Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio / Ritratto territoriale
Un ritratto territoriale dell'area del Lario Intelvese e delle Valli Lario Ceresio
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share_location 384 km²
gavel 34 comuni
groups_2 47.383 abitanti
Chiusura documento: 11/09/2024
Indice sezioni:
L’Area del Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio è delimitata dal ramo occidentale del Lago di Como, ad est, e dal confine con la Svizzera ad ovest. Un ramo del Lago di Lugano, detto anche Ceresio, si inserisce centralmente rispetto al confine dell’area interessata. Secondo i dati del 2019 nel territorio abitano circa 48.182 abitanti su una superficie territoriale di 384 km2. Il comune con l’estensione territoriale più ridotta è Blessagno (3,56 km2), quella con l’estensione più ampia invece è il comune di Valsolda con quasi 31,7 km2. Il territorio è composto per la quasi totalità da piccolissimi Comuni (popolazione inferiore a 1000 abitanti) e piccoli Comuni (popolazione inferiore a 5000 abitanti). I due Comuni che superano la soglia dei 5000 abitanti sono Cernobbio e Tremezzina (quest’ultimo nato da una recente fusione di Comuni). L’Area è totalmente compresa nella Provincia di Como e confina, nella parte meridionale, con la città Polo capoluogo. Dal punto di vista altimetrico il territorio è caratterizzato da un’altitudine minima di 210 metri sul livello del mare nel comune di Cernobbio (fascia meridionale dell’Area) e da una massima di 1071 metri sul livello del mare nel comune di Cavargna (fascia settentrionale dell’Area).
L’area interna definita dalla delibera n. XI/5587 del 23/11/2021 della Regione Lombardia (Agenda del Controesodo) comprende 34 Comuni. 20 Comuni che fanno parte della Comunità Montana Lario Intelvese e 14 comuni che fanno parte invece della Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio.
leaderboard Tabella 1. Elenco dei comuni con indicazione della popolazione
I Comuni sono stati selezionati a seguito di un’analisi condotta da Polis Lombardia che, attraverso un indice composito, ha individuato i Comuni che presentavano condizioni di fragilità più evidenti a scala regionale.
leaderboard Tabella 2. Indice di svantaggio nei comuni dell'area interna
L’indicatore composito di svantaggio elaborato da Polis Lombardia evidenzia come il Comune di Cavargna presenti il valore più alto, insieme ai Comuni di Val Rezzo e San Nazzaro Val Cavargna. Dei sei Comuni lombardi ad aver avuto accesso al Fondo di Sostegno ai Comuni Marginali (DPCM 30 settembre 2021), due si trovano nell’Area Interna Lario Intelvese e Valli del Lario Ceresio: il Comune di Cavargna e il Comune di Ponna. Rispetto alla totalità dell’Area, sono i Comuni della Val Cavargna ad avere l’indice di vulnerabilità più alto (Cavargna, Cusino, San Nazzaro Val Cavargna, San Bartolomeo Val Cavargna, Val Rezzo): si tratta dei Comuni di montagna posti nella fascia di territorio al confine con la Svizzera e l’Area Interna Alto Lago di Como e Valli del Lario.
Il Comune di Griante presenta l’indice di vulnerabilità più basso dell’Area. Anche i Comuni di Cernobbio e Menaggio, posti nella parte meridionale dell’Area e più prossimi al polo di Como, presentano un indice di vulnerabilità molto basso.
Rispetto alla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), nata nel 2013 e gestita dall’Agenzia per la Coesione Territoriale, il Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio è una delle tre nuove Aree “Progetto” lombarde nell’ambito del nuovo ciclo di programmazione (2021-2017).
leaderboard Tabella 3. Classificazione dei comuni secondo la SNAI
Popolazione
L’evoluzione della popolazione e le sue caratteristiche
Indice sottosezioni:
leaderboard Figura 2. Andamento della popolazione delle aree interne lombarde, 1971-2021
Secondo i dati ISTAT del 2019 nel territorio del Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio vivono 48.182 abitanti. I tre comuni più popolosi sono Cernobbio (6701 residenti) e Tremezzina (5141 residenti) che si affacciano sul lago di Como e il Comune di Porlezza (4964 residenti) che si affaccia invece sulle sponde del lago di Lugano. I tre Comuni meno popolosi appartengono invece alla Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio: Cusino (223 residenti), Cavargna (208 residenti) e Val Rezzo (164 residenti). Come si può osservare nella figura 2, la popolazione del Lario Intelvese e Valli del Ceresio era all’apice della sua popolazione nel 1971 per poi contrarsi successivamente e riprendere ad aumentare fra il 1991 ed il 2011. Da allora la popolazione complessiva si è nuovamente contratta. Come vedremo più avanti, questo dato aggregato nasconde traiettorie molto diverse in relazione a ogni singolo comune.
Nel complesso l’Area Interna Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio è investita da un processo di contrazione demografica, che investe più di un terzo dei Comuni dell’Area. I Comuni di Brienno, Schignano, Argegno, Colonno, Pigra, Ponna, San Siro, Val Rezzo, Cavargna, San Nazzaro Val Cavargna, San Bartolomeo Val Cavargna sono caratterizzati da un processo di contrazione demografica che possiamo definire consolidata. Nella tendenza della contrazione consolidata fanno parte quei comuni che hanno registrato una variazione negativa della popolazione negli ultimi quattro oppure in tutti i cinque intervalli temporali. I Comuni di Valsolda, Menaggio, Cernobbio, Moltrasio e Carate Urio sono caratterizzati da un processo di caduta. Questi 5 Comuni hanno perso popolazione negli ultimi due o tre intervalli dopo aver guadagnato in almeno due intervalli precedenti oppure comuni che hanno perso popolazione nell’ultimo intervallo e in quello centrale dopo aver guadagnato nei precedenti intervalli). Cusino, Plesio, Bene Lario, Blessagno, Sala Comacina sono invece caratterizzati da un processo di ricaduta: 5 comuni che hanno perso popolazione nell’ultimo o negli ultimi due intervalli dopo aver avuto brevi fasi di crescita negli intervalli immediatamente precedenti. Il Comune di Corrido invece è investito da un processo di rallentamento, ovvero fa parte di quei Comuni che hanno perso popolazione nell’intervallo più recente dopo aver guadagnato popolazione almeno nei due precedenti intervalli. Complessivamente due terzi dei Comuni dell’Area sono stati caratterizzati da un processo di contrazione consolidata o più recente (caduta, ricaduta e rallentamento). Solo i Comuni di Laglio, Cerano d’Intelvi, Castiglione d’Intelvi, Dizzasco, Ossuccio (ora parte del Comune di Tremezzina), Lenno, Porlezza, Carlazzo, Grandola ed Uniti, sono caratterizzati da un processo di crescita consolidata, registrando una variazione positiva della popolazione nell’ultimo intervallo e almeno in altri tre intervalli precedenti (ad eccezione dei comuni che hanno perso popolazione nell’intervallo centrale) oppure che hanno avuto una crescita continuativa nei tre intervalli più recenti. Tremezzo (ora Comune di Tremezzina), Griante, Alta Valle Intelvi possono essere inscritti entro un processo che abbiamo definito controstorie, cioè quei comuni che hanno registrato una crescita della popolazione nell’ultimo oppure negli ultimi due intervalli dopo aver perso popolazione in almeno due dei precedenti intervalli.
Con riferimento all’evoluzione più recente della popolazione, si può osservare la variazione percentuale della popolazione residente in due periodi: tra il 2009 e il 2014 e tra il 2015 e il 2019 (fig. 5). Il valore indica in percentuale la differenza fra il valore finale di popolazione e il valore iniziale della popolazione residente in un determinato periodo di tempo (base dati ISTAT), valori positivi indicano un aumento della popolazione, valori negativi, una diminuzione, questo indice permette di valutare quali comuni presentano dinamiche di crescita/decrescita nell’arco temporale di riferimento. Nella fattispecie sono stati definiti due archi temporali significativi: tra il 2009 e il 2014 (fase post crisi) e il periodo tra il 2015 e il 2019 (fase più recente). In particolare, per l’Area, nel periodo 2009-2014,8 comuni sono stabili (0-5%) e 24 comuni presentano un valore positivo; nel secondo arco temporale dal 2015 al 2019 invece si riducono i comuni stabili (9 comuni 0-5%), e non ci sono comuni che presentano un aumento della popolazione, 15 comuni hanno un decremento da 0 al 5% e 10 fino al 25%.
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La traiettoria demografica di un comune risulta sia dal saldo naturale – ovvero il bilancio fra nascite e decessi – sia dai fenomeni migratori, ovvero il bilancio fra chi si iscrive all’anagrafe di un comune e chi viceversa si cancella. Per valutare quest’ultimo si può impiegare l’indice di migrazione netto (Migration Effectivenes Index, MEI) che viene calcolato come il rapporto tra immigrati verso ed emigrati da una determinata area in un certo periodo di tempo (figg. 7-8). Un valore positivo significa che nel territorio sono immigrate più persone di quante ne siano emigrate, viceversa in caso di un valore negativo. Considerato che le nascite e i decessi non influiscono sull’indice, questo dato è significativo per determinare la maggiore o minore attrattività di un comune nei confronti delle scelte residenziali delle persone. Anche in questo caso si guarda a due periodi: 2009-2014 e 2015-2019. In particolare, nell’Area, nel periodo 2009-2014, 7 comuni risultano stabili (0-5%), 14 comuni risultano attrattivi, quattro con valori tra il 10-25% (comuni di Centro Valle Intelvi, Dizzasco, Sala Comacina e Porlezza.; mentre nell’arco temporale 2015-2019, 10 comuni sono considerati stabili (0-5%), 6 comuni presentano un’attrattività dal 5-10%, 4 con valori tra il 10-25% e tutti gli altri hanno un valore negativo. La geografia del saldo migratorio sembra evidenziare una certa polarizzazione intorno al Lago di Lugano.
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Infine, possiamo guardare al dinamismo della composizione della popolazione di una determinata area, valutando quanto essa è cambiata entro un determinato intervallo. In questo senso, il dinamismo è l’esito delle iscrizioni e delle cancellazioni, e ci dà la misura di quanto in un’area vivano più o meno le stesse persone – nel senso degli individui concreti, non del loro numero - che vi vivevano a una data precedente. L’indice di ricambio migratorio (Turn Over Rate, TO) può essere impiegato a questo fine. L’indice ha valori sempre positivi, perché la composizione della popolazione è inevitabilmente soggetta a cambiamenti, e anche in questo caso è stato calcolato in riferimento ai due periodi indicati in precedenza: 2009-2014 e 2015-2019. Nel Lario Intelvese e Valli del Ceresio, nel periodo 2009-2014, i livelli di ricambio migratorio appaiono abbastanza elevati a testimonianza di un’area caratterizzata da frequenti flussi residenziali in uscita e flussi in entrata. Nel periodo 2009-2014, i comuni con valori più elevati – ovvero superiori a 0.12 - sono Brienno, Colonno, Laglio, Sala Comacina, Alta Valle Intelvi, Intelvi, Dizzasco, Blessagno. Nel periodo più recente, il numero di comuni con valori più elevati si riducono a quattro nell’Area, sia nel periodo 2009-2014 che in quello 2015-2019, 23 comuni risultano con valori da 0.08-0.12.
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Osservando la variazione di popolazione 2015-2019 alcuni tra i Comuni presi in esame possono essere considerati come luoghi in cui è presente una nuova dinamica demografica. Se da una parte il Comune Alta Valle Intelvi può essere considerato l’unico comune delle controstorie in cui questa nuova dinamica demografica di crescita si può verificare anche nell’osservazione dell’intervallo 2015-2019. Il comune è stato istituito nel gennaio 2017 dalla fusione di Lanzo d’Intelvi, Pellio Intelvi e Ramponio Verna e nei quattro anni osservati ha visto la sua popolazione crescere del 1,20 % (+34 abitanti).
Dall’analisi dei dati emerge come vi siano alcuni processi di polarizzazione all’interno dell’Area. La porzione settentrionale di montagna, costituita dal Comune di San Siro e dai Comuni della Val Cavargna (Cavargna, San Bartolomeo Val Cavargna, San Nazzaro Val Cavargna, Val Rezzo, Cusino), e la parte di territorio centrale prevalentemente rivierasca, che si estende tra le sponde dei due laghi (Comuni di Moltrasio, Carate Urio, Schignano, Bizzasco, Brienno, Argegno, Blessagno, Pigra, Colonno, Sala Comacina, Tremezzina, Griante, Bene Lario, Porlezza, Claino con Osteno) presenta il massimo di popolazione nel periodo1951-1961. Si tratta in maggioranza di piccolissimi Comuni, in particolare nella fascia di montagna; nei casi dei comuni rivieraschi, i territori presi in esame hanno per la maggior parte una forte vocazione turistica (e.g. Tremezzina, Porlezza). I Comuni che hanno avuto una crescita più recente (2011-2019) si trovano invece in prevalenza ai confini con la Svizzera, nella Val d’Intelvi e nella parte meridionale dell’Area, nella fascia della corona di Como.
Generalmente tutta l’area ha visto aumentare l’indice di vecchiaia. Se osserviamo la percentuale di popolazione anziana presente nell’area rispetto alla popolazione totale, emerge come, nel 2019, nell’intero territorio del Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio, il 24,16% della popolazione è over 66, circa 1640 abitanti sui 4818. Se osserviamo com’è distribuita nel territorio la popolazione anziana notiamo una minore incidenza degli anziani nei comuni di Corrido (16,6%), Porlezza (19,4%), Carlazzo (19,6%) e Bene Lario (20,3%) localizzati intorno al Lago di Lugano dove la percentuale è inferiore alla media dell’area. Emerge una geografia a macchie di leopardo nel resto del territorio, con valori superiori alla media nei comuni di Ponna (+34,6%) e Sala Comacina (35,3%), mentre nel resto del territorio troviamo valori vicini alla media, compresi tra 29,6% e 21%. Tale tendenza è riconosciuta anche nel processo di assegnazione delle risorse 2021-2023 del Fondo ministeriale di sostegno ai comuni marginali. Tale Fondo, che ha lo scopo di favorire la coesione sociale e lo sviluppo economico nei Comuni particolarmente colpiti dal fenomeno dello spopolamento e per i quali si riscontrano rilevanti carenze di attrattività per la ridotta offerta di servizi materiali e immateriali alle persone e alle attività economiche, per gli anni 2021-2023, ha individuato 1.187 Comuni sulle basi delle seguenti condizioni di svantaggio: tasso di crescita della popolazione negativo sia nel lungo sia nel breve periodo, Indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) superiore alla media e livello di redditi della popolazione residente inferiore alla media. Due dei sei Comuni lombardi beneficiari di tali risorse sono in questo territorio: Cavargna e Ponna.
leaderboard Tabella 4. Valori assoluti e percentuali dei over 65 e 0-15 anni, anno 2019
La variazione dell’indice di vecchiaia (2011-2019) conferma come i Comuni di Pigra a Brienno presentano la più alta incidenza della popolazione anziana su quella totale. Nell’arco temporale 2011-2019 il Comune di Brienno ha visto triplicare il suo indice di vecchiaia, mentre il comune di Pigra quasi duplicare.
Analizziamo la percentuale di popolazione over 65 con un primo indicatore che legge la presenza di popolazione di età compresa tra 65 e 80 anni, e un secondo indicatore che descrive la presenza di popolazione over 80. La distinzione è stata fatta perché si riscontrano pratiche e bisogni molto variabili tra le due fasce di età. Mentre la popolazione fino a 80 anni tende ad essere ancora attiva, quella oltre gli 80 anni è tendenzialmente molto sedentaria, facendo solo piccoli spostamenti. Gli indicatori sono calcolati su base dati ISTAT 2018. I Comuni di Ponna, Sala Comacina, Pigra, Brienno si differenziano dagli altri con un rapporto percentuale della popolazione di 65 anni e più su quella 0-14 anni di oltre 400. Osserviamo un consolidamento dei comuni di Ponna e Sala Comacina come territori particolarmente caratterizzati da una componente anziana nei residenti. Percentuali abbastanza alte di persone di età compresa tra i 65 e gli 80 anni si riportano lungo il confine con la Svizzera e nella zona sud sul lago di Como.
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Osservando il saldo naturale, cioè la differenza tra il numero di iscritti per nascita e il numero di cancellati per decesso dai registri anagrafici dei residenti, emerge un andamento generale negativo. Se osserviamo invece la differenza tra 2011 e 2018, solo il Comune di Carlazzo ha un saldo naturale positivo con +44. I decrementi più rilevanti sono nei Comuni di Cernobbio con –285, Sala Comacina con -210, Menaggio con -159 e Dizzasco con –103.
Per quanto riguarda la popolazione scolastica e quella attiva, l’indicatore descrive la percentuale di popolazione di età compresa tra 6 e 19 anni e quella compresa tra 6 e 64 anni sulla popolazione totale di ogni comune, ed è calcolato su dati ISTAT 2018. Le due fasce di età sono state considerate perché la prima descrive la popolazione scolastica che frequenta la scuola dell’obbligo fino all’ultimo anno di secondaria. La seconda considera la popolazione attiva che si sposta per motivi di lavoro o di studio, quindi dalla scuola dell’obbligo fino all’età pensionabile. In Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio, l’incidenza di popolazione giovane e popolazione attiva è maggiore prevalentemente a Ovest, nei pressi del lago di Lugano, in particolare nel comune di Corrido.
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Il rapporto percentuale tra la popolazione residente nella fascia 25-64 anni con diploma di scuola media superiore o titolo universitario e la popolazione residente nella fascia 25-64 anni restituisce una geografia estremamente polarizzata verso i Comuni più prossimi a Como. Infatti, Carate Urio (67%), Cernobbio (63%), Moltrasio (63%) e Laglio (61%) raggiungono valori molto più alti rispetto agli altri comuni con valori superiori a 60 %. Emergono anche i tre comuni limitrofi di Argegno (63%) e Dizzasco (59%) e Menaggio (60%) come Comuni in cui c’è un’alta percentuale di popolazione con diploma e laurea. I Comuni con la più bassa percentuale di laureati e diplomati sono principalmente concentrati in Val Cavargna: Val Rezzo (17%), Cavargna (20%) e San Nazzaro Val Cavargna: questa dinamica risente della vicinanza alla Svizzera della Valle e dell’attrattività lavorativa ed economica del territorio elvetico, che spesso spinge la popolazione più giovane a lasciare il percorso scolastico per intraprendere quello lavorativo.
Per comprendere meglio le dinamiche appena citate, è utile confrontare il dato dei diplomati e dei laureati con le informazioni che restituiscono il rapporto percentuale dei residenti di 15-29 anni in condizione non professionale diversa da studente sui residenti della stessa età (NEET - Not [engaged] in Education, Employment or Training - Non [attive] in istruzione, in lavoro o in formazione). L’analisi dei dati mostra una certa polarizzazione di fragilità lungo i comuni che si affacciano sul Lago di Lugano. Tuttavia, i due Comuni con l’andamento peggiore risultano essere Casasco d’Intelvi (che dal 2017 fa parte del comune di Centro Valle Intelvi) con un valore superiore al 20%, e il Comune di Colonno con una percentuale del 18%. Il Comune che attesta la percentuale più bassa di residenti nella fascia 15-29 anni in condizioni non professionali è Bene Lario, con 1,8%. Sotto la soglia del 5% si trovano anche i Comuni di Plesio (4,5%), Brienno (4,5%), San Siro (4,7) e Carate Urio (4,8%).
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Osservando l’incidenza di famiglie in disagio di assistenza 2011 (rapporto percentuale tra il numero di famiglie con almeno due componenti, senza coabitanti, con tutti i componenti di 65 anni e più e con la presenza di almeno un componente di 80 anni e più, e il totale delle famiglie) emerge una maggiore fragilità dei Comuni più interni rispetto ai due laghi. Cavargna registra il valore più alto, pari al 6,1%. Il Comune di Ponna, posizionato in mezzo ai due laghi, ha una percentuale del 5,5. Più fragili sono anche i Comuni posti al confine con l’area interna dell’Alto lago di Como e Valli del Lario (Cusino, Plesio, Grandola ed Uniti e Griante).
Osservando l’incidenza delle famiglie anagrafiche monoreddito con bambini di età inferiore a 6 anni emerge una maggiore fragilità dei comuni appartenenti alla Comunità Montana del Lario e del Ceresio, soprattutto nei comuni di Carlazzo, Corrido, Porlezza, Grandola ed Uniti, San Bartolomeo Val Cavargna e Val Rezzo con valori superiori a 4. Con un valore di 5,37 x 1000 è però il Comune di Laino in cui l’incidenza di famiglie anagrafiche in cui è presente almeno un minore con meno di 6 anni ed un unico percettore di reddito è più alta.
Un’altra dimensione rilevante è quella della presenza di residenti con nazionalità diversa da quella italiana. Osservando la Figura 24, si può osservare come gli stranieri si localizzino prevalentemente nei comuni di lungo le sponde dei due laghi. Le maggiori opportunità lavorative e disponibilità di servizi alla persona sono probabilmente fattori rilevanti nelle scelte residenziali.
Un’altra dimensione rilevante è quella della presenza di residenti con nazionalità diversa da quella italiana.
Il tasso di popolazione straniera nell’area interna è del 7.61%, rispetto ad un tasso provinciale del 7.42%.
Osservando la figura sottostante, si può osservare come i comuni con il numero di popolazione con cittadinanza non italiana maggiore siano Argegno (15.89%) e Colonno (15,78%).
Le due comunità straniere più numerose nella provincia di Como sono quella marocchina e quella rumena. Significativa la presenza di cittadini tedeschi e svizzeri residenti nei Comuni dell’area. Si rileva la presenza di residenti con cittadinanza Svizzera, suggerendo la presenza di transfrontalieri dall’Italia verso la Svizzera. Nell’Area Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio le analisi e le interviste condotte durante i sopralluoghi hanno permesso di individuare come i Comuni più interessati dalla presenza di lavoratori transfrontalieri siano Porlezza, Valsolda e i Comuni della Val Cavargna.
La figura sottostante individua il livello di occupazione totale. Nell’area interna alcuni comuni presentano un tasso di occupazione relativamente basso, in particolare i comuni di Cavargna (33%), Cusino (49%), Valsolda (45%) e Porlezza (48%); inoltre la partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne nell’area interna appare ancora molto al di sotto del suo potenziale. Per valutare questo problema impieghiamo l’indice di penalizzazione di genere, che misura la differenza fra i livelli di partecipazione al lavoro delle donne e quella degli uomini.
L’indice è negativo sull’insieme del territorio, con valori che oscillano da -0.75 a -0.17 (tutti comunque negativi) e con picchi particolarmente elevati nei comuni di Cavargna, Cusino, Cerano D’Intelvi, Ponna, Val Rezzo (da -0.75 a -0.51).
Nell’area del Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio l’andamento nel tempo del Reddito Medio pro-capite (RMCP) appare disomogeneo, con un solo caso di forte crescita (Comune di Laglio). Complessivamente, il RMPC dell’Area nel 2020 si attesta a 18.978 €, in leggera crescita rispetto al RMPC del 2010 che si attestava a 18.689€. Questo andamento rispecchia l’andamento generale a livello regionale, il cui RMPC è aumentato passando dai 22.630,75 € per contribuente del 2010 a 24.725,89 € del 2020. Il Comune che presenta il RMPC più elevato del Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio nell’ultimo decennio è Cernobbio: il reddito medio si attesta a 27.481 € per contribuente nel 2020. I Comuni con reddito più basso nel 2010 erano Cavargna e Val Rezzo, confermandosi i Comuni col reddito più basso anche nel 2020 seguiti da Valsolda e Sannazzaro Val Cavargna. Brienno, Laino, San Siro, Blessagno, Cusino e Valsolda sono i Comuni in cui il reddito resta praticamente invariato nell’ultimo decennio. La presenza di un divario di reddito di più di 20.000 € tra Cernobbio, primo Comune per reddito, rispetto all’ultimo Comune per reddito, Cavargna (RMPC 5.925 €) evidenzia l’esistenza di una forte e crescente polarizzazione della ricchezza all’interno dell’area. In generale, quasi tutti i Comuni rivieraschi hanno visto crescere il RMPC nell’ultimo decennio (con l’eccezione di Carate Urio, che perde più di 7000 € di RMPC dal 2010 al 2020) così come i Comuni della Val d’Intelvi.
Patrimoni
Paesaggi, patrimoni naturali e rischi
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Figura 27. Aree protette map
A nord del Ceresio troviamo tre tra le maggiori aree protette dell’area. Ai piedi del monte Galbiga, nei territori dei comuni di Bene Lario e Carlazzo, si trova la Riserva Naturale Lago di Piano (SIC - Sito di Importanza Comunitaria), ricca di habitat naturali. Le Aree Prioritarie per la Biodiversità si concentrano nelle porzioni settentrionali e centrali dell’Area: le Lepontine Comasche, a cavallo tra l’Area del Lario Intelvese e l’Alto Lago di Como; il Piano di Porlezza, in prossimità del ZSC Lago di Piano; la Costiera del Lario sud-occidentale, posta nei Comuni di Tremezzina, Griante, Sala Comacina, Colonno e Pigra. Nel perimetro dell’Area si trovano tre Aree Prioritarie per la Biodiversità (APB): la Costiera del Lario sud-occidentale, nei Comuni di Dizzasco, Colonno, Sala Comacina, Tremezzina e Griante; il Piano di Porlezza, nei Comuni di Carlazzo, Grandola ed Uniti, Bene Lario e Menaggio; le Lepontine Comasche, nei Comuni di Val Rezzo, Cavargna, San Nazzaro Val Cavargna, San Bartolomeo Val Cavargna, Cusino, Carlazzo, Grandola ed Uniti, San Siro e Plesio. L’APB Lepontine Comasche si estende anche nelle Aree Interne dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario e, in parte più ridotta, della Valchiavenna. Nel comune di Grandola ed Uniti si estende il Parco della Val Sanagra, con boschi, praterie, alpeggi e specie faunistiche rare. Nell’Area sono presenti due Zone di Protezione Speciale – ZPS: la Riserva Naturale Foresta della Valsolda, che presenta caratteristiche di elevata naturalità sia dal punto di vista faunistico, sia per quanto riguarda la presenza di specie botaniche rare ed endemiche; la ZPS Monte Generoso si trova nel Comune di Alta Valle Intelvi, al confine con la Svizzera.
I dati ISPRA (piattaforma IDROgeo
Per dare rappresentazione di tali variegate condizioni di esposizione al rischio ricorriamo a una serie di indici. Il primo è l’indice di rischio idrogeologico. Tale indice considera una varietà di rischi, fra i quali ma non esclusivamente le frane profonde e superficiali, le esondazioni fluviali di fondovalle, i fenomeni di tipo torrentizio lungo il reticolo idrografico in relazione a “bersagli” – ovvero i beni esposti a tali rischi –, quali abitazioni, imprese e infrastrutture. Considerando anche i comuni esterni al perimetro della “area interna”, più della metà dei comuni la frequenza di tale rischio è più elevata rispetto alla media regionale e in alcuni comuni Argegno e Laglio è molto elevata. Più complessivamente il rischio idrogeologico si concentra lungo la costa, dove si localizza la maggior parte degli insediamenti residenziali e produttivi dell’area (fig. 26 e fig.27).
leaderboard Figura 28. Indice di rischio idrogeologico comunale
Scendendo di scala, possiamo osservare come il rischio idrogeologico si distribuisca sul territorio dei comuni più esposti a tale rischio, ovvero con indici superiori a 1.5. Questa operazione è stata resa possibile estraendo dal geoportale PRIM delle celle di venti metri per venti metri. Gli indici di rischio elaborati nel PRIM sono raggruppati in classi corrispondenti a differenti livelli di criticità rispetto alla media del territorio regionale (che è uguale ad 1). I comuni presi in esame sono Argegno, Laglio, Brienno, Corrido, Cerano d’Intelvi, Porlezza, Sala Comacina, San Bartolomeo Val Carvagna, Colonno, Griante, Carlazzo, Schignano, Moltrasio e Valsolda. Come si può osservare ad essere esposte a un livello di rischio molto elevato sono sia i centri abitati sia molte aree produttive.
L’analisi della distribuzione a livello territoriale dei siti inquinati, bonificati e degli impianti di trattamento dei rifiuti restituisce una maggiore concentrazione e distribuzione dei siti e degli impianti sulla fascia rivierasca (Lago di Como e Ceresio). Si segnala una bassa presenza di impianti di trattamento dei rifiuti, collocati nei Comuni di Tremezzina, Claino con Osteno, Carlazzo, Grandola ed Uniti. Una più alta concentrazione di impianti di trattamento dei rifiuti si riscontra nel Comune di Porlezza. Non si riscontrano dall’analisi siti contaminati, mentre la presenza di siti bonificati è bassa e con una concentrazione maggiore nei Comuni rivieraschi, con l’eccezione del Comune di Alta Valle Intelvi.
Figura 34. Inquinamento ambientale (siti bonificati e contaminati); Impianti di trattamento rifiuti, cave attive e cessate, discariche map
Nella Provincia di Como sono 8 gli stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) connessi con sostanze pericolose, individuati dal Ministero della Transizione Ecologica (MITE – dati 2022) nell’Inventario Nazionale degli Stabilimenti a Rischio di incidente Rilevante (D.Lgs. 105/2015). Gli stabilimenti RIR si trovano in Comuni non inclusi nel perimetro dell’Area Interna Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio, come espresso nella tabella seguente.
leaderboard Tabella 6. Stabilimenti a rischio di incidente rilevante
Geografie
Geografia dell’insediamento consolidato e patrimoni costruiti
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Nell’Area Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio si riscontra una maggiore estensione degli insediamenti nei Comuni rivieraschi, in particolare lungo la strada Regina / Via dello Spluga. Oltre ad essere la principale strada storica che attraversa l’Area, che collega il Lario Intelvese a Sud con la Brianza, a Nord con l’Area Alto Lago e la Valchiavenna, la strada Regina rappresenta la principale via di comunicazione viabilistica dell’Area, e attraversa la quasi totalità dei centri storici dei Comuni rivieraschi. Oltre alla riviera del Lago di Como, si riscontra una maggiore estensione dell’urbanizzato sulla sponda del Lago di Lugano (Comuni di Porlezza, Carlazzo, Claino con Osteno, Valsolda). Vi sono alcuni Comuni, oggetto di fusione di Comuni, che presentano un’estensione territoriale molto vasta e comprendono un importante numero di piccoli e piccolissimi nuclei e località abitate, collegati al centro capoluogo (Grandola ed Uniti, Tremezzina, Centro Valle Intelvi, Alta Valle Intelvi). Gli alpeggi sono prevalentemente concentrati nella fascia settentrionale dell’Area, nel territorio compreso tra i Comuni di Cavargna e San Siro: il sistema degli alpeggi in questa porzione del Lario Intelvese è in continuità con l’Area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario (Comuni di Garzeno e Cremia). Alpeggi di grande estensione si trovano anche nella porzione di montagna del Comune di Valsolda, al confine con la Svizzera. Altre aree destinate ad alpeggio, con estensione più limitata, sono presenti nella fascia centrale dell’Area (Comuni di Tremezzina, Sala Comacina, Colonno, Claino con Osteno). Nella maggioranza dei casi gli alpeggi e le malghe in essi presenti sono collegati tra loro da un sistema di strade agro-silvo-pastorali e di sentieri.
Il quadro restituito dai dati censuari del 2011 riguardo allo stato d’uso degli edifici in parte corrisponde alle informazioni che riportano la consistenza del costruito meno recente (ante 1918) rispetto al totale degli edifici residenziali.
leaderboard Figura 48. Edifici per epoca di costruzione
Il più alto tasso di inutilizzo desumibile dai dati censuari è nel Comune di Ramponio Verna, seguito da San Siro; il Comune che riporta il maggior numero di edifici costruiti prima del 1918 è Pigra (72%), seguito da San Siro (66%). Se a questi dati si affiancano le informazioni relative allo stato di conservazione degli edifici (dati ISTAT 8mila Census, 2011) emerge come la più alta incidenza di edifici residenziali in pessimo stato di conservazione sia a San Nazzaro Val Cavargna e Mezzegra (ora parte del Comune di Tremezzina).
leaderboard Figura 50. Percentuale d’uso degli edifici
Il quadro delle condizioni d’uso e dello stato di conservazione del costruito restituita dai dati censuari corrisponde, nella maggioranza dei casi, da quanto deducibile dai sopralluoghi e dai rilievi speditivi che sono stati realizzati. Si rileva una maggiore presenza di edifici residenziali non in uso – quando non in abbandono - totale o parziale nei centri storici del Comuni rivieraschi attraversati dalla Strada Regina, a causa dell’importante volume di traffico su gomma, ma anche della scarsa propensione alla manutenzione e “adattabilità” delle abitazioni storiche. Una situazione simile si riscontra anche nelle frazioni di mezza montagna dei Comuni rivieraschi, più distanti dal centro ‘capoluogo’ e difficilmente accessibili (e.g. San Siro). In questi contesti si rilevano puntualmente edifici in condizioni di conservazione pessime, legate al cessato uso ed alla mancanza di manutenzione; in alcuni casi, si rileva come edifici e complessi di edifici siano stati convertiti dall’uso residenziale o di supporto alle attività agro-silvo-pastorali, ora cessate, in tentativi di “albergo diffuso” o in case per residenza temporanea. Diversa, pur con qualche aspetto in comune, la condizione del costruito in Val Cavargna e in Val d’Intelvi, le due porzioni più “interne” dell’Area. In Val Cavargna, come confermato anche dai dati, si riscontra una buona parte del costruito storico (ovvero presumibilmente realizzato prima del XX secolo, dato desumibile dalle tecniche costruttive e dalle iscrizioni con data di realizzazione riscontrate in molti edifici nei nuclei storici) in pessimo stato di conservazione e in abbandono; in molti casi, sono presenti superfetazioni non congrue e realizzate in tempi più recenti. In Val d’Intelvi lo stato di conservazione degli edifici nei Comuni capoluogo è complessivamente buono, ma si registrano alti tassi di sottoutilizzo o inutilizzo. Nei Comuni della Val d’Intelvi, inoltre, si registra il tasso più alto di edifici residenziali costruiti dal 2006 in avanti.
Complessivamente, lo stato di conservazione degli edifici nell’Area è da considerarsi buono, con differenze sostanziali tra i Comuni rivieraschi e quelli di mezza montagna. Significativa è la presenza di strutture ricettive non più in uso, sia nei Comuni rivieraschi sia nei Comuni più interni, che attualmente vertono in stato di conservazione tra il pessimo e il discreto.
In relazione a questa osservazione, si segnala come il rapporto percentuale tra la somma degli immobili inutilizzabili e gli immobili inutilizzati di proprietà del comune e il totale degli immobili di proprietà del Comune mostra una geografia simile all’immagine emersa nella percentuale di utilizzo degli edifici. I comuni con maggiore patrimonio pubblico inutilizzato sono San Nazzaro Val Cavargna, Val Rezzo, Ponna, Blessagno, Grandola ed Uniti, Menaggio e Laglio con valori superiori al 98%.
Il suolo consumato, ovvero urbanizzato/impermeabilizzato, nelle 14 aree interne lombarde al 2021 ammonta complessivamente a 49.036 ettari (ha).
Dall’analisi dei dati di consumo di suolo annuale netto nel periodo 2020-2021 contenuta nel rapporto ISPRA sul consumo di suolo dell’anno 2022 applicata ai 485 comuni delle 14 “aree interne” lombarde, risulta che 293 di questi non hanno consumato suolo (pari al 60%), 191 comuni (pari al 39,4%) hanno invece consumato suolo e uno solo ha ridotto il consumo di suolo. Complessivamente, l’artificializzazione del suolo nelle aree interne lombarde ammonta a 92,6 ettari nel solo ultimo anno osservato. Questo valore pesa per il 10,5% dell’intero consumo regionale annuo (pari a 883 ettari) ed è pari a mezzo ettaro circa per ogni comune consumatore di suolo nelle aree interne. Si tratta quindi di un consumo significativo.
Per misurare l’efficienza nell’uso del suolo abbiamo impiegato l’indicatore del consumo marginale di suolo per i 473 comuni delle aree interne lombarde, escludendo 12 comuni che hanno una popolazione stazionaria. Fra questi, 284 comuni non registrano consumo di suolo nel periodo 2020-2021 (pari al 58%), mentre i restanti 189 si dividono tra comuni che hanno avuto un incremento demografico e consumo di suolo (44, pari al 9%) e comuni che hanno registrato una riduzione nel numero di residenti pur continuando a consumare suolo (145, pari al 30% del totale).
Come abbiamo visto, l’intero gruppo dei comuni dell’aree interne lombarde ha consumato 92,6 ettari pari al 10,5% dell’intero consumo di suolo regionale registrato tra il 2020 e il 2021. Quasi l’83% del consumo di suolo delle aree interne (76,7 ha) è imputabile ai 145 comuni con indicatore di efficienza negativo (Cmarg<0), cioè che perdono residenti, mentre gli altri 44 comuni hanno consumato i restanti 15,9 ha. Dunque, in termini assoluti ha consumato più il gruppo dei comuni inefficienti ovvero i comuni che pur perdendo residenti consumano nuovo suolo.
Analizzando le famiglie di comuni per ampiezza demografica si nota che il gruppo di comuni piccolissimi (0-500 ab.) è in assoluto il più inefficiente (-1.243 m2/ab), ma non in termini assoluti (3,5 ha consumati), il cui primato è detenuto dai comuni piccoli tra i 501 e i 2000 abitanti (25,8 ha) e, a seguire, da quelli tra i 5001-10000 ab. con 22,2 ha.
In conclusione, possiamo rilevare che nei 189 comuni consumatori delle aree interne lombarde il consumo di suolo rimane elevato, incidendo per oltre il 10% sul consumo totale regionale. Per loro si profila un andamento contraddittorio che vede oltre l’80% del loro consumo realizzato da comuni con contrazione demografica. Questi comuni sono da considerare come altamente inefficienti perché hanno consumato una risorsa non rinnovabile (il suolo) senza avere una forzante attiva (la popolazione in crescita). Questo non giustifica il consumo di suolo dei restanti comuni, in quanto si tratta di consumi in aree prevalentemente fragili e ad alta sensibilità ambientale dove, in entrambi i casi, andrebbe prima fatto uso delle aree già artificializzate, non utilizzate o dismesse, e delle abitazioni, non utilizzate o sottoutilizzate.
Per guardare all’andamento del consumo di suolo nell’area interna, impieghiamo prima l’Indicatore del suolo consumato pro capite che misura la quantità di copertura artificiale esistente al 2021 rispetto alla popolazione residente in quell’anno; il comune con un consumo di suolo procapite maggiore è il comune di Cavargna (1035mq/ab), quello inferiore è il comune di Cernobbio (228 mq/ab).
In seguito, impieghiamo l’indicatore di consumo marginale di suolo, che abbiamo spiegato poco sopra; dei 34 comuni dell’area 6 hanno consumato suolo nel 2021, di questi 3 hanno consumato suolo a fronte di una decrescita demografica.
leaderboard Figura 55. Valori immobiliari per zone omogenee
Se osserviamo la media dei valori medi di compravendita degli immobili in normale stato di conservazione di tutte le tipologie residenziali emerge una netta distinzione tra i comuni che si affacciano al lago di Como. Cernobbio con 2.412 euro /mq è il comune con i valori medi più alti. Segue Laglio, Griante e Tremezzina con valori superiori a 1.750 euro / mq. Val Rezzo è invece il comune con il valore più basso, 808 euro / mq. Sotto i 1.000 euro / mq sono anche i comuni di San Bartolomeo Val Cavargna, Cusino, Ponna, Blessagno, Laino, Pigra, Corrido, Cavargna, Bene Lario e San Nazzaro Val Cavargna.
Il Lario Intelvese, in quanto parte della Provincia di Como, è territorio di competenza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese (sede a Milano). Nei Comuni dell’Area Lario Intelvese – Valli Lario Ceresio si contano in totale 117 architetture vincolate, più di un quinto del totale della Provincia di Como (506 architetture vincolate). La presenza più elevata di architetture vincolate si registra nel Comune di Tremezzina, che ne conta 25, seguito dai Comuni di Valsolda e di Menaggio (rispettivamente 13 e 11 architetture vincolate). Nella frazione Ossuccio, compresa nel Comune di Tremezzina, è presente il Sacro Monte della Beata Vergine del Soccorso, Ossuccio – parte del sito seriale Patrimonio Mondiale “Sacri Monti of Piedmont and Lombardy”, iscritto nella World Heritage List nel 2003.
Sono sei i Musei riconosciuti dal Sistema Museale Lombardo posti nell’Area Lario Intelvese – Valli Lario Ceresio. Tre di questi, Villa Carlotta; Museo Villa del Balbianello; Antiquarium “Luigi Mario Belloni e Mariuccia Zecchinelli” (frazione di Ossuccio) si trovano nel Comune di Tremezzina; nel Comune di Cavargna è presente il Museo della Valle; il Museo d’Arte Sacra di Scaria, con sede nell’omonima frazione nel Comune di Alta Valle Intelvi; infine, il Museo Comunale Etnografico e Naturalistico Val Sanagra, con sede nel Comune di Grandola ed Uniti, parte dell’Ecomuseo della Val Sanagra.
Il Comune di Menaggio è stato riconosciuto come Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano; è parte dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia”, invece, il Comune di Tremezzina.
Vita quotidiana
Servizi, mobilità e vita quotidiana
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Dal punto di vista dei servizi di welfare di base (istruzione e sanità), l’area del Lario Intelvese e delle Valli del Lario Ceresio ha una distribuzione territoriale polarizzata in tre aree: Menaggio e la Val Menaggio che risale verso Porlezza – che rappresenta il vero “cuore” attrezzato dell’area –, il centro valle Intelvi e la zona più meridionale, prossima a Como. Al di fuori di queste aree, spesso mancano i servizi, come le scuole del primo ciclo. L’offerta di istruzione superiore si concentra a Porlezza (professionale) e Menaggio (liceo scientifico). Per quanto riguarda la sanità, sono presenti un ospedale (con pronto soccorso) a Menaggio e una casa di cura accreditata a Ramponio Verna. Le altre strutture socio-sanitarie, per lo più private, si concentrano a Menaggio e lungo il lago. A Menaggio sono, inoltre, presenti un SERT e due strutture per disabili (private). Come l’Area Interna dell’Alto Lago di Como (a nord), l’area è dunque particolarmente poco servita dall’offerta pubblica.
L’offerta di trasporto pubblico locale si snoda lungo il lago di Como con un anello che collega Menaggio a Porlezza e Argegno a San Fedele Intelvi e Osteno, sul lago di Lugano. Le aree a Nord sono poco servite. Lungo la linea ferroviaria che univa Menaggio a Porlezza, abbandonata nel 1939, è presente una pista ciclabile utilizzata prevalentemente per cicloturismo.
È stata condotta un’analisi riguardo gli indici di mobilità in uscita ed interna nell’Area. L’indice di mobilità in uscita misura il dinamismo di un territorio attraverso la percentuale di persone che si spostano quotidianamente per motivi di studio e di lavoro rispetto alla popolazione del comune di età compresa tra 6 e 64 anni (dall’inizio della scuola dell’obbligo fino all’età del pensionamento). Ponna, Colonno e Cariate Urio, Comuni privi di strutture di welfare primario, riportano valori importati di mobilità in uscita. La mobilità interna riporta valori abbastanza bassi.
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Se invece osserviamo il rapporto percentuale tra la popolazione residente che si sposta giornalmente per motivi di lavoro o di studio emerge una maggiore attitudine per una mobilità breve. La maggior parte dei Comuni ha valori superiori al 50%, con il massimo raggiunto nel comune di Griante con il 78%. Il Comune con una mobilità breve meno significativa è Val Rezzo con il 24%. Sotto il 50% sono anche i Comuni di Cavargna (28%), San Bartolomeo Val Cavargna (38%), San Nazzaro Val Cavargna (38,6%) e Pigra (40%). Questi valori bassi sono dovuti non tanto alla mancanza di mobilità della popolazione residente, bensì alla distanza fisica di questi comuni rispetto ai poli che ospitano scuole e luoghi di lavoro (si veda Figura 42).
Infatti, i Comuni con valori più alti di mobilità lunga sono San Bartolomeo Val Cavargna con il 30%, Cavargna, con il 26%, San Nazzaro Val Cavargna con il 24% e val Rezzo con il 21%. Il resto dei Comuni ha valori più bassi. Il Comune con il valore minore è Bene Lario, con 3,6%.
Economie
Economia e le specializzazioni produttive
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Nel territorio non sono presenti grandi imprese. Secondo la definizione del Ministero dello Sviluppo economico si può definire “grande” un’impresa che occupa più di 250 persone e presenta un fatturato superiore a 50 milioni di euro e realizza un totale di bilancio annuo superiore a 43 milioni di euro; un’impresa che occupa più di 250 persone e presenta un fatturato superiore a 50 milioni di euro; un’impresa che occupa più di 250 persone e realizza un totale di bilancio annuo superiore a 43 milioni di euro. Tuttavia, è importante osservare l’indicatore del numero di grandi imprese attive ogni mille addetti del Comune, perché ci mostra una prossimità fisica con comuni in cui sono presenti (Como a sud, Porto Ceresio a sud-ovest e Nord con il sistema dell’Alto Lario).
I dati riguardo gli addetti nel settore manifatturiero raccontano di una maggiore concentrazione di addetti nel settore Ateco C – settore manifatturiero - e il numero totale di addetti nelle UL (unità) locali attive nei Comuni di Dizzasco con 51%, Plesio con 35%, Bene Lario con 39% e i comuni di Cerano d’Intelvi e Claino con Osteno con rispettivamente 25% e 23%. Gli altri Comuni hanno valori inferiori a 20%. Si distinguono per avere un valore azzerati i Comuni di Blessagno, Centro Valle Intelvi, Cavargna, Colonno, Cusino, Pigra, Ponna, Sola Comacina, San Nazzaro Val Cavargna e Val Rezzo. Complessivamente si conferma una indole poco manifatturiera dell’area rispetto alle altre aree circostanti e altre aree interne lombarde di montagna.
leaderboard Figura 66. Percentuale addetti settore manifatturiero
Per quanto riguarda invece il rapporto percentuale tra il numero di addetti nei settori Ateco J (servizi informatici e di comunicazione), K (attività finanziarie e assicurative), M (attività professionali e scientifiche) e il numero totale di addetti nelle UL attive nessun comune sembra essere specializzato sul settore dei servizi avanzati. Solo due Comuni superano la percentuale del 15%, Brienno e Carate Urio. Significativi sono i valori azzerati dei Comuni di Blessagno, Centro Valle Intelvi, Cavargna, Pigra e Val Rezzo. Cusino tra tutti i Comuni è l’unico che ha un valore azzerato sia nel manifatturiero che in quello sociosanitario, e un valore di 13.5% nella percentuale di addetti nei settori dei servizi avanzati.
La geografia degli addetti impegnati nei settori sociosanitari nel 2017 mostra una polarizzazione degli addetti presso il Comune di Sala Comacina che vede il valore percentuale di addetti nei settori sociosanitari intorno ai 63%. Molto più indietro si posiziona San Siro con 16%, Menaggio e Laino con 10%. Il resto dei Comuni presenta valori inferiori al 7% Se osserviamo la variazione degli addetti nel tempo attraverso una matrice di crescita e decrescita disarticolando il dato entro due intervalli temporali: il primo 2001-2011 e il secondo 2012-2017 possiamo rilevare una sequenza di tendenze in cui si alternano o ripetono fasi di crescita (C) o decrescita (D) degli addetti. Sono emerse nel complesso quattro tendenze che ci raccontano di processi di crescita consolidata (CC), di una crescita recente (DC), di un rallentamento (DC) e di decrescita consolidata (DD). Questo evidenzia come i Comuni di Bene Lario, Cavargna, Cerano d’Intelvi, Cernobbio, Laino, Menaggio, Plesio, San Bartolomeo Val Cavargna, Schignano, Val Rezzo e Valsolda abbiano subito una riduzione costante di addetti. Argegno, Colonno, Dizzasco, Griante, Sala Comacina e San Siro sono i Comuni in cui c’è stata una crescita consolidata nei due intervalli temporali.
La variazione percentuale degli addetti 2012-2017 è illustrata nelle mappe che seguono. In questo caso per effettuare l’analisi si tiene conto di tutti gli addetti delle diverse classi di settori economici Ateco. Questo dato è utile per capire la tenuta del mercato di lavoro e dell’occupazione dei diversi comuni. Emerge come il Comune con maggior riduzione percentuale di addetti dal 2012 al 2017 sia Cavargna, che vede ridurre del 65% il numero di lavoratori. Corrido ha una riduzione di 40% mentre i Comuni di Val Rezzo (-20%), Bene Lario (-22%), Brienno (-23%), Plesio (–26%) e Cusino (-27%) sono i Comuni che hanno avuto una riduzione superiore e uguale a 20%. Sala Comacina (+173%), Ponna (+43%) e Claino con Osteno (+38%) sono i tre Comuni con il maggiore aumento. Significativo l’aumento di Sala Comacina, che vede quasi triplicare il numero di addetti. Sia i dati positivi che quelli negativi sono da considerare con le dovute precauzioni: la bassa densità di popolazione di alcuni comuni, e di conseguenza anche la bassa densità di addetti, fa sì che ogni addetto singolo possa condizionare il valore molto alto o molto basso.
Il territorio del Lario Intelvese e del Valli del Lario e del Ceresio ospita anche un distretto industriale. I quattro comuni di Cernobbio, Moltrasio, Ceriate Urio e Laglio nella parte sud dell’area fanno parte del Distretto tessile e abbigliamento comasco. Uno dei distretti di più lunga tradizione nel nord Italia e che comprende 68 comuni, 30800 Unità Locali, e circa 145661 addetti.
A margine dell’analisi dell’assetto economico dell’Area, si pone una riflessione in merito al rapporto tra il Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio con la vicina Svizzera. Il territorio del Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio è localizzato sul confine Italia – Svizzera (Canton Ticino), in prossimità di Lugano – fascia centrale dell’Area – e Mendrisio – fascia meridionale dell’Area. Sono emersi negli ultimi anni numerosi canali e strumenti di promozione delle relazioni transfrontaliere; tuttavia, l’area è segnata ancora da forti differenze socioeconomiche e istituzionali. Si tratta di asimmetrie e divari che hanno forti implicazioni economiche, sociali e spaziali. Nell’area è possibile individuare due valichi. Uno fa parte dell’area e l’altro si trova invece nei comuni di Como e Maslianico, confinanti con il comune di Cernobbio: il valico di Brogeda, posto a sud dell’area, prosegue verso Mendrisio e Lugano. Il valico a nord ovest si colloca sulla Via Cantonale lungo del lago di Lugano e permette di raggiungere la città di Lugano. Si tratta di territori che hanno forti livelli di interdipendenza, accomunati anche dall’uso della lingua italiana, che ha rappresentato negli anni sia un elemento di opportunità che un problema per il territorio. La maggiore parte delle interazioni transfrontaliere si manifestano nei flussi delle attività commerciali e turistiche e nei versamenti dei pendolari che quotidianamente percorrono l’area transfrontaliera. Questi scambi sono regolamentati da accordi stipulati con l’Unione Europea e attraverso accordi bilaterali che regolano la cooperazione economica, politica e culturale e la libera circolazione delle persone. Si tratta però di accordi profondamente segnati da tensioni in relazione all’alto numero di lavoratori frontalieri. Per il Canton Ticino la vicinanza al Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio rappresenta un bacino da cui attingere forza lavoro. Per i lavoratori transfrontalieri la presenza della svizzera rappresenta un’opportunità di accedere a retribuzioni più alte. Secondo i dati di BAK Economics negli ultimi anni stiamo assistendo ad un’asimmetria sia nello sviluppo demografico che nella struttura demografica. La popolazione del Canton Ticino è diminuita del 1,8% dal 2010 al 2019, quella della provincia di Como del 2,3%, mentre quella del Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio è complessivamente aumentata del 0,54%. La popolazione invecchia maggiormente nel territorio italiano rispetto a quello svizzero. Infatti, secondo i dati della BAK Economics, nell’arco temporale 2010-2019 il Ticino ha visto aumentare del 2,4% la sua popolazione over 65, mentre la provincia di Como del 3%. Nel Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio la percentuale di popolazione over 66 è aumentata complessivamente nell’arco temporale 2015-2019 del 2,4%. A livello del reddito pro capite della Provincia di Como nel 2019 registra valori più bassi rispetto al Canton Ticino (rispettivamente 30.000 e 79.500 euro pro capite), ma anche rispetto a quello della Lombardia nel suo complesso. I flussi di lavoratori frontalieri che passano nel territorio verso il Cantone del Ticino contano circa 25.300 pendolari sui 70.000 pendolari che complessivamente dall’Italia vanno nel Canton Ticino. Secondo il Rapporto sullo studio regionale sulla cooperazione transfrontaliera Italia – Svizzera negli ultimi anni il numero di frontalieri verso il Ticino è aumentato di 2,5 volte con valori intorno ai 30.000 nel 2003 a valori intorno ai 70.000 nel 2019. Secondo i dati della BAK Economics in Canton Ticino, diversamente dagli altri Cantoni esiste una percentuale nettamente più elevata di lavoratori frontalieri altamente qualificati (attività complesse e molto complesse - attività che implica un complesso processo decisionale e di risoluzione dei problemi, che richiede una grande quantità di conoscenze teoriche e fattuali). Dei 70.000 lavoratori frontalieri, circa 16500 persone coprono la domanda di manodopera qualificata in Canton Ticino. 15000 addetti ricadono nella manodopera “Semplice” (semplice attività di natura fisica o manuale); 32500 addetti rientrano nella categoria “Pratica” (attività pratiche come vendite, assistenza, elaborazione e amministrazione dei dati, uso di macchine). 15000 addetti ricadono nella manodopera “Complessa” (attività complessa che richiede grandi conoscenze in un campo specializzato).
Governance
Gli attori, la governance e le politiche pubbliche
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L’indicatore di frammentazione del sistema di governance nelle aree interne è stato calcolato in base ai diversi organismi di gestione di servizi sul territorio: la Provincia, gli Uffici scolastici territoriali, l’Azienda di tutela della salute, l’Ambito Territoriale Ottimale, i Parchi Regionali, le Comunità montane, il Trasporto Pubblico Locale, le camere di commercio. L’area interna del Lario Intelvese e Lario Ceresio rientra completamente nel territorio della provincia di Como, cui fano capo l’ATO e l’ufficio scolastico provinciale. L’area rientra in parte nel perimetro della comunità montana delle valli del Lario e del Ceresio che si estende a nord nell’area intera dell’Alto Lago di Como e in parte nella comunità montana delle Valli del Lario e del Ceresio a sud. Fa quasi completamente capo all’ATS della montagna per i servizi sociosanitari ad eccezione di una piccola parte che si attesta nel territorio dell’ATS dell’Insubria.
Il grafico riporta il posizionamento dei diversi organismi di governance e la loro dimensione con riferimento alla dotazione di organico. I dati sulla dotazione di organico sono stati reperiti dai bilanci dei diversi enti; non vi sono indicazioni per la dimensione organica degli enti di gestione dei Parchi Regionali. Da un punto di vista generale si evidenzia che le sedi amministrative dei diversi organi di governance sono prevalentemente posizionate nei capoluoghi di Provincia. Nel caso dell’area del Lario Intelvese e Valli Ceresio solo la sede della comunità montana del Lario Intelvese è localizzata all’interno del perimetro dell’area interna, nel Comune di San Fedele Intelvi. La Comunità Montana ha due dipendenti. La Comunità Montana della Valli del Lario e del Ceresio, la cui sede è nel comune di Gravedona e Uniti, nell’Area Interna Alto Lago di Como e Valli del Lario, ha 16 dipendenti. L’area interna del Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio è interamente compresa nella provincia di Como, sulla sponda sinistra del lago. Il territorio è però suddiviso tra due Comunità Montane: la CM Valli del Lario e del Ceresio e la CM Lario Intelvese, a sud. La quasi totalità dei comuni appartenenti alla Comunità Montana del Lario Intelvese è anche coinvolta nel più ampio GAL Lago di Como. In questa porzione di territorio sono anche presenti diverse esperienze di fusioni di Comuni: Alta Valle Intelvi, Centro Valle Intelvi, Tremezzina e Bellagio, quest’ultimo solo limitrofo all’area. L’unica Unione comunale si colloca a sud dell’Area, ma all’esterno della stessa (Lario e Monti). L’area appare dunque divisa in due, per quanto riguarda la cooperazione intercomunale, con una maggiore propensione nella zona meridionale.
Infine, un’ulteriore misura della capacità di cooperazione alla scala dell’area è lo stato della pianificazione energetica e per il clima. Solo 1 comune dotato di Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES). E esiste solo 1 PAES intercomunale promosso dall’unione di Griante e Tremezzina (2013).
Prospettive
Dove va il Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio? Tre temi verso l'agenda strategica dell'area
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7.0.1 Welfare, accesso ai servizi e qualità della vita
Il territorio del Lario Intelvese e Valli Lario Ceresio presenta una varietà di condizioni demografiche: nell’ area sono presenti in maggioranza piccoli e piccolissimi Comuni – un esempio è Val Rezzo, con 164 residenti – e solo alcuni Comuni più grandi, come Cernobbio, che conta circa 7700 residenti. Tale differenza demografica è accompagnata anche da una polarizzazione per fasce d’età. La popolazione giovane (6-19 anni, età scolare) è concentrata soprattutto nei Comuni intorno al lago di Lugano mentre la popolazione dei grandi anziani (oltre gli 80 anni) si trova maggiormente nei Comuni di costa del lago di Como e nelle aree più interne delle Valli del Lario e del Ceresio. Dal tavolo di lavoro emerge la scarsa presenza di spazi di aggregazione culturale in cui prevedere attività extrascolastiche. Nel territorio assistiamo anche ad elevati processi di abbandono scolastico (scuole secondarie superiori), causati in parte dall’attrattività di impiego non specializzato, ma ben remunerato, nella vicina Svizzera. I servizi essenziali (sanità, mobilità, istruzione) sono concentrati principalmente nei comuni rivieraschi (lago di Como e lago di Lugano) con una forte polarizzazione nei Comuni di Menaggio e Porlezza. Menaggio è l’unico Comune dell’area in cui è presente un presidio sanitario, pur limitato nelle prestazioni offerte: la popolazione si rivolge con sempre più frequenza agli ospedali di Como, a sud, e di Gravedona (a nord dell’area). In alcuni Comuni di montagna è difficile offrire i servizi minimi, come ad esempio l’ambulatorio medico, il trasporto scolastico, il negozio alimentari oppure il bar. I processi di polarizzazione si riflettono anche nelle pratiche di mobilità: Menaggio e Porlezza sono i “poli” interni dell’area; la mobilità verso l’esterno è indirizzata soprattutto verso i poli di Como, Gravedona e Lugano. Particolarmente difficoltosa è la condizione di accessibilità di alcuni Comuni e frazioni di mezza montagna anche a causa della morfologia del territorio; sulla fascia rivierasca, la Strada Regina risulta sottoposta a intensi volumi di traffico specialmente nei mesi di alta stagione turistica, da maggio a ottobre. Secondo i partecipanti intervenuti ai tavoli tematici dei workshop occorre prevedere un maggiore coordinamento tra il trasporto pubblico locale su gomma e quello via lago. In questo modo, integrando i sistemi di trasporto, si potrebbero ridurre i lunghi tempi di percorrenza per gli studenti e gli abitanti e anche valorizzando la mobilità interna. Inoltre, si pone l’accento sulla necessità di rinnovare il parco mezzi pubblici di trasporto, introducendo mezzi ibridi ed elettrici di piccole dimensioni (15/20 posti). I partecipanti ai tavoli di lavoro evidenziano come i trasporti siano fortemente carenti soprattutto nelle ore serali e notturne. Risulta inoltre un processo di migrazione interna all’area con flussi di spostamento dai centri abitati rivieraschi verso i Comuni più interni. Significativa la traiettoria demografica del Comune di Centro Valle Intelvi: in soli 5 anni il Comune ha avuto un incremento di 500 residenti, con un saldo in positivo del 20% della popolazione. Dal tavolo emerge come i nuovi abitanti siano in maggioranza giovani coppie, che faticano ad accedere al mercato della casa nei Comuni rivieraschi dove i valori immobiliari sono molto elevati, oppure proprietari di seconde case che decidono di spostare la residenza qui. Anche se con numeri minori, si può riscontrare un processo di ripopolamento simile anche nel Comune di San Bartolomeo Val Cavargna dove, negli ultimi anni, si è assistito all’arrivo di 15 nuove famiglie straniere (francesi, olandesi, svizzere e tedesche) che hanno recuperato case in abbandono. Dai tavoli tematici emerge la necessità di sostenere con adeguati servizi questi processi di ripopolamento, attraverso un’adeguata dotazione di asili nido, scuole, palestre e mense scolastiche. Se da un lato il processo di migrazione interna può essere visto come tendenza positiva per i Comuni più interni dell’Area, come nel caso della Val d’Intelvi, dall’altro questo fenomeno è anche il risultato di un processo di espulsione in atto nei Comuni rivieraschi a causa di un mercato immobiliare sempre più costoso. Una delle necessità emerse dalla discussione è quella di prevedere nel territorio alloggi con canoni adeguati agli stipendi di fascia media e ai più giovani. Ad esempio, la carenza di soluzioni abitative in linea con gli stipendi dei docenti delle scuole ne determina il turnover, a discapito anche della continuità didattica. Se da una parte ci sono Comuni di mezza costa e interni che stanno guadagnando popolazione, dall’altra ci sono molti Comuni in cui si assiste a processi di forte spopolamento, incentivato anche dal piano di razionalizzazione degli istituti scolastici. Per i partecipanti ai workshop occorre un intervento legislativo affinché, in talune zone interne, sia ridotto il numero minimo di alunni per classe al fine di evitare pluriclasse e garantire una didattica adeguata. Un ulteriore elemento che caratterizza il territorio è la forte presenza di processi di sottoutilizzo e abbandono del patrimonio pubblico, anche a seguito della concentrazione di servizi e delle unioni amministrative. Occorre valutare la riqualificazione e riconversione di edifici abbandonati o non più utilizzati per destinazioni istituzionali in alloggi a prezzi calmierati a favore della popolazione locale. Dai tavoli di lavoro emerge anche la necessità di prevedere un maggiore sostegno all’ingresso nel mondo dell’impiego per le persone fragili, attraverso progetti di inserimento lavorativo.
In sintesi, la “perifericità” dell’Area è percepita dagli attori locali non solo in termini di scarsa accessibilità e attrattività turistica territoriale, ma anche di una minore presenza e prossimità di servizi alla popolazione, declinata in termini differenti nelle diverse porzioni dell’Area. Rispetto al tema trattato nel relativo tavolo, sono emerse nuove polarizzazioni e relazioni che nel tempo si stanno consolidando: la Val d’Intelvi si sta progressivamente configurando come un territorio attrattivo per la popolazione dell’Area, grazie ad un mercato immobiliare con prezzi accessibili pur mantenendo una scarsa accessibilità interna (bassa infrastrutturazione di mobilità) una ridotta offerta di servizi alla persona. Allo stesso tempo, la porzione rivierasca – pur forte dal punto di vista economico per la vocazione del turismo di alta fascia si sta progressivamente desertificando in termini di residenti e commercio di prossimità, con ricadute negative sulla struttura sociale, ma anche sulla gestione del patrimonio costruito dei comuni interessati.
7.0.2 La struttura economico-produttiva: manifattura e turismo oltre le polarizzazioni
Il territorio del Lario Intelvese e Valli del Lario Ceresio, similmente ad altre aree in prossimità dei laghi nella Regione Lombardia, è interessato da una forte vocazione e polarizzazione turistica, specialmente nei Comuni rivieraschi dei laghi di Lugano e di Como (fascia centrale e meridionale dell’Area). Il modello tradizionale del turismo del lago è caratterizzato da un picco di presenze nella stagione primaverile ed estiva, al quale segue una bassa frequentazione da parte dei turisti nei mesi autunnali e invernali. Questi flussi hanno generato una forte pressione sul funzionamento del territorio, soprattutto nella parte meridionale dell’area, con significative implicazioni sulla vita dei residenti, in termini di mobilità, servizi e accessibilità al mercato immobiliare. Dai tavoli di lavoro è emerso però che la maggior parte delle grandi strutture ricettive negli anni non sono state in grado di aggiornarsi e riposizionarsi in un mercato del turismo in fase di cambiamento. Nel territorio si avverte la necessità di istituire un Consorzio capace di governare il turismo che si sviluppa dal lago verso i territori montani e più interni. Si tratterebbe di una strategia che potrebbe ridurre la forte pressione turistica dei mesi estivi orientandola dal lago verso le valli. Le azioni intraprese nell’ultimo decennio sono tese verso un modello di fruizione “lenta” del territorio attraverso la rete di ciclabili, cammini e percorsi escursionistici già esistenti, che però andrebbero messi a sistema. Accanto alla vocazione turistica esiste una realtà manifatturiera legata al settore tessile tra le più attive del Nord Italia, concentrata nel Comune più prossimo a Como, Cernobbio. Il territorio del Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio ospita anche un distretto industriale: i quattro Comuni di Cernobbio, Moltrasio, Carate Urio e Laglio nella parte sud dell’area fanno parte del Distretto tessile e abbigliamento comasco, uno dei distretti di più lunga tradizione nel Nord Italia e che comprende 68 comuni, 30800 Unità Locali, e circa 145661 addetti alle unità locali. Nel territorio si possono individuare alcune realtà manifatturiere innovative nel settore delle tecnologie. Dai tavoli emerge la necessità di prevedere forme di sostegno alle filiere produttive e di potenziare il rapporto tra formazione e mondo del lavoro per supportare il reclutamento di addetti per le imprese che non sono in grado di competere con le offerte della vicina Svizzera (sia per livello di retribuzione economica che per la tipologia dei contratti di lavoro). Inoltre, nel territorio assistiamo alla scomparsa di alcune attività artigianali tradizionali come la produzione del cioccolato, la lavorazione del vetro, del rame e dei tessuti che soffrono anche delle difficoltà logistiche e della lontananza con le principali vie di trasporto. Un ulteriore carattere significativo dell’area è la sua natura di territorio di confine. La prossimità del Canton Ticino e della città di Lugano è sia un’opportunità che una criticità: negli ultimi anni sono emersi numerosi canali e strumenti di promozione delle relazioni transfrontaliere; allo stesso tempo, vi sono asimmetrie e divari che hanno implicazioni economiche, sociali e spaziali. Si tratta di territori che hanno forti livelli di interdipendenza: dovuti dalle numerose interazioni transfrontaliere che si manifestano nei flussi delle attività commerciali e turistiche e nei flussi di pendolari che quotidianamente attraversano il confine. Per il Canton Ticino la vicinanza al Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio rappresenta un bacino da cui attingere forza lavoro; per i lavoratori transfrontalieri la vicinanza della Svizzera rappresenta un’opportunità per ottenere retribuzione più alte rispetto a quelle offerte in Italia. Emerge dai tavoli di lavoro la necessità di offrire dei servizi di supporto alla popolazione locale al fine di incentivare la loro permanenza in Italia.
7.0.3 Cura del territorio e prevenzione del rischio: patrimonio naturale, costruito, biodiversità
Il territorio del Lario Intelvese e delle Valli del Lario Ceresio è stato caratterizzato da un importante crescita dell’urbanizzazione durante tutto il Novecento. La concentrazione di questi processi di espansione è significativa soprattutto lungo le due coste (lago di Como e lago di Lugano), in cui è possibile assistere alla successione di nuclei storici, grandi strutture alberghiere, complessi residenziali più recenti adibiti a seconde case, aree industriali e infrastrutture. I centri storici attraversati dalla Strada Regina e quelli più isolati di mezza costa sono caratterizzati da processi di progressivo svuotamento, legati sia alla forte pressione del turismo, sia alla più complessa manutenzione e cura del patrimonio residenziale storico. Questo processo di sottoutilizzo e di abbandono interessa anche l’ampio patrimonio pubblico (scuole, uffici…) generato dall’accentramento e decentramento di servizi sia nei Comuni rivieraschi che nelle aree più interne. La forte pressione dell’urbanizzato, la mancata manutenzione del patrimonio boschivo e dei corsi e superfici d’acqua, uniti al cambiamento climatico, hanno causato negli anni una maggiore esposizione al rischio idraulico e idrogeologico. La questione del rischio idraulico e del dissesto idrogeologico è stata ampiamente trattata nel tavolo tematico: occorre definire priorità di intervento all’interno di un quadro di programmazione basato sulla situazione della realtà territoriale e con una visione ampia e sinergica. La fragilità del territorio è da affrontare in modo coordinato tra tutti gli attori. Si segnala la necessità di fondi a disposizione dei Comuni, per la manutenzione ordinaria del territorio e delle opere realizzate con fondi regionali o altri finanziamenti: gli enti locali sono spesso infatti in difficoltà nell’effettuare interventi manutentivi sul proprio reticolo di competenza, a causa della scarsità di risorse a disposizione. Il tavolo di lavoro restituisce, infatti, una condizione di abbandono e scarsa manutenzione del reticolo idraulico minore con forti conseguenze nella qualità di vita della popolazione peggiorata dalla prolungata mancata manutenzione del patrimonio boschivo. La fragilità del territorio è messa in relazione anche al mancato o mutato interesse per le attività agro-silvo-pastorali, che hanno consentito per lungo tempo la cura capillare del territorio. Gli effetti dell’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali si riflettono anche sulle infrastrutture di mobilità lenta e di presidio dei versanti (sentieri, muretti a secco) che innescano il dissesto. Il progressivo abbandono dell’agricoltura in alcune porzioni dell’Area ha avuto ripercussioni negative sulla biodiversità: il bosco è invecchiato per mancanza di cure colturali, che comporta un infittimento degli alberi e la difficile rimozione del materiale a terra, ostacolando la crescita del sottobosco. Situazione opposta rispetto alle aree un tempo a pascolo, ora abbandonate: queste vengono invaso da altre specie vegetali e la biodiversità aumenta. Si sottolinea la necessità di studiare queste evoluzioni, per mettere a punto strategie di tutela e gestione della biodiversità efficaci sul medio e lungo periodo. Emerge con forza la necessità di un modello di gestione innovativo del territorio. La tutela del territorio passa anche attraverso l’educazione ambientale, la valorizzazione di percorsi lenti nelle fasce a mezza costa. Questa prospettiva è posta in relazione anche alla necessità di una maggiore integrazione della attività di cura del territorio, del paesaggio e del patrimonio costruito storico attualmente in condizione di sottoutilizzo / abbandono (e.g. recupero di pascoli maggenghi, alpeggi e nuclei di antica formazione per produzioni di qualità e accoglienza). Si sottolinea come le attività agro-silvo-pastorali di montagna, attualmente in contrazione a causa delle basse rendite e degli alti costi, andrebbero maggiormente inquadrate in questo scenario, verso la multifunzionalità dell’agricoltura, anche sostenendo il concetto di filiera corta, oltre che quello di filiera bosco legno energia. Si delinea la necessità di manutenere capillarmente il territorio e il comparto forestale attraverso un piano che passi dalla sistemazione delle aree boscate degradate a causa del massiccio abbandono e dal rilancio della filiera bosco- legno, ma anche della filiera pascolo. Questa azione, allo stato attuale, presenta alcuni importanti ostacoli: una delle criticità risiede nella frammentazione delle proprietà (elevata parcellizzazione); si presenta inoltre un tema di complessità burocratica, che può comportare alcune limitazioni alla corretta pulizia dei boschi e dei fiumi, impedendo indirettamente la salvaguardia del territorio dal rischio idrogeologico. La cura del territorio deve rappresentare un’opportunità per la creazione di nuove filiere legate alle produzioni tipiche del territorio e di nicchia (e.g. olivicoltura a Laglio e Brienno) ma anche, ad esempio, per la produzione di energia. Dal tavolo emerge la necessità di individuare un “innesco” generatore di economia, che potrebbe essere individuato nella cura e valorizzazione del diversificato patrimonio presente nel territorio, esaltandone l’eterogeneità e le specificità, sviluppando nuove competenze attraverso la formazione in settori specifici (es. manutenzione del territorio, corsi per forestali) con un ampio coinvolgimento di persone (disoccupati, NEET…). Il Consorzio Forestale rappresenta un’eccellenza in questo senso, e deve poter lavorare con continuità e investire sulle persone, in modo da mantenere le capacità e le competenze costruite negli anni. Emerge la necessità di costruire interventi più coordinati per mettere in sicurezza il territorio e valorizzarne il patrimonio, lavorando in sinergia e cooperazione tra enti locali e sovra-locali. Si evidenzia come tante piccole iniziative, se messe in relazione, possano piegare la traiettoria attuale, con l’obiettivo non di trovare un denominatore comune, ma di creare un sistema. A questo proposito, un’azione che è ritenuta di grande importanza dai partecipanti del tavolo è la mappatura delle progettualità attive nell’Area.
- Si veda: ISPRA, piattaforma IdroGEO.