa scolastica con lo scopo tanto di formare i più giovani nella co-gestione delle attività del doposcuola, quanto di realizzare percorsi professionalizzanti innovativi; un programma di riqualificazione materiale e di valorizzazione sociale, mediante progetti mirati e corsi di formazione indirizzati a persone appartenenti a categorie protette da impiegare nelle strutture presenti o previste; la realizzazione di alcuni primi spazi condivisi in rete, gestiti da privati o da associazioni di promozione sociale (esistenti o da costituirsi ad hoc), in cui avviare attività, servizi o progetti che operano in co-working; la promozione di iniziative per la produzione culturale di giovani e adolescenti anche in connessione con gli spazi riqualificati
- La realizzazione di hub specialistici e soluzioni innovative per categorie che necessitano di supporto all’autonomia nella quotidianità. Questa azione prende in considerazione pubblici molto diversificati che vanno dagli anziani di oggi a quelli del prossimo futuro, da adulti con autismo a rifugiati, e ancora nuclei monogenitore in difficoltà socioeconomiche. L’intervento prevede la rifunzionalizzazione di alcuni immobili o appartamenti vuoti e inutilizzati da adibire all’accoglienza di queste categorie così da garantirne la domiciliarità assistita ove necessario, prevederne l’assistenza abitativa temporanea o di medio-periodo, e il supporto educativo-assistenziale. A questo recupero edilizio si affiancano la programmazione di alcune attività e iniziative di supporto (e.g., servizio di assistenza domiciliare; orientamento e accompagnamento all’inserimento sociale; potenziamento di una rete di personale qualificato) e la previsione di ambienti per attività di servizio, laboratori e spazi collettivi. Cruciale sarà anche prevedere alcuni servizi quotidiani itineranti sul territorio così come la formazione di figure professionali oggi carenti o non presenti nell’area (e.g., care giver 2.0; assistenti sociali, mediatori linguistici). Alcuni interventi in questa direzione potrebbero prevedere: l’attivazione della telecompagnia e delle “sentinelle del territorio”, figure che propongono servizi capillari a valenza sociale o a prezzi accessibili, una sorta di portierato d’area che risolve i problemi quotidiani (accompagna gli anziani a fare la spesa, aggiusta un elettrodomestico, fa piccoli lavori di casa, assiste le categorie più fragili nella gestione di procedure per loro complesse ma fondamentali); l’attivazione di uno o più bus itineranti di beni di prima necessità e prodotti freschi (e.g., i programmi statunitensi mobile food markets o metro markets) che raggiungano i Comuni e le frazioni più lontane, garantendo l’accesso a cibo e prodotti di prima qualità; l’erogazione di corsi e attività per popolazione over 70, come ad esempio corsi di alfabetizzazione digitale nelle scuole del territorio a cura dei ragazzi coordinati da un insegnante esperto nelle tecnologie informatiche e telematiche (e.g., il progetto nazionale Nonni su Internet) oppure corsi di arti e mestieri, dove giovani e anziani si confrontano sui saperi locali e sull’evoluzione delle competenze.
Le due macroaree tematiche riconnettono i legami sociali attraverso interventi mirati nel campo del welfare, qualificandone l’offerta attraverso servizi unici e innovativi. La portata strategica di questa proposta risiede nel trattare alcune questioni cruciali e problematiche (e.g., giovani con poche opportunità ricreative; anziani soli; invecchiamento; desertificazione commerciale e sociale), mettendo in campo nuove risorse che guardano al futuro dell’area. “Oltrepò fuori dal Comune” richiede tempi idonei all’avvio e alla stabilizzazione degli interventi, oltre al coinvolgimento di attori – pubblici, privati e del terzo settore – operanti al di fuori dell’area interna. Per il disegno progetti relativi a questa linea di azione sarà rilevante porre in essere alcune attività propedeutiche. In particolare, sarà importante una revisione congiunta di quanto già contenuto nei due piani di zona individuando forme di integrazione con servizi e progetti già esistenti e, in relazione, alle utenze di bambini e adolescenti; una mappatura del patrimonio pubblico, anche di recente realizzazione, sottoutilizzato entro l’area e valutarne punti di forza e di debolezza in relazione alla varietà di utilizzi indicata.