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Oltrepò Mantovano / Ritratto territoriale

Un ritratto territoriale dell'area dell'Oltrepò Mantovano

share_location 705 km²

gavel 19 comuni

groups_2 93.116 abitanti

Chiusura documento: 11/09/2024

Indice sezioni:

L’Oltrepò Mantovano è un territorio della provincia di Mantova, collocato per la maggior parte a Sud del fiume Po e incuneato tra le province emiliane di Reggio Emilia, Modena e Ferrara e quelle venete di Rovigo e Verona. L’area – per come definita dall’Agenda del Controesodo della Regione Lombardia – è composta dai Comuni aderenti al Consorzio Oltrepò Mantovano, salvo un Comune (Villimpenta) che non è stato incluso nel perimetro dell’area interna (fig. 1). Complessivamente, l’area comprende 19 Comuni che si estendono su una superficie di 705 km², pari al 30% dell’intera Provincia, e ha una popolazione di 94.653 abitanti (ISTAT 2019). Evolutosi nella forma di “città-territorio” – in cui un numero elevato di nuclei urbani e relative aree periurbane coesistono in un ambiente di pianura – l’Oltrepò mantovano è un territorio rurale che ha, nel tempo, incrementato il suo carattere disperso e ha visto crescere alcuni poli urbani maggiori, come Suzzara, Poggio Rusco, Ostiglia (figg. 2-3).

L’Oltrepò Mantovano è un territorio della provincia di Mantova, collocato per la maggior parte a Sud del fiume Po e incuneato tra le province emiliane di Reggio Emilia, Modena e Ferrara e quelle venete di Rovigo e Verona. L’area – per come definita dall’Agenda del Controesodo della Regione Lombardia – è composta dai Comuni aderenti al Consorzio Oltrepò Mantovano, salvo un Comune (Villimpenta) che non è stato incluso nel perimetro dell’area interna (fig. 1). Complessivamente, l’area comprende 19 Comuni che si estendono su una superficie di 705 km², pari al 30% dell’intera Provincia, e ha una popolazione di 94.653 abitanti (ISTAT 2019). Evolutosi nella forma di “città-territorio” – in cui un numero elevato di nuclei urbani e relative aree periurbane coesistono in un ambiente di pianura – l’Oltrepò mantovano è un territorio rurale che ha, nel tempo, incrementato il suo carattere disperso e ha visto crescere alcuni poli urbani maggiori, come Suzzara, Poggio Rusco, Ostiglia (figg. 2-3).

image Figura 1. L’Oltrepò Mantovano e alcuni indicatori elaborati per la stesura del Piano Strategico d’area.
Fonte: Consorzio Oltrepò Mantovano.

L’Oltrepò Mantovano identifica un preciso contesto culturale e paesaggistico i cui tratti salienti sono riconducibili al secolare rapporto dell’uomo con l’acqua, testimoniato dalle imponenti arginature del Po e del Secchia e da impianti idrovori monumentali; alla figura di Matilde di Canossa, cui si deve l’edificazione di abbazie e pievi che ancora oggi caratterizzano il territorio, all’agricoltura che ha disegnato il paesaggio pur preservando ambiti di naturalità di notevole rilevanza. L’area è suddivisa al proprio interno in due sub-ambiti: il Sinistra Secchia e il Destra Secchia. Il primo, escluso dal perimetro del Gruppo di Azione Locale (GAL) Terre del Po, ha un carattere prevalentemente manifatturiero e ospita centri urbani di discrete dimensioni, tra cui Suzzara; il secondo, invece, ha una vocazione agricolo-rurale, con comuni di piccole dimensioni.

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I Comuni sono stati selezionati a seguito di un’analisi condotta da Polis Lombardia che, attraverso un indice composito, ha individuato i Comuni che presentavano condizioni di fragilità più evidenti a scala regionale. L’analisi di Polis Lombardia evidenzia una situazione molto variegata. L’indice composito ha preso in esame 35 indicatori afferenti a 6 aree tematiche (Demografia; Sviluppo sociale; Sviluppo economico e povertà; Sviluppo ambientale; Patrimonio culturale e turismo; Sicurezza) e ha permesso di individuare il cosiddetto “Indice di Svantaggio” dei Comuni montani e dei Piccoli comuni (la media regionale è pari a 100) (tabella 1).

Popolazione

L’evoluzione della popolazione e le sue caratteristiche

Secondo i dati ISTAT, al 2020 la popolazione dell’Oltrepò Mantovano era di 94.653 abitanti. Il Comune di Suzzara, con quasi 21.200 abitanti, registra un incremento costante di popolazione in anni recenti, mentre i restanti Comuni dell’area non hanno più raggiunto i picchi di popolazione degli anni Settanta del secolo scorso (fig. 4). A influire su questa tendenza sono certamente i cambiamenti strutturali avvenuti negli anni, con famiglie meno numerose e processi di contrazione delle attività rurali, ma anche la presenza di uno dei più importanti e dinamici distretti metalmeccanici italiani, nonché uno dei settori trainanti della manifattura provinciale. Suzzara – la cui area urbana include anche il comune di Motteggiana - si dimostra dunque un polo attrattore di popolazione e di servizi. Anche il comune di Poggio Rusco (+1,9% di residenti rispetto al 2001) ha conosciuto una dinamica demografica positiva.

Come si può osservare nella figura 4, la popolazione dell’Oltrepò Mantovano ha raggiunto il suo picco nel 1971 per poi contrarsi nei decenni successivi e aumentare nel 2011. Come vedremo più avanti, questo dato aggregato nasconde traiettorie molto diverse in relazione a ogni singolo comune.

Con riferimento all’evoluzione più recente della popolazione, si può osservare la variazione percentuale della popolazione residente in due periodi: tra il 2009 e il 2014 e tra il 2015 e il 2019 (figg. 5-6). In Oltrepò Mantovano, nel periodo 2009-2014, la maggior parte dei comuni risultano lievemente in negativo (-5 - 0%), mentre solo 4 comuni hanno valori positivi: Suzzara, Motteggiana, Quingentole, San Giovanni del Dosso. Nel periodo 2015-2019, invece, 5 comuni hanno una variazione molto negativa e solo Suzzara mantiene un saldo positivo. Complessivamente, negli anni più recenti l’area perde, quindi, abitanti. I comuni che conoscono una contrazione relativa più significativa sono Serravalle a Po e Schivenoglia nel periodo 2009-2014; Serravalle a Po, San Benedetto Po, San Giacomo delle Segnate, Magnacavallo e Borgocarbonara nel periodo più recente.

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La traiettoria demografica di un comune risulta sia dal saldo naturale – ovvero il bilancio fra nascite e decessi – sia dall’indice di migrazione netto (Migration Effectivenes Index, MEI) che definisce il tasso netto di migrazione e viene calcolato come il rapporto tra immigrati verso ed emigrati da una determinata area in un certo periodo di tempo (figg. 7-8). Un valore positivo significa che nel territorio sono immigrate più persone di quante ne siano emigrate, viceversa in caso di un valore negativo significa che ne sono emigrate più di quante sono immigrate Considerato che le nascite e i decessi non influiscono sull’indice, questo dato è significativo per determinare la maggiore o minore attrattività di un comune nei confronti delle scelte residenziali delle persone. Anche in questo caso si guarda a due periodi: 2009-2014 e 2015-2019. In Oltrepò Mantovano, nel periodo 2009-2014, i comuni con un sostanziale equilibrio fra nuove iscrizioni e cancellazioni sono 7, quelli attrattivi 2. I più attrattivi sono: Suzzara (>25%) e Quingentole (5-10%). Nel periodo 2015-2019, invece, i comuni stabili sono 7 e quelli attrattivi 5: Suzzara, Serravalle a Po, Schivenoglia (5-10%), Poggio Rusco, Borgo Mantovano (0-5%).

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Infine, possiamo guardare al dinamismo della popolazione di una determinata area, valutando quanto essa è cambiata entro un determinato intervallo per via delle iscrizioni e delle cancellazioni, e ci dà la misura di quanto in un’area vivano più o meno le stesso persone che vi vivevano a una data precedente. Per valutare questa dimensione impieghiamo l’indice di ricambio migratorio (Turn Over Rate, TO). L’indice ha valori sempre positivi e anche in questo caso è stato calcolato in riferimento ai due periodi indicati in precedenza: 2009-2014 e 2015-2019. In Oltrepò Mantovano, nel periodo 2009-2014, i comuni con valori più elevati sono San Giovanni del Dosso, Motteggiana, San Giacomo delle Segnate, Schivenoglia, Quingentole, Serravalle a Po, Borgo Mantovano, Magnacavallo e Borgocarbonara. Tutti gli altri hanno un valore medio 0.04-0.08. Nel periodo più recente, invece, ai comuni con valori positivi si aggiunge Poggio Rusco, mentre Serravalle a Po e Borgocarbonara mostrano valori più contenuti. Motteggiana e San Giovanni del Dosso si attestano sui valori massimi.

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Per indagare la traiettoria della popolazione nel lungo periodo abbiamo poi osservato i dati del censimento generale della popolazione a partire dal 1911 (fig. 11), mentre per i dati successivi al censimento del 2011 abbiamo tenuto conto della popolazione residente comunale al 1° gennaio 2019 resa disponibile dall’ISTAT sulla base di indagini effettuate presso gli uffici di Anagrafe (demo.istat.it). Abbiamo individuato cinque intervalli temporali: il primo e più ampio include indicativamente le due guerre mondiali (1911-1951); il secondo, gli anni dei “boom” e della crescita urbana “concentrata” (1951-1971); il terzo, il periodo in cui emergono le “tre Italie” e in generale i fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione “diffusa” (1971-1991); il quarto, gli anni della fase di stagnazione economica (1991-2011); il quinto e più breve, gli anni del post-crisi (2011-2019). Tale scomposizione in cinque intervalli distribuiti in oltre cento anni di storia ha permesso di costruire una matrice da cui è possibile ricavare, per ogni comune, una sequenza di bilanci demografici in cui si alternano o ripetono fasi di crescita (C) o decrescita (D). Sono emerse nel complesso 32 tendenze che ci permettono di individuare alcuni profili evolutivi che possiamo ordinare a seconda della tendenza dei comuni nelle ultime fasi: da un lato dinamiche di crescita consolidata a cui si affiancano processi che abbiamo definito di ripresa e, in alcuni casi, controstorie; dall’altro, rallentamenti recenti, processi di caduta o di ricaduta che si affiancano a dinamiche di contrazione consolidata.

I Comuni di Borgocarbonara, Magnacavallo, Borgo Mantovano, Ostiglia, Serravalle a Po, Sustinente, Quingentole, Schivenoglia, Quistello e San Giacomo delle Segnate sono caratterizzati da un processo di contrazione consolidata. Nella tendenza della contrazione consolidata fanno parte quei Comuni che hanno registrato una variazione negativa della popolazione negli ultimi quattro oppure in tutti i cinque intervalli temporali. San Giovanni Del Dosso, San Benedetto Po, Moglia e Pegognaga sono invece caratterizzati da un processo di ricaduta, ovvero comuni che hanno perso popolazione nell’ultimo o negli ultimi due intervalli dopo aver avuto brevi fasi di crescita negli intervalli immediatamente precedenti. Gonzaga, invece, è investito da un processo di rallentamento perché ha perso popolazione nell’intervallo più recente, dopo averne guadagnato nei due precedenti intervalli. Solo Suzzara, come già accennato in precedenza, è caratterizzato da un processo di crescita consolidata, registrando una variazione positiva della popolazione nell’ultimo intervallo e almeno in altri tre intervalli precedenti. Motteggiana, Poggio Rusco e, in parte, Sermide e Felonica hanno infine registrato una crescita della popolazione nell’ultimo oppure negli ultimi due intervalli, dopo averne persa in almeno due dei precedenti intervalli. Quindi i processi di contrazione demografica hanno toccato maggiormente il cosiddetto Destra Secchia, con alcune tendenze di crescita o di ripresa interessanti di comuni più periferici, come Sermide e Felonica. Si assiste, d’altronde, a una diversa distribuzione abitativa nel territorio. Se nel decennio precedente la crescita era distribuita su tutti i comuni dell’area, oggi si assiste a un vistoso spostamento verso due poli, a scapito di tutti gli altri comuni: nel Destra Secchia verso Poggio Rusco; verso il nucleo Suzzara-Motteggiana nel Sinistra Secchia.

In Oltrepò Mantovano l’invecchiamento della popolazione nei Comuni più piccoli è un dato rilevante che richiede una certa attenzione. I Comuni di Sermide e Felonica,  Borgocarbonara, Serravalle a Po, Schivenoglia e San Giacomo delle Segnate sono quelli che registrano, in un rapporto percentuale della popolazione di oltre 65 anni su quella 0-14 anni, un indice di vecchiaia oltre 275 contro una media nazionale di 168,9 (2018) (fig. 12).

image Figura 12. Indice di vecchiaia, 2018.
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT.

Per analizzare più nel dettaglio i dati sull’invecchiamento, abbiamo osservato l’andamento della popolazione di età compresa tra 65 e 80 anni e di quella over 80. Tale distinzione – di largo uso tra i demografi – si fonda anche sulla diversità di pratiche e bisogni tra i due gruppi. Mentre la popolazione fino a 80 anni tende a essere ancora attiva, quella oltre gli 80 anni è tendenzialmente molto sedentaria, con solo un numero limitato di piccoli spostamenti. In Oltrepò Mantovano, la popolazione di età compresa tra i 65 e gli 80 anni è proporzionalmente più elevata nell’area est, nei comuni di Borgocarbonara, Sermide Felonica e Ostiglia. Mentre, per quanto riguarda la popolazione over 80, si riscontrano valori elevati nell’insieme dell’area (figg. 13-14).

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Gli indicatori relativi alla popolazione scolastica e alla popolazione attiva (figg. 15-16) descrivono la percentuale di popolazione di età compresa tra 6 e 19 anni e quella compresa tra 6 e 64 anni sulla popolazione totale di ogni comune, e sono calcolati su dati ISTAT 2019. La prima fascia d’età comprende la popolazione scolastica fino all’ultimo anno di scuola secondaria di secondo grado. La seconda comprende, invece, la popolazione attiva nel lavoro e nello studio, dalla scuola dell’obbligo fino all’età pensionabile. In Oltrepò Mantovano, proporzioni più alte di popolazione attiva e di quella scolastica si trovano prevalentemente nei comuni della parte ovest dell’area interna, a Suzzara e a Gonzaga. Valori elevati di popolazione attiva si ritrovano anche nel Comune di Motteggiana, coinvolto nello sviluppo urbano ed economico del Suzzarese.

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image Figura 17. Tasso di popolazione straniera.
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT 2021.

Alla data del censimento 2011, i cittadini stranieri residenti in provincia di Mantova erano 49.426 e costituivano il 12,1% della popolazione complessiva, una percentuale superiore a quella di tutte le province lombarde, eccetto Brescia, e anche del nord-ovest dell’Italia e dell’intero Paese. Al censimento 2001, gli stranieri erano, invece, 15.433: in un decennio si sono dunque più che triplicati. Nell’area dell’Oltrepò Mantovano, nel 2017, gli stranieri rappresentavano il 23,5% della popolazione. Rispetto al Censimento 2011 tale rapporto ha subito una variazione negativa di 674 unità. I valori ISTAT più recenti mostrano un tasso di popolazione straniera tra il 20-40% nei comuni di Suzzara, Motteggiana, Sermide e Felonica, Poggio Rusco e San Giacomo del Dosso.

Anche l’andamento nel tempo del Reddito Medio pro-capite (RMPC) (tabella 2) appare disomogeneo, sia in termini assoluti che percentuali. Complessivamente, il RMPC dell’area si attesta nel 2020 a 20.638€, in crescita rispetto al RMPC del 2010 che si attestava a 17.990€. Questo andamento rispecchia l’andamento generale a livello regionale, il cui RMPC è aumentato passando dai 22.631€ per contribuente del 2010 a 24.726€ del 2020. Il Comune che presenta il RMPC più elevato dell’Oltrepò Mantovano nell’ultimo decennio è Gonzaga: il reddito medio si attesta a 21.882€, in aumento rispetto ai 18.867€ di dieci anni prima, mentre Poggio Rusco e Suzzara sono gli unici comuni che registrano un aumento del numero di contribuenti: Poggio Rusco passa da 4.835 contribuenti a 5.020, mentre Suzzara da 14.384 contribuenti a 14.644. Complessivamente, l’area registra un calo nel numero dei contribuenti, ma un incremento del reddito medio.

Se complessivamente i livelli di disoccupazione sono molto bassi (fig. 18), analizzando i dati sulla popolazione tra i 25 e i 29 anni, il Consorzio Oltrepò mantovano ha però promosso attività nell’ambito dell’agricoltura e dell’agroalimentare a favore dei giovani disoccupati che non hanno un lavoro e non sono impegnati in percorsi di studio (NEET). La partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne nell’Oltrepò Mantovano appare ancora molto al di sotto del suo potenziale. Per valutare questo aspetto impieghiamo l’indice di penalizzazione di genere, che misura la differenza fra i livelli di partecipazione al lavoro delle donne in relazione a quella degli uomini.

L’indice è negativo sull’insieme del territorio, con valori che oscillano da –0,5 a –0,2 e con picchi particolarmente elevati nei comuni di Suzzara, Motteggiana, Sustinente e Borgocarbonara. D’altro canto, nei comuni di Quistello, Schivenoglia e San Giacomo delle Segnate si registra un minore divario di genere.

Patrimoni

Paesaggi, patrimoni naturali e rischi

Principale corridoio ecologico della Pianura Padana e uno dei più importanti d’Europa, il fiume Po racchiude la gran parte della biodiversità dell’area in habitat preziosi come lanche, bugni, sabbioni, boschi ripariali e paludi (riserva MAB UNESCO). L’ambiente naturale e costruito si è strutturato attorno al grande fiume e alla sua gestione, disegnando un paesaggio distintivo, segnato da bastioni imponenti, argini e infrastrutture massicce. Il tratto del fiume Po che attraversa il mantovano ha però subìto un progressivo degrado ambientale, dovuto all’inquinamento delle acque, all’artificializzazione dell’alveo e alla banalizzazione ecologica delle golene causata dallo sviluppo intensivo della pioppicoltura.

L’Oltrepò Mantovano è una terra di acqua e di bonifiche, di paesaggi protetti (fig. 20), di agricoltura di alta qualità e produzioni tipiche. L’acqua rappresenta uno dei suoi elementi identitari, poiché oltre a solcarne il paesaggio permette l’agricoltura ricca e specializzata, favorita da condizioni geoclimatiche propizie e dai terreni fertilissimi. La progressiva perdita di biodiversità nell’Oltrepò mantovano ha inizio negli anni Sessanta del secolo scorso, quando la meccanizzazione agricola, l’adozione di colture in linea con la cosiddetta “rivoluzione verde”, la riduzione tipologica delle produzioni agricole sempre più destinate all’industria alimentare e la massiccia diffusione di specie alloctone animali e vegetali hanno drasticamente modificato il paesaggio agrario e produttivo dell’area. Oggi si aggiungono a questo quadro i gravi effetti del cambiamento climatico che nell’area porta gravi siccità e temperature molto elevate.

La Riserva naturale Palude di Ostiglia è un’area protetta istituita nel 1984 che si estende su 120 ettari nel comune di Ostiglia al confine con il Veneto. L’area ospita oltre 170 specie di uccelli in habitat di pregio e rarità, caratteristiche che ne hanno determinato il suo riconoscimento a livello internazionale: la Riserva è parte della rete ecologica europea Natura 2000 e costituisce una delle 51 Zone umide di importanza internazionale presenti in Italia. Per la sua importanza dal punto di vista avifaunistico, la Palude di Ostiglia fa parte della rete delle Oasi della Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU).

Anche la Riserva naturale Isola Boscone è stata istituita nel 1984 e fa parte della rete ecologica europea Natura 2000 oltre a essere una Zone umida di importanza internazionale. La riserva naturale giace nella golena del fiume Po nei pressi dell’abitato di Carbonara, si estende su una superficie di 132 ettari e ospita uno tra i più grandi boschi naturali della Pianura Padana (67 ettari). Accanto a quelli forestali, nell’Isola Boscone si trovano tutti gli ambienti tipici del grande fiume, siti ideali di nidificazione e di elezione per importanti specie ornitiche.

Il patrimonio naturale dell’Oltrepò è composto anche dalla Zona a Protezione Speciale (ZPS) Viadana Portiolo San Benedetto e Ostiglia che con i suoi oltre 7.000 ettari di estensione è la più ampia area protetta del Sistema Parchi dell’Oltrepò Mantovano. La ZPS racchiude tutte le espressioni naturali e antropiche tipiche del basso corso del Po che, con le sue golene, costituisce la più grande area a naturalità diffusa del mantovano e, più in generale, della Pianura Padana.

In aggiunta, importanti sono i Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS) di San Colombano a Suzzara, il Parco San Lorenzo a Pegognaga, le Golene Foce Secchia e le Golene del Gruccione.

La ricchezza naturale dell’area, seppure relativamente marginale rispetto al paesaggio agrario, è stata oggetto di importanti progetti (e.g., Sistema Parchi dell’Oltrepò Mantovano) che hanno cercato di coniugare la protezione della natura e lo sviluppo locale attraverso l’attuazione della Carta Europea del Turismo Sostenibile. Una particolare attenzione è stata rivolta alla ciclabilità. Nell’Oltrepò mantovano, infatti, si intersecano le ciclovie EuroVelo 7 (Capo Nord – Malta) ed EuroVelo 8 (Cadice – Cipro), le Ciclovie VENTO (Venezia – Torino) e del Sole (Verona – Firenze). Il territorio, inoltre, è il punto di arrivo/partenza della Via Claudia-Augusta (Ostiglia-Altino-Trento-Donauwörth; asse Po/Adriatico-Danubio) e della Treviso-Ostiglia. Queste importanti dorsali sono state arricchite da una rete di percorsi locali costituita dalla Ciclovia dei Parchi (un tracciato di oltre 270 chilometri che collega tra loro tutte le aree protette dell’Oltrepò mantovano), realizzata nel 2012, e dalla rete degli Itinerari cicloturistici dell’Oltrepò Mantovano, definita 2013, per un totale di oltre 400 chilometri di percorsi di varia lunghezza e difficoltà, perlopiù promiscui.

Altri itinerari, questa volta eno-gastronomici, che attraversano il territorio sono: la Strada del Tartufo Mantovano, la Strada dei Vini e Sapori Mantovani, la Strada del Riso e dei Risotti Mantovani.

image Figura 20. Aree naturali protette e aree prioritarie per la biodiversità.
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Lombardia.

Le forme e la diffusione del rischio idrogeologico nell’area dell’Oltrepò Mantovano rimandano a una condizione di rischio molto comune nelle aree interne lombarde, quella propria alle fasce urbanizzate rivierasche dei fiumi e dei corsi d’acqua superficiali. Anche in Oltrepò Mantovano molti centri urbani a ridosso dei corsi d’acqua risultano, quindi, interessati dalle classi di rischio idrogeologico più elevato. Per dare rappresentazione di tali condizioni ricorriamo a una serie di indici.

Il primo è l’indice di rischio idrogeologico (fig. 21). Tale indice considera una varietà di rischi, fra i quali ma non esclusivamente le frane, le esondazioni fluviali, i fenomeni di tipo torrentizio lungo il reticolo idrografico in relazione a “bersagli” – ovvero i beni esposti a tali rischi – quali abitazioni, imprese e infrastrutture. In tutti i comuni dell’Oltrepò Mantovano – ad eccezione di Magnacavallo – la frequenza di tale rischio è più elevata rispetto alla media regionale e nei comuni di Suzzara e Gonzaga è particolarmente elevata. Più complessivamente il rischio idrogeologico si concentra lungo i principali corsi d’acqua, dove si localizza la maggior parte degli insediamenti residenziali e produttivi dell’area.

image Figura 21. Indice di rischio idrogeologico comunale.
Fonte: Elaborazione su dati PRIM 2007-2010.

Scendendo di scala, possiamo osservare come il rischio idrogeologico si distribuisca sul territorio dei comuni più esposti a tale rischio, ovvero con indici superiori a 1.5 (fig. 22). Questa operazione è stata resa possibile estraendo dal geoportale PRIM delle celle di venti metri per venti metri. Gli indici di rischio elaborati nel PRIM sono raggruppati in classi corrispondenti a differenti livelli di criticità rispetto alla media del territorio regionale (che è uguale ad 1). I comuni presi in esame sono Revere, Ostiglia, Gonzaga, Pegognaga, Poggio Rusco, San Giovanni del Dosso, Sermide, Moglia, Suzzara (figg. 23-28). Come si può osservare, a essere esposte a un livello di rischio molto elevato sono sia i centri abitati sia molte aree produttive. In particolare, sono soggette a un livello elevato di rischio idrogeologico le aree produttive di Revere, Motteggiana, San Giovanni del Dosso, zona Industriale Verbonda, zona industriale e artigianale Possioncella, Sermide, Suzzara.

Un ulteriore strumento per la valutazione dell’esposizione del territorio dell’Oltrepò Mantovano a una varietà di rischi è l’indice di rischio integrato (fig. 29). Tale indice è una combinazione, effettuata mediante una somma pesata, delle evidenze relative ai rischi individuati dal già citato PRIM, ovvero i rischi idrogeologico, meteorologico, sismico, di incendio boschivo, industriale, di incidenti stradali, incidenti sul lavoro, insicurezza urbana.  L’indice di rischio integrato ha l’obiettivo di definire il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che è definita come uguale a 1 e ha una varianza che va dada 0 a 10. Come si può vedere, nel caso dell’Oltrepò Mantovano, quattro comuni – Borgo Mantovano, Borgocarbonara, Gonzaga, Suzzara – presentano valori superiori a quelli della media regionale. Tuttavia, anche in questo caso, è l’esposizione al rischio idro-geologico a pesare in modo considerevole.

Come evidente, la valutazione della rischiosità del territorio dell’Oltrepò Mantovano deve essere posta nella prospettiva degli effetti crescenti già evidenti del cambiamento climatico. I comuni e le altre istituzioni dell’Oltrepò Mantovano non hanno, ad oggi, operato alcuna valutazione puntuale degli effetti locali del cambiamento climatico. L’area risulta esposta a una varietà di fenomeni indicati come rilevanti per l’insieme del territorio regionale dal “Rapporto di sintesi della Strategia Regionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SRACC)” (tabella 4). In particolare, fenomeni quali un aumento di frequenza e intensità di piene e alluvioni e, più complessivamente, di manifestazioni legate al rischio idrogeologico, riduzione del flusso vitale minimo per i torrenti, innalzamento del limite delle nevicate, siccità e incendi boschivi, sono di particolare rilievo per l’Oltrepò Mantovano.

Il suolo consumato, ovvero urbanizzato/impermeabilizzato, nelle 14 aree interne lombarde al 2021 ammonta complessivamente a 49.036 ettari (ha).

Dall’analisi dei dati di consumo di suolo annuale netto nel periodo 2020-2021 contenuta nel report ISPRA 2022 applicata ai 485 comuni delle 14 “aree interne” lombarde, risulta che 293 di questi non hanno consumato suolo (pari al 60%) mentre i restanti 191 comuni (pari al 39,4%) hanno invece consumato suolo. Un solo comune ha ridotto il consumo di suolo. Complessivamente, ammonta a 92,6 ettari la cementificazione nelle aree interne lombarde nel solo ultimo anno osservato. Questo valore pesa per il 10,5% dell’intero consumo regionale annuo (pari a 883 ettari) ed è pari a mezzo ettaro circa per ogni comune consumatore di suolo nelle aree interne. Si tratta quindi di un consumo significativo.

Per misurare l’efficienza nell’uso del suolo, ovvero abbiamo impiegato l’indicatore del consumo marginale di suolo per i 473 comuni delle aree interne lombarde, escludendo 12 comuni che hanno una popolazione stazionaria. Fra questi, 284 comuni non rilevano consumo di suolo nel periodo 2020-2021 (pari al 58%), mentre i restanti 189 si dividono tra comuni che hanno avuto un incremento demografico e consumo di suolo (44, pari al 9%) e comuni che hanno perso abitanti pur continuando a consumare suolo (145, pari al 30% del totale).

Come abbiamo visto, l’intero gruppo dei comuni dell’aree interne lombarde ha consumato 92,6 ettari pari al 10,5% dell’intero consumo di suolo regionale registrato tra il 2020 e il 2021. Quasi l’83% del consumo di suolo delle aree interne (76,7 ha) è imputabile ai 145 comuni con indicatore di efficienza negativo (Cmarg<0), cioè che perdono popolazione, mentre gli altri 44 comuni hanno consumato i restanti 15,9 ha. In termini assoluti ha consumato, dunque, di più il gruppo dei comuni inefficienti ovvero i comuni che pur perdendo popolazione consumano nuovo suolo

Analizzando le singole famiglie di ampiezza demografica si nota che il gruppo di comuni piccolissimi (0-500 ab.) è in assoluto il più inefficiente (-1.243 m2/ab), ma non in termini assoluti (3,5 ha), dove il primato è detenuto dai comuni piccoli tra i 501 e i 2000 abitanti (25,8 ha) e, a seguire, da quelli tra i 5001-10000 ab. con 22,2 ha.

In definitiva, possiamo concludere che rimane rilevante il consumo di suolo nei 189 comuni consumatori delle aree interne che da soli superano il 10% dei consumi totali regionali. Per loro si profila un andamento contraddittorio che vede oltre l’80% del loro consumo realizzato da comuni con contrazione demografica; quindi, considerati altamente inefficienti dagli studi di settore, in quanto hanno consumato una risorsa non rinnovabile (il suolo) senza avere una forzante attiva (la popolazione in crescita). Tutto questo non giustifica il consumo di suolo dei restanti comuni, in quanto si tratta di consumi in aree prevalentemente fragili e di alta sensibilità ambientale dove, in entrambi i casi, andrebbe prima fatto uso delle aree esistenti e non utilizzate o dismesse e delle abitazioni non utilizzate o sottoutilizzate.

Per meglio territorializzare questi dati, impieghiamo l’Indicatore del suolo consumato pro capite – ovvero la variazione da una copertura non artificiale a una copertura artificiale del suolo per abitante - (2021) (fig. 30) calcolato da ISPRA, mostra quali sono i Comuni più inefficienti, che, nel caso dell’Oltrepò Mantovano, sono la quasi totalità. In molti comuni si evidenzia, infatti, una tendenza a costruire nuovi edifici anche in assenza di domanda, ovvero fra quei comuni che, come abbiamo visto, risultano essere in contrazione consolidata o ricaduta.

Geografie

Geografia dell’insediamento consolidato e patrimoni costruiti

L’Oltrepò Mantovano si connota come un territorio prevalentemente rurale, incluso nei sistemi delle fasce fluviali dei grandi fiumi. Il valore dell’indice di urbanizzazione territoriale relativo all’area (9,2%) è leggermente inferiore al valore registrato a livello provinciale (10,9%). Anche l’indice di urbanizzazione comunale è basso, con indici di suolo utile netto che evidenziano condizioni di maggior criticità solo per effetto dei vincoli afferenti alle fasce fluviali. Gli agglomerati urbani più densi e le principali tendenze conurbative sono presenti lungo le direttrici Ostiglia-Poggiorusco e Poggiorusco e Borgofranco sul Po. Il Suzzarese è invece il settore in cui si registrano i maggiori agglomerati produttivi, sia manifatturieri sia commerciali.

Le potenzialità di rigenerazione rilevabili nell’area sono di carattere puntuale ed episodico. Le pressioni e le aspettative di trasformazione del territorio, oggi non elevate, potrebbero accentuarsi per effetto dei maggiori livelli di accessibilità indotti dalle previsioni infrastrutturali di livello strategico quali laterza corsia dell’autostrada A22, l’autostrada Tirreno-Brennero (TIBRE), ed il collegamento Cremona-Mantova interconnesso con TIBRE e dell’autostrada A22.

L’analisi dell’evoluzione del sistema insediativo racconta di un territorio che fino agli anni Cinquanta del secolo scorso era caratterizzato da nuclei storici, con la presenza di un sistema insediativo originario caratterizzato dall’alta presenza di insediamenti sparsi e nucleiformi. Tra il 1954 e il 1980 si registra l’espansione urbana di cintura di tutti i centri, in particolare Ostiglia lungo la direttrice ferroviaria Ostiglia-Poggiorusco e il confine con Verona, e Suzzara verso il confine con l’Emilia-Romagna. Tra il 1980 e il 2000 si rafforzano le espansioni, con il consolidamento delle direttrici conurbative e con un’ulteriore diffusione di insediamenti nucleiformi. Infine, negli ultimi vent’anni si sono registrate addizioni urbane diffuse, con evidenza di episodi dalle dimensioni maggiori a Suzzara e Ostiglia.

Il territorio dell’Oltrepò mantovano ha in media un patrimonio costruito abbastanza recente (fig. 31). Il Comune con patrimonio residenziale privato in media più vecchio è Borgocarbonara, mentre quello con patrimonio più recente è Motteggiana, esito dei processi espansivi della vicina Suzzara. Il territorio rispecchia i caratteri della diffusione insediativa, con un edificato costruito soprattutto tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. A questo patrimonio si affianca l’architettura rurale, spesso in stato di abbandono o rovina.

I dati sul numero di abitazioni vuote (2019) e i sopralluoghi nell’area raccontano di un territorio che ha visto un graduale svuotamento dell’edilizia tradizionale, soprattutto cascine e conurbazioni su strada, a favore di nuovi modelli insediativi. Borgocarbonara, Quingentole e Sustinente sono i comuni con percentuali di abitazioni inoccupate più elevati, sebbene in termini assoluti il comune più critico è Ostiglia, con oltre mille abitazioni non occupate, ovvero il 28,81% del totale (tabella 3). A questi dati sullo stato d’uso e disuso del patrimonio abitativo si associano diversi gradi di obsolescenza e cattivo stato di manutenzione, con il patrimonio più recente in buono/ottimo stato e il patrimonio dei nuclei storici e di cascina che solo in parte è stato recuperato in anni recenti.

Mantova è stata per molto tempo la città lombarda con le abitazioni meno costose. Nonostante questo, il mercato immobiliare provinciale è sempre stato molto dinamico, in particolare in tutti quei comuni che partendo dal capoluogo si estendono verso l’esterno a formare quella che è definita la “Grande Mantova”. Nell’Oltrepò Mantovano l’attività agricola è prevalente e questo comporta una densità abitativa decisamente contenuta. Tutto ciò rende il mercato immobiliare meno dinamico e con valori e consistenza degli scambi molto minori rispetto alla media provinciale e regionale. L’area è suddivisa in due macroaree OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare) che, tuttavia, hanno caratteristiche diverse: il Sinistra Secchia, con Suzzara quale Comune più rappresentativo sia della macroarea sia dell’intera provincia, e l’Oltrepò Destra Secchia (fig. 33). I Comuni compresi nel Sinistra Secchia hanno registrato negli anni un certo dinamismo in termini di compravendite, grazie anche alle nuove costruzioni in alcuni contesti, all’incremento di popolazione di alcuni ambiti e alle riparazioni post-sisma. L’Oltrepò Destra Secchia, invece, è in flessione costante e con valori medi che nel 2020 hanno toccato i 564 €/mq, dato molto basso sia a livello regionale che nazionale (fig. 34). Il grafico dell’andamento dei valori immobiliari (fig. 32) mostra come tra il 2006 e il 2013 si assiste a una generalizzata discesa dei valori, a eccezione di due picchi di risalita, in particolar modo per “Mantova città”, negli anni 2006 e 2010. Il mercato degli immobili per il capoluogo, in questi ultimi anni, è decisamente in ripresa rispetto a quello provinciale.

Il ricco e diffuso patrimonio culturale e artistico è in buone condizioni di manutenzione. In Oltrepò Mantovano le architetture vincolate sono 63, con una presenza più elevata a Gonzaga e Ostiglia (11 architetture vincolate) e Suzzara (7 architetture vincolate).

Benché non vi siano siti Patrimonio dell’Umanità – UNESCO all’interno dell’Area, l’Oltrepò Mantovano si trova in posizione baricentrica rispetto a tre siti: Mantova e Sabbioneta; Ferrara, città del Rinascimento e il suo Delta del Po; il sito seriale dei Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino (fig. 35).

L’Oltrepò Mantovano comprende cinque musei riconosciuti dal Sistema Museale Lombardo (fig. 36): il Museo Galleria del Premio Suzzara; il Museo Civico Polironiano a San Benedetto Po; il Museo Diffuso “Giuseppe Gorni” a Quistello; il Museo del Po a Borgo Mantovano; infine, il Museo della Seconda Guerra Mondiale del Fiume Po, a Sermide e Felonica. A questo patrimonio si aggiungono numerosi ed eterogeni luoghi della cultura, come musei e raccolte museali, spazi espositivi, centri di educazione e documentazione (figg. 37-38).

Nell’area non sono invece presenti Ecomusei, anche se il territorio confina con l’Ecomuseo della Risaia dei fiumi e del paesaggio rurale mantovano, a nord, l’Ecomuseo Terre d’Acqua tra Oglio e Po e l’Ecomuseo Valli Oglio Chiese, al confine ovest dell’area.

Per quanto concerne la promozione del territorio attraverso operazioni di cosiddetto branding, in Oltrepò Mantovano il comune di San Benedetto Po è inserito tra “I Borghi più belli d’Italia”.

Vita quotidiana

Servizi, mobilità e vita quotidiana

Dal punto di vista dei servizi di welfare di base (istruzione e sanità), l’Oltrepò Mantovano presenta un’offerta di infrastrutturazione sociale più robusta rispetto alle aree interne montane.

In tutti i comuni è presente almeno una scuola del I ciclo (fig. 39), anche se spesso i plessi esistenti sono piccoli e concentrati nei maggiori centri abitati, soprattutto nel caso delle secondarie di I grado. Nel Destra Secchia sono presenti alcune pluriclassi e, in generale, si segnala l’alto numero di studenti stranieri, di diverse nazionalità, che pongono al centro la questione dell’inclusione scolastica. Anche i nidi sono diffusi, fatta eccezione per l’area centrale del Destra Secchia. In questo caso, tuttavia, le strutture esistenti non sono spesso sufficienti a soddisfare le richieste.

L’istruzione superiore è per lo più concentrata a Suzzara e Ostiglia, centri urbani di medie dimensioni e vere centralità dell’area rispettivamente per il Sinistra Secchia e Destra Secchia. A Suzzara, l’IIS “Manzoni” offre diversi indirizzi liceali e due tecnici, e nella stessa città è presente anche la Scuola di Arti e Mestieri “F. Bertazzoni”, fondata nel 1877 per dare l’opportunità ai contadini poveri della zona di migliorare le proprie condizioni di lavoro e di vita. Nei decenni a seguire la scuola ha esercitato un’importante influenza innovativa con l’introduzione di una nuova cultura tecnologica che ha contribuito alla trasformazione dei piccoli laboratori artigiani di Suzzara in imprese industriali. Nel presente, la scuola offre corsi diurni in meccanica, elettrotecnica, servizi all’impresa e ristorazione, oltre a diversi corsi serali per adulti e lavoratori. A Ostiglia, presso l’istituto “Greggiati” è possibile frequentare il liceo artistico o diversi corsi professionali, fra cui quello in “servizi per la sanità e l’assistenza sociale”. La sede di Poggio Rusco dello stesso Istituto, invece, é specializzata in enogastronomia e ospitalità alberghiera e offre un corso in “accoglienza turistica”. Il “Galilei” di Ostiglia offre percorsi liceali e tecnici (specializzazioni in meccatronica e informatica) e dispone di una nuova sede, realizzata nel 2010. Il plesso di Sermide, invece, è stato chiuso nel 2012. L’istituto “Strozzi”, infine, offre un percorso professionale in “servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale” nella sede di San Benedetto Po e uno tecnico in “agraria, agroalimentare e agroindustria” nelle sedi di Palidano (Gonzaga) e Mantova. A Palidano, la scuola è ospitata all’interno di villa Strozzi, pesantemente lesionata dal sisma del 2012. Per garantire la didattica, la Provincia ha acquisito in locazione spazi attigui da un soggetto terzo, la Cooperativa “Simpatria”, ma di recente è stato approvato l’ampliamento dell’istituto per realizzare il laboratorio di meccatronica, con un investimento pari a 350mila euro. Nel capoluogo sono presenti altri otto istituti secondari di II grado pubblici, oltre a una discreta offerta di formazione professionale. Inoltre, spesso i giovani frequentano le scuole nei territori limitrofi (Guastalla – Reggio Emilia, Viadana – Mantova, Mirandola e Carpi – Modena), spostandosi con il treno.

La proposta formativa locale risponde, quindi, in modo coerente alle caratteristiche produttive del territorio, sia nel settore manifatturiero, sia in quello dell’agro-alimentare. A questa offerta, di carattere pubblico, si affianca, sul versante privato, quella del Centro Tecnologico di Pegognaga che opera in relazione con il mondo dell’impresa, e della Fondazione “Tranquilla Negrini” di Sermide, attiva in campo formativo per divulgare la sperimentazione agricola.

Discreta la presenza di centri ricreativi per i giovani del territorio (fig. 40). Fra questi, l’“Hub Oltrepò” a Quistello, un moderno spazio di coworking e formazione progettato e inaugurato nel 2017; il Consultorio Giovani a Suzzara; gli “Informagiovani Rete Mantovana”, servizi gratuiti informativi e di primo orientamento sulle diverse tematiche (scuola, lavoro, tempo libero, estero, volontariato, ecc.), spazi spesso ospitati dalle biblioteche e protagonisti di diverse progettualità. Sul territorio il primo Informagiovani attivato, nel 1994, è stato quello di Pegognaga, nel Centro Culturale “Livia Bottani Milani”. Nel 2022, in risposta al bando dell’Impresa Sociale “Con I Bambini”, l’Azienda speciale “Socialis” ha promosso “Spazi aggregativi di prossimità 2022” per offrire l’opportunità di realizzare spazi aggregativi in cui i giovani di età compresa tra 10 e 17 anni, in particolare quelli appartenenti alle fasce sociali più vulnerabili, possano trovare risposta ai propri bisogni e occasioni di crescita e di produzione culturale e creativa.

Per quanto riguarda la sanità (fig. 39), l’unico ospedale pubblico presente, con servizio DEA, si colloca in una posizione baricentrica, a Pieve di Coriano nel Comune di Borgo Mantovano, ma soffre di processi di ridimensionamento, sebbene sia riconosciuto come Ospedale di comunità ed elemento di attrattività anche per i territori limitrofi, soprattutto per alcune specializzazioni. Un’altra struttura privata (accreditata, quindi di pubblico accesso) è presente a Suzzara. Molto limitati, invece, i servizi socioassistenziali, concentrati nei maggiori centri urbani (fig. 41). A Suzzara e Ostiglia sono presenti i Consultori e i Sert, mentre mancano totalmente i servizi specializzati nell’assistenza ai disabili. A seguito delle nuove politiche nazionali e regionali legate alla sanità territoriale, l’area disporrà di quattro Case di Comunità, localizzate nei Comuni di Suzzara, Quistello, Borgo Mantovano, Sermide e Felonica.

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Si segnala, inoltre, la scarsa copertura digitale dell’area, anche nei centri maggiori, come Suzzara (fig. 42). Ciò rende difficile immaginare servizi telematici, a sostituzione o in integrazione a quelli tradizionali. Ostiglia e Poggio Rusco si caratterizzano per una situazione meno svantaggiata, probabilmente per la presenza industriale che li connota.

Per quanto riguarda la mobilità interna nell’area dell’Oltrepò Mantovano, si riscontrano valori abbastanza elevati, mentre i valori di mobilità in uscita sono relativamente bassi, a eccezione del Comune di Motteggiana, dove vi sono anche valori elevati di popolazione attiva, che risente dell’influenza del capoluogo. Sembra, dunque, esserci un certo auto contenimento nell’area (figg. 43-44).

Un’analisi più approfondita della matrice Origine e Destinazione (O/D) della Regione Lombardia (2020), che misura il numero di spostamenti delle persone di età maggiore di 14 anni, permette di capire i motivi e i mezzi prevalenti degli spostamenti, oltre che le dinamiche della mobilità dal punto di vista territoriale. Con riferimento al motivo dello spostamento, in quasi tutte le “aree interne” lombarde risulta prevalente il motivo occasionale, seguito dal lavoro, mentre sono generalmente di lieve entità i flussi per motivi di studio o di affari (fig. 45). Gli spostamenti per motivi occasionali sono effettuati per impegni legati ad attività quali acquisti, commissioni, accompagnamento. Le percentuali dei motivi degli spostamenti suggeriscono la necessità di muoversi per raggiungere i servizi, concentrati in poche località.

Il Trasporto Pubblico Locale (TPL) nell’area interna dell’Oltrepò Mantovano si compone di una duplice offerta: trasporto su ferro e su gomma (fig. 46).

Per quanto riguarda il trasporto su ferro, l’Oltrepò è attraversato da ben quattro linee:

  • La Ferrovia Bologna-Brennero (tratto Poggio Rusco-Ostiglia) che trasporta passeggeri e merci su linea elettrificata e gestita da Trenitalia
  • La Ferrovia Suzzara-Ferrara che trasporta passeggeri e merci con motrici a Diesel (con 10 stazioni/soste nell’area), già elettrificata da Poggio Rusco e gestita da FSF – Ferrovia Suzzara-Ferrara
  • La Ferrovia Mantova-Modena che trasporta passeggeri e merci con motrici a Diesel e che collega l’area con Mantova e, quindi, con Milano gestita da Trenitalia
  • La Ferrovia Suzzara-Parma gestita da TPER (il servizio regionale dell’Emilia-Romagna)

Le stazioni ferroviarie sono localizzate nei Comuni di: Suzzara, Motteggiana, Pegognaga, Gonzaga, Quistello, Schivenoglia, Poggio Rusco, Magnacavallo, Sermide e Felonica, Ostiglia. I maggiori centri di interscambio sono Suzzara e Poggio Rusco per le linee del treno e del bus, Ostiglia per lo scambio intermodale. Da Suzzara parte e arriva un treno per/da Parma, uno per/da Mantova, uno per/da Modena ogni ora. Da Poggio Rusco partono e arrivano 1-2 treni all’ora per/da Bologna, Suzzara e Verona/Brennero.

Anche il sistema del trasporto intercomunale su gomma è piuttosto diffuso, a eccezione dei Comuni a nord del Po. I servizi sono gestiti dalla società APAM. L’area è interessata da due linee di forza: la 31A Mantova-San Benedetto Po-Quistello e la 35 Mantova-Ostiglia-Poggio Rusco-Mirandola. Le altre linee sono: la 25 Mantova-San Benedetto Po-San Giacomo delle Segnate-Schivenoglia, la 26 Mantova-San Benedetto Po-Pegognaga-Zovo, la 27 San Benedetto Po-Quistello, la 28 Mantova-San Benedetto Po-Moglia, la 29 Mantova-Suzzara-Gonzaga-Moglia, la 30 Mantova-Pegognaga-Moglia, la 31B Quistello-Ostiglia, la 33 Ostiglia-Magnacavallo-Sermide, la 34 Poggio Rusco-San Giovanni del Dosso-Malcantone, la 39 Mantova-Suzzara, la 60 Ostiglia-Sermide-Felonica Po. L’azienda APAM gestisce anche il servizio scuolabus in alcuni Comuni dell’area. Assente, invece, il servizio bicibus, presente altrove nella provincia di Mantova Provincia, che potrebbe essere introdotto per sostenere la ciclabilità dell’Oltrepò.

Sul tema del TPL, il Piano di Sviluppo Strategico dell’Oltrepò Mantovano 21-27 evidenzia due linee di intervento all’interno dell’Azione Faro 2 - Mobilità intermodale:

  1. L’elettrificazione delle linee ferroviarie, attualmente in corso fino a Poggio Rusco per produrre evidenti benefici dal punto di vista della sostenibilità ambientale e consentire il collegamento dell’area con la linea Suzzara-Guastalla e, infine, la stazione AV MedioPadana a Reggio Emilia. La dorsale Parma-(Guastalla)-Ferrara è, inoltre, corridoio merci verso il Brennero e collegamento ferroviario Tirreno-Adriatico alternativo al nodo di Bologna. Il potenziamento dei collegamenti ferroviari del territorio potrebbe essere accompagnato da un piano di riqualificazione dei caselli ferroviari dismessi/inutilizzati, con una loro riconversione a scopo di ricettività turistica
  2. Il rafforzamento del sistema del TPL

L’Oltrepò Mantovano evidenzia da tempo alcune criticità in merito al TPL, in particolare la scarsa capillarità delle linee a disposizione e la scarsa disponibilità di corse giornaliere soprattutto nei periodi extra-scolastici. Il Piano individua, dunque, come obiettivo la revisione del trasporto pubblico locale a livello dell’Oltrepò mantovano (su gomma) al fine di potenziare le linee e il numero di fermate. Ciò si accompagnerebbe, inoltre, a un piano per il potenziamento dell’utilizzo di autobus meno inquinanti (alimentati a biometano).

Per le carenze di cui si è detto, ma anche per questioni culturali, per gli spostamenti sistemici per motivi di studio e lavoro gli abitanti ricorrono prevalentemente uso del mezzo privato. In relazione a ciò, tuttavia, emerge una generale inadeguatezza del sistema infrastrutturale, inadatto a supportare gli attuali flussi di traffico. È il caso del tratto che collega Pegognaga, in cui è collocato lo svincolo autostradale, con la zona più orientale di Poggio Rusco. Il collegamento diretto, denominato Po.Pe., progettato molti decenni fa, è stato completato solo fino a Quistello.

A seguito del sisma del 2012, il ponte sul Po sito nei pressi di San Benedetto è stato chiuso al traffico autocamionale, inclusi gli autobus. Tale provvedimento, dovuto a problemi di ordine statico, ha creato notevoli disagi ai collegamenti, fino alla riapertura parziale solo per gli autoveicoli. Ciò rappresenta un grave limite per lo sviluppo economico dell’area cui si sta attualmente ovviando con la costruzione il nuovo ponte.

L’unica strada statale che attraversa l’intero bacino in direzione nord-sud è la SS12 Abetone –Brennero, anch’essa non più adatta ai flussi e alla tipologia di traffico e con problemi analoghi a quelli già citati per quanto riguarda l’attraversamento del Po a Ostiglia a causa della ridotta ampiezza del ponte esistente.

Il territorio dell’Oltrepò Mantovano, infine, si configura sempre di più come un’area di attraversamento per gli spostamenti sulle grandi direttrici nord-sud ed est-ovest, per il trasporto merci e di persone, senza che vengano valutati nella giusta dimensione i costi che essi comportano in termini di manutenzione ordinaria e straordinaria e di produzione di emissioni inquinanti. Si segnala, a riguardo, la mancanza di dati precisi e aggiornati sui transiti e gli impatti, fondamentali per la definizione di politiche efficaci.

Economie

Economia e le specializzazioni produttive

Il territorio dell’Oltrepò Mantovano ha avuto tempistiche e modalità di sviluppo interne differenziate. Il cosiddetto “Sinistra Secchia” ha fatto perno sul polo di Suzzara-Pegognaga-Gonzaga dove si trova uno dei più importanti e dinamici distretti metalmeccanici italiani, nonché uno dei settori trainanti della manifattura provinciale, con il 44% degli addetti complessivi e il 60% dell’export (Camera di Commercio di Mantova, 2020). Questo distretto metalmeccanico è tra i più competitivi fra i 39 presenti in Italia: nel 2022 l’export è cresciuto del 35% rispetto allo stesso periodo del 2019, un dato più alto rispetto a quello nazionale della stressa filiera (+22%) ma anche di quello medio lombardo (+20%). La maggiore competitività del distretto metallurgico del Sinistra Secchia è dovuta alla propensione innovativa delle principali aziende, alla capacità di diversificare gli ambiti di applicazione – dall’agricoltura alla metallurgia, fino all’automotive – e alla propensione a esportare (+190 milioni di € per il distretto metalmeccanico e +147 per l’automotive, nel 2022).

Diversamente, il “Destra Secchia” è storicamente una zona consacrata all’agricoltura e alla zootecnia, a cui si sono affiancate alcune esperienze industriali, oggi in alcuni casi dismesse, in altri ancora attive ma in difficoltà per deficit infrastrutturali. Nel Destra Secchia il settore agricolo si è specializzato e industrializzato intorno a un tessuto articolato di imprese agroalimentari, con alcune esperienze imprenditoriali, manifatturiere e associative rilevanti. Spiccano i distretti industriali del lattiero-caseario (+20,7%) e quello delle carni e salumi (8,5%), con crescite dell’export verso molte destinazioni commerciali, in particolare Francia (+28%), Paesi Bassi (+37%) e Stati Uniti (+65%). Per la filiera dell’agro-alimentare, le specializzazioni principali, in termini di export, riguardano le colture di cereali e l’allevamento di bovini da latte e di suini.

Le filiere di prossimità rimangono un fattore competitivo: i fornitori sono molto più vicini ai committenti di quanto avviene altrove. Essere inseriti in un territorio con elevata specializzazione e un sistema radicato e integrato di aziende consente la facilitazione dei rapporti con altre imprese, ma anche lo scambio di informazioni sia di natura commerciale che industriale e tecnica, come l’accesso a condizioni commerciali più vantaggiose. La posizione geografica non è solo fonte di vantaggi commerciali, ma risulta cruciale nei processi di innovazione. Tra le aziende più strutturate è cresciuta l’adozione di nuove tecnologie e si registra una buona accelerazione nel digitale, mentre sono in ritardo le imprese più piccole. Si rafforza anche la sensibilità alla transizione ecologica e ai principi della sostenibilità, con differenze importanti tuttavia nei diversi settori.

Sebbene il sistema del lavoro registri dati molto positivi, insistono alcune difficoltà. Il reclutamento è il tema che emerge come più delicato, con aziende che non trovano le figure professionali di cui hanno bisogno e i profili qualificati che non trovano o cercano occupazione nell’area. In generale, emerge un sistema produttivo basato su una manodopera di media e bassa qualificazione, con alti tassi di lavoratori stranieri, e una sempre più ampia differenziazione tra piccole e grandi imprese, soprattutto nella meccatronica. Sono proprio le piccole imprese – molto presenti e importanti per il funzionamento dei distretti – a soffrire di più di queste dinamiche, con rischi elevati nel breve-medio periodo in termini di sopravvivenza e sostenibilità economica.

Recentemente l’area dell’Oltrepò Mantovano è stata interessata da investimenti economici esogeni che richiedono particolare attenzione. Nonostante l’inadeguatezza delle infrastrutture stradali in relazione ai volumi di traffico esistenti, i settori della logistica e della produzione di energia sono atterrati nell’area. Il settore logistico, in particolare, sta subendo una crescita della domanda. Accanto alle aree tradizionali della gestione e movimentazioni delle merci in Lombardia, anche il ruolo del basso veronese è destinato a crescere in ambito logistico-trasportistico in vista anche dell’apertura, nel 2026, del tunnel di base del Brennero. La posizione strategica dell’area lungo il tracciato dell’autostrada A22 e la vicinanza di alcuni comuni al confine con il nogarese hanno portato una prima connessione ai poli logistici del villafranchese (Nogarole Rocca, Vigasio e Villafranca), al Quadrante Europa (polo logistico di rilevanza internazionale) e al Coca Cola Hbc Italia di Nogara.

Il rischio di favorire l’insediamento nel territorio di attività di gestione e movimentazioni delle merci va ben oltre il già delicato tema del consumo di suolo agricolo, naturale o seminaturale. L’insediamento nell’area di poli logistici di varia natura graverebbe sugli equilibri interni in termini ambientali, identitari e socioeconomici. L’asse Gonzaga-Pegognaga è quello che ha già subìto i primi investimenti in questa direzione, grazie ai collegamenti già presenti sul territorio. L’apertura del porto commerciale di Ostiglia, tappa intermodale per i traffici nazionali nord-sud oltre che est-ovest, porterebbe invece certamente a una riconversione dell’area industriale oggi in parte dismessa, ma anche a un aumento del traffico veicolare su gomma sulla SS12 (Abetone-Brennero) che collega Ostiglia al Brennero e attorno alla quale sono concentrati i poli logistici del basso veronese.

Alla logistica si affiancano le produzioni del biogas, del fotovoltaico e del metano che iniziano a fare pressioni sul territorio per individuare delle opportunità localizzative che, però, inevitabilmente comporterebbero ulteriore consumo di suolo.

L’Oltrepò si caratterizza poi per un’agricoltura ricca e specializzata, condotta con mezzi meccanici avanzati. La superficie agricola è prevalentemente destinata alla produzione di cereali e di foraggio per il bestiame, ma sono presenti anche produzioni orticole di pregio. L’area ha un indiscutibile punto di forza nel settore agroalimentare rappresentato da produzioni tipiche, rinomate anche a livello internazionale (fig. 51). Il circondario dell’Oltrepò è, infatti, il territorio di produzione del formaggio Parmigiano Reggiano, prodotto per circa il 92% in cooperative lattiero-casearie, interessate negli ultimi anni da processi di concentrazione e fusione.

Recentemente, grazie a progetti di rilancio e valorizzazione territoriale, il turismo si è integrato alle attività economiche tradizionali, assumendo un significato rilevante soprattutto nel settore dell’accoglienza e della ristorazione e meno nella creazione di nuove opportunità imprenditoriali in un contesto turistico ancora tutto da strutturare. I progetti e le iniziative hanno riguardato in particolare il turismo ciclistico, fluviale, museale e culturale, rurale, naturalistico, enogastronomico ed esperienziale.

Stando ai dati dell’Osservatorio Provinciale del Turismo del 2019 (precedenti al Covid-19, che ha avuto impatti molto forti negli anni seguenti), il flusso turistico dell’Oltrepò Mantovano è caratterizzato da una netta crescita generale degli arrivi (+10,36%) e di presenze (+21,46%) che riguardano sia i turisti italiani, sia quelli stranieri. I valori del 2019 sono i più alti registrati nel periodo 2011-2019: arrivi complessivi 21.112 e presenze complessive 59.775. Aumenta anche la permanenza media sul territorio che raggiunge i 2,83 gg/vacanza (la più alta tra tutti i territori della Provincia). In particolare, sono i turisti stranieri a fermarsi più a lungo (fino a 3,54 gg/vacanza). La quota percentuale di stranieri nell’Oltrepò Mantovano, tuttavia, raggiunge il 21,69%, inferiore alla media provinciale del 27,47%. Il 62,95% dei turisti che scelgono di pernottare nell’Oltrepò Mantovano preferisce le strutture alberghiere, il 26,85% le strutture complementari e il rimanente 10,19% scegli alloggi privati non imprenditoriali. Cresce nel complesso l’offerta di strutture ricettive con l’aumento di alcune unità di strutture complementari (+ 15%) (alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, campeggi e villaggi turistici, agriturismi, ostelli per la gioventù, case per ferie) – che mantengono la quota più alta (51,69%) – e alloggi privati non imprenditoriali (+ 12,5%) (B&B e appartamenti privati).

Governance

Gli attori, la governance e le politiche pubbliche

Guardando al tema della governance pubblica, l’Oltrepò Mantovano pare essere caratterizzato da un buon livello di cooperazione sovra-comunale. Da segnalare, innanzitutto, la presenza del Consorzio Oltrepò Mantovano, ente che raggruppa i 19 Comuni dell’area, particolarmente attivo nella promozione di iniziative e progettualità di scala sovracomunale, tra cui il Piano di sviluppo strategico 2021-2027. Il Piano Strategico è lo strumento di programmazione di area vasta del territorio dell’Oltrepò Mantovano curato dal Consorzio Oltrepò. Condivide una vision strategica elaborata a livello territoriale e alcuni progetti potenzialmente candidabili a bandi di finanziamento. Il percorso di supporto e facilitazione svolto dal Consorzio e rivolto ai piccoli Comuni dell’area comincia da lontano. In una prima fase, il Consorzio riguardava solo i Comuni del Destra Secchia, riconosciuta come “Area obiettivo 2” della programmazione dei fondi europei, e si occupava di promozione territoriale. Successivamente, si è esteso ai 20 Comuni odierni e ha assunto un ruolo più importante, arrivando anche a gestire alcuni servizi per le pubbliche amministrazioni, come l’Ufficio bandi, lo Sportello Unico per le Attività Produttive, la Centrale unica di committenza per gli appalti pubblici. A livello di cooperazione sovra-comunale, inoltre, si segnalano, con riferimento ai servizi sociosanitari, le due Aziende Speciali: “Socialis”, nel Sinistra Secchia, e “Destra Secchia”, nell’omonima area.  Infine, sono stati approvati anche Protocolli d’intesa con le aree extraregionali contermini, come la zona di Rovigo e il basso Ferrarese, per la definizione di politiche territoriali comuni. Per quanto riguarda, invece, i Gruppi di Azione Locale, il GAL “Terre del Po” non comprende i comuni del Sinistra Secchia ma si estende anche ad ambiti esterni all’area interna considerata.

Guardando alla governance pubblica sovra-locale, l’Oltrepò Mantovano appare in una posizione complessivamente favorevole in virtù di un basso livello di frammentazione. Ci sono diversi enti e istituzioni che gestiscono i servizi sul territorio: la Provincia, gli Uffici Scolastici Territoriali, l’Azienda di Tutela della Salute, l’Ambito Territoriale Ottimale, i Parchi Regionali, le Comunità Montane, l’Agenzia per il Trasporto Pubblico Locale, le Camere di Commercio. L’area interna dell’Oltrepò Mantovano rientra completamente nella provincia di Mantova, al confine con il Veneto e l’Emilia-Romagna. L’ATS e l’agenzia del TPL gestiscono un territorio che comprende la Provincia di Mantova e quella di Cremona. La Camera di Commercio, invece, si estende su un territorio che, oltre alle Province di Mantova e Cremona, comprende anche la Provincia di Pavia. Sull’area non ci sono parchi regionali, sebbene a nord-ovest l’area confini con il Parco regionale del Mincio e dell’Oglio Sud.

Sono state poi valutate la dotazione di organico1 per ciascun organo di governance e la localizzazione delle sedi degli enti di gestione per capire il livello di capacità amministrativa di ciascun organo di governance e il livello di coinvolgimento e conoscenza del territorio (fig. 53).

Per quanto riguarda la localizzazione delle sedi della governance, la dimensione e la capacità amministrativa (fig. 54), si evidenzia che le sedi amministrative dei diversi attori della governance pubblica sono prevalentemente posizionate nei capoluoghi di Provincia.

Nel caso dell’area interna dell’Oltrepò Mantovano, le sedi amministrative dei diversi attori sono prevalentemente posizionate nel capoluogo di Provincia (Mantova), a eccezione della sola sede del Consorzio Oltrepò Mantovano, che si trova nei Comuni di Borgo Mantovano (sede legale) e Quistello (sede operativa). Il Consorzio comprende 19 Comuni e ha 15 addetti, non tutti dipendenti ma per la maggior parte giovani professionisti laureati.

In anni recenti, alcuni piccoli Comuni del Destra Secchia hanno avviato percorsi di fusione (fig. 54), che hanno portato alla creazione di Borgo Mantovano (nel 2017, Comuni di Pieve di Coriano, Revere e Villa Poma, per un totale di 5.289 abitanti), Borgocarbonara (nel 2019, Comuni di Borgofranco di Po e Carbonara di Po, 1.258 abitanti) e Sermide e Felonica (nel 2017, 7212 abitanti), l’area più a est. A nord del Po, invece, si segnala l’Unione di Comuni Mincio Po, formatasi nel 2016, che comprende Serravalle a Po e Sustinente. In prossimità del Sinistra Secchia, dove forse c’è meno propensione alla cooperazione tra Comuni e dove sono già naufragate diverse ipotesi di fusione ai referendum (nel 2018 tra Motteggiana e Pegognaga, nel 2022 tra Motteggiana e Suzzara), si segnala la Fusione di Borgo Virgilio, fuori dai confini ma adiacente all’area.

Infine, un’ulteriore misura della capacità di cooperazione alla scala dell’area è lo stato della pianificazione energetica e per il clima. In Oltrepò Mantovano più della metà dei comuni (60%) sono dotati di Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), mentre nessun comune è dotato del successivo Piano di Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC) (fig. 56). Gonzaga, Serravalle a Po, Borgo Mantovano, Borgocarbonara, Schivenoglia e Magnacavallo sono i comuni che ancora non hanno attivato il processo di pianificazione. Nell’area non ci sono, infine, casi di pianificazione energetica e per il clima intercomunale.

Prospettive

Dove va l'Oltrepò Mantovano? Tre temi verso l’agenda strategica

Indice sottosezioni:

7.1 Bisogni in evoluzione e innovazione dei servizi in un territorio di confine

Come emerge da analisi, sopralluoghi e interviste, l’Oltrepò Mantovano appare oggi come una città diffusa di quasi 100.000 abitanti, in cui aree urbane e periurbane sono immerse in un ambiente rurale. Si tratta di un territorio che ha, nel tempo, incrementato il suo carattere disperso e ha visto crescere alcuni poli urbani maggiori, in particolare Suzzara, Poggio Rusco e Ostiglia dove sono concentrate le attività produttive principali. Incuneato tra il Veneto e l’Emilia-Romagna, l’Oltrepò Mantovano è un territorio di confine ma non di margine, prossimo a molte città medie di rilievo per i servizi e lo svago (Mantova, Ferrara, Reggio Emilia, Modena, Verona) e con un diffuso sistema di dotazioni e attrezzature locali, non sempre di qualità, e di frequente obsolete o non più sostenibili. Questo a causa di una domanda non solo in calo ma anche in trasformazione, dove l’inclusione delle popolazioni più fragili e meno autonome (giovani, anziani, immigrati stabili o stagionali) diventa un tema centrale. Due questioni importanti emerse durante il percorso locale sono i bisogni in evoluzione e l’innovazione dei servizi in un territorio di confine.

La necessaria innovazione dei servizi e delle forme di accessibilità agli stessi può poggiare, da un lato, su un sistema di volontariato diffuso e sussidiario, oltreché su società profit che contribuiscono alla fornitura ed erogazione di servizi; dall’altro, su una consolidata propensione alla collaborazione sovra-comunale, testimoniata dal lavoro strategico e gestionale del Consorzio Oltrepò Mantovano, dal GAL Terre del Po per il Destra-Secchia, da Socialis nei servizi sociali del Sinistra-Secchia, dalle numerose fusioni e unioni comunali, oltre a progetti e rapporti di cooperazione inter-regionali.

Un altro aspetto rilevante e su cui si potrebbe lavorare in prospettiva futura riguarda l’aumento della qualità di vita di chi vive il territorio, attraverso la salvaguardia e la valorizzazione delle sue risorse paesistico-ambientali, la riscoperta di alcuni luoghi identitari (come il Po o i parchi), la promozione di pratiche quotidiane e del tempo libero più sostenibili, oltre all’aumento della conoscenza delle potenzialità locali, anche in chiave attrattiva.

Durante il primo incontro percorso locale, in particolare nel primo workshop più diagnostico e conoscitivo, si è indagato il cambiamento delle esigenze sociali delle diverse popolazioni e dei diversi ambiti, con particolare attenzione rivolta verso spazi, pratiche e politiche che hanno a che fare con il sistema educativo (dentro e fuori la scuola), sanitario (tra pochi grandi poli e un sistema territoriale più diffuso), e della mobilità collettiva (potenziamento del trasporto ferroviario locale, riorganizzazione del trasporto pubblico locale su gomma, percorsi e pratiche di mobilità sostenibile, anche elettrica, negli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola). Infine, un grosso nodo è quello legato alla necessità di digitalizzazione del territorio e dei servizi, attraverso un loro ripensamento e sperimentazioni sovra-locali.

7.2 Un sistema del lavoro duale fatto di produzioni tradizionali e nuove economie

Un secondo macrotema è quello del sistema del lavoro fatto di produzioni tradizionali e nuove economie. Come descritto, il territorio dell’Oltrepò Mantovano ha avuto tempistiche e modalità di sviluppo interne decisamente differenti. Il cosiddetto “Sinistra Secchia” ha fatto perno sul posizionamento di Suzzara come centro di un crocevia ferroviario che connette l’Emilia-Romagna e il Veneto, permettendo lo sviluppo di un distretto meccanico-agricolo e di alcune significative e rilevanti aziende leader nel territorio. L’area si caratterizza per un tessuto imprenditoriale ancora dinamico ma composto soprattutto da piccole imprese, spesso a conduzione familiare. Il manifatturiero rappresenta ancora il motore dell’economia locale, pur in presenza di un calo nel numero degli addetti e delle imprese.

Diversamente, il “Destra Secchia” è storicamente una zona dedicata all’agricoltura e alla zootecnia, a cui si sono affiancate alcune esperienze industriali, oggi in alcuni casi dismesse (zuccherificio di Ostiglia, Europhon di Quistello), in altri ancora attive ma in difficoltà per i deficit infrastrutturali che caratterizzano il territorio (ponti sul fiume Po obsolescenti e porto di Ostiglia ancora inattivo). Nel Destra Secchia il settore agricolo si è specializzato e industrializzato intorno a un tessuto articolato di imprese agroalimentari, con alcune esperienze imprenditoriali, manifatturiere e associative rilevanti (i.e., Latterie sociali, Caseifici), oggi in trasformazione. Importanti le produzioni tipiche locali che spesso, con le loro ricadute economiche e identitarie, arginano lo spopolamento delle campagne.

A queste due anime produttive che caratterizzano il territorio si affiancano alcuni investimenti esogeni che richiedono particolare attenzione (biometani, gestione dei rifiuti, logistica). Durante il primo incontro del percorso locale i partecipanti si sono interrogati sui processi di ristrutturazione del sistema produttivo, sul potenziamento e adeguamento dei comparti produttivi locali, sui processi di dismissione e sulle politiche di attrazione attualmente in essere.

7.3 Biodiversità, paesaggi rurali e d’acqua, tra riscoperta turistica e salvaguardia ecologica

Terza questione è quella legata ai paesaggi rurali e d’acqua, tra riscoperta turistica e salvaguardia ecologica. L’ambiente naturale e costruito dell’Oltrepò Mantovano si è strutturato attorno al grande fiume e alla sua gestione, disegnando un paesaggio distintivo, segnato da bastioni imponenti, argini e infrastrutture massicce. Il tratto del fiume Po che delimita il mantovano ha però subìto un progressivo degrado ambientale, dovuto all’inquinamento delle acque, all’artificializzazione dell’alveo e alla banalizzazione ecologica delle golene causata dallo sviluppo impetuoso della pioppicoltura. In tempi recenti la ricchezza naturale dell’area, seppure marginale e residuale rispetto al paesaggio agrario, è stata oggetto di importanti progetti (e.g., Sistema Parchi dell’Oltrepò Mantovano) che hanno cercato di coniugare la protezione della natura e lo sviluppo locale attraverso l’attuazione della Carta Europea del Turismo Sostenibile. Una particolare attenzione è stata rivolta alla ciclabilità, con la realizzazione e promozione di un percorso integrato cicloturistico che collega aree protette, le ciclovie della Provincia di Mantova e i percorsi transnazionali Eurovelo 7 e 8. Il ricco e diffuso patrimonio culturale e artistico – in buone condizioni di manutenzione – e le produzioni enogastronomiche tipiche e di alta qualità hanno permesso di elaborare strategie e proposte di attrazione territoriale a valenza turistica, promuovendo da un lato la tutela e la salvaguardia dell’ambiente e dall’altro percorsi di rilancio e valorizzazione territoriale.

Durante il primo incontro del percorso locale gli attori locali si sono confrontati sugli habitat naturali e rurali dell’area, riflettendo su rischi, limiti e opportunità dei sistemi culturali, ambientali e turistici dell’Oltrepò Mantovano. In particolare, ampio spazio di riflessione hanno avuto i processi in corso in termini di tutela e salvaguardia dell’ambiente naturale e costruito, oltre a un confronto su quelli attesi e necessari in risposta al cambiamento climatico.

  1. I dati sulla dotazione di organico sono stati reperiti dai bilanci dei diversi enti; non vi sono indicazioni per la dimensione organica degli enti di gestione dei Parchi Regionali.