Lomellina / Ritratto territoriale
Un ritratto territoriale dell'area della Lomellina
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share_location 575,34 km²
gavel 43 comuni
groups_2 73.571 abitanti
Chiusura documento: 11/09/2024
Indice sezioni:
La Lomellina è una porzione del territorio lombardo situata nella provincia di Pavia. Racchiuso dal Piemonte, il territorio lomellino è esteso su una superficie di 1.240 chilometri quadrati e, dal punto di vista storico-geografico, è composto da 57 comuni tra il fiume Sesia a ovest, il fiume Po a ovest e a sud, il fiume Ticino a est e il Basso Novarese (Piemonte) a nord. Superati i corsi d’acqua, a occidente si trova il Monferrato (Piemonte), a meridione il Tortonese (Piemonte) e l’Oltrepò Pavese, a oriente alcuni comuni del pavese e del milanese.
L’area interna definita dalla delibera n. XI/5587 del 23/11/2021 della Regione Lombardia (Agenda del Controesodo) comprende 43 comuni, per un totale di 74.820 abitanti e un territorio di circa 762 chilometri quadrati. I comuni sono stati selezionati a seguito di un’analisi condotta da POLIS Lombardia che, attraverso un indice composito, ha individuato i comuni che presentavano condizioni di fragilità più evidenti a scala regionale.
leaderboard Tabella 1. Indice di svantaggio nei comuni dell'area
L’analisi di Polis Lombardia evidenzia una situazione molto variegata. L’indice composito ha preso in esame 35 indicatori afferenti a 6 aree tematiche (Demografia; Sviluppo sociale; Sviluppo economico e povertà; Sviluppo ambientale; Patrimonio culturale e turismo; Sicurezza) e ha permesso di individuare il cosiddetto “Indice di Svantaggio” dei comuni montani e dei Piccoli comuni.
La Lomellina ha una forte tradizione legata alla vocazione agricola, che nel corso del tempo è stata integrata dallo sviluppo di altri settori economici. Vigevano, capitale storica della produzione di calzature, è da considerarsi il “polo” principale della Lomellina per numero di abitanti, dotazione di servizi e presenza di attività produttive e artigianali. Di rilievo, per l’economia dell’area, è la presenza della Raffineria ENI che, costruita negli anni Sessanta, è stata progressivamente ampliata, è tutt’oggi in funzione e si estende su oltre tre chilometri quadrati di superficie nei comuni di Sannazzaro de’ Burgondi e Ferrera Erbognone.
A partire dagli anni Duemila, anche il settore della logistica ha investito su questo territorio, in particolare nei territori dei comuni di Mortara, Castello d’Agogna e Ottobiano, sia per la disponibilità di aree a basso costo che per la prossimità con alcuni corridoi infrastrutturali sovranazionali. In Lomellina si concentra uno dei più vasti sistemi agricoli a scala regionale, con circa 50 mila ettari di superficie dedicata. L’agricoltura occupa infatti il 65% dell’intera superficie territoriale e si caratterizza per la prevalente presenza di risaie, pari a più di due terzi dell’intera superficie coltivata, fonte di circa l’80% della produzione regionale di riso. Il sistema agricolo con la sua fitta rete idrica costituisce l’elemento essenziale e tipico del paesaggio. La presenza di numerosi corsi d’acqua a carattere fluviale e torrentizio ha giocato infatti un importante ruolo paesistico-morfologico e storico nella configurazione spaziale di questo territorio. L’abbondante disponibilità della risorsa idrica ha costituito la base per la realizzazione della maglia di un sistema agricolo che presenta caratteri distintivi se paragonato alla restante parte della pianura padana.
Popolazione
L’evoluzione della popolazione e le sue caratteristiche
Indice sottosezioni:
Secondo i dati ISTAT, al 2020, la popolazione dell’area interna della Lomellina era di 74.820 abitanti. Il comune di Mortara, con oltre 15.000 abitanti, registra un incremento di popolazione in anni recenti, mentre i restanti comuni dell’area non hanno più raggiunto i picchi di popolazione degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del secolo scorso. A influire sono certamente i cambiamenti strutturali avvenuti negli anni, con famiglie meno numerose e processi di contrazione delle attività rurali, ma anche la presenza di uno dei più importanti e dinamici poli logistici regionali, nonché uno dei settori trainanti dell’economia provinciale. Mortara si dimostra dunque un polo attrattore di popolazione e di servizi dell’area.
Come si può osservare nella figura 2, la popolazione della Lomellina ha raggiunto il suo picco nel 1971 per poi contrarsi nei decenni successivi. Si tratta di un andamento paragonabile a quello di altri territori. Come vedremo più avanti, questo dato aggregato nasconde traiettorie molto diverse in relazione a ogni singolo comune.
leaderboard Figura 2. Andamento della popolazione delle aree interne lombarde, 1971-2021
Con riferimento all’evoluzione più recente della popolazione, si può osservare la variazione percentuale della popolazione residente in due periodi: tra il 2009 e il 2014 e tra il 2015 e il 2019 (figg. 3-4). In Lomellina, nel periodo 2009-2014, solo 4 comuni hanno valori positivi: Mortara con valori stabili, Castello d’Agogna, Valeggio, Ferrera Erbognone, mentre gli altri hanno valori molto negativi o negativi. Nel periodo 2015-2019, invece, l’unico comune stabile è Cozzo e nessun comune conosce un processo di crescita. Complessivamente, negli anni più recenti l’area perde, quindi, abitanti. I comuni che conoscono una contrazione relativa più significativa in entrambi i periodi sono Castelnovetto, Breme, Semiana, Velezzo Lomellina, Villa Biscossi, Galliavola, Gambarana.
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La traiettoria demografica di un comune risulta sia dal saldo naturale – ovvero il bilancio fra nascite e decessi – sia dall’indice di migrazione netto (Migration Effectivenes Index, MEI) che definisce il tasso netto di migrazione e viene calcolato come il rapporto tra immigrati verso ed emigrati da una determinata area in un certo periodo di tempo (figg. 5-6). Un valore positivo significa che nel territorio sono immigrate più persone di quante ne siano emigrate, viceversa in caso di un valore negativo. Considerato che le nascite e i decessi non influiscono sull’indice, questo dato è significativo per determinare la maggiore o minore attrattività di un comune nei confronti delle scelte residenziali delle persone. Anche in questo caso si guarda a due periodi: 2009-2014 e 2015-2019.
In Lomellina, nel periodo 2009-2014, i comuni con un sostanziale equilibrio fra nuove iscrizioni e cancellazioni sono 5, quelli attrattivi 10. I più attrattivi sono: Albonese, Ferrera Erbognone, Villa Biscossi (10-25%), Confienza, Mortara, Cilavegna, Castello d’Agogna, Valle Lomellina, Galliavola, Pieve del Cairo (5-10%). Nel periodo 2015-2019, invece, i comuni stabili sono 9 e quelli attrattivi 7: Velezzo Lomellina (>25%), Cozzo, Ottobiano, Albonese (10-25%), Robbio, Mortara, Parona (5-10%). Questi processi sono spesso accompagnati da un incremento nell’offerta dei servizi, dalla tenuta delle attività a servizio dell’abitare e da nuove urbanizzazioni.
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Infine, possiamo guardare al dinamismo della popolazione di una determinata area, valutando quanto essa è cambiata entro un determinato intervallo. L’indice di ricambio migratorio (Turn Over rate, TO) (figg. 7-8) può essere impiegato a questo fine. L’indice ha valori sempre positivi e anche in questo caso è stato calcolato in riferimento ai due periodi indicati in precedenza: 2009-2014 e 2015-2019. In Lomellina nel periodo 2009-2014 i comuni più dinamici sono Valeggio e Galliavola. Nel periodo più recente, invece, i comuni più dinamici sono Galliavola e Cozzo.
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Per indagare la traiettoria della popolazione nel lungo periodo abbiamo poi osservato i dati del censimento generale della popolazione a partire dal 1911, mentre per i dati successivi al censimento del 2011 abbiamo tenuto conto della popolazione residente comunale al 1° gennaio 2019 resa disponibile dall’ISTAT sulla base di indagini effettuate presso gli uffici di Anagrafe (demo.istat.it). Abbiamo individuato cinque intervalli temporali: il primo e più ampio include indicativamente le due guerre mondiali (1911-1951); il secondo, gli anni dei ‘boom’ e della crescita urbana “concentrata” (1951-1971); il terzo, il periodo in cui emergono le ‘tre Italie’ e in generale i fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione ‘diffusa’ (1971-1991); il quarto, gli anni della fase di stagnazione economica (1991-2011); il quinto e più breve, gli anni del post-crisi (2011-2019). Tale scomposizione in cinque intervalli distribuiti in oltre cento anni di storia ha permesso di costruire una matrice da cui è possibile ricavare, per ogni comune, una sequenza di bilanci demografici in cui si alternano o ripetono fasi di crescita (C) o decrescita (D). Sono emerse nel complesso 32 tendenze che ci permettono di individuare alcuni profili evolutivi che possiamo ordinare a seconda della tendenza dei comuni nelle ultime fasi: da un lato dinamiche di crescita consolidata a cui si affiancano processi che abbiamo definito di ripresa e, in alcuni casi, controstorie; dall’altro, rallentamenti recenti, processi di caduta o di ricaduta che si affiancano a dinamiche di contrazione consolidata.
Come in altre aree interne lombarde, anche in Lomellina si registra una polarizzazione della distribuzione della popolazione residente attorno ai centri principali. I comuni che hanno registrato un incremento demografico gravitano lungo l’asse Mortara-Vigevano e Mortara-Novara. La contrazione insediativa si registra invece nei comuni più piccoli, in cui l’assenza o inaccessibilità ai servizi e alle reti di trasporto, così come la forte specializzazione agricola incidono sulle scelte localizzative della popolazione. L’analisi dei dati ISTAT aiuta a individuare i comuni che più di altri hanno avuto un incremento e/o decremento di popolazione. Territori con il massimo di popolazione ai censimenti recenti sono quelli che hanno saputo attrarre attività e abitanti. Questo è solitamente accompagnato da un incremento nell’offerta dei servizi, tenuta delle attività a servizio dell’abitare e nuove lottizzazioni.
Cilavegna e Castello d’Agogna sono i due comuni che hanno registrato nell’area un decisivo aumento di popolazione negli ultimi anni, complici gli interventi nel campo della logistica che hanno incrementato l’offerta lavorativa. Mortara e Robbio hanno rappresentato i poli principali degli anni Settanta e ancora oggi hanno le caratteristiche e i servizi della città media. Mede e Sannazzaro de’ Burgondi sono invece i comuni che hanno attratto popolazione negli anni Ottanta del secolo scorso, grazie alla realizzazione di insediamenti residenziali diffusi. Tutti gli altri comuni, spesso a vocazione agricola e di piccole dimensioni, non hanno più raggiunto i numeri registrati negli anni Cinquanta del secolo scorso. Le diverse configurazioni spaziali che questo territorio presenta sono dunque il riflesso di queste dinamiche residenziali e abitative.
Dall’analisi degli indicatori che descrivono la popolazione scolastica e quella attiva, calcolati su dati ISTAT 2019, si osservano interessanti geografie e scelte localizzative. Le due fasce di età (6-19 e 6-64) sono state considerate perché la prima descrive la popolazione scolastica che frequenta la scuola dell’obbligo fino all’ultimo anno di secondaria di secondo grado; la seconda considera, invece, la popolazione attiva che si sposta per motivi di lavoro o di studio, quindi dalla scuola dell’obbligo fino all’età pensionabile. In Lomellina, la popolazione in età scolastica si concentra prevalentemente nei comuni a Nord-Est, in particolare nel comune di Mortara, che è dotato di una stazione ferroviaria con corse a medio-alta frequenza (87 corse nelle 24h e 2800 saliti e discesi nel 2017 – dati Regione Lombardia) ma anche nel comune di Parona, sulla linea ferroviaria Milano – Mortara. La popolazione attiva si concentra poi lungo tutto il confine Est dell’area e nei comuni di Olevano, Velezzo e Cozzo.
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Anche in Lomellina l’invecchiamento della popolazione nei comuni più piccoli è un dato rilevante che richiede una certa attenzione. Molti sono i comuni che registrano, in un rapporto percentuale della popolazione di oltre 65 anni su quella 0-14 anni, un indice di oltre 275 contro una media nazionale di 168,9 (2018).
Se scorporiamo i dati sull’invecchiamento, la popolazione è suddivisibile in due fasce: un primo gruppo raccoglie la popolazione di età compresa tra 65 e 80 anni e un secondo gruppo la popolazione over 80. Tale distinzione – di largo uso tra i demografi – si fonda anche sulla diversità di pratiche e bisogni tra i due gruppi. Mentre la popolazione fino a 80 anni tende a essere ancora attiva, quella oltre gli 80 anni è tendenzialmente molto sedentaria, con solo un numero limitato di piccoli spostamenti. Si riscontrano in generale alti valori di popolazione superiore agli 80 anni, in particolare nei comuni più prossimi al fiume Po.
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Gli indicatori relativi alla popolazione scolastica e alla popolazione attiva (figg. 16-17) descrivono la percentuale di popolazione di età compresa tra 6 e 19 anni e quella compresa tra 6 e 64 anni sulla popolazione totale di ogni comune, e sono calcolati su dati ISTAT 2019. La prima fascia d’età comprende la popolazione scolastica fino all’ultimo anno di scuola secondaria di secondo grado. La seconda comprende, invece, la popolazione attiva nel lavoro e nello studio, dalla scuola dell’obbligo fino all’età pensionabile. In Lomellina, proporzioni più alte di popolazione attiva e di quella scolastica si trovano prevalentemente nei comuni della parte est dell’area interna, soprattutto nelle porzioni di corona a Mortara, uno dei poli di servizi dell’area, e nei comuni più prossimi a Vigevano e Pavia, con l’eccezione di Torre Beretti e Castellaro, a sud-ovest.
Altra dimensione rilevante è quella della presenza di residenti con nazionalità diversa da quella italiana (fig. 16). Il tasso di popolazione straniera nell’area interna è del 10.58%, rispetto ad un tasso provinciale del 11.74%.
Osservando l’incidenza sulla popolazione totale si può osservare come gli stranieri si localizzino prevalentemente laddove si concentra la popolazione attiva e nei centri urbani maggiori. Le maggiori opportunità lavorative e disponibilità di servizi alla persona sono probabilmente fattori rilevanti nelle scelte residenziali di questo gruppo. I comuni di Mortara, Cozzo, Olevano di Lomellina, Ferrera Erbognone e Sannazzaro de’ Burgondi sono i comuni con un tasso di popolazione straniera più elevato, tra il 20% e il 40%.
Analizzando l’indicatore del reddito medio pro-capite, la Lomellina si posiziona nella media rispetto alle altre 13 aree interne lombarde. Il reddito medio pro-capite (RMPC) nell’area nel 2020 è di circa 23.000€ per un totale di 54.695 contribuenti, mentre nel 2010 si attestava a circa 20.000€ per 58.830 contribuenti. Sebbene dunque ci sia un leggero incremento nel RMPC, il numero di contribuenti è in calo. A livello regionale, il RMPC è aumentato passando dai 22.630€ per contribuente nel 2010 a 24.726€ nel 2020.
I comuni con il reddito maggiore nell’ultimo decennio sono Mortara, Robbio, Sannazzaro de’ Burgondi, Ferrera Erbognone e Mede con un reddito medio che supera i 20.000€ per contribuente. I comuni con reddito più basso nel 2010 erano Valeggio, Nicorvo, Velezzo Lomellina, Gambarana, Villa Biscossi, tutti con un reddito inferiore ai 15.000€ pro capite. Valeggio nel 2010 aveva un RMPC di 13.821€. Nel 2020, invece, sono invece Galliavola, Villa Biscossi, Valeggio, Velezzo Lomellina, Gambarana. Di questi comuni solo Galliavola e Villa Biscossi hanno un reddito inferiore a 15.000€ nel 2020 mentre gli altri si avvicinano ai 16.000€. Galliavola è l’unico comune che nell’ultimo decennio ha visto ridursi il RMPC da 17.762€ a 14.834€. Anche l’analisi del RMPC evidenzia dunque processi di polarizzazione nell’area, con i comuni più attrattivi e dinamici che registrano redditi e numero di contribuenti più elevati.
leaderboard Tabella 2. Reddito Medio Pro Capite, 2010-2020
La Lomellina ha un livello di scolarizzazione inferiore alla media regionale, registrando una grave carenza di residenti con livelli elevati di scolarizzazione (secondaria e terziaria) ad elevata professionalità. La vulnerabilità del tessuto sociale dell’area va quindi letta anche nell’ottica di una struttura demografica a basso grado di istruzione e specializzazione. I dati sul panorama occupazionale confermano la vulnerabilità del tessuto sociale. Insiste infatti uno squilibrio tra chi è parte del mondo del lavoro e chi ne è fuori. La percentuale di inattivi/pensionati è pari al 50%, ben superiore alla media regionale. Anche il tasso di disoccupazione è superiore alla media regionale. Se da un lato l’elevato tasso di anziani incide su queste statistiche, dall’altro i dati segnalano un territorio incapace di offrire prospettive lavorative per le nuove generazioni.
La figura sottostante individua il livello di occupazione totale; nell’area interna il tasso di occupazione è mediamente alto: i comuni con il tasso di occupazione più basso sono Cozzo e Villa Biscossi, con un tasso che si attesta tra il 50 e il 55%. La partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne nell’area interna appare ancora molto al di sotto del suo potenziale. Per valutare questo problema impieghiamo l’indice di penalizzazione di genere, che misura la differenza fra i livelli di partecipazione al lavoro delle donne e quella degli uomini. L’indice è negativo sull’insieme del territorio, con una tendenza fortemente negativa nei comuni di Galliavola (-1.05/ -0,6), Gambarana, Valeggio e Breme (-0,6/-0,5).
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Patrimoni
Paesaggi, patrimoni naturali e rischi
Indice sottosezioni:
La Lomellina è delimitata a ovest dal Sesia e dal Po, a est dal Ticino, a sud dal Po e a nord dal Basso Novarese. Il territorio è per lo più pianeggiante, risultato di continue modifiche da parte dell’uomo al fine di renderlo coltivabile. A servizio di questa estensione di coltivazioni, per lo più risaie e marcite, a fianco dei tre fiumi naturali che delimitano la Lomellina, è stata organizzato un complesso sistema idrico di rogge e canali, che hanno dato vita alla costruzione di mulini e cascine a corte chiusa. Sopravvivono alcuni tratti dell’originario paesaggio naturale, oggi di grande pregio naturalistico: si pensi alle «garzaie» (colonie di aironi gregari) più importanti d’Europa e alle golene dei fiumi Po, Ticino, Sesia. Una parte del territorio lomellino è inclusa nelle Aree Prioritarie per la Biodiversità ed è una delle aree sorgente importanti nell’ambito della rete Ecologica Regionale della Lombardia. Si evidenzia anche la presenza della Zona di Protezione Speciale «Risaie della Lomellina», la più grande d’Europa per estensione, e delle due principali Aree Prioritarie di Intervento Parco Valpometto e Boschetto Scaldasole.
È importante rilevare come questo territorio si confermi uno dei più ricchi dal punto di vista ornitologico in Italia. È infatti una delle poche zone in cui si incontrano tutte e nove le specie europee di Ardeidi, sette delle quali coloniali e due che nidificano in modo solitario. Accanto a esse nidificano specie di assoluto interesse conservazionistico. Oltre che per gli uccelli nidificanti, le aree naturali si sono dimostrate dei biotopi di grande rilevanza per la conservazione di specie rare e minacciate a livello europeo, fra le quali diverse incluse nelle liste di priorità della Direttiva Habitat.
Gli elementi naturali e artificiali tipici del paesaggio agrario dell’area, che è prevalentemente coltivata a riso, sono presenti soprattutto lungo i corsi d’acqua. L’uniformità è interrotta dalle fasce golenali del fiume Sesia e del torrente Agogna, oltre che dal sistema di paleomeandri attribuibile a un antico sistema fluviale ora scomparso e in parte sostituito dal sistema delle rogge, lungo il quale si allineano numerosi biotopi palustri e forestale di rilevante interesse conservazionistico. Lungo questo allineamento si incontrano Riserve naturali e Monumenti naturali riconosciuti come Siti Natura 2000. Il paesaggio agrario è quello peculiare delle aree risicole, la cui continuità è garantita dall’assenza di grandi infrastrutture lineari. La fitta rete irrigua consente il mantenimento di ecosistemi acquatici di rilevanza sia economica che naturalistica.
In sintesi, la Lomellina presenta il sistema fisico tipico della bassa pianura irrigua. Tra gli elementi del soprassuolo si richiamano i fiumi principali (Ticino, Po, Torrente Agogna, Torrente Terdoppio), la fascia dei fontanili, il sistema irriguo e relativi impianti, le incisioni della valle del Ticino e della valle del Terdoppio, le aree golenali del Po, le zone umide interstiziali, i boschi planiziali della valle del Ticino.
È presente un parco regionale, il parco regionale della Valle del Ticino, alcune ZSC (Abbazia Acqualunga, Basso Corso e sponde del Ticino, Boschetto di Scaldasole, Boschi del Vignolo, Boschi Siro Negri e Moriano, Garzaia del Bosco Basso, Garzaia della Cascina Notizia, Garzaia della Cascina Portalupa, Garzaia della Rinalda, Garzaia della Verminesca, Garzaia di Celpenchio, Garzaia di Gallia, Garzaia di S. Alessandro, Garzaia di Sartirana, Palude Loja, San Massimo), due ZPS (Boschi del Ticino, Risaie della Lomellina), alcuni monumenti naturali (Garzaia della Cascina Notizia, Garzaia della Rinalda, Garzaia della Verminesca, Garzaia di Celpenchio, Garzaia di Gallia, Garzaia di S. Alessandro, Garzaia di Sartirana, Ambiti di specifica tutela del fiume Po - aree golenali del Po), un PLIS (Parco Valpometto).
Le forme e la diffusione del rischio idrogeologico nell’area della Lomellina rimandano a una condizione di rischio molto comune nelle aree interne lombarde, quella propria alle fasce urbanizzate rivierasche dei fiumi e dei corsi d’acqua superficiali. Anche in Lomellina, come in altri territori della Pianura Padana, molti centri urbani a ridosso dei corsi d’acqua risultano, quindi, interessati dalle classi di rischio idrogeologico più elevato. Per dare rappresentazione di tali condizioni ricorriamo a una serie di indici.
Il primo è l’indice di rischio idrogeologico (fig. 22). Tale indice considera una varietà di rischi, fra i quali ma non esclusivamente le frane profonde e superficiali, le esondazioni fluviali di fondovalle, i fenomeni di tipo torrentizio lungo il reticolo idrografico in relazione a “bersagli” – ovvero i beni esposti a tali rischi –, quali abitazioni, imprese e infrastrutture. In cinque comuni della Lomellina la frequenza di tale rischio è più elevata rispetto alla media regionale e in un comune in particolare – Mezzana Bigli – è molto elevata. Si segnala il sito dell’impianto chimico Oxon Italia Spa, comune di Mezzana Bigli, completamente in area a rischio idrogeologico.
leaderboard Figura 22. Indice di rischio idrogeologico comunale
Scendendo di scala, possiamo osservare come il rischio idrogeologico si distribuisca sul territorio dei comuni più esposti a tale rischio, ovvero con indici superiori a 1.5. Questa operazione è stata resa possibile estraendo dal geoportale PRIM (Sicurezza e servizi (PRIM)) delle celle di venti metri per venti metri. Gli indici di rischio elaborati nel PRIM sono raggruppati in classi corrispondenti a differenti livelli di criticità rispetto alla media del territorio regionale (che è uguale ad 1). I comuni presi in esame sono Mezzana Bigli, Nicorvo, Sannazzaro de’ Burgondi, Pieve del Cairo, Castello d’Agogna (figg. 23-29). Come si può osservare ad essere esposte a rischio sono sia i centri abitati sia molte aree produttive.
Un ulteriore strumento per la valutazione dell’esposizione del territorio della Lomellina a una varietà di rischi è l’indice di rischio integrato (fig. 30). Tale indice è una combinazione, effettuata mediante una somma pesata, delle evidenze relative ai rischi individuati dal già citato PRIM, ovvero i rischi idrogeologico, meteorologico, sismico, di incendio boschivo, industriale, di incidenti stradali, incidenti sul lavoro, insicurezza urbana. L’indice di rischio integrato ha l’obiettivo di definire il livello di criticità del territorio rispetto alla media regionale che è definita come uguale a 1. In Lombardia varia da 0 a >10. Come si può vedere, nel caso della Lomellina, quattro comuni – Sannazzaro de’ Burgondi, Ferrera Erbognone, Mezzana Bigli, Nicorvo – presentano valori superiori a quelli della media regionale. Tuttavia, nel caso dei primi due comuni, è l’esposizione al rischio chimico e industriale a pesare in modo considerevole.
leaderboard Figura 30. Indice di rischio integrato comunale
In Lomellina sono presenti 7 stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) connessi con sostanze pericolose, individuati dal Ministero della Transizione Ecologica (MITE) nell’Inventario Nazionale degli Stabilimenti a Rischio di incidente Rilevante (D.Lgs. 105/2015).
Gli stabilimenti sono concentrati prevalentemente nel territorio dei comuni “polo” dell’area e nei comuni confinanti: Sannazzaro de’ Burgondi (Ferrera Erbognone e Mezzana Bigli) e Mortara (Castello d’Agogna), ma si registra anche un terzo accentramento nei comuni di Robbio e Castelnovetto (si veda la tabella 3). Si tratta prevalentemente di impianti di piccole e medie dimensioni, ad eccezione della Raffineria ENI posta nei comuni di Sannazzaro de’ Burgondi e Ferrera Erbognone (avente una superficie di 3,2 chilometri quadrati). Oltre alla lavorazione petrolchimica, chimica e di stoccaggio del GPL, si registrano impianti che trattano i fanghi per la produzione di fertilizzanti.
leaderboard Tabella 3. Stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante
L’impianto della Raffineria ENI, oltre ad avere un’importante estensione territoriale rispetto all’area di riferimento, è da considerarsi uno dei maggiori poli industriali in termini energetici dell’Italia settentrionale: la Raffineria, infatti, rifornisce le Regioni Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna. A livello europeo, l’impianto ENI copre il fabbisogno dei prodotti di raffinazione di parte della Svizzera e dell’Austria.
L’analisi della distribuzione a livello territoriale dei siti inquinati, bonificati e degli impianti di trattamento dei rifiuti restituisce un quadro coincidente rispetto alla presenza di stabilimenti RIR, suggerendo una concentrazione delle aree industriali in alcuni ambiti specifici della Lomellina. In particolare, si nota come la posizione degli impianti e delle aree sia prevalentemente a ridosso della rete ferroviaria che collega la Lomellina alla provincia di Pavia, alla Città Metropolitana di Milano e al Piemonte. La maggioranza degli impianti di trattamento dei rifiuti è concentrata nella fascia settentrionale e meridionale dell’area, in comuni di “confine” rispetto al perimetro del territorio identificato come Area Interna: a nord, si rileva una presenza più marcata di impianti nei comuni di Mortara e Parona; a sud, nei comuni di Sannazzaro de’ Burgondi e Ferrera Erbognone. Nel comune di Parona è presente un impianto termovalorizzatore che serve l’intera Provincia di Pavia e di cui è stata recentemente approvata una terza linea per l’essicamento dei fanghi; l’elevata concentrazione di impianti di trattamento dei rifiuti e industriali nel comune ha causato la rilevazione di una “situazione ambientale critica”, culminata in un’ordinanza comunale del 2011 (Ordinanza n. 40/2011) che vieta il consumo di uova e carne avicola proveniente da allevamenti famigliari a causa della presenza di valori di diossina oltre i livelli di norma. Un nuovo studio per la verifica della situazione sanitaria del territorio è stato commissionato dal comune di Parona nel 2022, “anche in relazione all’alto tasso di aziende chimiche e metallurgiche, che rientrano in media tra le più inquinanti, insediate sul territorio lomellino”. Nella fascia sud dell’area si menziona la presenza della discarica di cemento-amianto ACTA s.r.l. nel comune di Ferrera Erbognone. La discarica allo stato attuale vede completati due dei sei lotti previsti ed è posta nelle immediate prossimità della Raffineria ENI. Anche in questo caso, la realizzazione della discarica è stata oggetto di un ricorso da parte dei comuni di Sannazzaro de’ Burgondi, Galliavola e Mezzana Bigli, dalla Provincia e da associazioni di categoria (agricole), respinto dal TAR della Lombardia. A livello locale, la realizzazione o ampliamento degli impianti di trattamento dei rifiuti e delle nuove discariche è oggetto di contestazioni molto forti.
La discarica di cemento-amianto in Ferrera Erbognone è inoltre poco distante dall’impianto per il trattamento dei fanghi e la produzione di fertilizzanti sito in Mezzana Bigli, uno dei molti nell’Area:
(il) recupero dei fanghi a fini agronomici in provincia di Pavia è una pratica molto diffusa (50% a livello regionale), in un territorio a forte vocazione agricola, dove si riscontra la necessità di apportare sostanza organica ai terreni impoveriti anche dalla monocoltura e dove esistono pochi allevamenti zootecnici. (…) Il disagio che deriva dallo smaltimento dei fanghi nei campi, sia per il forte impatto odorigeno sia per i timori di inquinamento del suolo e della falda ha fatto nascere (dal 2014) una rete di Comitati civici in tutta la provincia di Pavia per chiedere maggiori controlli; alcuni comuni hanno vietato lo spandimento dei fanghi in prossimità degli abitati. (Fonte: Documento UTR Pavia Lodi, Dossier del Territorio Provinciale, p. 27).
Il suolo consumato, ovvero urbanizzato/impermeabilizzato, nelle 14 aree interne lombarde al 2021 ammonta complessivamente a 49.036 ettari (ha).
Dall’analisi dei dati di consumo di suolo annuale netto nel periodo 2020-2021 contenuta nel rapporto ISPRA sul consumo di suolo dell’anno 2022 applicata ai 485 comuni delle 14 “aree interne” lombarde, risulta che 293 di questi non hanno consumato suolo (pari al 60%), 191 comuni (pari al 39,4%) hanno invece consumato suolo e uno solo ha ridotto il consumo di suolo. Complessivamente, l’artificializzazione del suolo nelle aree interne lombarde ammonta a 92,6 ettari nel solo ultimo anno osservato. Questo valore pesa per il 10,5% dell’intero consumo regionale annuo (pari a 883 ettari) ed è pari a mezzo ettaro circa per ogni comune consumatore di suolo nelle aree interne. Si tratta quindi di un consumo significativo.
Per misurare l’efficienza nell’uso del suolo abbiamo impiegato l’indicatore del consumo marginale di suolo per i 473 comuni delle aree interne lombarde, escludendo 12 comuni che hanno una popolazione stazionaria. Fra questi, 284 comuni non registrano consumo di suolo nel periodo 2020-2021 (pari al 58%), mentre i restanti 189 si dividono tra comuni che hanno avuto un incremento demografico e consumo di suolo (44, pari al 9%) e comuni che hanno registrato una riduzione nel numero di residenti pur continuando a consumare suolo (145, pari al 30% del totale).
Come abbiamo visto, l’intero gruppo dei comuni dell’aree interne lombarde ha consumato 92,6 ettari pari al 10,5% dell’intero consumo di suolo regionale registrato tra il 2020 e il 2021. Quasi l’83% del consumo di suolo delle aree interne (76,7 ha) è imputabile ai 145 comuni con indicatore di efficienza negativo (Cmarg<0), cioè che perdono residenti, mentre gli altri 44 comuni hanno consumato i restanti 15,9 ha. Dunque, in termini assoluti ha consumato più il gruppo dei comuni inefficienti ovvero i comuni che pur perdendo residenti consumano nuovo suolo.
Analizzando le famiglie di comuni per ampiezza demografica si nota che il gruppo di comuni piccolissimi (0-500 ab.) è in assoluto il più inefficiente (-1.243 m2/ab), ma non in termini assoluti (3,5 ha consumati), il cui primato è detenuto dai comuni piccoli tra i 501 e i 2000 abitanti (25,8 ha) e, a seguire, da quelli tra i 5001-10000 ab. con 22,2 ha.
In conclusione, possiamo rilevare che nei 189 comuni consumatori delle aree interne lombarde il consumo di suolo rimane elevato, incidendo per oltre il 10% sul consumo totale regionale. Per loro si profila un andamento contraddittorio che vede oltre l’80% del loro consumo realizzato da comuni con contrazione demografica. Questi comuni sono da considerare come altamente inefficienti perché hanno consumato una risorsa non rinnovabile (il suolo) senza avere una forzante attiva (la popolazione in crescita). Questo non giustifica il consumo di suolo dei restanti comuni, in quanto si tratta di consumi in aree prevalentemente fragili e ad alta sensibilità ambientale dove, in entrambi i casi, andrebbe prima fatto uso delle aree già artificializzate, non utilizzate o dismesse, e delle abitazioni, non utilizzate o sottoutilizzate.
Per guardare all’andamento del consumo di suolo in Lomellina, impieghiamo prima l’Indicatore del suolo consumato pro capite che misura la quantità di copertura artificiale esistente al 2021 rispetto alla popolazione residente in quell’anno. Il comune con un consumo di suolo pro capite maggiore è il comune di Velezzo Lomellina (4170 mq/ab), quello inferiore è il comune di Mede (384 mq/ab).
In seguito, impieghiamo l’indicatore di consumo marginale di suolo, che abbiamo spiegato poco sopra. Dei 42 comuni dell’area 7 hanno consumato suolo nel 2021, di questi 5 hanno consumato suolo a fronte di una decrescita demografica.
Il peggior valore medio comunale di consumo marginale di suolo si registra nelle aree dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario - 1983,5 m2 di suolo consumato per ogni abitante in meno – e del Lario Orientale e delle Valli S. Martino e Imagna, con 1.447,2 m2 di suolo consumato per ogni abitante perso. La Lomellina arriva in terza posizione con 1343 m² di suolo consumato per ogni abitante perso. Si tratta di un valore molto alto che rende questo territorio ancora più fragile, esponendolo alla necessità di un crescente livello di spesa pubblica e privata per la manutenzione delle aree urbane che, inevitabilmente, peseranno sempre più su di un numero invece più ristretto di abitanti.
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I sopralluoghi in Lomellina hanno messo in evidenza il fenomeno del progressivo “svuotamento” (di popolazione e di attività commerciali) dei centri storici – in particolare delle porzioni del tessuto consolidato che affacciano direttamente sulle strade provinciali e statali sottoposte alla percorrenza ad alta intensità di mezzi pesanti, nonostante i divieti messi in alcuni comuni. In molti casi, anche nei comuni meno “vulnerabili” (e.g., Mortara, Sannazzaro de’ Burgondi, Cilavegna – si veda l’indice elaborato da Polis Lombardia) si registra la chiusura di diverse attività commerciali (fenomeno che può aver subito un’accelerazione dovuta alla pandemia da Covid-19) e il sottoutilizzo o inutilizzo del patrimonio residenziale. In contrasto a questo andamento si riportano alcuni tentativi “virtuosi” per destinare a nuove attività commerciali spazi da tempo non in uso nel tessuto storico consolidato, con il fine di “rigenerare” e “riattivare” il centro storico (nuovi negozi, abitazioni destinate a persone con fragilità come nel caso del comune di Pieve del Cairo).
Pur in assenza di particolari dinamiche di sviluppo in settori industriali o artigianali specifici, la Lomellina risente della pressione che le attività economiche gravitanti sulla metropoli (su tutto logistica e trasporti) hanno iniziato a esercitare, grazie al basso costo dell’investimento immobiliare iniziale e alla previsione di una futura infrastrutturazione viabilistica. A questa pressione si aggiunge la normale evoluzione di alcuni comuni che, grazie ai propri strumenti di governo del territorio tentano di recepire le istanze di miglioramento viabilistico, allontanando il trasporto pesante e affrontando le dinamiche di esodo dai centri storici verso le nuove lottizzazioni. Questo fenomeno pone al centro la questione di un consumo elevato e disordinato di suolo, con il rischio di una banalizzazione del territorio e di una progressiva riduzione dell’attrattività.
Di tutt’altra natura sono invece gli interventi localizzati nei centri aziendali agricoli e volti a migliorare l’assetto della produzione, per esempio ottimizzando gli stoccaggi, favorendo la tracciabilità del prodotto, attivando piccoli impianti di trasformazione e dando vita ad attività di vendita diretta o di ricettività agrituristica. Sporadici sono invece gli interventi di recupero e salvaguardia delle emergenze legate al patrimonio costruito e al paesaggio rurale.
La progressiva antropizzazione delle aree rurali più contenuta rispetto alla media provinciale e regionale va letta alla luce dello scenario demografico di generale contrazione. In alcuni comuni, tuttavia, emergono dinamiche di consumo di suolo non proporzionate alle dinamiche insediative. Grandi interventi di conurbazione hanno innescato fenomeni di destrutturazione della maglia rurale e dei caratteri insediativi del territorio.
La Lomellina ospita sul suo territorio anche alcuni impianti per la produzione di energia in quota considerevole rispetto al contesto provinciale. Emerge un primato nel campo dei biocombustibili solidi e liquidi e significativa è anche la presenza di impianti idroelettrici. Queste presenze sul territorio hanno un impatto non sempre positivo sul contesto, sia in termini di inquinamento sia in termini di impatto sulla trama viaria che risulta non idonea e vocazione produttiva che rischia di perdere le sue relazioni con il paesaggio agrario trasformato. Gli impianti a biogas hanno spinto alla conversione a mais di grandi superfici precedentemente destinate alla produzione del riso.
A Mortara è operativo il terminal intermodale realizzato dalla Società Polo logistico Integrato di Mortara e cofinanziato della Regione per la parte infrastrutturale (i.e., terminal intermodale per l’interscambio strada e rotaia dei container e delle casse mobili). L’impianto si sviluppa su una superficie di quasi 700.000 mq, di cui una buona parte destinato alla logistica, 110.000 mq all’intermodalità e una parte occupata da un centro direzionale, parcheggi e aree di servizio. La società è attualmente impegnata a commercializzare i lotti delle aree latistanti il terminal per nuovi insediamenti logistici, con possibili insediamenti fino a 200.000 mq coperti.
L’impianto è l’unica infrastruttura lombarda che unisce terminal ferroviario e sistema della logistica su gomma, candidandosi a diventare un hub intermodale tra il sistema dei porti liguri e il Nord Europa.
Il terminal serve relazioni di traffico bidirezionali con Olanda (Rotterdam), Germania (Krefeld), Belgio (Gent), con una capacità di traffico operabile che può arrivare in futuro fino a 50 treni a settimana, senza bisogno di contributi pubblici. Ad inizio marzo è stato firmato un accordo commerciale con un’importante società tedesca di gestione dei trasporti logistici con l’obiettivo di rafforzare l’offerta sul corridoio del Gottardo per le rotte intermodali tra Italia, Germania, Benelux e Scandinavia. Da settembre 2021 è previsto il potenziamento del servizio esistente con i nodi merci europei e l’attivazione di un nuovo collegamento con il terminal olandese di Venlo. (Fonte: Documento UTR Pavia Lodi, Dossier del Territorio Provinciale).
Geografie
Geografia dell’insediamento consolidato e patrimoni costruiti
Indice sottosezioni:
Le campagne della pianura irrigua Lomellina risultano costellate da numerose cascine di interesse storico, che avevano un’originaria funzione di centri rurali, attorno ai quali ruotava l’intera attività agricola praticata nei territori circostanti. Alcune di esse sono tutt’ora in attività, mentre altre hanno subito variazioni nella destinazione d’uso (e.g., deposito di attrezzature agricole, complessi residenziali) o sono state abbandonate. Questi insediamenti rurali coincidono, in molti casi, con i Nuclei di Antica Formazione identificati dai Piani di Governo del Territorio (es. Mortara; Frascarolo; Pieve Albignola – Frazione di Cascinotto Mensa; Velezzo Lomellina – Frazione di Campalestro; Mede – Frazione di Tortorolo; Villa Biscossi; Zeme – Frazioni di Marza e Cascina Sant’Alessandro; Robbio – Cascina la Torre; Frascarolo – Frazione Abbazia di Acqualunga). In alcuni casi tra i Nuclei di Antica Formazione sono compresi opifici del XIX e inizio XX secolo (es. Manifatture ex Gallio, poi Rondo, Cilavegna).
Lungo i confini occidentali si riscontra la presenza di viabilità di interesse paesistico, costituita da vie ad alta frequentazione con valore panoramico. È presente, inoltre, una fitta viabilità di interesse storico, costituita da percorsi o tracciati per i quali è ancora almeno in parte riscontrabile la struttura storica originaria (sede viaria, elementi complementari, alberature ecc.), oppure la traccia di percorsi storici riconoscibili quale “calco” negli orientamenti colturali e edilizi.
Il territorio è attraversato in particolare da due strade storiche che collegano l’Area con altre Province e Regioni: la Via Francigena, che collega Palestro, Robbio e Mortara, e la Via delle Gallie, il cui tratto ad oggi percorribile da Dorno porta sino all’attuale comune di Lomello. All’interno del perimetro definito come Area Interna, la Via Francigena Romea interessa i comuni di Palestro, Robbio e Mortara; la Via delle Gallie attraversa i territori dei comuni di Ferrera Erbognone, Lomello, Ottobiano, Scaldasole e Valeggio.
L’area è anche attraversata da una fitta rete di canalizzazione di servizio all’irrigazione e mantenimento dei terreni coltivati (prevalentemente a riso). Nel XIX secolo sono state realizzate importanti opere idrauliche che mettono tutt’oggi il territorio in relazione con il Piemonte. Tre la altre, si cita in particolare il Canale Diramatore Quintino Sella, nel territorio del comune di Cilavegna, in cui si trova il partitore Sant’Anna. Il Consorzio Est Sesia ha avviato la conversione a centrali idroelettriche di alcuni mulini dismessi (es., comune di Nicorvo – Fonte: Piano Est Sesia, pp. 445-446).
L’evoluzione dell’urbanizzato segue alcune soglie storiche:
- soglia 1954: sistema insediativo di cintura dei nuclei storici, attestati lungo le direttrici di collegamento principale. Di carattere urbano attorno ai nuclei di Vigevano e Mortara, di carattere nucleiforme nei centri minori;
- 1954 – 1980: espansione generalizzata degli addensamenti urbani sulle direttrici viarie principali e del settore nord, di particolare rilevanza a Sannazzaro de’ Burgondi;
- 1980 – 2000: processo diffusivo delle espansioni nei nuclei della porzione settentrionale, con processi conurbativi nell’areale di Vigevano;
- 2000 – 2012: addizioni urbane più marcate nei principali centri (Vigevano, Mortara, Sannazzaro de’ Burgondi).
Analizzando le tipologie insediative, emergono l’addensamento conurbato di Vigevano, il sistema insediativo prevalente per nuclei urbani distinti e nucleiformi nel tessuto agrario della pianura, di maggiore rilievo se attestati lungo le principali direttici di comunicazione ed episodi frequenti di insediamenti rurali sparsi. Medie ed alte densità insediative sono prevalentemente nell’addensamento conurbato di Vigevano e di Mortara, mentre prevalgono medie e basse densità residenziali nel sistema insediativo per nuclei distinti. Gli insediamenti produttivi di rilievo sono o isolati o localizzati negli addensamenti conurbati di Vigevano e Mortara.
L’indice di urbanizzazione territoriale dell’ambito lomellino, più ampio di quello che rientra nella strategia aree interne (7,7%) è leggermente inferiore all’indice provinciale (9,2%). Il territorio è prevalentemente rurale e appartiene al sistema territoriale agrario dell’agricoltura professionale, vocato alle colture risicole. Nelle corone urbane di Vigevano, Mortara e Robbio sono presenti i principali insediamenti produttivi (commerciali e manifatturieri, con funzione logistica e di interporto per Mortara). A Sannazzaro de’ Burgondi emerge l’insediamento delle attività di raffinazione del petrolio.
La qualità dei suoli, elevata, è distribuita in modo omogeneo, con decadimento solo in corrispondenza di greti e fasce fluviali. In tutto il quadrante nord-orientale le previsioni di trasformazione del suolo libero assumono un rilievo dimensionale significativo. Ad eccezione di Vigevano e Mortara, le previsioni di trasformazione sono quasi esclusivamente di natura residenziale. Nel quadrante sud-occidentale l’entità delle previsioni di trasformazione si attenua sensibilmente, assumendo dimensioni maggiormente rapportate all’estensione dei nuclei esistenti, pur in mancanza di dati demografici in crescita.
leaderboard Figura 34. Edifici per epoca di costruzione
I dati statistici al censimento del 2011 non fanno desumere condizioni di particolare criticità rispetto all’utilizzo degli edifici, se non in alcuni limitati casi: nella maggioranza dei comuni dell’area, la percentuale di edifici non in uso si attesta su valori che non superano la soglia del 5% rispetto alla totalità del costruito. Le soglie percentuali di inutilizzo più alte si registrano nei comuni di Gambarana (16% - 29 edifici non in uso su un totale di 181) Ceretto Lomellina (13% - 13 edifici non in uso su un totale di 100) Cozzo (12% - 34 edifici non in uso su un totale di 292) e Mezzana Bigli (9% - 54 edifici non in uso su un totale di 587). Solo parzialmente corrispondente alla fotografia delle condizioni d’uso del costruito restituita dai dati censuari è, invece, l’immagine evinta dai sopralluoghi e dai rilievi speditivi in situ: si rilevano alti tassi di edifici residenziali in abbandono totale o parziale in molti dei centri storici, soprattutto in corrispondenza dell’asse viario principale (frequentemente percorso da mezzi pesanti) e nelle frazioni più distanti dal centro ‘capoluogo’, per lo più cascine.
Se si confrontano i dati del censimento del 2011 con quelli più recenti (soglia del 2019) si riscontrano alcune differenze evidenti: in Lomellina, la percentuale di abitazioni non occupate è variabile, con alcuni comuni – di diversa classificazione SNAI – che registrano tassi di inutilizzo molto elevati. La crescita delle abitazioni nel periodo 2011-2021 è dovuta alla componente delle abitazioni non occupate. Tale incremento deriva dalle nuove costruzioni e dal cambio della metodologia di stima che si basa sui dati amministrativi opportunamente corretti e integrati nel Registro Statistico dei Luoghi, in particolare nella componente Registro degli edifici e delle abitazioni e non sulle informazioni rilevate sulle famiglie. Nel 2011, il dato da indagine costituiva l’unica fonte informativa per la determinazione delle statistiche censuarie sugli alloggi. Il dato catastale era stato considerato solo come fonte di benchmark ed evidenziava già all’epoca uno scostamento non trascurabile sia in termini assoluti che relativi rispetto alle informazioni rilevate sul campo. La nuova strategia censuaria e i registri statistici garantiscono un riallineamento con le informazioni incluse nelle fonti amministrative disponibili. Il miglioramento degli archivi e della capacità di integrazione statistica delle fonti assicura quindi un incremento progressivo nella qualità dei dati.
L’analisi dei dati 2019 sul numero di abitazioni vuote e i sopralluoghi nell’area raccontano di un territorio che ha visto un graduale svuotamento dell’edilizia tradizionale, soprattutto cascine e tessuti edilizi continui su strada, a favore di nuovi modelli insediativi. Semiana, Galliavola, Langosco, Valeggio e Breme sono i comuni con percentuali di abitazioni inoccupate più elevati (oltre il 50%). A questi dati sullo stato d’uso e disuso del patrimonio abitativo si associano diversi gradi di obsolescenza e cattivo stato di manutenzione, con il patrimonio più recente in buono/ottimo stato e il patrimonio dei nuclei storici e di cascina che solo in parte è stato recuperato in anni recenti.
leaderboard Tabella 4. Abitazioni occupate e non occupate
Lo stato di conservazione degli edifici è complessivamente sufficiente, con differenze sostanziali tra i comuni con una più elevata concentrazione di popolazione e di servizi essenziali alla cittadinanza (i “poli” dell’area: Sannazzaro de’ Burgondi, Mede, Mortara) e quelli meno popolati e posti ai confini regionali verso il Piemonte (e.g., Suardi, Nicorvo).
leaderboard Figura 35. Stato di conservazione degli edifici residenziali in uso
leaderboard Figura 36. Potenzialità d’uso abitativo
I comuni con la più alta presenza di costruito residenziale ante 1919 sono Langosco (71% - 181 edifici residenziali su un totale di 254) e Cozzo (70% - 167 edifici residenziali su un totale di 238), mentre quello che presenta il tasso più elevato di costruito residenziale recente (1991-2006) è Castello d’Agogna, con il 53% degli edifici costruiti nell’ultimo trentennio.
La composizione, la dinamica e l’andamento del mercato immobiliare residenziale è analizzata a scala provinciale. L’articolazione del territorio provinciale per zone omogenee riflette un comparto omogeneo del mercato immobiliare locale, nel quale si registrano una sostanziale uniformità di apprezzamento per condizioni economiche e socio-ambientali. Per le analisi sul mercato immobiliare, i comuni della provincia di Pavia sono raggruppati in 3 macroaree: l’Oltrepò, che comprende i comuni a sud del fiume Po; la Lomellina, per i comuni ad ovest del fiume Ticino; il Pavese con i comuni intorno a Pavia e ad Est del fiume Ticino. A queste macroaree si aggiunge la città di Pavia che rappresenta il fulcro del mercato provinciale. A livello provinciale, l’indicatore di Intensità del Mercato Immobiliare (IMI), che misura la dinamicità del mercato, è in linea con la media regionale ed ha i suoi valori massimi nella macroarea Pavese per la forte richiesta di case provenienti dalla confinante provincia di Milano, mentre le dinamiche più basse si riscontrano nell’area dell’Oltrepò Pavese e della Lomellina, zone legate alle attività agricole.
In generale, negli ultimi dieci anni la Lomellina è soggetta a flessioni particolarmente negative. Nel 2010 la macroarea definita ‘Lomellina’ rappresentava il 28,5% del mercato della provincia e dopo il massimo raggiunto nel secondo semestre del 2005, l’andamento è stato sempre fortemente negativo. Il mercato residenziale è oggi un terzo di quello di allora (-67%). Per quanto riguarda le quotazioni si osserva un forte incremento fino al 2009 per poi iniziare una fase di decremento continua. Questo fenomeno è in linea con ciò che è avvenuto a scala regionale, dove risalta inoltre la ripresa nel 2010 della dinamica del mercato residenziale nei capoluoghi rispetto ai comuni minori, che fino al 2009 avevano mostrato un IMI sempre superiore alle città capoluogo.
Osservando l’andamento degli indici, è evidente la crescita del mercato dei comuni non capoluogo fino al picco registrato nel 2006, mentre nei principali centri (Pavia e Vigevano) si registrava nello stesso periodo una stazionarietà seguita da una lieve flessione. Nel successivo triennio 2007-2009 si osserva la prima caduta generalizzata, più marcata nei comuni minori. Dal 2009 al 2011 mentre le compravendite delle abitazioni continuano a diminuire nei comuni minori si nota invece in controtendenza una migliore tenuta del mercato nei principali centri. Nel successivo biennio 2012-2013 si nota il secondo crollo generalizzato delle compravendite in tutti i comuni. A partire dal 2014 è evidente l’inversione di tendenza che porta il mercato alla nuova fase di ripresa generalizzata sia nei centri che nei comuni minori fino al 2019.
Analizzando nello specifico i comuni dell’area interna della Lomellina, nei poli principali – Mortara, Cilavegna, Robbio – si osserva un decisivo calo dei valori immobiliari, mentre in alcuni comuni minori – si veda il caso di Ferrera Erbognone – il mercato immobiliare è addirittura migliorato, portando i valori immobiliari oltre la media dell’area.
leaderboard Tabella 5. Evoluzione dei prezzi al metro quadro dell’area interna della Lomellina
Si noti che i valori immobiliari sono calcolati sul patrimonio abitativo effettivamente disponibile sul mercato immobiliare. Gli edifici fatiscenti e in stato di abbandono o rovina – molto numerosi in alcuni comuni – non rientrano negli indici.
La Lomellina, in quanto parte della Provincia di Pavia, è territorio di competenza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese (sede a Milano). I beni architettonici sottoposti a vincolo sono 95 (nella Provincia di Pavia, in cui ricade interamente l’area Lomellina, le architetture vincolate sono 676). La presenza più elevata di architetture vincolate si registra nel comune di Mortara, che ne conta 16, seguito dai comuni di Lomello e di Rosasco (rispettivamente 13 e 8 architetture vincolate).
Nessun comune dell’Area Interna Lomellina fa parte di associazioni che promuovano attività di branding territoriale basate sulla promozione e la “messa in valore” del patrimonio costruito e dei centri storici riconosciuti a livello nazionale (e.g. Borghi più Belli d’Italia; Associazione Borghi Autentici; Bandiere Arancioni Touring Club Italiano).
In confronto alla Provincia di Pavia e all’altra area interna che fa riferimento al territorio provinciale (Oltrepò Pavese) si riscontra una scarsa propensione all’associazionismo dei comuni per la promozione e il “riconoscimento” del territorio sul piano nazionale. A livello provinciale e regionale, quasi tutti i comuni dell’Area Interna sono soci dell’Ecomuseo del Paesaggio Lomellino, Ente riconosciuto da Regione Lombardia. Sono esclusi i comuni di Zeme (Lomellina centrale), Confienza, Cilavegna, Nicorvo (Lomellina settentrionale) e Scaldasole (Lomellina meridionale); fuori dal perimetro Area Interna è socio dell’Ecomuseo il comune di Cassolnovo. L’Ecomuseo è promotore di alcuni tentativi di creazione di branding legato a specifiche risorse dell’area: tra gli esempi, si citano per il patrimonio costruito i castelli - “Lomellina Piccola Loira”; per quanto concerne il patrimonio rurale, i processi di “messa in valore” delle produzioni di eccellenza nell’ottica della promozione del turismo gastronomico (Breme – Cipolla Rossa; Cilavegna – Asparago Rosa).
La Lomellina non conosce il fenomeno del turismo di massa. Movimenti degni di nota si verificano unicamente in occasione di sagre e feste annuali, alcune delle quali sono in grado di richiamare un pubblico molto vasto, quantunque in buona misura di provenienza locale e di permanenza giornaliera. Le strutture ricettive risentono di tale situazione e, per ciò che concerne l’ospitalità alberghiera, sono scarse per numero e per lo più obsolete. In taluni casi, le grandi strutture ricettive destinate prevalentemente ad ospitare i dipendenti della Raffineria hanno cessato l’attività.
Vita quotidiana
Servizi, mobilità e vita quotidiana
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Dal punto di vista dei servizi di welfare di base (istruzione e sanità), pur trattandosi di un’area di pianura, la Lomellina si caratterizza per non pochi comuni sottodotati o privi di attrezzature pubbliche. In particolare, una ventina di comuni è priva di scuole del primo ciclo, concentrate nei centri maggiori. Si tratta dei territori più marginali dell’area o di quelli non serviti dalle vie di comunicazione principali (come la ferrovia).
Le scuole secondarie di II grado si concentrano a Mortara, vera centralità dell’area, che presenta un’offerta completa. Un altro istituto professionale si trova a Sannazzaro de’ Burgondi. Fuori dall’area, diverse sono le città medie di riferimento per i servizi di rango sovralocale: Vigevano, Voghera e Pavia ad est, Vercelli e Casale Monferrato ad ovest. I nidi e i centri giovanili sono pochi e concentrati nei poli principali, lasciando scoperta l’area centrale.
Due sono gli ospedali presenti, con servizio di pronto soccorso: Mortara e Mede, mentre una casa di cura accreditata si trova a Pieve del Cairo. I servizi socioassistenziali sono prevalentemente dedicati alla popolazione anziana: si riscontra la presenza di RSA nella quasi totalità dei comuni dell’area, molti dei quali sono private.
Per quanto riguarda la mobilità in uscita, i dati misurano il dinamismo dell’area attraverso la percentuale di persone che si spostano quotidianamente per motivi di studio e di lavoro fuori dal comune di residenza rispetto alla popolazione del comune di età compresa tra 6 e 64 anni (dall’inizio della scuola dell’obbligo fino all’età del pensionamento). Il valore abbastanza elevato dell’indice di mobilità in uscita dei comuni confinanti con Mortara evidenzia la mancanza di servizi e attività a supporto dell’abitare e la capacità di Mortara di attrarre spostamenti come centro locale di servizi. Anche i comuni a Nord Ovest, che riportano importanti valori di mobilità in uscita, sono quelli meno dotati di servizi al cittadino.
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Un’analisi più approfondita della matrice Origine e Destinazione (O/D) della regione Lombardia, sempre del 2020 ci permette di capire i motivi e i mezzi prevalenti degli spostamenti oltre che le maggiori dinamiche di mobilità. Da un punto di vista metodologico abbiamo classificato i flussi come: interni (FI), quelli cioè con origine e destinazione all’interno dell’area interna, in entrata (FE) con origine fuori dall’Area e destinazione nell’Area, in uscita (FU) con origine all’interno dell’Area e destinazione fuori dall’Area. La matrice O/D misura il numero di spostamenti delle persone di età maggiore di 14 anni. Il diagramma presenta il numero totale di flussi per ciascuna delle 14 Aree interne della Programmazione 21-27 pesato sul numero di abitanti dell’Area stessa. I tre diagrammi permettono di valutare il numero di flussi interni, in entrata e quelli in uscita (fig. 44) per ciascuna Area. Gli spostamenti per motivi occasionali sono effettuati per impegni legati ad attività quali acquisti, commissioni, accompagnamento. Nei motivi degli spostamenti non sono stati presi in considerazione i ritorni. Da un punto di vista metodologico si evidenzia che in caso di piccoli comuni la zona di rilevamento è costituita dall’aggregazione di più comuni.
leaderboard Figura 44. Flussi in entrata per motivo di spostamento
leaderboard Figura 45. Flussi in uscita per motivo di spostamento
leaderboard Figura 46. Flussi interni per motivo di spostamento
L’offerta di trasporto pubblico locale si caratterizza per la presenza di alcune linee con la stazione di Mortara e quella di Parona che rappresentano importanti punti di snodo della linea Milano - Mortara. La linea ferroviaria connette a Nord l’area con Vigevano e Vercelli mentre a Sud con il capoluogo di provincia Pavia. Mortara rientra tra le stazioni con un elevato numero di treni nelle 24 ore (87) e un buon valore di saliti e discesi, ed è baricentrica rispetto alle due città di Vercelli in Piemonte e Vigevano. Il sistema del TPL risulta non molto sviluppato soprattutto nei comuni a Nord – Ovest.
Economie
Economia e le specializzazioni produttive
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La Lomellina ha storicamente una forte vocazione agricola a cui si sono affiancati nel tempo alcuni sviluppi industriali. La polarizzazione del territorio verso i capoluoghi e le città medie vicine, il progressivo abbandono dei piccoli centri abitati – caratterizzati spesso da un’edilizia povera e da stili di vita superati – e lo sfrangiamento di tessuto hanno impattato sulle traiettorie economiche dell’area. Sebbene l’agricoltura occupi ancora in maggior misura la superficie dell’intera area, la specializzazione intensiva ha portato a modifiche importanti nell’assetto produttivo e imprenditoriale. Fino agli anni Sessanta del secolo scorso, la gestione dei grandi proprietari terrieri prevedeva l’impiego di un importante numero di persone prevalentemente a carattere stagionale. Questo ha fortemente caratterizzato il patrimonio costruito e le sue traiettorie. Più di recente si è assistito da un lato alla meccanizzazione dell’agricoltura – con una importante riduzione della manodopera impiegata e una dismissione dei nuclei di cascina. Dall’altro, si assiste al fenomeno di grandi aziende che operano sul territorio pur avendo sede altrove, portando a una perdita di relazioni tra agricoltura, paesaggio e ambiente costruito. Inoltre, il mercato del lavoro attuale non offre opportunità occupazionali ai giovani che vorrebbero avvicinarsi al settore.
Il settore risicolo è una delle filiere produttive più evolute al mondo: sono 60.000 gli ettari coltivati a riso, con circa 1.500 aziende risicole in tutta la provincia. Altre referenze tipiche e a marchio sono il Salame d’Oca di Mortara, produzione IGT, la Cipolla Rossa di Breme e l’Asparago Rosa di Cilavegna.
Le dimensioni aziendali, il livello di meccanizzazione e capitalizzazione immobiliare delle aziende nel settore agricolo risente positivamente del grande rilievo del comparto risicolo, con una dinamica che porta a una costante crescita delle dimensioni medie e delle capacità gestionali. Di contro, la notevole specializzazione sulla risicoltura comporta una rigidità che espone l’intero settore primario ai rischi delle oscillazioni del mercato. Le aziende di grandi dimensioni hanno un maggiore grado di professionalità e sono dotate di capitali e capacità imprenditoriale. Le aziende medio-piccole, per evitare forme di marginalizzazione, stanno investendo in forme alternative di produzione per garantire redditività, come la “semina in asciutto”:
(…) La tecnica della semina del riso in asciutta è in diffusione nel territorio consorziale e ha già provocato, alla luce degli eventi meteorologici sempre più imprevedibili, considerevoli impatti sia sulla gestione irrigua che sul pregio ambientale e paesaggistico delle terre d’acqua. La ricerca si basa sull’ipotesi che il posticipo dell’utilizzo delle risorse irrigue causi un progressivo e sempre più accentuato ritardo dell’attivazione dei fontanili e delle tradizionali modalità di riproduzione e riutilizzo delle acque. Lo studio prevede l’inquadramento e il monitoraggio sul campo dell’evoluzione del fenomeno e ha l’obiettivo di verificare l’entità degli impatti sul sistema irriguo, territoriale e ambientale. Alla luce dei dati ottenuti, la ricerca prevede la formulazione delle proposte di corretta gestione condivisa con il mondo agricolo individuando apposite misure di sostegno al reddito per incentivare la pratica della tecnica tradizionale. (Fonte: Piano Est Sesia, pp. 493-495).
Al settore agricolo si affianca poi quello industriale che ha avuto tempistiche e modalità di sviluppo interne decisamente differenti. La Lomellina si caratterizza, inoltre, per essere una delle aree regionali con più ampia presenza di impianti di trattamento dei fanghi destinati all’agricoltura: i primi cinque centri per spandimenti sono collocati nel perimetro del territorio della Lomellina; di questi, un impianto ricade nel territorio classificato come Area Interna (Gambolò, Mortara, Vigevano, Garlasco e Tromello). Sono poi presenti attività estrattive e di produzione di ghiaia destinata prevalentemente all’edilizia (es., cava di Ferrera Erbognone). A questi si sono aggiunti, in tempi recenti, nuovi settori. Da un lato, la rete di servizi per anziani (e.g., RSA) ha aumentato la sua presenza sul territorio, con numeri crescenti di domanda e prestazioni offerte. Dall’altro, la logistica e la realizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti hanno occupato suoli liberi.
In generale, il sistema locale del lavoro non registra dati particolarmente positivi: il reclutamento è sempre più difficoltoso, con aziende che non trovano le figure professionali di cui hanno bisogno e i profili qualificati che non cercano più, da tempo, occupazione nell’area. Emerge dunque un sistema produttivo fatto di manodopera di bassa qualificazione, con alti tassi di lavoratori stranieri e una sempre più ampia differenziazione, in termini di innovazione e sviluppo, tra piccole e grandi imprese.
leaderboard Figura 49. Percentuale addetti settore manifatturiero
leaderboard Figura 50. Percentuale addetti settore trasporto e magazzinaggio
leaderboard Figura 51. Percentuale addetti settore alloggi, ristorazione, sport e leisure
Governance
Gli attori, la governance e le politiche pubbliche
Indice sottosezioni:
Guardando alla frammentazione della governance sovra-locale, in Lomellina esistono diversi enti e istituzioni che gestiscono i servizi sul territorio: la Provincia, gli Uffici scolastici territoriali, l’Azienda di tutela della salute, l’Ambito Territoriale Ottimale, i Parchi Regionali, l’Agenzia per il Trasporto Pubblico Locale (TPL), le Camere di Commercio.
I soggetti amministrativi che avanzano competenze pianificatorie o autorizzative sul territorio lomellino sono riportati nella figura 36. Ad essi va aggiunto il Gruppo di Azione Locale Risorsa Lomellina (GAL), un soggetto di recente costituzione nato a seguito del favorevole esito dell’iter di finanziamento del Piano di Sviluppo Locale presentato alla Regione Lombardia nell’ambito della progettazione Leader. Il GAL coinvolge 41 comuni a cui si aggiungono le organizzazioni professionali agricole e svariate associazioni delle diverse categorie economiche, l’Ente Nazionale Risi, il principale consorzio irriguo, fondazioni e istituti bancari, Camera di Commercio di Pavia, Provincia di Pavia, i diversi distretti del commercio (4 presenti nell’Area), banca, la Diocesi di Vigevano, Onlus e Fondazioni, organizzazioni ambientaliste e di promozione del territorio, circoli culturali e diverse società private.
Il GAL rappresenta gli interessi collettivi e svolge il ruolo di ente intermedio attuatore delle politiche comunitarie. Il GAL per struttura e competenze dovrebbe rappresentare la realtà territoriale maggiormente interessata all’attuazione dei piani e progetti di sviluppo locale, in particolare dei loro obiettivi di conservazione e salvaguardia di ambienti che costituiscono un elemento peculiare di attrattiva del territorio lomellino.
Un altro aspetto importante è la capacità istituzionale degli attori della governance pubblica locale. A questo proposito, sono state poi valutate la dotazione di organico
L’area interna della Lomellina rientra nella Provincia di Pavia il cui perimetro corrisponde all’ambito territoriale omogeneo per la gestione delle acque, all’ufficio scolastico territoriale e all’Azienda di Tutela della Salute che gestisce i servizi socio-sanitari. L’agenzia che gestisce il TPL invece amministra un territorio più ampio che interessa le province di Milano, Monza e Brianza, Lecco e Pavia. Il territorio della camera di commercio è stato recentemente accorpato alle province di Cremona e Mantova.
Per quanto riguarda la localizzazione delle sedi della governance, la dimensione e la capacità amministrativa si evidenzia che le sedi amministrative dei diversi organi di governance siano prevalentemente posizionate nei capoluoghi di Provincia (Pavia, in questo caso). Nel caso della Lomellina, il GAL ha sede nel comune di Mede, interno al perimetro dell’area interna.
Al 2022 non si segnalano unioni o fusioni di comuni sul territorio. Nel maggio 2021 si è sciolta l’Unione Lombarda dei comuni di Frascarolo, Torre Beretti e Castellaro. La cooperazione intercomunale è, dunque, un aspetto che potrebbe essere rafforzato.
Infine, un’ulteriore misura della capacità di cooperazione alla scala dell’area è lo stato della pianificazione energetica e per il clima. In Lomellina circa l’80% dei comuni sono dotati di Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) e dei successivi Piani di Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC) (fig. 50). Non sono invece presenti casi di pianificazione intercomunale.
Prospettive
Dove va la Lomellina? Tre temi verso l’agenda strategica
Indice sottosezioni:
La Lomellina non è un’area periferica in senso classico. La sua vicinanza alla cintura metropolitana della città di Milano e ai poli di Vigevano e Pavia non la caratterizzano per isolamento geografico o lontananza da poli urbani. Questo territorio è marginale in quanto ha subito un processo di impoverimento di funzioni e di spopolamento. I comuni che compongono la Lomellina si sono contratti demograficamente per molteplici ragioni. Se da un lato i cambiamenti economici e sociali avvenuti nel Novecento hanno inciso su tutto il territorio nazionale, dall’altro la Lomellina – a forte vocazione agricola – ha visto la concentrazione della popolazione nei capoluoghi e nelle città medie, il progressivo abbandono dei piccoli comuni – caratterizzati da un’edilizia povera e da stili di vita superati. Inoltre, il modello di sviluppo attuale non dà opportunità occupazionale di qualità ai giovani, portando al progressivo allontanamento della popolazione più istruita che lascia il territorio attratta dai poli vicini.
L’analisi territoriale effettuata attraverso ricerca sul campo e raccolta dati fa emergere alcune questioni e importanti fenomeni che il territorio deve affrontare criticamente. Il primo è legato a come ripensare lo spazio nelle attuali condizioni di contrazione. La contrazione demografica difficilmente sarà contrastabile nel prossimo futuro, mentre è possibile intervenire per migliorare le condizioni di vita e la qualità dell’abitare della popolazione esistente. L’abbandono del capitale fisico e la svalutazione del capitale fisico-sociale sono due questioni che impattano negativamente sulla dotazione di servizi comuni collettivi e attività a servizio dell’abitare e, di conseguenza, sulla qualità della vita che questo territorio può offrire.
La seconda questione è legata ai processi di transizione dei modelli di produzione agricola. La specializzazione intensiva ha portato a modifiche importanti nell’assetto produttivo e imprenditoriale. Fino agli anni Sessanta del secolo scorso, la gestione dei grandi proprietari terrieri prevedeva l’impiego di un importante numero di persone prevalentemente a carattere stagionale (mondine e salariati). Questo ha fortemente caratterizzato il modello insediativo. Più di recente la progressiva meccanizzazione dell’agricoltura ha comportato una importante riduzione della manodopera necessaria, con una crescente dismissione dei nuclei di cascina. Dall’altro, si assiste al fenomeno di grandi aziende che operano sul territorio pur avendo sede altrove, portando a una minore attenzione verso i rapporti con il territorio e le comunità locali.
La terza questione è sui fattori di rischio territoriale. La Lomellina, per geografia e dinamismo, è stata investita negli ultimi tempi da cicli di investimento che hanno portato nuovi investimenti ed economie esogene che richiedono attenzione. La linea di sviluppo che, attualmente, coinvolge gran parte del territorio lomellino riguarda da un lato l’attrazione di insediamenti logistici e dall’altro progetti per la realizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti. Questi settori presentano potenziali trade-off negativi in termini occupazionali e ambientali. Il rischio è rappresentato dal fatto che sono attività che richiedono manodopera non qualificata e solo residuali figure altamente specializzate, il che comporta un mercato del lavoro complessivamente di scarso valore aggiunto che influisce sul capitale sociale complessivo dell’area.
Altro fenomeno è la fragilità istituzionale che caratterizza la Lomellina, un territorio che negli anni si è sfrangiato portando al progressivo impoverimento di società ed economie. La mancanza di un assetto istituzionale che garantisca l’elaborazione di politiche per lo sviluppo – in passato la provincia di Pavia aveva un ruolo chiave – ha generato interferenze negative. La presenza sul territorio del Gruppo di Azione Locale potrebbe facilitare l’aggregazione dei soggetti e incidere positivamente su azioni che vadano oltre i tentativi di animazione e branding territoriale.
- I dati sulla dotazione di organico sono stati reperiti dai bilanci dei diversi enti; non vi sono indicazioni per la dimensione organica degli enti di gestione dei Parchi Regionali.