Oltrepò Mantovano / Agenda strategica
L'agenda strategica dell'area dell'Oltrepò Mantovano
strategy
strategy
share_location 705 km²
gavel 19 comuni
groups_2 93.116 abitanti
Chiusura documento: 12/09/2024
Indice sezioni:
Le aree interne lombarde costituiscono un mosaico territoriale fatto di diversità produttiva, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica. La forte diversificazione produttiva, in particolare, è uno dei fattori che ne qualifica la diversità territoriale: nelle aree interne lombarde si praticano, nello spazio di pochi chilometri, l’agricoltura di montagna, l’artigianato e la manifattura, la ricreazione ed il turismo.
Oggi queste aree si trovano di fronte a una varietà di punti di rottura, che segnalano la necessità di ripensare e ri-orientare la propria traiettoria in direzione di un futuro più desiderabile perché più giusto e sostenibile, e quindi più abitabile. Crisi correnti, crescenti e fra loro intimamente connesse, quali quelle che manifestano l’avanzare del cambiamento climatico – la siccità o lo scioglimento dei ghiacciai alpini - oppure quelle che manifestano la crisi del modello di sviluppo ereditato – lo spopolamento di alcune porzioni del territorio o il declino di alcuni settori produttivi - indicano la necessità per gli attori locali di riconoscere tali punti di rottura, e di renderli oggetto di intervento e soprattutto di progetto.
Tale progetto, per rivelarsi efficace, non può che muovere dal riconoscimento della diversità di ogni territorio. Diversità che va difesa, sviluppata e proiettata nel futuro in alternativa a qualsiasi monocultura economica e territoriale che, come tale, in un mondo sempre più interdipendente è fonte di rischi crescenti. Pur in un quadro difficile, ogni territorio può e deve cercare il proprio percorso, che non sia il replicare modelli altri e che definisca le condizioni e le forme di una prosperità possibile.
Le aree interne lombarde continuano, in gran parte, a essere capaci di trattenere quote significative di popolazione. Tuttavia, sappiamo che al loro interno questa va polarizzandosi, nelle valli come nei centri maggiori. Per correggere questi squilibri e migliorare le condizioni concrete di abitabilità sia per chi già ci vive – e in particolare i più fragili - sia fra chi vorrebbe poterci vivere è sempre più necessaria una diversa organizzazione territoriale. Questo significa operare – soprattutto attraverso una nuova politica dei servizi e della casa - per stabilizzare, se non aumentare, la popolazione dove ve ne siano condizioni e possibilità, ed egualmente progettare nel tempo medio un futuro e delle vocazioni diversi dove tali condizioni e possibilità non sono presenti.
Le aree interne lombarde sono innervate da saperi e conoscenze diffusi, alcuni ancora vitali, alcuni in declino e altri ancora da creare e far rinascere perché necessari per il futuro. Questi saperi sono di frequente diffusi e riprodotti da importanti istituti di formazione e istruzione, altre volte da altri attori locali e dal sistema sociale nel suo complesso. Tuttavia, tali saperi e tali conoscenze non riescono ad arrivare all’insieme della popolazione, determinando così l’esclusione di alcuni gruppi sociali, né sono sempre sufficienti a rispondere alle aspettative delle giovani generazioni che si trovano a non poter proseguire in queste aree i propri progetti di vita, sia che vi siano nati sia che vogliano venire da altrove.
Le aree interne lombarde sono attraversate da una straordinaria biodiversità senza la quale gli equilibri ambientali dell’intera regione sarebbero ancora più precari, e il suo futuro ancora più a rischio. Come ancora più precaria sarebbe sia la capacità del suo territorio di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico sia quella di adattarvisi. La scelta della tutela della biodiversità impone, come proposto dalla Commissione Europea, un “necessario cambiamento radicale” che non è più rinviabile. E che vede le aree interne lombarde in una posizione di forza rispetto alle aree urbane, ma anche di fragilità, se non le si dedicano la cura e l’attenzione sempre più necessarie.
Per conseguire questo futuro più desiderabile non basteranno le azioni locali alla scala di ogni singola area. Pur nella loro diversità, tali aree dovranno imparare a parlarsi e cooperare. Come dovranno ridefinire il proprio rapporto con le grandi aree urbane della regione, non per replicarne i modelli, ma per costruire una nuova relazione, fondata su una nuova interdipendenza. Inoltre, politiche pubbliche a tutti le scale, da quelle delle aree metropolitane a quelle nazionali, dovranno trasformarsi ed evolvere, sia per ridurre drasticamente i loro impatti negativi sulla traiettoria di queste aree, sia per lasciare che sviluppino, viceversa, le loro potenzialità. In questo quadro pur complesso, gli attori locali possono giocare un ruolo decisivo, e la costruzione di una strategia territoriale è da questo punto di vista un’occasione preziosa. Senza una più forte cooperazione fra tali attori ed una più forte integrazione delle politiche e dei progetti tale promessa rimarrà tuttavia disattesa: le aspettative delle nuove generazioni come lo spopolamento, la biodiversità come gli impatti del cambiamento climatico, non conoscono né tollerano confini comunali.
Questa agenda è stata redatta sulla base di una varietà di operazioni di ricerca – in particolare la redazione del ritratto territoriale dell’Oltrepò Mantovano a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano – e di quanto emerso dai due workshop con gli attori locali. I due incontri sono stati realizzati in collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e gli uffici regionali. Il primo incontro – svoltosi a Quistello il 20 marzo 2023, con la partecipazione di circa 70 persone – ha avuto come obiettivo quello di una migliore definizione dei problemi, delle risorse e delle politiche e iniziative in corso. Il secondo incontro – svoltosi a Gonzaga il 13 aprile 2023, con la partecipazione di circa 60 persone – ha avuto come obiettivo quello della individuazione di obiettivi e progetti della futura strategia. Coerentemente, il testo è organizzato in due parti: la prima presenta la traiettoria attuale dell’area e i rischi verso i quali la valle va incontro in assenza di nuovi e diversi interventi, la seconda presenta invece la traiettoria desiderabile articolata in tre possibili corsi d’azione per conseguirla.
L’agenda intende quindi restituire a chi opera sul territorio una visione possibile e alcuni modi per realizzarla. Si tratta di uno testo aperto, non esaustivo, che intende proporsi come strumento per il prosieguo del percorso di elaborazione della strategia d’area da parte degli attori locali.
La traiettoria attuale
Indice sottosezioni:
1.1 Problemi, risorse locali, rischi esogeni ed endogeni
L’Oltrepò Mantovano è un territorio rurale che, nel tempo, ha visto incrementare il carattere disperso del suo modello insediativo e ha visto crescere alcuni poli urbani maggiori su cui si è incentrato il sistema della mobilità pubblica. Si tratta di un territorio di margine, prossimo a molte città medie di rilievo per i servizi e lo svago e con un diffuso sistema di dotazioni e attrezzature locali, non sempre di qualità, obsolete o non più sostenibili. Tale prossimità ha anche risvolti negativi in termini di competizione: l’Oltrepò mantovano risente dell’attrattività di altri territori, come il Reggiano e il Modenese in Emilia-Romagna per le scuole secondarie di secondo grado. Sul fronte della domanda sociale di servizi, si evidenzia non solo il calo demografico ma anche la trasformazione delle esigenze, con l’emergere di plurali forme di fragilità e di rischi di esclusione sociale delle popolazioni meno autonome dal punto di vista della mobilità individuale (giovani, anziani, immigrati). I problemi maggiori riguardano l’invecchiamento e la denatalità, mentre sul fronte dell’immigrazione i lavoratori temporanei legati all’agricoltura e le loro famiglie diventano sempre più stanziali, ponendo questioni legate all’inserimento lavorativo, scolastico e sociale.
La qualità dei servizi sociali erogati è buona ma ci si interroga sulla loro sostenibilità nel tempo, a fronte di una progressiva riduzione delle risorse – non solo economiche ma anche umane – e dell’aumento dei soggetti presi in carico. Sul fronte scolastico ed educativo, la localizzazione delle scuole è abbastanza diffusa ma i plessi più piccoli, a volte pluriclasse, sono quelli più in difficoltà e a rischio chiusura, soprattutto nei comuni del Destra Secchia. Tuttavia, non è sempre possibile concentrare gli studenti perché gli edifici scolastici sono calibrati su un determinato numero di bambini. Emerge un tema delicato di concorrenza tra scuole per riuscire a formare le classi. Inoltre, il trasporto scolastico comunale è molto costoso e toglie risorse ad altre attività, come l’educativa scolastica.
È importante evidenziare come i bisogni sociali siano anche differenziati sul territorio: Suzzara è un centro urbano che continua a crescere, mentre altri luoghi, come Sermide e Felonica, sono molto marginali e isolati, e altri ancora, come San Giovanni del Dosso, sono luoghi di passaggio per i flussi di pendolarismo interregionale e attirano anche giovani famiglie per i prezzi accessibili delle case. Così, mentre Poggio Rusco è un centro importante per il commercio, altrove mancano le attività essenziali, come posta, banca, medico di base. Nei centri più vivaci e attrattivi, l’aumentato valore immobiliare e la taglia medio-grande degli alloggi sono fra le cause di un diffuso sottoutilizzo del patrimonio abitativo, che si scontra con la difficoltà di trovare case in affitto per chi si trasferisce qui per lavoro. Al contempo, manca anche un’adeguata offerta di edilizia residenziale sociale (ERS).
Anche il sistema infrastrutturale e di connessione digitale è inadeguato e rappresenta un freno allo sviluppo locale. Si parla, in particolare, dei ponti sul Po e della strada Pegognaga-Poggio Rusco che consentirebbe un miglior raccordo tra sinistra e destra Secchia e tra l’area interna e il mantovano. Il trasporto pubblico c’è, soprattutto quello ferroviario, ma è frammentato da un punto di vista gestionale e poco efficiente.
Sul fronte economico e produttivo, il territorio dell’Oltrepò Mantovano ha avuto tempistiche e modalità di sviluppo interne decisamente differenziate. Da un lato, il distretto metalmeccanico di Suzzara-Pegognaga-Gonzaga è tra i più dinamici e importanti d’Italia; dall’altro, il settore agricolo si è specializzato e industrializzato intorno a un tessuto articolato di imprese agroalimentari, con alcune esperienze imprenditoriali, manifatturiere e associative rilevanti. Questo dualismo ha avuto ricadute importanti in termini identitari, infrastrutturali e occupazionali: il cosiddetto “Sinistra Secchia” è il sistema locale del lavoro più polarizzante e attrattivo e stabilisce una territorialità alternativa e dinamica rispetto al “Destra Secchia”, dove i ritardi infrastrutturali (i.e., ponti sul Po obsoleti, arterie stradali non adatte al traffico pesante) e i cambiamenti nel settore agricolo (i.e., meccanizzazione agraria) incidono su occupazione, struttura e propensione all’innovazione d’impresa. Il reperimento del personale è il tema che emerge come più delicato, con aziende che non trovano le figure professionali di cui hanno bisogno e i profili maggiormente qualificati che non trovano/cercano occupazione nell’area. In generale, emerge un sistema produttivo fatto di forza lavoro di media e bassa qualificazione, con alti tassi di lavoratori stranieri e un sempre più ampio divario tra piccole e grandi imprese.
La formazione professionale delle lavoratrici e dei lavoratori a media e bassa qualifica versa in condizioni critiche, in alcuni settori completamente assente, con ricadute importanti sul benessere delle lavoratrici e dei lavoratori e sulla capacità di attrarre persone con competenze specifiche. L’area dell’Oltrepò Mantovano è stata recentemente interessata da investimenti legati al settore della logistica e dell’energia, che sono divenuti sempre più significativi. Il mercato logistico, in particolare, sta crescendo grazie alla posizione strategica dell’area lungo il tracciato dell’autostrada A22, ai buoni collegamenti ferroviari dedicati alla logistica e alla vicinanza ad alcuni poli logistici del villafranchese, al Quadrante Europa e al Coca Cola Hbc Italia di Nogara. Si sono, inoltre, diffusi impianti di biogas, fotovoltaici e di metano grazie all’ampia disponibilità di aree libere.
La natura di questi investimenti recenti porta con sé il rischio di perdita di valore paesaggistico e ambientale, fenomeno già presente specie nell’area del Destra Secchia e dell’Ostigliese, dovuto a processi di contrazione, declino e abbandono e alla presenza di siti contaminati non bonificati. A questo si aggiunge il lascito del sisma che ha colpito alcune porzioni di questo territorio nel maggio 2012: il paesaggio agrario è, infatti, caratterizzato da ruderi e strutture che non sono mai stati recuperati.
Tra i problemi emersi nel corso del percorso locale si evidenziano anche i ritardi di alcuni comparti (in particolare agricolo e zootecnico) nell’adattarsi ai cambiamenti (e.g., climatici, normativi, energetici); la difficile competizione dell’area per l’attrazione del personale con sistemi locali del lavoro vicini più attrattivi e dinamici; la scarsa propensione all’innovazione e alla imprenditorialità di alcuni comparti. Nel settore agricolo, la siccità è poi ormai un problema strutturale; l’agricoltura altamente specializzata è, tuttavia, poco flessibile, presenta pochi margini di adattamento per i cambiamenti climatici in corso e le imprese più tradizionali faticano a sviluppare un modello produttivo diverso da quello attuale, più sostenibile (e.g., agroecologia). Altri problemi del settore sono la carenza di aziende contoterziste che incentivino pratiche innovative di distribuzione in agricoltura (e.g., e-commerce dei prodotti), il calo nel numero di iscritti negli istituti tecnici legati al mondo agricolo e il difficile inserimento lavorativo e sociale degli stranieri.
Infine, in merito alle questioni di governance si segnalano perduranti fenomeni di frammentazione istituzionale e localismo, ai quali il Consorzio Oltrepò Mantovano tenta di porre rimedio con importanti politiche e azioni di scala sovra-comunale. Tuttavia, il difficile coordinamento tra Comuni rappresenta un freno allo sviluppo dell’area.
1.2 Iniziative locali e politiche realizzate
Il Consorzio Oltrepò Mantovano ha intrapreso un percorso locale articolato per tavoli tematici, con l’obiettivo generale di avviare un percorso partecipato con i Comuni consorziati per la definizione di progettualità territoriali condivise in vista della prossima programmazione di risorse europee e nazionali 2021-2027. I tavoli tematici si sono concentrati sui seguenti ambiti: Cultura e Turismo; Infrastrutture, Trasporti e Mobilità; Energia, Ambiente e Rifiuti; Welfare e Politiche Sociali; Aree Interne e Transizione Digitale. Le “Azioni Faro” emerse dal percorso partecipato individuano un sistema di azioni strategiche per lo sviluppo locale del territorio, di cui tener conto nella definizione della Strategia d’Area.
Oltre a questa proposta di carattere strategico, nel corso della ricerca e dei workshop è emersa la rilevanza di alcune progettualità recenti più puntuali, attive sui diversi fronti di interesse.
Il Consorzio Oltrepò Mantovano ha portato avanti numerosi progetti importanti (i.e., CER, VillagesEU, InCircle, MedCycleTour, EduFootprint Plus, Compose Plus, eNEET Rural), spesso finanziati dall’Unione Europea, con l’obiettivo di promuovere e coordinare interventi di sviluppo economico e azioni per la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico del territorio.
Inoltre, il GAL Terre del Po ha partecipato a numerosi progetti europei (fra cui eNEET Rural per sostenere l’imprenditorialità giovanile nell’agricoltura) e ha avviato una serie di progettualità nella fase di attuazione del Piano di Sviluppo Locale che includono: interventi di formazione e acquisizione di competenze; forme di agricoltura sociale, educazione ambientale e alimentare; servizi a favore della popolazione rurale, con particolare attenzione ai giovani e alle donne (progetto “Donne Rurali”).
Anche i Piani di Zona 21-23 prevedono politiche e interventi in risposta alle diverse forme di fragilità (contrasto povertà, politiche abitative, anziani, disabilità, politiche giovanili, politiche per il lavoro, famiglia). Si segnalano, nell’area di Suzzara, alcune reti di cooperative e soggetti del Terzo settore che lavorano proprio su queste questioni, così come il sostegno a Patti educativi di comunità.
In merito alle politiche giovanili, nel 2018 nel Distretto di Ostiglia ha preso avvio il progetto “On the Road”, finanziato dalla Fondazione Comunità Mantovana all’interno del Bando Giovani 2017. Il progetto nasce dai progetti di educativa di strada presenti a Sermide e Felonica, Quistello, Poggio Rusco e Ostiglia dal 2015 e ha lo scopo di favorire la partecipazione diretta dei giovani nell’elaborazione delle politiche giovanili attraverso workshop itineranti e un festival dedicato. Nell’ambito di Suzzara, a partire dal 2017, è stato avviato il progetto “Gioven-Tu”, finanziato da Fondazione Cariplo all’interno del bando “Welfare in Azione”, che mira a contrastare disagio e disoccupazione giovanili tramite la creazione di percorsi di responsabilizzazione e inclusione, attribuendo ai giovani un ruolo attivo nella comunità locale.
Nel campo della formazione, si segnala l’attenzione verso la ricerca, la sperimentazione e la didattica innovativa introdotta dalla Fondazione Tranquilla Negrini (Sermide e Felonica) che, grazie a un fondo agricolo di 25 ettari, promuove attività di ricerca, divulgazione e crescita culturale per uno sviluppo equilibrato e sostenibile dell’area. Sul fronte educativo invece, alcune esperienze rilevanti sono quelle portate avanti dal Consorzio della Bonifica Burana sulla sostenibilità ambientale e sui temi ecologici (per studenti e docenti); quelle della “Casa del Lentoscorrere” di Felonica, una casa canonica trasformata in moderna foresteria per gruppi parrocchiali e uscite educative con ragazzi; quelle dei Maestri del Lavoro nelle scuole secondarie di Gonzaga, Moglia, San Benedetto e Pegognaga. Queste esperienze sono processi educativi che puntano a salvaguardare il paesaggio, l’ambiente e i mestieri tradizionali nonché a far scoprire le ricchezze e possibilità dell’area.
Relativamente al sistema della fruizione e dell’offerta culturale e turistica, Regione, province, enti locali e il Consorzio Oltrepò Mantovano hanno realizzato nel tempo numerosi interventi, come la realizzazione di tratte ciclabili e di attracchi fluviali nella tratta navigabile del fiume; la riqualificazione e i restauri di singole emergenze ambientali, architettoniche o paesaggistiche; percorsi ecomuseali; servizi per la fruibilità e il turismo e per la valorizzazione dei prodotti enogastronomici. Sul fronte turistico-ricreativo, si segnalano le attività dell’associazione “Mantova Carolingia” ed il circolo di turismo attivo “Gli Scarponauti”, impegnati nella promozione, salvaguardia e valorizzazione degli ambiti territoriali, economici, sociali, culturali e ambientali dei paesaggi delle terre d’acqua. Tra i progetti, la “Via Carolingia tratto mantovano” è un’iniziativa sostenuta dal Comune di Mantova e dal Consorzio Oltrepò Mantovano che prevede una serie di attività di conoscenza, promozione e animazione volte a incentivare la frequentazione e a generare ricadute economiche positive nei luoghi attraversati. Sul fronte culturale, si segnala invece “Pantacon”, un consorzio di cooperative che danno vita a progetti innovativi attraverso i linguaggi dell’arte, del teatro, della scienza, della storia e della tradizione, come il recente “Liscio come l’Oglio”, un’iniziativa per vivere e raccontare il territorio mantovano tra Oglio e Chiese a chi lo abita.
In relazione alle politiche regionali, infine, l’area è stata recentemente interessata da finanziamenti per la ripresa economica a favore dei comuni lombardi e delle province; politiche finalizzate allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e all’efficientamento energetico, con particolare riferimento agli impianti e agli edifici delle PA e all’illuminazione pubblica (bandi AxEL, RI-GENERA, Illumina, Comunità energetiche rinnovabili).
1.3 Tendenze dell’area senza interventi
Lo scenario senza interventi conferma i processi di polarizzazione in atto sia della popolazione, sia dei servizi fra Sinistra e Destra Secchia e tra centri urbani di maggiori dimensioni, come Suzzara, Ostiglia, Poggio Rusco, Quistello, Pegognaga, e piccoli borghi.
Il mancato ricambio generazionale e l’invecchiamento della popolazione in corso – che non saranno attenuati dai flussi immigratori, anche questi in diminuzione – avranno effetti negativi sulla tenuta del sistema sociosanitario, sul mondo del volontariato e sul sistema di welfare locale da esso sostenuto. Infine, il calo demografico renderà insostenibile l’attuale organizzazione del sistema scolastico ed educativo, diffuso sul territorio. Il venir meno dei servizi alla persona e delle strutture commerciali di prossimità, già oggi piuttosto concentrate in poche centralità, renderà il territorio meno desiderabile, specie per i giovani, e comporterà probabilmente una svalutazione immobiliare, che non servirà però a mantenere o attrarre quote di nuova popolazione. Inoltre, senza adeguate politiche abitative e di inclusione, si acuiranno i divari culturali e sociali tra cittadini italiani e stranieri, che possono aumentare il rischio di emersione di forme di segregazione abitativa e di processi di filtering down dei patrimoni residenziali meno pregiati ed economicamente più accessibili, come le case rurali sparse non ristrutturate, i condomini obsoleti lungo le strade più trafficate, gli immobili dei centri storici meno vitali.
Sul fronte manifatturiero, le debolezze del contesto locale – difficile accessibilità, ridotta digitalizzazione, manodopera poco qualificata – potrebbero portare a scelte localizzative alternative da parte di imprenditori alla ricerca di condizioni più favorevoli. Tutto ciò aggraverebbe le crisi aziendali e occupazionali, con conseguente emersione di fratture sociali, nonché i già esistenti processi di abbandono, con impatti significativi in termini di degrado urbano e ambientale. Inoltre, lo sviluppo di poli logistici, così come di grandi impianti di produzione energetica, comporta importanti impatti paesaggistici e ambientali che, se non compensati, rischiano di produrre squilibri.
Senza un deciso cambiamento nel settore agricolo e zootecnico, la meccanizzazione, l’adozione di colture in linea con la cosiddetta “rivoluzione verde”, la banalizzazione delle produzioni agricole sempre più destinate all’industria alimentare e la massiccia diffusione di specie alloctone animali e vegetali continueranno a modificare il paesaggio agrario e produttivo dell’area, con una progressiva perdita di biodiversità e una diminuzione della capacità attrattiva dell’area, anche per quanto riguarda il turismo, che farà fatica ad accrescere i propri numeri. A risentirne sarà il diffuso patrimonio storico-culturale. In assenza di specifiche azioni di adattamento al cambiamento climatico, non solo l’attività agricola sarà sempre più insostenibile a causa della siccità, ma sarà difficile, in alcuni periodi dell’anno, garantire livelli minimi di abitabilità del territorio per chi vi abita, specie per le quote più fragili e deboli della popolazione, e renderà difficile condurre iniziative legate allo sviluppo del settore turistico. In sintesi, l’attuale assenza di una linea di lavoro condivisa sulla lotta alla siccità così come la mancanza di un adeguato piano d’area per una corretta ricarica delle falde, per creare aree di laminazione naturale, favorire processi di autodepurazione e ridurre in generale la vulnerabilità renderanno l’area sempre più incapace di rispondere adeguatamente alle sfide contemporanee.
La traiettoria desiderabile
Indice sottosezioni:
2.1 Introduzione
Nel testo che segue si presenta sinteticamente una possibile agenda strategica per l’area dell’Oltrepò Mantovano. L’agenda è organizzata in tre corsi d’azione capaci di orientare l’area verso una traiettoria maggiormente desiderabile nel medio e lungo periodo, rispondendo alle criticità e alle tendenze negative individuate in precedenza. La loro individuazione, come i loro contenuti, sono l’esito sia della raccolta dei bisogni degli attori locali, per come si sono manifestati nel corso degli incontri, sia delle analisi realizzate in precedenza dal gruppo di ricerca. Essi fanno leva non solo sullo sviluppo delle vocazioni territoriali già esistenti e radicate e sugli attori già presenti e attivi nel territorio, ma anche sull’attivazione di risorse scarsamente visibili e utilizzate, nonché sull’emersione di nuovi attori e il coinvolgimento di soggetti oggi operanti in altri territori. Precondizione ed esito della sua trasformazione in strategia vera e propria è un sensibile miglioramento della capacità di cooperazione interna all’area: la grandissima parte dei problemi e delle opportunità discusse non possono essere trattati alla scala di un singolo Comune, di qualsiasi dimensione esso sia.
2.2 I servizi: oltre la distribuzione e organizzazione puntuale
I servizi alla persona sono oggi nell’Oltrepò Mantovano generalmente presenti, sebbene si segnalino carenze sul fronte sociosanitario e viceversa un’ampia offerta sul fronte della scuola. Oltre a ciò, non basta ragionare in un’ottica quantitativa, ma è importante concentrarsi anche sulla qualità dell’offerta, sulla sua gestione e sulla sua sostenibilità nel tempo, in un contesto di calo demografico e invecchiamento, ma anche in una società sempre più multiculturale e aperta, in connessione con altri luoghi prossimi o distanti.
Un punto di partenza fondamentale, oltre che molto positivo, è la presenza delle due Aziende Speciali che si occupano di servizi socio-assistenziali recentemente costituite: “Socialis” nel Sinistra Secchia e l’azienda “Destra Secchia” nell’omonimo territorio. Si tratta di realtà che, a detta degli attori locali, lavorano in modo efficace ed efficiente, a scala sovra-comunale, creando, quindi, occasioni per scambi e collaborazioni tra enti locali. Il primo corso d’azione intende potenziare questa struttura di governance e gestione, per esempio inserendo anche l’aspetto sanitario, ragionando anche in un’ottica di possibile maggiore collaborazione tra le due Aziende per superare la dicotomia presente e fornire maggiori opportunità ai cittadini. Anche lo stesso Consorzio, che gestisce alcuni servizi associati, potrebbe essere potenziato nelle sue azioni.
Normalmente, il sistema dei servizi è immaginato come un insieme di punti di erogazione di attività per un determinato bacino territoriale. Il primo corso d’azione propone, invece, di lavorare sull’idea di connettere, linearmente e arealmente, alcune dotazioni collettive di interesse sovra-locale, in forte integrazione con la mobilità pubblica, e con particolare riferimento ai servizi sociosanitari. Un discorso più complesso riguarda, invece, il sistema scolastico-educativo, da immaginare in forme differenziate nei diversi ambiti dell’area interna.
Attualmente le scuole del primo ciclo, specie le primarie, sono molto distribuite sul territorio ma spesso organizzate in piccoli plessi che faticano a raggiungere il numero minimo di iscritti per formare una classe e sono spesso costretti ad adottare il modello della pluriclasse, cioè di più classi riunite, con studenti di età differenti. Si tratta di una caratteristica storica per l’area, ormai accettata dagli abitanti, ma la cui qualità può non essere ottimale, anche a causa dell’elevato turnover degli insegnanti. Un modello, inoltre, poco sostenibile in prospettiva, alla luce del calo demografico, e molto costoso nella sua gestione. Accanto a ciò, la scuola oggi si trova anche a dover affrontare un numero crescente di studenti stranieri, che rappresentano a volte la maggioranza nelle classi, e un incremento delle situazioni di fragilità. Evidente come si tratti di una situazione particolarmente complessa che, seppur sia avvertita come fortemente problematica dagli attori del territorio, produce visioni contrastanti e conflittuali. Per questo, il Consorzio Oltrepò Mantovano ha istituito un “Tavolo di lavoro sul tema Scuola” per ottimizzare al massimo le risorse a disposizione, incontrando la disponibilità di tutte le amministrazioni coinvolte a individuare una soluzione condivisa per garantire un futuro alla comunità, e ha avviato una collaborazione con INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca educativa) al fine di avviare processi di innovazione didattica e organizzativa delle piccole scuole dell’area, anche alla luce dell’esistenza di un Protocollo d’Intesa per l’innovazione del sistema educativo regionale tra questo e Regione Lombardia (2021). Questo lavoro di elaborazione strategico-progettuale collettiva deve essere portata avanti, arrivando a una sperimentazione concreta, che può essere realizzata a partire da alcune riflessioni e proposte:
- sarebbe utile avviare un percorso di formazione per i docenti, come suggerito da INDIRE, su “metodi e tecniche per migliorare la gestione delle pluriclassi” al fine di formare un expertise locale che possa sostenere la necessaria trasformazione e qualificazione della scuola. Importante individuare un solido nucleo di insegnanti, composto da quelli con contratti più stabili e da quelli più motivati. Il percorso stesso, se efficacemente promosso e comunicato, potrebbe rappresentare un fattore attrattivo per giovani docenti in cerca di specializzazione. A tal fine, potrebbe essere utile stilare un’intesa con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che offre un corso di laurea magistrale a ciclo unico in “Scienze dell’educazione primaria”. Per le scuole partecipanti l’obiettivo è quello di migliorare l’offerta educativa e promuovere le competenze dei docenti nella gestione della pluriclasse, oltre ad accreditarsi nei confronti delle famiglie come scuola sperimentale e aumentare le iscrizioni.
- L’attuale infrastruttura scolastica può essere ripensata in un’ottica di concentrazione, senza tuttavia lasciare i territori privi di presidio educativo. Alcuni plessi potrebbero essere accorpati per avere classi più numerose, un’offerta di migliore qualità e maggiori possibilità di socializzazione per i bambini, con la possibilità di svolgere anche tempo pieno e avere servizi pre- e post-scuola. Ciò implicherebbe la necessità, da un lato, di intervenire sui plessi scelti con lavori di adeguamento (ampliamento aule, creazione laboratori, realizzazione mensa e palestre, ecc.), magari con tecniche costruttive a secco o strutture temporanee che consentano di essere smontate quando non più utili; dall’altro, di riutilizzare le strutture scolastiche non più attive, facendole diventare dei learning hub che, il pomeriggio/sera, potrebbero offrire attività doposcuola, laboratori, atelier, corsi di formazione, corsi sportivi in collaborazione con il Terzo settore e il volontariato, stimolando anche interventi che lavorano sull’intergenerazionalità. L’intervento consentirebbe di mantenere un presidio nei piccoli centri e di avere strutture più aperte rispetto alle attuali scuole, quindi dal maggiore impatto in termini di animazione e socialità del contesto. È bene tenere presente che l’area può contare su un patrimonio di edilizia scolastica recentemente ristrutturato e ammodernato grazie ai finanziamenti conseguenti al sisma del 2012. In questo senso, questi luoghi potrebbero anche essere immaginati come “oasi” sociali, dotate di ambienti interni climatizzati e spazi aperti alberati, ove proporre attività socio-ricreative per anziani, bambini e giovani, specie durante l’estate.
- Fondamentale anche operare secondo un’attenta pianificazione del servizio di trasporto scolastico, in parte a carico dei Comuni, oltre a prevedere forme di sostegno per i docenti senza auto (navette, noleggio auto, incentivi per l’acquisto di un mezzo proprio). Queste operazioni di riorganizzazione potrebbero, in prima battuta, essere sperimentate nei Comuni che hanno già avviato processi di fusione amministrativa ed entro le geografie degli istituti comprensivi. Come azione propedeutica, è necessario effettuare un’analisi costi-benefici – andando oltre l’aspetto puramente economico – delle diverse soluzioni possibili. Per quanto riguarda il servizio di trasporto scolastico, molto costoso, sarebbe importante superare la dimensione locale e organizzare un servizio associato tra più Comuni. Per ottimizzare le risorse, i mezzi scolastici potrebbero essere impiegati anche per altri usi, come il trasporto sociale o le attività pomeridiane. Ove possibile, nei contesti più densi, sarebbe importante anche incentivare gli spostamenti lenti, come il piedibus e il bicibus, grazie al volontariato, per alleggerire lo scuolabus, diminuire il traffico e sensibilizzare famiglie e bambini rispetto alle questioni ambientali. Questo tipo di intervento può sollecitare anche operazioni di riqualificazione urbana che prevedano la partecipazione dei bambini, delle famiglie, delle scuole, sull’esempio delle strade e piazze scolastiche.
- In generale, è opportuno lavorare sui temi della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, potenziando l’offerta dei servizi di cura per la fascia 0-3 anni, anche in integrazione alle scuole dell’infanzia, anch’esse generalmente di piccole dimensioni, secondo il modello dei poli educativi; estendere il tempo pieno; offrire centri estivi; aprire i servizi non solo a residenti ma anche a lavoratori, intercettando flussi di spostamento casa-lavoro. Particolare attenzione dovrà essere posta all’integrazione degli studenti stranieri, a cominciare dall’educazione dell’infanzia, la cui partecipazione è spesso limitata e che si rivela decisiva anche per contrastare i divari di genere cui sono esposte in misura particolare le donne di origine straniera. In questo senso, può essere utile offrire servizi di sostegno alla genitorialità, corsi per neomamme, corsi di italiano per le donne, lavorando con i Consultori, le realtà del Terzo settore e i centri religiosi.
- Per ridurre la competizione tra scuole, di qualsiasi ordine e grado, e aumentare l’attrattività di quelle più marginali, anche nei confronti di ambiti prossimi all’area interna, è importante anche differenziare l’offerta, per esempio prevedendo percorsi montessoriani o legati al metodo Reggio Children, lavorare sull’outdoor education a partire dalle numerose risorse naturalistiche locali, ideare innovativi programmi di collaborazione e scambio con il mondo delle imprese locali e/o l’Università nella secondaria di secondo grado.
Sul fronte sociosanitario, porzioni importanti di territorio non sono servite dalle Case di Comunità, localizzate nei Comuni di Suzzara, Quistello, Borgo Mantovano, Sermide e Felonica. Le problematiche maggiori riguardano gli anziani e i soggetti più fragili, che faticano a spostarsi. In questo senso, il primo corso d’azione immagina una rete di servizi territoriali di prossimità in una dimensione d’area in grado di avvicinare alcune funzioni ai cittadini. Ciò può essere realizzato con alcune misure alternative o congiunte, quali:
- il potenziamento delle farmacie, ben diffuse sul territorio, da abbinare a corsi di formazione e aggiornamenti per i farmacisti – chiamati a erogare nuovi servizi – e la previsione di strutture mobili per offrire assistenza sanitaria e orientamento nelle aree più isolate in cui non esistono presidi medici ma anche nei contesti urbani per le fasce più vulnerabili della popolazione. La possibilità di spostamento degli ambulatori mobili permette di lavorare ogni giorno in aree diverse anche all’interno della stessa zona;
- la creazione di ambulatori medici, ricavati in spazi pubblici sottoutilizzati e messi a disposizione gratuitamente da parte dei Comuni o dell’ASST, adatti a ospitare medici di base e pediatri (laddove manchino), ma anche infermieri di comunità, ostetriche e specialisti che potrebbero spostarsi all’interno dell’area interna, dove effettuare visite, prelievi del sangue, prenotare prestazioni mediche, partecipare a incontri di sensibilizzazione e informazione su questioni legate alla salute, anche e soprattutto in un’ottica di prevenzione;
- la riorganizzazione e il ripensamento delle strutture per la cura degli anziani, sia in termini di procedure di accesso sia del servizio stesso secondo modelli differenziati, in particolare rispetto agli anziani ancora autosufficienti (silver co-housing, appartamenti assistiti, ecc.). Importante sarebbe anche la previsione di centri diurni (anche all’interno dei learning hub precedenti), concepiti come luoghi intergenerazionali dove svolgere attività ricreativo-culturali (laboratori), attività sportive, attività di svago, fra cui l’orticoltura, avviando anche progetti con le scuole, le associazioni, i centri giovanili;
- il potenziamento della digitalizzazione del territorio al fine di rendere possibile la diffusione di pratiche quali, ad esempio, la telemedicina;
- il coordinamento del trasporto sociale, come fatto nelle vicine Terre d’Argine (Modena);
- il potenziamento del ruolo e del contributo del Terzo settore attraverso azioni di co-progettazione e co-gestione dei servizi, che vanno al di là della mera fornitura. Ciò potrebbe anche abbassare i costi in ambito sociale, oggi spesso insostenibili per i piccoli Comuni.
Infine, le connessioni lineari fanno riferimento in via prioritaria alla trasformazione della ferrovia Suzzara-Sermide in treno-tram. Questo cambiamento consente, innanzitutto, di migliorare l’offerta di trasporto pubblico locale, soprattutto per quanto riguarda la frequenza del servizio, rendendolo competitivo con il mezzo privato oltre ad apportare evidenti benefici di tipo ecologico e ambientale. Inoltre, il TPL favorirebbe il collegamento dell’area con alcuni ambiti contermini, come l’area reggiana e ferrarese, già attrattive per quanto riguarda, per esempio, l’istruzione superiore. La linea, inoltre, potrebbe condurre fino alla stazione Mediopadana, dalla quale è possibile avere accesso al sistema AV nazionale, a beneficio del sistema economico e lavorativo dell’area. Il treno-tram, inoltre, costruisce un diverso rapporto con lo spazio circostante alla ferrovia. L’infrastruttura, infatti, cessa di essere una cesura per diventare un potenziale elemento di riqualificazione urbana e territoriale, nonché elemento di valorizzazione immobiliare, effettuando anche un maggior numero di fermate. Il tram-treno sostiene poi un uso allargato del territorio, con una migliore integrazione tra Sinistra e Destra Secchia. In questo senso, è possibile immaginare non solo il ripensamento di alcune stazioni, quali spazi polifunzionali e scambiatori di mobilità a servizio della comunità, specie dei più giovani, e dei visitatori – che potrebbero arrivare proprio in treno, per esempio utilizzare alcune linee sovra-locali, come la Freccia Orobica che congiunge l’area con la montagna e il mare –, ma anche estendere il bacino d’utenza di alcune attrezzature, come centri sportivi, spazi culturali, musei, ecc. La nuova linea est-ovest diventerebbe, quindi, l’asse portante di un sistema di mobilità pubblica integrata, ad albero, da raggiungere con le altre linee ferroviarie, con il sistema su gomma (da ripensare) e, soprattutto, con le forme di mobilità attiva, adatte a un territorio pianeggiante come quello dell’Oltrepò Mantovano. Da questo punto di vista, per potenziare questa modalità di spostamento, è importante intervenire con infrastrutture adeguate e incentivi che favoriscano l’acquisto (o il noleggio) e l’uso della bicicletta elettrica, oltre ad attività di sensibilizzazione, informazione e promozione indirizzate a residenti e visitatori.
2.3 Innovare e riequilibrare il territorio: per una trama diffusa di opportunità economiche, culturali e ambientali sostenibili
Il secondo corso d’azione lavora sulle dinamiche attive in campo economico-produttivo ma anche ambientale e culturale, con l’obiettivo di avviare azioni strategiche volte alla cura, valorizzazione e innovazione del territorio, al momento oggetto di azioni frammentate e, talvolta, scarsamente coordinate. Obiettivo di questa linea di intervento è la messa a sistema delle risorse esistenti (produttive, culturali, del terzo settore, ambientali, istituzionali), verso un modello che possa essere leva di una maggiore coesione territoriale, desiderabilità e abitabilità dell’Oltrepò Mantovano. La qualità del lavoro è un elemento fondamentale, in questa prospettiva, da cui deriva la necessità di contrastare forme di sfruttamento e precarizzazione che colpiscono, in particolare, la popolazione straniera, agendo non solo per mezzo della doverosa attività repressiva, ma anche attraverso la formazione e la capacitazione della popolazione straniera stessa. Le linee di azione previste dovranno inquadrarsi anche all’interno delle strategie regionali e nazionali per la sostenibilità, la transizione energetica e la cura della biodiversità, con particolare attenzione alle attività manifatturiere e rurali.
Per rispondere a queste necessità ed esigenze, il secondo corso di azione prevede le seguenti linee di lavoro:
- Innesco di nuove attività connesse all’agricoltura, all’agroindustria e alla manifattura, al fine di incentivare il ricorso a pratiche innovative nell’economia locale. Formazione e trasferimento tecnologico sono due chiavi per favorire l’accelerazione degli investimenti nella transizione digitale ed ecologica. La creazione di Centri di competenza, hub di innovazione digitale, istituti tecnici superiori e Corporate Academy possono rappresentare una via per sviluppare un sistema educativo che risponda alla domanda di tecnologia e di capitale umano espressa da parte delle imprese locali. Nel medio termine, l’affermazione dei centri di competenze dipenderà dal loro successo in campo industriale, ovvero dalla capacità degli attori principali sul territorio di realizzare progetti di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico. Un volano interessante potrebbe essere l’avvio di imprese giovani che puntano su innovazione e nuove tecnologie, attraverso incentivi e premialità per start-up ad alto contenuto tecnologico. Con questa linea di lavoro, oltre a sviluppare un ecosistema dell’innovazione dinamico e competitivo, creare nuove opportunità per fare impresa e incoraggiare l’occupazione, si promuoverebbe una strategia di crescita sostenibile che interviene sul tessuto imprenditoriale esistente, stimolando le specificità del territorio e le nuove tecnologie 4.0 in un ambiente digitalmente interconnesso.
- Formazione permanente per studenti e lavoratori, investendo su percorsi di re-skilling e di up-skilling, anche attraverso la sensibilizzazione dell’importanza dell’acquisizione di nuove competenze. In particolare, percorsi formativi ad hoc dovrebbero essere previsti per i lavoratori nel settore agricolo e culturale, al fine di aggiornare questi comparti alle sfide poste dal territorio e dai rispettivi mercati del lavoro. Importante sarebbe il coordinamento con le azioni già esistenti (e.g., Maestri del Lavoro), sviluppando un progetto integrato che porti diversi portatori di interesse (e.g., Informagiovani, Confcommercio Giovani, Confartigianato, Aziende del territorio, scuole secondarie di II grado) a sensibilizzare i più giovani verso temi importanti come l’imprenditorialità, la formazione, l’aggiornamento e il lavoro sul campo per il miglioramento delle competenze acquisite e l’apprendimento di nuove conoscenze spendibili in una realtà mutevole. Alcune esperienze formative post-diploma, con corsi professionalizzanti finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro, anche per gli stranieri, andrebbero maggiormente incentivate. Molto utile sarebbe anche l’affiancamento dei giovani in uscita da un percorso di studi con proposte di esperienze di tirocinio perché possano acquisire le competenze professionali necessarie ad un primo ingresso nel mondo del lavoro.
- Sviluppo di attività rivolte in particolare alla popolazione straniera finalizzate a una maggiore integrazione sociale e culturale, con programmi per acquisizione di competenze di base, quali quelle linguistiche, e sociali, legate a pratiche di partecipazione e cittadinanza. Un programma di questo genere dovrebbe includere anche forme di sostegno all’associazionismo e alla partecipazione delle popolazioni straniere – anche nella forma dei progetti di cosiddetto “sviluppo e organizzazione di comunità” – al fine di contrastare le forme di sfruttamento sul lavoro, migliorandone la qualità.
- Gestione integrata delle risorse e valorizzazione d’insieme del patrimonio materiale e immateriale dell’area, attraverso una cabina di regia – che è già rappresentata dal Consorzio Oltrepò Mantovano e che andrebbe sostenuta integrando le professionalità mancanti con competenze specifiche e trasversali – per proseguire il lavoro di costruzione di un progetto forte e coordinato che non disperda sul territorio energie e possibilità e superi campanilismi e frammentazione delle iniziative. Com’è emerso a più riprese nel percorso locale, la comunicazione tra gli attori sul territorio è cruciale e deve essere d’area, ben rappresentata da un ente intermedio di governance che operi con impegno e determinazione da parte di tutti i portatori d’interesse coinvolti. Importante sarà la costruzione di un sistema di promozione culturale coordinato sul territorio.
- Offerta di iniziative rivolte agli operatori del settore agricolo, volte ad accrescere la conoscenza del territorio – in termini di rischi e possibilità – e dei temi della sostenibilità. Appare cruciale investire sul ripensamento della figura dell’agricoltore, in termini di innovazione, capacità di fare rete e di nuove forme di imprenditorialità tese all’adattamento ai cambiamenti in atto o emergenti (e.g. la crisi climatica e idrica): in questo contesto, risulta determinante il ruolo della formazione e della costruzione di capacità e competenze, anche in forma continua. I percorsi di formazione e aggiornamento dovranno essere articolati per rispondere alle esigenze e alle sfide attuali e potenziali in Oltrepò Mantovano: da un lato, percorsi formativi legati all’innovazione nel settore agricolo (e.g., competenze specifiche relative alle fonti rinnovabili, compostaggio, gestione e implementazione delle tecniche di coltura, agricoltura 4.0 e filiera corta); dall’altro, percorsi formativi dedicati alla multifunzionalità dell’agricoltura, alla cura, valorizzazione e promozione del territorio e dei prodotti locali (e.g. agriturismo, centri di educazione ambientale). Questo ultimo punto può essere una leva verso l’inclusione lavorativa e sociale di soggetti più fragili, attraverso opportunità professionali nel campo dei servizi al turismo rurale, dell’agricoltura sociale, delle trasformazioni del cibo, dell’innovazione tecnologica e delle colture.
- Potenziamento, integrazione e articolazione capillare della rete di percorsi a fruizione “lenta”, come ciclabili e cammini molto presenti nel territorio, con una particolare attenzione all’intermodalità delle reti ferroviarie, ciclabili e cammini. Nella prospettiva di una maggiore connessione e coesione del territorio sarebbe auspicabile che i Comuni attraversati, confinanti e limitrofi ai percorsi lenti facessero rete e si confrontassero periodicamente su progetti, iniziative e possibilità di finanziamento, anche con il supporto del Consorzio Oltrepò Mantovano.
- Sostegno a interventi diffusi di conservazione delle zone umide esistenti e alla creazione di nuove piccole zone umide, così come a interventi di deframmentazione ecologica, mantenimento dei varchi ecologici presenti, contenimento delle specie esotiche invasive, al fine di mantenere l’integrità paesaggistica e la qualità ambientale attraverso azioni di tutela e miglioramento. Importante sarà anche sensibilizzare i cittadini e gli utenti ai temi dell’ambiente, della biodiversità e dei rischi naturali, attraverso iniziative culturali coordinate che superino la frammentazione tra istituzioni di vario livello. Una ricognizione del territorio potrebbe, inoltre, individuare il patrimonio rurale da recuperare, istituendo una rete di residenze d’artista e spazi multifunzionali legati alla ricchezza naturale e culturale dell’area che, oltre a proseguire il lavoro di sensibilizzazione e valorizzazione già in corso, possano fungere da archivio di buone pratiche realizzate nell’area negli ultimi anni.
Questo corso d’azione costruisce una figura territoriale a “griglia” – ovvero una trama diffusa di opportunità economiche, culturali e ambientali sostenibili d’area – che deve passare necessariamente per una diffusa digitalizzazione del territorio, in cui le aree industriali dismesse potrebbero fungere da data center, ospitando infrastrutture IT virtualizzate a uso condiviso di più aziende. Inoltre, cruciale sarà l’adozione di un “Piano d’area per il cambiamento climatico”, insistendo su questo territorio rischi di varia natura che necessitano di una strategia aggiornata e condivisa. Sia il quadro normativo attuale, sia quello futuro in materia di pianificazione del territorio, riconoscono l’importanza delle unioni di Comuni e il peso crescente che essi assumono nella gestione delle risorse e dei rischi connessi ai cambiamenti climatici. L’attuazione di strumenti di governo e pianificazione di area vasta – che qui è rappresentata dall’area interna nella sua interezza – permette di riconsiderare le previsioni insediative e infrastrutturali in relazione agli impatti climatici a cui è esposta e di agevolare le necessarie manutenzioni e le opere di adattamento fisico. Il risparmio, in termini di danni e costi di riparazione, sarebbe indubbiamente rilevante. Importanti, a tal proposito, saranno anche i PAESC e le iniziative adottate nel campo dell’energia, individuando su base locale target combinati di decarbonizzazione, adattamento e aumento della resilienza climatica e lotta alla povertà energetica.
Rispetto al problema specifico delle “isole di calore” urbane, presenti soprattutto nelle aree produttive, l’attenzione dovrà essere rivolta al progressivo adeguamento dei criteri di pianificazione urbanistica, nonché dei regolamenti edilizi a essa collegati, alla diffusione di tecniche costruttive idonee sia a scala di edificio, sia a scala di quartiere (infrastrutture verdi, permeabilizzazione, gestione intelligente delle risorse energetiche e idriche in entrata e in uscita, sistemi per la regolazione del microclima urbano, ecc.), nonché alla riduzione degli impatti locali del traffico. L’elenco programmatico di interventi da considerare è lungo e prevede la selezione di azioni chiave di adattamento che, in relazione alle specifiche vulnerabilità dell’Oltrepò Mantovano, integrino elementi di pianificazione e progettazione proattivi e strategici, con aspetti difensivi o di tutela.
La figura territoriale della griglia permette di intervenire tanto a livello più puntuale, in ambiti ben definiti ma strategici, quanto a livello di area nel suo complesso, attivando misure coordinate di sviluppo economico, culturale e ambientale che preservino gli equilibri dell’area e promuovano forme di pianificazione congiunta sostenibile.
2.4 Il sistema ecologico e di vita del Po
Il corridoio fluviale del Po, con i suoi affluenti, è un sistema ecologico complesso di scala regionale, ricco di biodiversità – come reso evidente dai numerosi presidi di zone protette e da tante altre situazioni ecologiche rilevanti – ma da alcune decine di anni molto minacciato e assai degradato.
Pur rappresentando una risorsa preziosissima da un punto di vista ecologico-ambientale, economico, identitario e culturale, turistico-fruitivo, infatti, il tratto del fiume che delimita l’area interna ha subìto processi di degrado dovuti all’inquinamento delle acque, all’artificializzazione dell’alveo e alla banalizzazione ecologica delle golene causata dallo sviluppo impetuoso della pioppicoltura. Si tratta, comunque, di un paesaggio distintivo, segnato da bastioni imponenti, argini e infrastrutture massicce, con habitat specifici come lanche, bugni, sabbioni, boschi ripariali e paludi.
Per questo, il terzo corso d’azione pone al centro il sistema delle terre fluviali e delle acque, intendendole come elemento “ordinatore” del territorio, punto di partenza per una generale strategia di transizione ecologica, ed elemento attorno al quale impostare politiche di riqualificazione e valorizzazione, azioni di apprendimento e riscoperta per i residenti e i visitatori, interventi di protezione ambientale e a favore della biodiversità del fiume, sottoposta a numerose minacce.
La salvaguardia e valorizzazione delle risorse paesistico-ambientali del territorio, a partire dal Po, infatti, può contribuire ad aumentare la qualità di vita di chi vive il territorio (si veda punto 3.2.1), attraverso processi di apprendimento e la promozione di pratiche quotidiane, legate all’abitare, al lavoro e al tempo libero, più sostenibili e salutari, a beneficio del singolo ma anche della collettività.
Le azioni intorno al fiume Po, e al patrimonio culturale che lo lambisce, diventano anche l’occasione per produrre nuove alleanze territoriali che ruotano intorno all’ambiente, alla cultura, alla biodiversità, nuove cooperazioni con contesti extraregionali (del Veneto, dell’Emilia) profondamente simili all’Oltrepò Mantovano dal punto di vista geografico, antropologico, economico e paesaggistico.
Il riconoscimento della Riserva MAB Unesco “Po Grande” può rappresentare un primo passo in questo senso perché si tratta di un’area di 2.866 km² che attraversa 3 Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto), 8 Province (Parma, Reggio Emilia, Piacenza, Mantova, Cremona, Lodi, Pavia, Rovigo) e 85 Comuni. Nell’area interna considerata, inoltre, il Po unisce due città UNESCO – Mantova e Ferrara –, da immaginare in stretta sinergia con l’Oltrepò Mantovano per quanto riguarda l’offerta di servizi e attività culturali. Ecco allora che da territorio di margine, luogo di attraversamento o di confine, l’Oltrepò Mantovano può diventare uno dei cuori di un sistema territoriale più vasto, punto strategico e nevralgico di un ambito sovra-regionale che pone una serie di problematiche cruciali per l’intera Pianura Padana.
Una prima serie di azioni – di carattere ecologico-ambientale – riguarda:
- La promozione di azioni di sensibilizzazione ed educazione ambientale, rivolte alla popolazione locale – con il coinvolgimento di scuole, parrocchie, centri civici, aziende, ecc. – e ai visitatori per far sì che aumenti la consapevolezza ecologica, oggi quasi totalmente assente. A questo proposito un programma di occasioni di formazione per amministratori e tecnici locali, ma anche per sviluppare nuove professionalità legate al turismo lento e creare nuovi posti di lavoro, anche in riferimento a soggetti fragili e NEET;
- la rinaturalizzazione dell’ambito fluviale, delle aree golenali e delle aree limitrofe a questo sistema per aumentare la biodiversità e ridare spazio all’acqua, una risorsa sempre più scarsa ma anche sempre più minacciosa nei periodi di piena e alluvione. Un esempio potrebbe essere quello della “Strada del Tartufo Mantovano” che si lega alla gestione degli argini tra Moglia e Quistello, con la messa a dimora di piante (e.g., querce, pioppi, tigli);
- la trasformazione dell’agricoltura della campagna limitrofa, con interventi di promozione e sostegno di forme rurali più sostenibili e sociali e la creazione di filiere locali di produzione e consumo (frutticoltura, pascolo, ecc.). Ne è un esempio il Presidio Slow Food del tiròt di Felonica – una focaccia a base di cipolla – che ha portato alla creazione di una filiera tra fornai e aziende agricole, al recupero di terreni dismessi e alla creazione di nuovi posti di lavoro, a progetti di agricoltura sociale che coinvolgono soggetti fragili promossi dal Comune di Sermide e Felonica e dalla Cooperativa “Il Ponte”, l’organizzazione di eventi e manifestazioni estive che ruotano intorno al prodotto tipico e attirano molti visitatori.
Queste azioni, da implementare, devono prestare particolare attenzione al benessere dei lavoratori stagionali, con azioni di monitoraggio, sensibilizzazione e prevenzione ma anche politiche abitative e di accoglienza, come già sperimentato sul territorio di Sermide.
In queste azioni, i Consorzi di Bonifica (Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in Destra Po e Consorzio della Bonifica Burana) possono giocare un ruolo importante come soggetti sovra-locali direttamente coinvolti in operazioni di riqualificazione dei sistemi paesaggistici blu e verdi. Essi, infatti, mantengono l’efficienza dei canali, delle casse di espansione e degli impianti idrovori, un’importante rete ecologica per la tutela della biodiversità e per la valorizzazione ambientale. Accanto all’attenzione costante per il risparmio idrico e la qualità dell’acqua, i Consorzi operano mettendo a dimora piante e specie arboree, costituendo dei veri e propri corridoi ecologici.
Una seconda serie di azioni riguarda la riscoperta fruitiva del territorio fluviale, nel solco di quanto già fatto dal Consorzio e dagli enti locali, in raccordo con progettualità più ampie, come VENTO. Una riscoperta di cui potranno beneficiare innanzitutto gli abitanti, insieme ai visitatori, e che dovrebbe essere combinata ad azioni di apprendimento e sensibilizzazione per promuovere un cambiamento culturale.
Nello specifico, sarà importante intervenire su:
- la riorganizzazione e la messa a sistema di percorsi ciclo-pedonali, a partire da quelli di sponda, anche attraverso la pedonalizzazione e/o la riduzione della velocità automobilistica a 30 km/h sugli argini e il potenziamento dell’intermodalità bici-treno e bici-barca, con la realizzazione di servizi di collegamento e traghettamento via barca, come suggerito dal progetto “Trasponde”;
- la rigenerazione del patrimonio costruito e di spazi aperti pubblici prossimi al fiume a uso ricreativo-culturale, specie per i giovani, per favorirne una maggiore fruizione e restituirli alla bellezza nella quale le comunità locali possano tornare a identificarsi. Alcune azioni possibili: la riqualificazione urbana di strade di accesso e spazi aperti dei paesi, per esempio attraverso lo strumento dei Patti di collaborazione, promuovendo così anche una rivitalizzazione delle attività commerciali, specie di quelle a supporto del ciclo-turismo (ciclofficine, osterie, panetterie, ecc.); una programmazione unitaria e riconoscibile di iniziative, eventi, manifestazioni distribuite nell’arco dell’anno, da realizzare con i musei presenti.
La natura strategica dell'Agenda
Indice sottosezioni:
I possibili corsi d’azione che abbiamo individuato – I servizi: oltre la distribuzione e organizzazione puntuale; Innovare e riequilibrare il territorio: per una trama diffusa di opportunità economiche, culturali e ambientali sostenibili; Il sistema ecologico e di vita del Po – hanno una natura strategica per diverse ragioni. La prima è che i tre corsi di azione mirano a migliorare l’abitabilità e la desiderabilità dell’Oltrepò Mantovano, agendo sulle sue principali componenti di fragilità e facendo leva sul ricco capitale sociale, economico, culturale e ambientale che caratterizza il territorio. Lavorare nell’area al fine di migliorarne le condizioni abitative, professionali, occupazionali, ambientali e culturali ha a che fare tanto sulla capacità di migliorare le condizioni di vita – in termini di servizi e di welfare – di chi vive l’area, quanto sulla possibilità nel medio periodo di avviare linee di azione capaci di invertire alcune tendenze insostenibili dell’area. Perché questo avvenga è cruciale intervenire sul fronte dei servizi locali (seconda ragione), in termini di scuola, salute e mobilità adeguate e di qualità.
In continuità, i temi della formazione e dell’innovazione sono la terza ragione. Si tratta di una leva che ha una dimensione trasversale e che riguarda la necessità di prevedere una formazione di nuove competenze attraverso il rafforzamento di quelle di base della popolazione di origine straniera, la riduzione dei divari di genere, un investimento sui giovani, sulla sostenibilità in ambito agricolo e zootecnico, sull’innovazione e sulla digitalizzazione. La quarta ragione risiede nell’interrogarsi su come far diventare centrale il tema della biodiversità, a partire da strumenti e processi capaci di confederare le amministrazioni e gli attori locali, facendoli convergere verso azioni prioritarie di sostenibilità ambientale – ma anche azioni da non ripetere – con l’obiettivo di intervenire su tutto il territorio, sensibilizzare la comunità locale e creare opportunità di lavoro qualificato e innovativo in ambiti nuovi. Quest’ultimo punto richiede di mobilitare i capitali sociali, spaziali e cultuali dell’area, generandone di nuovi ove necessario, e stabilendo alleanze con attori esterni alla stessa.
Le leve proposte in questa agenda strategica sono fortemente sinergiche e hanno un’ulteriore dimensione ad esse trasversale che appare egualmente strategica, ovvero il riconoscimento del fiume Po come capitale naturale e territoriale e non più come cesura, attraverso il quale costruire nuove forme di cooperazione locale e la costruzione di nuove istituzioni e attori locali capaci di gestire alla scala sovracomunale le azioni strategiche. Infine, dal punto di vista delle azioni propedeutiche allo sviluppo di questi corsi d’azione, alcune appaiono fondamentali: la prima è rafforzare il ruolo, le competenze e le possibilità operative e di governance del Consorzio Oltrepò Mantovano; la seconda è frenare il consumo di suolo e la banalizzazione del territorio; la terza è costruire reti di soggetti e coordinare le azioni puntuali locali al fine di renderle catalizzanti di effetti positivi su una porzione più ampia di territorio; la quarta è dare continuità alle iniziative già in essere e descritte brevemente in questo documento, con l’obiettivo di garantirne la continuità, sostenibilità ed efficacia nel medio-lungo periodo.
Per ogni corso di azione saranno individuati i possibili canali di finanziamento nel contesto dei fondi SNAI (FSE+, FESR, regionali) e saranno segnalate, dove possibile, altre possibilità di risorse economiche in termini di bandi e fondi (regionali, PNRR, FEASR).