Lomellina / Agenda strategica
L'agenda strategica dell'area della Lomellina
strategy
strategy
share_location 575,34 km²
gavel 43 comuni
groups_2 73.571 abitanti
Chiusura documento: 12/09/2024
Indice sezioni:
Le aree interne lombarde costituiscono un mosaico territoriale fatto di diversità produttiva, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica. La forte diversificazione produttiva, in particolare, è uno dei fattori che ne qualifica la diversità territoriale: nelle aree interne lombarde si praticano, nello spazio di pochi chilometri, l’agricoltura di montagna, l’artigianato e la manifattura, la ricreazione ed il turismo.
Oggi queste aree si trovano di fronte a una varietà di punti di rottura, che segnalano la necessità di ripensare e ri-orientare la propria traiettoria in direzione di un futuro più desiderabile perché più giusto e sostenibile, e quindi più abitabile. Crisi correnti, crescenti e fra loro intimamente connesse, quali quelle che manifestano l’avanzare del cambiamento climatico – la siccità o lo scioglimento dei ghiacciai alpini - oppure quelle che manifestano la crisi del modello di sviluppo ereditato – lo spopolamento di alcune porzioni del territorio o il declino di alcuni settori produttivi - indicano la necessità per gli attori locali di riconoscere tali punti di rottura, e di renderli oggetto di intervento e soprattutto di progetto.
Tale progetto, per rivelarsi efficace, non può che muovere dal riconoscimento della diversità di ogni territorio. Diversità che va difesa, sviluppata e proiettata nel futuro in alternativa a qualsiasi monocultura economica e territoriale che, come tale, in un mondo sempre più interdipendente è fonte di rischi crescenti. Pur in un quadro difficile, ogni territorio può e deve cercare il proprio percorso, che non sia il replicare modelli altri e che definisca le condizioni e le forme di una prosperità possibile.
Le aree interne lombarde continuano, in gran parte, a essere capaci di trattenere quote significative di popolazione. Tuttavia, sappiamo che al loro interno questa va polarizzandosi, nelle valli come nei centri maggiori. Per correggere questi squilibri e migliorare le condizioni concrete di abitabilità sia per chi già ci vive – e in particolare i più fragili - sia fra chi vorrebbe poterci vivere è sempre più necessaria una diversa organizzazione territoriale. Questo significa operare – soprattutto attraverso una nuova politica dei servizi e della casa - per stabilizzare, se non aumentare, la popolazione dove ve ne siano condizioni e possibilità, ed egualmente progettare nel tempo medio un futuro e delle vocazioni diversi dove tali condizioni e possibilità non sono presenti.
Le aree interne lombarde sono innervate da saperi e conoscenze diffusi, alcuni ancora vitali, alcuni in declino e altri ancora da creare e far rinascere perché necessari per il futuro. Questi saperi sono di frequente diffusi e riprodotti da importanti istituti di formazione e istruzione, altre volte da altri attori locali e dal sistema sociale nel suo complesso. Tuttavia, tali saperi e tali conoscenze non riescono ad arrivare all’insieme della popolazione, determinando così l’esclusione di alcuni gruppi sociali, né sono sempre sufficienti a rispondere alle aspettative delle giovani generazioni che si trovano a non poter proseguire in queste aree i propri progetti di vita, sia che vi siano nati sia che vogliano venire da altrove.
Le aree interne lombarde sono attraversate da una straordinaria biodiversità senza la quale gli equilibri ambientali dell’intera regione sarebbero ancora più precari, e il suo futuro ancora più a rischio. Come ancora più precaria sarebbe sia la capacità del suo territorio di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico sia quella di adattarvisi. La scelta della tutela della biodiversità impone, come proposto dalla Commissione Europea, un “necessario cambiamento radicale” che non è più rinviabile. E che vede le aree interne lombarde in una posizione di forza rispetto alle aree urbane, ma anche di fragilità, se non le si dedicano la cura e l’attenzione sempre più necessarie.
Per conseguire questo futuro più desiderabile non basteranno le azioni locali alla scala di ogni singola area. Pur nella loro diversità, tali aree dovranno imparare a parlarsi e cooperare. Come dovranno ridefinire il proprio rapporto con le grandi aree urbane della regione, non per replicarne i modelli, ma per costruire una nuova relazione, fondata su una nuova interdipendenza. Inoltre, politiche pubbliche a tutti le scale, da quelle delle aree metropolitane a quelle nazionali, dovranno trasformarsi ed evolvere, sia per ridurre drasticamente i loro impatti negativi sulla traiettoria di queste aree, sia per lasciare che sviluppino, viceversa, le loro potenzialità. In questo quadro pur complesso, gli attori locali possono giocare un ruolo decisivo, e la costruzione di una strategia territoriale è da questo punto di vista un’occasione preziosa. Senza una più forte cooperazione fra tali attori ed una più forte integrazione delle politiche e dei progetti tale promessa rimarrà tuttavia disattesa: le aspettative delle nuove generazioni come lo spopolamento, la biodiversità come gli impatti del cambiamento climatico, non conoscono né tollerano confini comunali.
Questa agenda è stata redatta sulla base di una varietà di operazioni di ricerca – in particolare la redazione del ritratto territoriale della Lomellina a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano – e di quanto emerso dai due workshop con gli attori locali. I due incontri sono stati realizzati in collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e gli uffici regionali. Il primo incontro – svoltosi a Mede il 18 aprile 2023 con la partecipazione di circa 79 persone – ha avuto come obiettivo quello di una migliore definizione dei problemi, delle risorse e delle politiche e iniziative in corso nell’area. Il secondo incontro – svoltosi a Mortara il 16 maggio 2023 con la partecipazione di circa 62 persone – ha avuto come obiettivo quello della individuazione di obiettivi e progetti della futura strategia. Coerentemente, il testo è organizzato in due parti: la prima presenta la traiettoria attuale dell’area e i rischi verso i quali la valle va incontro in assenza di nuovi e diversi interventi, la seconda presenta invece la traiettoria desiderabile articolata in tre possibili corsi d’azione per conseguirla.
L’agenda intende quindi restituire a chi opera sul territorio una visione possibile e alcuni modi per realizzarla. Si tratta di uno testo aperto, non esaustivo, che intende proporsi come strumento per il prosieguo del percorso di elaborazione della strategia d’area da parte degli attori locali.
La traiettoria attuale
Indice sottosezioni:
1.1 Problemi, risorse locali, rischi esogeni ed endogeni
La Lomellina sta attraversando una crisi sociale, demografica, economica e ambientale. Alla fragilità sociodemografica che caratterizza il territorio (e.g., invecchiamento, denatalità, emigrazione) si affiancano fragilità di tipo socioeconomico e occupazionale (e.g., nuove povertà, NEET in aumento, famiglie con crescente disagio economico). L’invecchiamento e la progressiva migrazione della popolazione con livelli elevati di scolarizzazione ed elevata professionalità rappresentano due tendenze consolidate nel territorio. L’abbandono del patrimonio immobiliare e la sua inarrestabile svalutazione sono due questioni che impattano fortemente sulla dotazione di servizi comuni collettivi e di attività a servizio dell’abitare e, di conseguenza, sulla qualità della vita. La svalutazione del patrimonio immobiliare non ne sollecita la manutenzione, rendendo attrattivo questo patrimonio edilizio solo per le fasce più economicamente vulnerabili e conducendo a processi di abbandono e obsolescenza importanti. Anziani, giovani, immigrati e famiglie a basso reddito sono le categorie più colpite da forme più o meno gravi di isolamento, aggravate dallo svuotamento dei centri abitati tanto di popolazione quanto di attività e servizi a supporto dell’abitare, situazione questa che rende molte aree prive di stimoli commerciali, culturali e legati alla vita sociale pubblica. Ulteriore fattore di vulnerabilità del tessuto sociale dell’area è il relativamente basso grado di istruzione della popolazione e il difficile inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.
Un tema che richiederebbe attenzione e politiche attive è quello dell’incremento di fragilità sociali, e fenomeni di criminalità e violenza nel territorio. La Lomellina, nella prima parte del 2023, risulta uno dei territori a più alta incidenza di omicidi volontari in Italia, con un numero di cosiddetti reati spia della violenza di genere e reati predatori in aumento. Anche il numero di famiglie fragili e bisognose di sostegno è rilevante, con bilanci comunali spesso in difficoltà nel supportare e garantire i servizi. L’intervento pubblico, in un territorio in cui cresce il numero di famiglie fragili, con un aumento di problemi economici e conflitti sociali rispetto al passato è una sfida di particolare complessità, soprattutto in una situazione di contrazione delle risorse a disposizione.
Anche la popolazione anziana è una categoria che presenta una domanda di cura e supporto. Emerge una sostanziale mancanza di iniziative e strategie per ridurre l’isolamento e l’esclusione sociale degli anziani; interventi per l’abbattimento delle barriere che ostacolano l’attività fisica; occasioni di interazione e cooperazione tra le generazioni, così come modelli abitativi innovativi per accompagnare la terza età (ad esempio, la convivenza solidale). In Lomellina, giovani e anziani presentano bisogni culturali e di vita sociale pubblica molto diversificati e nell’area Lomellina si registra una carenza di momenti di socialità e di interazione. Le forme di associazionismo presenti sono talvolta deboli nella loro struttura, l’offerta di attività per il tempo libero si è via via contratta a causa dei costi di gestione delle strutture e della carenza di personale.
La Lomellina, in quanto territorio di confine, può contare tuttavia sulla presenza di alcune città medie di riferimento per i servizi di rango sovralocale: Vigevano, Voghera e Pavia ad est, Vercelli e Casale Monferrato ad ovest. Questi poli esterni da un lato garantiscono che i giovani abbiano accesso a un’istruzione di qualità, dall’altro impoveriscono il sistema educativo locale che perde di attrattività. Dal punto di vista dei servizi di welfare di base (istruzione e sanità), pur trattandosi di un’area di pianura, la Lomellina si caratterizza per la presenza di un certo numero di comuni sottodotati o privi di attrezzature pubbliche. In particolare, le scuole del primo ciclo si concentrano nei centri maggiori, mentre le scuole secondarie di II grado a Mortara e Sannazzaro de’ Burgondi, dove è presente un istituto professionale. Inoltre, spesso nei piccoli comuni mancano servizi essenziali come posta, banca o medico di base e il sistema di trasporto pubblico è frammentato e insufficiente.
In crescita è anche il numero di giovani che non studiano e non lavorano: un dato che segnala un’emergenza sociale di non facile soluzione e che alimenta forme di disagio giovanile. Questo fenomeno si concentra negli ultimi due anni di obbligo scolastico spesso per l’insoddisfazione di percorsi che non danno prospettive o non rispondono a/rispettano aspirazioni e possibilità. Insiste dunque un alto tasso di inoccupati: la percentuale di inattivi è pari al 50% e il tasso di disoccupazione è superiore alla media regionale.
Sul fronte economico e produttivo, la Lomellina ha storicamente una forte vocazione agricola, integrata dallo sviluppo di altri settori economici. Sebbene l’agricoltura rappresenti l’attività prevalente del territorio, la sua specializzazione intensiva ha portato a modifiche importanti nell’assetto produttivo e imprenditoriale. Fino alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, la gestione dei terreni coltivati prevedeva l’impiego di un importante numero di persone prevalentemente a carattere stagionale (mondine e salariati), mentre successivamente con la meccanizzazione si è assistito ad una drastica riduzione della manodopera impiegata e a una semplificazione dei processi produttivi. Questo andamento ha impattato negativamente sull’assetto del territorio e sull’agro-biodiversità: allo stato attuale, gran parte del patrimonio costruito a servizio dell’agricoltura è parzialmente o totalmente dismesso, si è registrato un declino delle colture promiscue e si assiste al fenomeno di grandi aziende che operano sul territorio pur avendo sede altrove, portando a una perdita di relazioni tra agricoltura, paesaggio, ambiente costruito e comunità insediata. Inoltre, il modello di sviluppo attuale non offre opportunità occupazionali ai giovani che vorrebbero avvicinarsi al settore. La disponibilità di terreni è molto limitata, con giovani agricoltori che hanno difficoltà a inserirsi in un mondo che vede l’egemonia delle grandi aziende.
Un tema centrale, strettamente connesso non solo alla configurazione paesaggistica del territorio ma anche alla tenuta nel tempo del comparto rurale, è la gestione delle risorse idriche. La Lomellina è attraversata dai fiumi Po, Ticino, Sesia e dal torrente Agogna, che hanno avuto un ruolo determinante nella creazione della matrice irrigua del territorio: oltre ai grandi fiumi e ai torrenti, l’area è attraversata da una fitta rete di canalizzazione di servizio all’irrigazione e mantenimento dei terreni coltivati. Nel XIX secolo sono state realizzate importanti opere idrauliche che mettono tutt’oggi il territorio in relazione con il Piemonte. Al tempo del cambiamento climatico, la siccità è però ormai un problema strutturale. Mentre cresce, tra alcuni attori locali, la consapevolezza della necessità di prepararsi a una realtà nuova – riducendo drasticamente il fabbisogno di acqua in agricoltura attraverso l’adozione di nuove colture (e.g., tabacco e canapa) – sono ancora presenti realtà più “resistenti” alle innovazioni. La crisi idrica ha avuto una forte ricaduta negativa sulla Lomellina in termini produttivi, con un calo del 40% della produzione del riso nel 2022, a causa della scarsità delle precipitazioni e della riserva idrica. In relazione alla risorsa idrica, il territorio lomellino è dunque fortemente interdipendente con altri territori sia interni al perimetro regionale – in particolare quelli montani – sia esterni, come nel caso del Consorzio di irrigazione e bonifica est Sesia in Piemonte. La difficile gestione e manutenzione dei fiumi ha ripercussioni anche sull’attrattività e sulla fruizione del territorio, che potrebbe fare leva sul sistema fluviale come filo di cucitura e connessione tra i diversi Comuni.
L’area ospita poi alcuni impianti per la produzione di energia in quota considerevole rispetto al contesto provinciale, con un primato nel campo dei biocombustibili solidi e liquidi; significativa è anche la presenza di impianti idroelettrici. Questi insediamenti possono generare delle criticità, sia in termini di inquinamento sia in termini ambientali anche se lee emissioni degli impianti di combustione delle biomasse e dei biocombustibili sono oggetto di analisi a norma di legge. Inoltre, l’adozione di questi impianti ha spinto molti agricoltori alla conversione a mais e soia di grandi superfici fertili. Nell’area sono anche presenti 7 stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) connessi con sostanze pericolose: si tratta prevalentemente di impianti di piccole e medie dimensioni, ad eccezione della Raffineria ENI posta nei Comuni di Sannazzaro de’ Burgondi e Ferrera Erbognone, che si estende per 3,2 chilometri quadrati. Oltre alla lavorazione petrolchimica, chimica e di stoccaggio del GPL, sono presenti impianti che trattano i fanghi per la produzione di fertilizzanti.
In termini occupazionali, al settore agricolo si affiancano principalmente quello industriale e dei servizi alla persona. I settori produttivi principali sono il meccano-calzaturiero, il chimico e petrolchimico, la lavorazione del legname e dei metalli, con aziende di medie e grandi dimensioni che offrono buone opportunità lavorative. Sono andati perdendosi nel corso del tempo, invece, la manifattura, il calzaturiero tessile e i mestieri artigianali più tradizionali. Contestualmente, si è assistito, in tempi recenti, allo sviluppo di nuovi settori e funzioni. Da un lato, la logistica e la realizzazione di impianti per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti hanno occupato suoli liberi; dall’altro, la rete di servizi per anziani (e.g., RSA) ha aumentato la sua presenza sul territorio, con numeri crescenti di domanda e prestazioni offerte.
Da questo quadro emerge un territorio marginale, di confine, con caratteristiche sociali, economiche e produttive fragili che richiedono particolare attenzione. La carenza e la scarsa capillarità delle infrastrutture di mobilità, sia su gomma che su ferro, generano disparità e processi di polarizzazione che impattano fortemente sull’abitabilità e la desiderabilità dell’area rispetto ai territori limitrofi quali il Pavese, il Monferrato, e il Vercellese. La rete stradale sia di livello provinciale che comunale è necessariamente molto estesa per assicurare le connessioni di un territorio geograficamente complesso e disperso, ma a livello d’area non è accompagnata da adeguate connessioni in termini di trasporto pubblico locale internamente ed esternamente.
1.2 Iniziative locali e politiche realizzate
Tra le iniziative locali e le politiche regionali realizzate, alcuni finanziamenti hanno riguardato l’area sociale: tra le principali il “Sostegno alle capacità genitoriali e prevenzione della vulnerabilità della famiglia e dei bambini”; i “Percorsi di autonomia per persone con disabilità”, l’“Housing temporaneo e stazioni di posta”. Altre risorse sono state impiegate per interventi proposti in forma associata con altri ambiti della provincia di Pavia. Il primo riguarda il “Rafforzamento dei servizi sociali a sostegno della domiciliarità: dimissione protette e prevenzione del ricovero in ospedale attraverso la costituzione di equipe professionali con formazione specifica”, l’altro è relativo al “Rafforzamento dei Servizi Sociali e prevenzione del burn ou t: sostegno e supervisione dei Servizi Sociali”.
Nel mese di aprile 2022 il Gruppo di Azione Locale ha avviato il percorso preliminare di costruzione della Strategia d’Area, attraverso il coinvolgimento dei 43 Comuni della Lomellina definiti nell’ambito della Strategia Regionale Aree Interne. L’animazione territoriale e l’interlocuzione con i singoli enti locali condotta dal GAL ha fatto emergere alcuni bisogni specifici, criticità e possibili obiettivi, raccolti in un documento programmatico che sintetizza le principali linee di indirizzo per il territorio nel medio-lungo periodo: “La scintilla per riaccendere la nostra terra”. Gli aspetti trattati riguardano il miglioramento della qualità della vita e dell’attrattività territoriale, anche attraverso il rafforzamento dei servizi essenziali alla cittadinanza (istruzione, sanità, mobilità) e l’innovazione dell’offerta formativa e lavorativa; il rafforzamento della cooperazione tra comuni e della governance territoriale; la “messa in valore” delle risorse naturali e culturali, delle eccellenze e delle produzioni lomelline, anche tramite la creazione di un piano di comunicazione efficace della promozione territoriale.
Altre azioni in essere presenti in Lomellina sono invece rivolte a migliorare la valorizzazione del territorio, soprattutto verso le province e regioni limitrofe (Milano; Pavia; Piemonte) e riguardano la fruizione del paesaggio culturale e costruito dell’area attraverso iniziative e tentativi di marketing territoriale basato non solo sul riso, ma anche su altre eccellenze gastronomiche riconosciute (e.g. cipolla di Breme, asparago rosa di Cilavegna) e sulle emergenze architettoniche. In questo quadro, l’Ecomuseo del Paesaggio Lomellino è promotore di alcune attività di branding legate a specifiche risorse dell’area: tra gli altri, si citano per il patrimonio costruito i castelli con l’iniziativa “Lomellina Piccola Loira”; per quanto concerne il patrimonio rurale, i processi di “messa in valore” delle produzioni di eccellenza (e.g. l’evento Benvenuti in Lomellina, promosso dal GAL Risorsa Lomellina con cadenza annuale).
Inoltre, su iniziativa dei Comuni di Sannazzaro, Pieve Albignola, Scaldasole e Lomello, è stata costituita nel 2021 la Rete dei Comuni della Bassa Lomellina, un Comitato permanente di Sindaci che è arrivata a coinvolgere altri 12 comuni dell’area (Ferrera Erbognone, Mezzana Bigli, Pieve del Cairo, Mezzana Rabattone, Zinasco, Ottobiano, Valeggio, Alagna, Dorno, Carbonara Ticino, Galliavola e San Giorgio Lomellina). Obiettivo del Comitato è segnalare agli enti superiori le difficoltà infrastrutturali del territorio lomellino, che ne limitano la crescita e determinano gravi problemi di traffico, di sicurezza e di inquinamento. A partire dalla richiesta del nuovo casello autostradale sulla A-7, il fronte di interesse del Comitato si è allargato ad altre tematiche in materia di infrastrutture ed investimenti infrastrutturali, per puntare ad un rilancio generale dell’area.
1.3 Tendenze dell’area senza interventi
La gestione e attuazione di politiche molto ambiziose non è semplice per un territorio le cui istituzioni soffrono di significative carenze di personale o di competenze. In condizioni di spiccata fragilità istituzionale, il potenziamento delle competenze e della formazione teso all’assunzione di maggiore capacità amministrativa è cruciale. La Lomellina è un territorio che negli anni si è sfrangiato, portando al progressivo impoverimento di società ed economie. La mancanza di un assetto istituzionale che garantisca a pieno l’attuazione delle politiche ha generato interferenze negative, soprattutto in termini di tenuta e qualità dei servizi. La presenza sul territorio del Gruppo di Azione Locale potrebbe facilitare l’aggregazione dei soggetti e incidere positivamente su azioni che vadano oltre i tentativi di animazione e branding territoriale.
Come si evince dai punti precedentemente illustrati, intervenire su servizi differenziati e rispondenti alle diverse esigenze del territorio e sul sistema del trasporto pubblico è cruciale perché oggi risultano inadeguati rispetto alle esigenze di un territorio che si sta trasformando da un punto di vista sociodemografico. Anche il sistema infrastrutturale e di connessione digitale rappresenta un freno allo sviluppo locale. La popolazione della Lomellina andrà incontro nei prossimi decenni ad un progressivo invecchiamento e a un aumento delle famiglie fragili con gli indici di dipendenza strutturale e di dipendenza – in particolare degli anziani – che preannunciano un carico sociale di notevole entità.
La traiettoria dell’area senza interventi offre pochissime prospettive alle nuove generazioni. I fenomeni sociali di abbandono precoce dei percorsi scolastici, così come di allontanamento dei giovani più istruiti dall’area, apre a scenari che ridurranno la desiderabilità dell’abitare il territorio lomellino, così come ad un aumento di problemi sociali e povertà. Importante sottolineare nuovamente come i bisogni sociali siano molto differenziati sul territorio: Mortara è un centro urbano che cresce – non senza problematiche e criticità – mentre altri luoghi sono molto marginali e isolati, e altri ancora sono luoghi di passaggio per i flussi di pendolarismo interregionale. La polarizzazione del territorio verso i capoluoghi e le città medie vicine, la periferizzazione dei piccoli centri abitati – caratterizzati spesso da un’edilizia di bassa qualità e da stili di vita superati – e lo sfrangiamento di tessuto ed economia urbana hanno impattato sulle traiettorie culturali ed economiche dell’area. Si rilevano inoltre alti tassi di edifici residenziali in abbandono parziale o totale in molti dei centri storici dei Comuni, soprattutto in corrispondenza dell’asse viario principale. Il valore di mercato degli immobili è infatti crollato: il fenomeno del progressivo svuotamento dei centri storici è ricorrente anche nei Comuni meno vulnerabili dal punto di vista delle dinamiche economiche e demografiche. La mancanza di interventi non farà che acuire la chiusura di diverse attività commerciali e il sottoutilizzo o inutilizzo del patrimonio residenziale più obsoleto. Questi processi segnalano un territorio che si sta contraendo e rischia, senza opportune politiche e iniziative, dinamiche di obsolescenza e abbandono irreversibili che, se non governati nei loro effetti, contribuiranno ad una ulteriore marginalizzazione dei gruppi sociali locali.
Senza un cambio di rotta anche la principale economia dell’area – la risicoltura altamente specializzata – tenderà a modelli produttivi non più sostenibili e a rischio in un contesto di cambiamento climatico e aumento della siccità. La mancata elaborazione di una linea di lavoro condivisa sulla lotta alla siccità così come la mancanza di un adeguato piano di adattamento ai cambiamenti climatici per una corretta ricarica delle falde, per creare aree di laminazione naturale, favorire processi di autodepurazione e ridurre in generale la vulnerabilità renderanno l’area sempre più incapace di rispondere adeguatamente alle sfide contemporanee. Benché il settore agricolo – in particolare la coltivazione del riso – sia identificato come uno dei principali caratteri culturali del territorio e come la risorsa principale alla quale fare riferimento in un’ottica di ripensamento della traiettoria attuale, vi sono ancora forti limiti rispetto alla transizione verso un possibile sviluppo dell’agricoltura verso la multifunzionalità.
Anche sul fronte produttivo, le attuali tendenze dell’area appaiono problematiche: la logistica è l’unico settore in rapido sviluppo – soprattutto per la presenza del Terminal Intermodale di Mortara –ma rappresenta un’attività che offre, prevalentemente, occupazione non qualificata L’incremento non pianificato né coordinato di poli logistici appare critico– tanto da un punto di vista di immagine, quanto viabilistico – per un territorio che cerca di aprirsi verso forme di turismo lento, sostenibile e strettamente connesso alla propria storia e cultura: in relazione a ciò, per quanto riguarda la valorizzazione del territorio dal punto di vista del turismo e della fruizione (branding e marketing territoriale), si registrano all’oggi alcune iniziative di promozione che, tuttavia, appaiono ancora poco coordinate. Si registra, nonostante i tentativi, ancora a una spiccata frammentazione delle azioni legate al turismo lento e sostenibile nell’area, che potrebbero essere invece efficacemente messe a sistema attraverso un necessario sforzo di cooperazione tra comuni ed enti/associazioni. A questo dovrebbero tuttavia corrispondere progetti territoriali capaci di prefigurare un diverso uso del territorio che sia attrattivo anche per degli usi ricreativi ed ambientali.
Si aggiunge poi un tessuto produttivo obsoleto che richiederebbe interventi strutturali di ripensamento non solo del punto di vista imprenditoriale ma anche tecnologico. L’area non tende all’attrazione di profili qualificati e l’offerta non è allineata con le aspettative e le potenzialità in crescita dei settori presenti. La formazione professionale dei lavoratori a bassa qualifica è critica, in molti settori completamente assente, con ricadute importanti sul benessere dei lavoratori e sull’attrazione di persone con competenze specifiche. Sebbene alcuni istituti di istruzione tecnica potrebbero giocare un ruolo importante, la carenza di percorsi innovativi e di sinergie con le aziende ne riduce l’attrattività e il potenziale sia dentro al territorio sia nei confronti dei territori limitrofi che, di conseguenza, appaiono più desiderabili e dinamici.
In generale il sistema locale del lavoro senza interventi strutturali non traccia una traiettoria particolarmente positiva. Il reperimento della manodopera è il tema che emerge come più delicato, con aziende che non trovano le figure professionali di cui hanno bisogno e i profili più qualificati che non cercano, da tempo, occupazione nell’area. In generale, emerge un sistema produttivo fatto di manodopera di bassa qualificazione, una bassa qualità del lavoro e una sempre più ampia differenziazione, in termini di innovazione e sviluppo, tra piccole e grandi imprese.
La traiettoria desiderabile
Indice sottosezioni:
2.1 Introduzione
Il percorso locale nell’Area Interna Lomellina, che ha avuto conclusione nei due workshop realizzati nei mesi di aprile e maggio 2023, ha permesso di definire alcuni corsi di azione che intervengano a diverse scale, secondo temporalità diverse e attraverso una pluralità di attori. I tre corsi d’azione intendono rispondere ai bisogni locali emersi nelle attività di ricerca e nel corso dei workshop e propongono possibili progetti strategici che permettono la transizione del territorio dalla traiettoria attuale verso una traiettoria maggiormente desiderabile nel medio e lungo periodo, basandosi non solo sullo sviluppo delle vocazioni territoriali già esistenti e radicate, ma anche sulle risorse e gli attori presenti e attivi nel territorio. Si tratta di un ampio capitale territoriale ad oggi non pienamente messo in valore e a sistema, che può rappresentare una leva verso lo sviluppo desiderabile dell’area.
2.2 Tre possibili corsi d’azione
2.2.1 Gerarchizzazione e capillarità dei servizi come leva per il miglioramento della qualità della vita
Il primo corso d’azione agisce sul piano dei servizi essenziali alla cittadinanza e del welfare in Lomellina: se la contrazione demografica in atto nel territorio sarà difficilmente contrastabile nel prossimo futuro, sarà invece possibile e fondamentale intervenire per migliorarne l’abitabilità e la desiderabilità. Le linee di intervento descritte di seguito mirano a rendere il territorio più accogliente per i residenti, in termini di condizioni di vita, con l’obiettivo di fornire un sostegno specifico a quelle fasce della popolazione che nel percorso locale sono state individuate come particolarmente fragili (giovani, NEET, anziani, famiglie in condizioni di elevata vulnerabilità). Oltre alla polverizzazione e alla scarsa diffusione e capillarità dei servizi di base – sanità, istruzione, mobilità – durante il percorso locale è emerso come la carenza di spazi aggregativi per la socialità sia un problema particolarmente rilevante. Per rispondere a questi problemi, la scala di programmazione comunale è insufficiente ed è necessaria una strategia alla scala dell’intera area che punti a collocare alcuni servizi ed attività innovative in un numero inevitabilmente limitato di luoghi sulla base di criteri di bisogno, opportunità e accessibilità. L’incentivo alla gestione associata tra comuni e alla cooperazione in termini di servizi pubblici e welfare appare prioritario, migliorando l’associazionismo e superando così la frammentazione istituzionale dell’area che grava su tenuta e qualità di servizi e attività. Per rispondere a queste necessità ed esigenze, il primo corso di azione prevede le seguenti linee strategiche:
- L’istituzione di un polo di formazione innovativo d’area che funga da centro di servizi per scuole e istituti locali. Nel percorso locale sia Mede sia Mortara sono emersi come possibili luoghi dove avviare percorsi di recupero e rigenerazione di aree dismesse con l’obiettivo di istituire uno spazio polifunzionale dove formazione scolastica e professionalizzante, attività ludico-creative, culturali e laboratori di artigianato possano combinarsi. Affinché questa linea strategica sia efficiente ed efficace è fondamentale un coordinamento tra gli attori dell’area che chiarisca quale sia il luogo più idoneo, in termini di collegamenti, spazi disponibili e accessibilità, ad ospitare questo polo. È essenziale, affinché questa linea di azione sia possibile e strategica, prevedere anche il miglioramento del trasporto pubblico integrato che permetta ai comuni più marginali e piccoli connessioni adeguate. Il polo dovrebbe fungere anche da spazio formativo post-diploma, in cui confluiscono i percorsi di re-skilling e di up-skilling per i lavoratori già inseriti nel mercato del lavoro (si veda corso di azione 2.2.2.).
- La previsione e la pianificazione di spazi di aggregazione territoriale, migliorando e aumentando la presenza di spazi verdi polivalenti interconnessi, a regia pubblica o pubblico-privata, che fungano da luoghi di vita sociale pubblica. Questa linea di azione, affinché sia strategica, deve prevedere un coordinamento tra i soggetti dell’area per individuare quali attività e tipi di spazi sviluppare, in quali luoghi e come rendere questi interventi accessibili e interconnessi. Senza quest’ultime accortezze, la linea di azione non garantirà al territorio di migliorare la propria abitabilità e desiderabilità, poiché azioni puntuali come queste richiedono una strategia complessa che ne garantisca fruizione, supporto e gestione sovracomunale. La previsione di una nuova programmazione per gli spazi esistenti e oggi vuoti, da recuperare o inutilizzati, immaginando contenuti nuovi e attività non ancora sperimentate sul territorio. Il concetto del “fare rete” è una delle strade per garantire la reale collaborazione e cooperazione tra attori pubblici, privati e del terzo settore. Il miglioramento della sinergia tra comuni e istituti scolastici per costruire strategie di contrasto alla dispersione scolastica, anche attraverso spazi multifunzionali che diventino il punto di riferimento per i ragazzi e le famiglie in difficoltà.
- Il contrasto alla desertificazione commerciale attraverso la costituzione di distretti del commercio ove adeguati (principali poli urbani o comuni che presentano un certo grado di socialità), agevolazioni fiscali e progetti innovativi di riuso anche temporaneo (usi diversi da quello prettamente commerciale) in territori più periferici o marginalizzati. Questa linea strategica dovrebbe guardare oltre le attività commerciali e incentivare anche le iniziative culturali e quelle del terzo settore che potrebbero accedere a spazi inutilizzati sul fronte strada e animare – inseriti in una programmazione idonea e d’area – luoghi e comunità.
- La promozione di un nuovo modello organizzativo per il trasporto pubblico integrato e flessibile che metta in connessione treni, bus e mobilità lenta e sostenibile e garantisca a tutto il territorio l’accessibilità a servizi e attività a supporto dell’abitare. Anche le soluzioni innovative, come il trasporto a chiamata, potrebbero risolvere alcune difficoltà e garantire una copertura adeguata.
- Il miglioramento delle collaborazioni con i territori piemontesi limitrofi, superando l’isolamento del territorio anche attraverso nuove infrastrutture digitali che, oltre a colmare il divario, avvicinino l’area della Lomellina a servizi nuovi e facciano dell’interregionalità un punto di forza e non di debolezza.
- Il ripensamento dei servizi sociali in modo da rispondere alle fragilità in corso, in particolare innovare le pratiche di intervento nei confronti delle famiglie con difficoltà. Alcuni progetti attivi a Vigevano (e.g., Progetto Pippi) articolano le aree del sociale, sanitario, educativo-scolastico tenendo in ampia considerazione la prospettiva dei genitori e dei bambini stessi nel costruire l’analisi e la risposta a questi bisogni. Obiettivo primario è aumentare la sicurezza dei bambini e migliorare la qualità del loro sviluppo. Cruciale è la formazione di team composti da coach, assistenti sociali, psicologi, referenti dei Comuni e di ASST e del mondo scolastico. I dispositivi possibili sono il servizio di educativa domiciliare e territoriale, il partenariato con servizi educativi e scuole, la vicinanza solidale, i gruppi con i genitori e i con i bambini.
- La progettazione dei (nuovi) servizi dovrà tener conto sin da ora della necessità di intervenire in modo preventivo rispetto alla prospettiva di contrazione di alcune porzioni di territorio e agli evidenti bisogni sociali e sanitari che produrrà. Da questo punto di vista solo una corretta programmazione, frutto dell’integrazione tra le varie reti, potrà produrre una risposta che sia realmente efficace e non un semplice tampone dinanzi all’emergenza. Scuola di qualità e formazione di base, accompagnamento e sostegno alle famiglie in difficoltà e a portatori di disabilità, così come trasporto pubblico innovativo e vita sociale e culturale sono alcuni spunti che permetterebbero di piegare l’attuale traiettoria della Lomellina, migliorando le prospettive di vita di chi abita e abiterà il territorio.
2.2.2 Per un modello economico diversificato e rinnovato
Il secondo corso d’azione agisce sul piano della formazione e dell’innovazione d’impresa al fine di avviare un modello economico più sostenibile, resiliente e diversificato. Formazione e trasferimento tecnologico sono le due chiavi per favorire l’accelerazione degli investimenti nella transizione digitale ed ecologica. Centri di competenza, hub di innovazione digitale, istituti tecnici superiori e Corporate Academy potrebbero rappresentare una via per sviluppare un sistema educativo innovativo che risponda alla domanda di tecnologia e personale qualificato da parte delle imprese locali. Nel medio termine, l’affermazione dei centri di competenze dipenderà dal loro successo in campo industriale, ovvero dalla capacità degli attori principali sul territorio di realizzare progetti di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico. Alcune esperienze formative post-diploma con corsi professionalizzanti finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro andrebbero maggiormente stimolate. Positivi sarebbero anche il rafforzamento della formazione di base, anche linguistica, e di corsi brevi di specializzazione per la popolazione straniera, così da dare riposta a quanti hanno interesse ad aggiornarsi, cercare nuovi posizionamenti o avanzamenti di carriera. Molto utile sarebbe anche l’affiancamento dei giovani in uscita da un percorso di studi con proposte di esperienze di tirocinio perché possano acquisire le competenze professionali necessarie ad un primo ingresso nel mondo del lavoro. Per rispondere a queste necessità ed esigenze, il primo corso di azione prevede le seguenti, possibili linee di lavoro:
- L’investimento su percorsi di re-skilling e di up-skilling per i lavoratori già inseriti nel mercato del lavoro, anche attraverso la sensibilizzazione dell’importanza dell’acquisizione di nuove competenze. In particolare, percorsi formativi ad hoc dovrebbero essere previsti per i lavoratori nel settore agricolo, sociosanitario e dell’istruzione, al fine di aggiornare questi comparti alle sfide poste dal territorio e dal mercato del lavoro.
- La promozione di attività di orientamento scuola-imprese, rendendo le imprese partner del mondo della formazione. Il riconoscimento delle imprese come partner formativi della scuola permetterebbe la costruzione di figure professionali del prossimo futuro, in particolare potenziando gli strumenti già in essere dell’alternanza scuola-lavoro e dell’apprendistato. Gli ITS potrebbero sviluppare percorsi e attività collaterali in sinergia con le aziende ma anche innovare le attrezzature e le competenze interne. Questa linea strategica darebbe anche una rinnovata dignità e visibilità sociale al comparto tecnico e professionale dell’istruzione che necessita di azioni decisive per rilanciarne desiderabilità e qualità.
- La costruzione di una partnership con università e centri di ricerche aprendo il territorio a un possibile percorso di studi universitario o di secondo livello con formazione nel campo dell’agronomia e della sostenibilità. Questo polo dovrebbe essere localizzato in un luogo accessibile (e.g., Mortara), recuperare un patrimonio ad oggi dismesso e garantire percorsi formativi su nuovi modi di fare agricoltura, sul rapporto tra agricoltura e food economy, sull’integrazione tra agricoltura, economia e turismo e, in parallelo, prevedere percorsi professionalizzanti per i lavoratori nel mondo agricolo.
- La realizzazione, in partnership con le aziende del territorio attive nel settore energetico, di un polo tecnologico e centro ricerche dove avviare start-up sui temi della transizione energetica. La sua localizzazione dovrebbe essere in prossimità dei poli già esistenti (e.g., Sannazzaro de Burgondi) e potrebbe essere realizzato nelle strutture già attive. In questo caso realizzare un nuovo polo sarebbe controproducente per le ovvie difficoltà gestionali e per la sovrapposizione a centri già avviati e funzionanti.
È evidente che questo corso d’azione sarà capace di invertire la rotta di alcune dinamiche e geografie attive in Lomellina solo se interverrà contrastando la non corrispondenza di domanda e offerta nei diversi settori, la perdita dei lavori tradizionali e della identità territoriale, la scarsa attrattività dei sistemi locali del lavoro verso i profili qualificati, l’impatto di alcuni investimenti che da un lato generano economia e occupazione dall’altro pesano su ambiente e società. Cruciale sarà governare i cambiamenti e le azioni strategiche alla scala sovralocale, attraverso un livello di governance intermedio, una cabina di regia o un soggetto istituzionale di secondo livello capace di mediare le posizioni presenti nel territorio. È urgente e necessario un piano sovralocale per la gestione delle funzioni e degli insediamenti legati alla logistica anche al fine di ridurre il consumo di suolo.
2.2.3 Cura è coesione: verso una gestione e valorizzazione unitaria del territorio
Il terzo corso d’azione è volto alla cura e alla valorizzazione del diversificato patrimonio naturale e costruito dell’area, al momento oggetto di azioni frammentate e scarsamente coordinate. Obiettivo di questa linea di intervento è la messa a sistema delle risorse esistenti, verso un modello di gestione e cura della Lomellina, che possa essere leva di una maggiore coesione territoriale. Le linee di azione previste dovranno inquadrarsi anche all’interno delle strategie regionali e nazionali per la sostenibilità, la transizione energetica e la cura della biodiversità, con particolare attenzione alle attività rurali che contribuiscono alla manutenzione costante del territorio. Cruciale sarà l’investimento e la previsione di un piano per la conservazione e gestione coordinata delle risorse idriche, da integrare a un piano di adattamento climatico alla scala d’area. Per rispondere a queste necessità ed esigenze, il terzo corso di azione prevede le seguenti linee di lavoro:
- Investimento sul ripensamento della figura dell’agricoltore, in termini di innovazione, capacità di fare rete e di nuove forme di imprenditorialità tese all’adattamento ai cambiamenti in atto o emergenti (e.g. la crisi climatica e idrica): in questo contesto, legato anche al corso di azione 2.2.2, risulta determinante il ruolo della formazione e della costruzione di capacità e competenze, anche in forma continua. I percorsi di formazione e aggiornamento dovranno essere articolati per rispondere alle esigenze e alle sfide attuali e potenziali in Lomellina: da un lato, percorsi formativi legati all’innovazione nel settore agricolo (e.g. competenze specifiche relative alle fonti rinnovabili, compostaggio, gestione e implementazione delle tecniche di coltura, agricoltura 4.0 e filiera corta); dall’altro, percorsi formativi dedicati alla multifunzionalità dell’agricoltura, alla cura, valorizzazione e promozione del territorio e dei prodotti locali (e.g. agriturismo, centri di educazione ambientale). Questo ultimo punto può essere una leva verso l’inclusione lavorativa e sociale di soggetti più fragili (e.g. NEET, disoccupati), come già accade in alcune realtà del territorio (e.g. Cooperativa Famiglia Ottolini – Comunità il Mulino, Suardi). Cruciale saranno le forme di sostegno alle nuove imprese agricole innovative, attraverso finanziamenti ad hoc per il loro avvio, un supporto all’acquisto dei terreni e voucher formativi.
- Potenziamento, integrazione e articolazione capillare della rete di percorsi a fruizione “lenta” – ciclabili e cammini – nel territorio, con una particolare attenzione all’intermodalità delle reti ferroviarie, ciclabili e cammini. La Lomellina è attraversata da due strade storiche che collegano l’area con altre Province e Regioni: la Via Francigena Romea, che collega Palestro, Robbio, Nicorvo e Mortara e un tratto dell’antica Via delle Gallie, oggi percorribile da Dorno a Lomello attraverso i territori dei Comuni di Ferrera Erbognone, Ottobiano, Scaldasole e Valeggio. A queste si aggiunge la Strada del Riso e dei Tre Fiumi di recente realizzazione. Nella prospettiva di una maggiore connessione e coesione del territorio sarebbe auspicabile che i Comuni attraversati, confinanti e limitrofi ai percorsi citati possano “fare rete” e confrontarsi periodicamente sui progetti, anche con il supporto del Gruppo di Lavoro per la Mobilità Dolce (UTR Pavia) e del GAL Risorsa Lomellina.
- Costruzione di un programma coordinato e di una strategia di medio-lungo periodo per la valorizzazione e promozione del territorio, dei patrimoni costruiti, naturali, rurali e intangibili che interessi i 43 Comuni della Lomellina. Questo intervento prevede diverse linee di azione, che mettono a sistema le risorse culturali e ambientali del territorio attraverso una strategia trasversale e il più possibile condivisa tra gli enti locali (Comuni), sovralocali (GAL, Provincia), le associazioni che operano nell’Area e le comunità locali:
- A contrasto dell’emergenza legata al sottoutilizzo e abbandono dei nuclei di cascina e del patrimonio costruito rurale è necessario un piano di recupero del costruito volto alla conservazione e al riuso anche con funzioni diverse, ma compatibili, rispetto alle originarie. Parte delle cascine e delle case dei salariati potrebbe essere convertita in poli specifici e tematici per la conoscenza e l’educazione del territorio lomellino, dei suoi patrimoni e della biodiversità, nonché essere parzialmente destinati all’accoglienza dei visitatori e dei fruitori dell’area in un quadro di turismo sostenibile e in relazione con lo sviluppo della rete ciclabile e dei sentieri (si veda il modello della Fondazione Dare Frutto, Tenuta San Marzano – Mercurina, nel territorio del comune di Pieve del Cairo);
- I castelli rappresentano una delle emergenze architettoniche sulle quali le associazioni che animano culturalmente il territorio stanno maggiormente investendo in termini di comunicazione e promozione, con itinerari dedicati. Oltre a questi, la Lomellina conta una diffusa e capillare presenza di pievi, battisteri ed abbazie: ad oggi, nonostante gli sforzi tesi alla promozione del turismo culturale nel territorio, permangono ancora criticità legate alla fruizione di questi beni. È quindi necessario prevedere un piano di gestione del turismo legato al patrimonio diffuso, che lo renda maggiormente fruibile in termini di orari di apertura e accessibilità – non legata esclusivamente all’uso dei mezzi di trasporto privati – ma che allo stesso tempo non sovraccarichi il territorio con picchi di presenze, verso un’auspicabile destagionalizzazione. In questo contesto, saranno da prevedere corsi mirati alla formazione di personale dedicato all’accoglienza e all’accompagnamento culturale, nonché un potenziamento dei servizi, delle attività culturali e la diversificazione dell’offerta rispetto a gruppi specifici (e.g., scuole); anche attraverso progetti di digitalizzazione del patrimonio culturale.
- È necessaria un’azione specifica volta alla costruzione di progetti, anche partecipati, incentrati sulla conoscenza e valorizzazione delle peculiarità del territorio rispetto al patrimonio rurale, alle colture caratteristiche e alle conoscenze ecologiche tradizionali, che costituiscono alcuni tra gli elementi identitari della Lomellina: questo intervento è trasversale rispetto ai progetti legati alla multifunzionalità dell’agricoltura e alle azioni di formazione ed educazione ambientale territoriale. Inoltre, la mancanza di opportunità ricreative e aggregative per bambini, adolescenti e giovani può incontrare in forme organizzate di uso e scoperta di questo patrimonio da parte delle giovani generazioni una opportunità rilevante. Attività in co-progettazione e il finanziamento di attività ricreative e culturali organizzate o co-organizzate da gruppi di giovani – anche in collaborazione con attori esterni all’area – potrebbe rappresentare un metodo innovativo da sperimentare alla scala dell’area.
- Rispetto alle sfide legate alla transizione ecologica e ai cambiamenti climatici, sono necessarie azioni volte al mantenimento del comparto rurale ed alla sua evoluzione in direzione della sostenibilità, come ad esempio l’utilizzo degli scarti della lavorazione del riso per la produzione di energia. In Lomellina si sta avviando il processo di costituzione di una comunità energetica, in cooperazione con altri GAL: la liberazione delle risorse comunali per il riscaldamento degli edifici pubblici – che potrebbe essere realizzata attraverso il progetto della comunità energetica – comporterebbe vantaggi non solo ambientali al territorio, ma anche sociali: i fondi risparmiati andrebbero investiti nel welfare, innescando un modello che, portando un’accresciuta presenza e accessibilità ai servizi, possa rappresentare uno stimolo a rimanere nel territorio. Sarebbe auspicabile la creazione di un’unica comunità energetica nel territorio che riunisca tutti i Comuni al di sotto dei 5000 abitanti, utilizzando le risorse PNRR per i Piccoli Comuni. Le azioni qui proposte offrono un’occasione di ripensamento della produzione in un’ottica di sostenibilità e maggiore sicurezza per le comunità, verso la transizione energetica.
La natura strategica dell'Agenda
Indice sottosezioni:
I tre corsi di azione mirano a migliorare l’abitabilità e la desiderabilità della Lomellina, agendo sulle sue principali componenti di fragilità e facendo leva sul capitale ambientale ed ecologico che caratterizza il territorio. Lavorare sul territorio al fine di migliorarne le condizioni abitative, professionali, occupazionali, ambientali e ricreative ha a che fare tanto sulla capacità di migliorare le condizioni di vita di chi vive l’area, quanto sulla possibilità nel medio periodo di attrarre una nuova popolazione attiva nel territorio. Perché questo avvenga è cruciale intervenire sul fronte dei servizi locali (seconda ragione), in termini di scuola, salute e mobilità adeguate e di qualità.
In continuità, il tema della formazione è la terza ragione. Si tratta di una leva che ha una dimensione trasversale e che riguarda la necessità di prevedere percorsi di crescita per nuove competenze attraverso un investimento sui giovani nella fase di transizione dall’istruzione all’occupazione, come leva attraverso la quale costruire nuove forme di cooperazione locale, riscoprire e riattivare patrimoni territoriali oggi sottoutilizzati, costruire, dal basso, nuove istituzioni ed attori locali. La quarta ragione risiede nell’interrogarsi su come far diventare centrale il tema della biodiversità, a partire da strumenti e processi capaci di confederare le amministrazioni e gli attori locali, facendoli convergere verso azioni prioritarie di sostenibilità ambientale, ma anche azioni da non ripetere, con l’obiettivo di intervenire dentro e fuori dalle aree protette, sensibilizzare le popolazioni locali e creare opportunità di lavoro qualificato e innovativo. Quest’ultimo punto richiede di mobilitare i capitali sociali, spaziali e cultuali dell’area, generandone di nuovi ove necessario, per direzionare la traiettoria territoriale futura in una direzione positiva.
Le leve proposte nell’agenda strategica sono fortemente sinergiche e hanno un’ulteriore dimensione ad esse trasversale che appare egualmente determinante, ovvero la formazione di nuove competenze locali, attraverso un investimento sulle persone, e in particolare sui giovani, quale capitale umano attraverso cui costruire nuove forme di cooperazione locale capaci di gestire alla scala sovracomunale le azioni strategiche. Infine, dal punto di vista delle azioni propedeutiche indispensabili allo sviluppo di questi corsi d’azione, alcune appaiono fondamentali: la prima è un’estesa e coordinata azione di mappatura di condizioni, potenzialità e profili proprietari di una varietà di patrimoni pubblici e privati. La seconda è una valutazione del potenziale di inserimento di giovani in ingresso nel mondo del lavoro, in cerca di occupazione e NEET, nella varietà di percorsi di formazione e occupazione che si suggeriscono nell’agenda strategica.
Per ogni corso di azione saranno individuati i possibili canali di finanziamento nel contesto dei fondi SNAI (FSE+, FESR, regionali) e saranno segnalate, dove possibile, altre possibilità di risorse economiche in termini di bandi e fondi (regionali, PNRR, FEASR).