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L'agenda strategica dell'area del Lario Intelvese e delle Valli Lario Ceresio

share_location 384 km²

gavel 34 comuni

groups_2 47.383 abitanti

Chiusura documento: 12/09/2024

Indice sezioni:

Le aree interne lombarde costituiscono un mosaico territoriale fatto di diversità produttiva, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica. La forte diversificazione produttiva, in particolare, è uno dei fattori che ne qualifica la diversità territoriale: nelle aree interne lombarde si praticano, nello spazio di pochi chilometri, l’agricoltura di montagna, l’artigianato e la manifattura, la ricreazione ed il turismo.

Oggi queste aree si trovano di fronte a una varietà di punti di rottura, che segnalano la necessità di ripensare e ri-orientare la propria traiettoria in direzione di un futuro più desiderabile perché più giusto e sostenibile, e quindi più abitabile. Crisi correnti, crescenti e fra loro intimamente connesse, quali quelle che manifestano l’avanzare del cambiamento climatico – la siccità o lo scioglimento dei ghiacciai alpini - oppure quelle che manifestano la crisi del modello di sviluppo ereditato – lo spopolamento di alcune porzioni del territorio o il declino di alcuni settori produttivi - indicano la necessità per gli attori locali di riconoscere tali punti di rottura, e di renderli oggetto di intervento e soprattutto di progetto.

Tale progetto, per rivelarsi efficace, non può che muovere dal riconoscimento della diversità di ogni territorio. Diversità che va difesa, sviluppata e proiettata nel futuro in alternativa a qualsiasi monocultura economica e territoriale che, come tale, in un mondo sempre più interdipendente è fonte di rischi crescenti. Pur in un quadro difficile, ogni territorio può e deve cercare il proprio percorso, che non sia il replicare modelli altri e che definisca le condizioni e le forme di una prosperità possibile.

Le aree interne lombarde continuano, in gran parte, a essere capaci di trattenere quote significative di popolazione. Tuttavia, sappiamo che al loro interno questa va polarizzandosi, nelle valli come nei centri maggiori. Per correggere questi squilibri e migliorare le condizioni concrete di abitabilità sia per chi già ci vive – e in particolare i più fragili - sia fra chi vorrebbe poterci vivere è sempre più necessaria una diversa organizzazione territoriale. Questo significa operare – soprattutto attraverso una nuova politica dei servizi e della casa - per stabilizzare, se non aumentare, la popolazione dove ve ne siano condizioni e possibilità, ed egualmente progettare nel tempo medio un futuro e delle vocazioni diversi dove tali condizioni e possibilità non sono presenti.

Le aree interne lombarde sono innervate da saperi e conoscenze diffusi, alcuni ancora vitali, alcuni in declino e altri ancora da creare e far rinascere perché necessari per il futuro. Questi saperi sono di frequente diffusi e riprodotti da importanti istituti di formazione e istruzione, altre volte da altri attori locali e dal sistema sociale nel suo complesso. Tuttavia, tali saperi e tali conoscenze non riescono ad arrivare all’insieme della popolazione, determinando così l’esclusione di alcuni gruppi sociali, né sono sempre sufficienti a rispondere alle aspettative delle giovani generazioni che si trovano a non poter proseguire in queste aree i propri progetti di vita, sia che vi siano nati sia che vogliano venire da altrove.

Le aree interne lombarde sono attraversate da una straordinaria biodiversità senza la quale gli equilibri ambientali dell’intera regione sarebbero ancora più precari, e il suo futuro ancora più a rischio. Come ancora più precaria sarebbe sia la capacità del suo territorio di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico sia quella di adattarvisi. La scelta della tutela della biodiversità impone, come proposto dalla Commissione Europea, un “necessario cambiamento radicale” che non è più rinviabile. E che vede le aree interne lombarde in una posizione di forza rispetto alle aree urbane, ma anche di fragilità, se non le si dedicano la cura e l’attenzione sempre più necessarie.

Per conseguire questo futuro più desiderabile non basteranno le azioni locali alla scala di ogni singola area. Pur nella loro diversità, tali aree dovranno imparare a parlarsi e cooperare. Come dovranno ridefinire il proprio rapporto con le grandi aree urbane della regione, non per replicarne i modelli, ma per costruire una nuova relazione, fondata su una nuova interdipendenza. Inoltre, politiche pubbliche a tutti le scale, da quelle delle aree metropolitane a quelle nazionali, dovranno trasformarsi ed evolvere, sia per ridurre drasticamente i loro impatti negativi sulla traiettoria di queste aree, sia per lasciare che sviluppino, viceversa, le loro potenzialità. In questo quadro pur complesso, gli attori locali possono giocare un ruolo decisivo, e la costruzione di una strategia territoriale è da questo punto di vista un’occasione preziosa. Senza una più forte cooperazione fra tali attori ed una più forte integrazione delle politiche e dei progetti tale promessa rimarrà tuttavia disattesa: le aspettative delle nuove generazioni come lo spopolamento, la biodiversità come gli impatti del cambiamento climatico, non conoscono né tollerano confini comunali.

Questa agenda è stata redatta sulla base di una varietà di operazioni di ricerca - in particolare la redazione del ritratto territoriale della Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano - e di quanto emerso dai due workshop con gli attori locali. I due incontri sono stati realizzati in collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e gli uffici regionali. Il primo incontro – il 1° marzo 2023 a Porlezza (CO) (con circa 65 partecipanti) - ha avuto come obiettivo quello di una migliore definizione dei problemi, delle risorse e delle politiche e iniziative in corso nella Valle. Il secondo incontro – il 27 marzo 2023 a Porlezza (CO) (con circa 60 partecipanti) - ha avuto come obiettivo quello della individuazione di obiettivi e progetti della futura strategia. Coerentemente, il testo è organizzato in due parti: la prima presenta la traiettoria attuale dell’area e i rischi verso i quali la valle va incontro in assenza di nuovi e diversi interventi, la seconda presenta invece la traiettoria desiderabile articolata in tre possibili corsi d’azione per conseguirla. 

L’agenda intende quindi restituire a chi opera sul territorio una visione possibile e alcuni modi per realizzarla. Si tratta di uno testo aperto, non esaustivo, che intende proporsi come strumento per il prosieguo del percorso di elaborazione della strategia d’area da parte degli attori locali.

La traiettoria attuale

Indice sottosezioni:

1.1 Problemi, risorse locali, rischi esogeni ed endogeni

L’area del Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio presenta profili differenziati di vulnerabilità e criticità nei tre sub-ambiti – Val d’Intelvi, Comuni rivieraschi, Val Cavargna. L’area, nel suo complesso, è caratterizzata da una condizione di marginalità dovuta sia a problemi di accessibilità e attrattività turistica, sia a una dotazione di servizi di prossimità che, nei sub-ambiti Val d’Intelvi e Val Cavargna, è insufficiente a coprire la domanda della popolazione locale.

Nell’ area sono presenti in maggioranza piccoli e piccolissimi Comuni – un esempio è Val Rezzo, con 164 residenti – e solo alcuni Comuni più grandi, come Cernobbio, che conta circa 6588 residenti. Tale differenza demografica è accompagnata anche ad una polarizzazione per fasce d’età. La popolazione scolastica (6-19 anni, età scolare) è concentrata soprattutto nei Comuni intorno al lago di Lugano mentre la popolazione dei grandi anziani (oltre gli 80 anni) si trova maggiormente nei Comuni di costa del lago di Como e nelle valli più interne.

Emerge scarso investimento pubblico per i giovani: si riscontra la scarsa presenza di spazi di aggregazione culturale in cui prevedere attività extrascolastiche. Nel territorio assistiamo anche ad elevati processi di abbandono scolastico (scuole secondarie superiori), causato in parte dall’attrattività di occasioni di impiego non specializzato, ma ben remunerato, nella vicina Svizzera.

I servizi essenziali (sanità, mobilità, istruzione) sono concentrati principalmente nei Comuni rivieraschi (lago di Como e lago di Lugano) con una forte polarizzazione dei Comuni di Menaggio e Porlezza. Menaggio è l’unico Comune dell’area in cui è presente un presidio sanitario, pur limitato nelle prestazioni offerte: la popolazione si rivolge con sempre più frequenza agli ospedali di Como, a sud, e di Gravedona (a nord dell’area). In alcuni Comuni di montagna è difficile offrire i servizi minimi, come ad esempio l’ambulatorio medico, il traporto scolastico, il negozio alimentari oppure il bar.

I processi di polarizzazione si riflettono anche nelle pratiche di mobilità: Menaggio e Porlezza sono i poli attrattori interni dell’area mentre i flussi verso l’esterno sono indirizzati soprattutto verso i poli di Como, Gravedona e Lugano. Particolarmente difficoltose sono le condizioni di accessibilità di alcuni Comuni e frazioni di mezza montagna, anche a causa della morfologia del territorio mentre sulla fascia rivierasca, la Strada Regina risulta sottoposta a intensi volumi di traffico specialmente nei mesi di alta stagione turistica, da maggio a ottobre.

Inoltre, negli anni è andato accentuandosi un processo di migrazione interna all’area con flussi di spostamento demografico dai centri abitati rivieraschi verso i Comuni più interni. Significativa è la traiettoria demografica del Comune di Centro Valle Intelvi che in soli cinque anni ha avuto un incremento di 500 residenti, con un saldo in positivo del 20% della popolazione. I nuovi abitanti sono in maggioranza giovani coppie, che non hanno più accesso al mercato della casa nei comuni rivieraschi oppure proprietari di seconde case che hanno deciso di spostare qui la residenza. Anche se con numeri inferiori, si può riscontrare un processo di ripopolamento simile nel Comune di San Bartolomeo Val Cavargna dove, negli ultimi anni, si è assistito all’arrivo di 15 nuove famiglie straniere - francesi, olandesi, svizzere e tedesche - che hanno recuperato case in abbandono.

L’insieme di questi processi sta riconfigurando le relazioni interne a questa area, con la Val d’Intelvi che attrae popolazione in virtù di un mercato immobiliare accessibile seppur con problemi di accessibilità dovuti alla bassa infrastrutturazione e di una insufficiente offerta di servizi alla persona e la zona rivierasca che, pur forte dal punto di vista economico per la vocazione del turismo di alta fascia, sta progressivamente perdendo popolazione e attività di prossimità, con impatti negativi sia per l’abbandono edilizio del patrimonio costruito che per il livello di tenuta sociale dei comuni interessati.

Il territorio del Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio, similmente ad altre aree in prossimità dei laghi lombardi, ha una forte vocazione turistica, specialmente nei Comuni che si affacciano sui laghi di Lugano e di Como (fascia centrale e meridionale dell’Area). Il modello tradizionale del turismo lacuale è caratterizzato da forte stagionalità, con un picco di presenze nella stagione primaverile ed estiva, al quale segue una bassa frequentazione nei mesi autunnali e invernali. Questi flussi hanno generato una forte pressione sul funzionamento del territorio, soprattutto nella parte meridionale dell’area, con significative implicazioni sulla vita dei residenti, in termini di mobilità, accesso ai servizi e al mercato dell’abitare.

Per il settore turistico, una delle criticità emerse dal percorso di ascolto locale è il mancato rinnovamento delle strutture e dei servizi, con esclusione del turismo di alta fascia, a fronte di un mercato in rapido cambiamento (per utenza di riferimento, per domanda).

Il settore produttivo non è particolarmente sviluppato, anche a causa di una rete infrastrutturale che comporta elevati costi di trasporto, e negli anni si sono perse molte attività artigianali tradizionali.

Il territorio del Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio ospita anche un distretto industriale: i quattro Comuni di Cernobbio, Moltrasio, Carate Urio e Laglio nella parte sud dell’area fanno parte del Distretto tessile e abbigliamento comasco, uno dei distretti di più lunga tradizione nel Nord Italia.

Le dinamiche economiche e produttive di quest’area sono fortemente influenzate dalla vicinanza con la Svizzera, che rappresenta sia un’opportunità, per lo sviluppo di scambi commerciali transfrontalieri, sia una criticità, per la forte attrattività che l’economia svizzera, con livelli di retribuzione più alti, esercita sulla forza lavoro locale.

Il territorio del Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio è stato caratterizzato da un’importante crescita dell’urbanizzazione durante tutto il Novecento. La concentrazione di questi processi di espansione è significativa soprattutto lungo le coste dei Laghi di Como e di Lugano, in cui è possibile assistere a un continuum urbanizzato di nuclei storici, grandi strutture alberghiere, complessi residenziali più recenti adibiti a seconde case, aree industriali e infrastrutture. I centri storici attraversati dalla Strada Regina e quelli più isolati di mezza costa sono caratterizzati da processi di progressivo abbandono, dovuti sia alla forte pressione del turismo, sia alla difficile manutenzione e cura del patrimonio residenziale storico.

Questo processo di sottoutilizzo e di abbandono interessa anche l’ampio patrimonio pubblico generato dalla dismissione di scuole e servizi sia nei Comuni rivieraschi sia nelle aree più interne. La forte pressione dell’urbanizzato, la mancata manutenzione del patrimonio boschivo e dei corsi d’acqua, uniti agli effetti crescenti del cambiamento climatico, hanno causato negli anni una maggiore esposizione al rischio idraulico e idrogeologico con conseguenze rilevanti sulla qualità di vita della popolazione. La fragilità del territorio è messa in relazione anche al mancato o mutato interesse per le attività agro-silvo-pastorali, che hanno consentito per lungo tempo la cura capillare del territorio. Gli effetti dell’abbandono delle attività rurali si riflettono anche sulle infrastrutture di mobilità lenta e di presidio dei versanti – sentieri e muretti a secco - che innescano il dissesto. Numerosi attori, durante il percorso locale, hanno puntualizzato come il progressivo abbandono dell’agricoltura in alcune porzioni dell’Area abbia portato a scenari diversi che si riflettono anche sulla biodiversità: il bosco è invecchiato per mancanza di cure colturali, che comporta un infittimento degli alberi e la difficile rimozione del materiale a terra, ostacolando la crescita del sottobosco. Questo ciclo porta, inevitabilmente, alla diminuzione della biodiversità. Situazione opposta rispetto alle aree un tempo a pascolo, ora abbandonate: queste vengono invase da altre specie vegetali.

1.2 Iniziative locali e politiche realizzate

Nel Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio è possibile individuare una pluralità di iniziative e politiche avviate sia autonomamente che in coordinamento tra i diversi Comuni.

Il Comune di Tremezzina, nato dalla fusione di quattro comuni nel 2014, sta perseguendo il progetto di rifunzionalizzazione del patrimonio pubblico resosi disponibile a seguito della fusione prevedendone la rifunzionalizzazione per medicina territoriale (poliambulatori, centro prelievi, diagnostica di base), produzione culturale (cinema, musica) e altre finalità. Il progetto, attualmente in corso, prevede anche la ricognizione del patrimonio pubblico disponibile e la creazione di una banca dati catastale e cartografica in sistema GIS, con l’obiettivo di una più razionale gestione e valorizzazione degli edifici di proprietà comunale. Sempre a Tremezzina è stato realizzato il polo scolastico di Ossuccio comprendente la scuola primaria e secondaria e, con fondi PNRR, si sta lavorando ad un progetto rivolto all’ infanzia (fascia 0-6) mentre nel Piano di Governo del Territorio si intende destinare delle aree a housing sociale a favore delle giovani coppie per arginare il fenomeno dello spopolamento.

A San Bartolomeo Val Cavargna sono in corso progettualità per offrire servizi pomeridiani extrascolastici agli studenti e giovani nei spazi della biblioteca. A Porlezza, con l’obiettivo di fronteggiare le fragilità della popolazione giovane locale è in corso la realizzazione di un Informagiovani. Ulteriori attività proposte per la popolazione giovanile del territorio sono legate ad alcuni percorsi sperimentali, quali i laboratori creativi a cura dell’Associazione Appacuvi.

Sul fronte della mobilità, i Comuni di Argegno, Colonno, Sala Comacina, Tremezzina, Griante e Menaggio hanno attivato un servizio estivo gratuito a servizio sia di turisti sia di residenti per il trasporto serale dalle 20 alle 24 per sopperire alla mancanza di mezzi pubblici.

Inoltre, dal 2000 esiste un Consorzio dei sapori lariani con sede a Como e che prova a promuove iniziative legate ai prodotti locali. Allo studio c’è un progetto con Enel per predisposizione di punti di rifornimento elettrico per favorire la navigazione lacuale.

Per quanto riguarda il tema della filiera del bosco sono stati avviati alcuni progetti di recupero e pulizia dei boschi. Attraverso un bando AREST per il recupero dei pascoli in Val d’Intelvi e nel Comune di Tremezzina si è tentato di avviare operazioni di manutenzione e produzione di energia attraverso l’introduzione di una caldaia a biomassa; tuttavia, questa iniziativa è stata ridimensionata a causa della scarsità dei fondi. La Cooperativa Sociale Azalea attraverso un finanziamento della Fondazione Cariplo e la collaborazione con il centro psichiatrico di Ossuccio ha recuperato un ettaro di terrazzamenti dove in passato si coltivavano gelsi coinvolgendo nelle attività persone in condizioni di fragilità.

Per quanto riguarda la diversificazione del turismo, i quattro comuni della Val Cavargna - Cavargna, Cusino, San Bartolomeo Val Cavargna, San Nazzaro Val Cavargna - hanno di recente promosso il progetto comune “La via del ferro. Si tratta di un itinerario tematico che offre la possibilità agli escursionisti di ripercorrere le strade utilizzate dai trasportatori per portare il ferro estratto e lavorato a Carena verso il Lario. L’“Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale Magistri Comacini” (AQST), sottoscritto nel 2005 da 21 attori pubblici e privati proponeva, tra gli altri interventi, di riorientare i flussi turistici dal lago verso la montagna. Tuttavia, alcuni potenziali investimenti previsti dal progetto non si sono concretizzati a causa di alcuni problemi legate alla gestione di questi beni. A Tremezzina, per diversificare l’offerta turistica e renderla maggiormente accessibile, sono in fase di valutazione strategie di promozione del turismo “dolce” a cui potrebbe essere destinata l’Abbazia dell’Acquafredda di Lenno con l’apertura di ostelli. Alcune delle azioni intraprese nell’ultimo decennio sono tese all’introduzione di un modello di fruizione “lenta” del territorio attraverso la rete di ciclabili, cammini e percorsi escursionistici già esistenti, che attualmente non sono parte di una rete organizzata. L’associazione Valle Intelvi Turismo ha realizzato un percorso, mappato anche con i punti GPS, denominato Ponte verde tra i due laghi, che unisce il lago di Como e il lago di Lugano, partendo da Argegno fino ad arrivare a Osteno con due percorsi a diverso grado di difficoltà. L’intento è di portare in Valle d’Intelvi persone senza auto, attraverso l’uso del battello e della funivia, offrendo un itinerario della Valle Intelvi con l’E-bike, permettendo ad una più ampia platea di fruitori (e.g. famiglie) di visitare tutto il territorio dell’area. Recentemente è stato avviato il progetto Filiera integrata al servizio del turismo di alta gamma sui laghi lombardi che intende offrire un contatto tra le imprese ricettive di alta gamma e le imprese produttive tradizionali. Tra le attività previste vi sono l’organizzazione di percorsi enogastronomici, la promozione di produzioni locali, lo sviluppo della ciclabilità e del trasporto via acqua.

Il Distretto Diffuso di Rilevanza Intercomunale (DID – Distretto del Commercio) Centro Valli Intelvi ha presentato un progetto sul PNRR che prevede la creazione di laboratori artistici per i giovani e la creazione di una start up manifatturiera tessile in collaborazione con il Museo della seta che potrebbe diventare una nuova attrattività del territorio.

L’associazione CNA Como Lecco Monza sta provando ad affrontare il tema della riconoscibilità del settore legno-arredo attraverso l’attivazione di iniziative di sensibilizzazione dei ragazzi delle scuole superiori attraverso l’organizzazione di visite in azienda in modo da far conoscere le diverse realtà produttive presenti nell’area. Il progetto “Filiera integrata al servizio del turismo di alta gamma sui laghi lombardi” ha visto partecipare quattordici imprese artigianali delle aree di Menaggio ed Argegno, che offriranno attività artigianali di servizio al turismo di “alta gamma”. Un Tavolo interassociativo che coinvolge il mondo delle associazioni di categoria, le scuole e gli istituti di formazione opera per una migliore cooperazione fra il sistema produttivo locale e la formazione.

1.3 Tendenze dell’area senza interventi

L’Area del Lario Intelvese Valli del Lario e del Ceresio è caratterizzata da una forte eterogeneità territoriale e da risorse ambientali e culturali di elevata qualità ma non sufficientemente valorizzate.

Per quanto riguarda il patrimonio naturale e ambientale si rileva che i progetti di sviluppo e programmazione locali non hanno adeguatamente affrontato i temi relativi alla gestione e manutenzione della filiera del bosco, dei pascoli, degli alvei dei fiumi e torrenti che rappresentano importanti presidi anche per il contenimento del rischio idraulico e idrogeologico presente sul territorio. La dotazione di patrimonio pubblico dismesso, acquisito tramite i processi di fusione dei Comuni, rappresenta una potenziale risorsa a patto che si elaborino progetti di riqualificazione e riuso coerenti con le nuove domande del territorio.

Dal punto di vista sociale la mancanza di spazi di aggregazione culturale, sociale e sportiva denota una mancanza di attenzione verso i giovani, tra cui negli ultimi anni, si assiste ad un forte aumento del tasso di abbandono scolastico anche a causa della vicinanza con la Svizzera, che offre posti di lavoro, anche di bassa specializzazione e qualità, ben remunerati.

Il sistema turistico riflette e accentua gli squilibri sociali e territoriali. Se da un lato si assiste a flussi consistenti, e sempre più difficilmente gestibili, in alcuni territori, dall’altro vi sono aree che non riescono in alcuna misura ad attrare e intercettare turisti. La crescente pressione turistica ha spesso determinato l’espulsione di abitanti, generalmente giovani, dai Comuni rivieraschi a causa dell’aumento dei prezzi delle abitazioni a favore dei Comuni più interni e di mezza montagna.

Nelle aree in cui la popolazione aumenta non sono state previste, ad oggi, strategie volte al rafforzamento e all’incremento dei servizi essenziali per la cittadinanza (sanità, educazione, trasporto pubblico locale). Ad acutizzare questo problema si aggiunge la difficoltà nell’attrare e trattenere figure professionali legate a questi servizi (insegnanti, infermieri), a causa del costo della vita e dell’abitare. Un’ulteriore criticità riguarda i centri abitati, sia di montagna sia rivieraschi, in cui è in atto un processo di desertificazione del commercio di prossimità: questo fenomeno si registra non solo in Val d’Intelvi, ma anche nelle zone più attrattive e prossime ai “poli”, come nel caso dei Comuni di Menaggio e Tremezzina. Le dinamiche di mobilità residenziale della popolazione incontrano poi un ulteriore problema a causa dell’inadeguatezza dell’offerta di trasporto, con una difficile accessibilità per i Comuni montani e poco coordinamento tra il trasporto su gomma e su acqua.

In conclusione, le dinamiche in atto nei diversi ambiti sopra descritti indicano un forte rischio di polarizzazione sociale e territoriale nonché uno squilibrio economico a fronte della prossimità con la Svizzera le cui attività economiche offrono condizioni più vantaggiose per i lavoratori. È utile quindi rafforzare le sinergie tra i progetti in attuazione e in fase di elaborazione che i vari soggetti territoriali stanno elaborando e attuando per contrastare i divari economici, sociali e territoriali già in essere.

I corsi di azione suggeriti di seguito intendono dialogare con tali azioni al fine di costruire una strategia complessiva che metta nelle condizioni gli attori locali di indirizzare lo sviluppo territoriale partendo dalla valorizzazione delle risorse esistenti.

image Figura 1. Figura territoriale
Fonte: Elaborazione degli autori.

La traiettoria desiderabile

Indice sottosezioni:

2.1 Introduzione

Il percorso locale nell’area del Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio, che ha avuto conclusione nei due workshop realizzati nel mese di marzo 2023, ha permesso di definire alcuni corsi di azione che intervengano a diverse scale, secondo temporalità diverse e attraverso una pluralità di attori. I tre corsi d’azione intendono rispondere ai bisogni locali emersi nelle attività di ricerca e nel corso dei workshop e propongono possibili progettualità che permettono la transizione del territorio dalla traiettoria attuale verso una traiettoria maggiormente desiderabile nel medio e lungo periodo basandosi non solo sullo sviluppo delle vocazioni territoriali già esistenti e radicate, ma anche sulle risorse e gli attori presenti e attivi nel territorio. Si tratta di un ampio capitale territoriale ad oggi non pienamente messo in valore e a sistema, che può rappresentare una leva verso lo sviluppo desiderabile del territorio.

2.2 Tre possibili corsi d’azione

2.2.1 Per una rinnovata qualità della vita

Il primo corso d’azione lavora su quei servizi essenziali che possono rendere il territorio del Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio più accogliente nei confronti di alcune categorie sociali che appaiono oggi svantaggiate quali giovani e giovani famiglie, nuovi abitanti, alcune figure professionali (e.g. medici, insegnanti, impiegati pubblici…).

L’obiettivo è quello di migliorare l’offerta di servizi della vita quotidiana, rafforzando allo stesso tempo i luoghi dell’abitare già esistenti con la creazione di spazi polifunzionali e la costruzione di una rete gerarchizzata e integrata di piccoli e medi centri di servizi. Oltre alla sanità, all’istruzione, agli spazi aggregativi per la socialità e al tema dell’abitare, durante il percorso locale è emerso come l’accessibilità del territorio sia in generale particolarmente problematica, con alcune situazioni di maggiore gravità nelle valli più interne, oltre ad una scarsa integrazione tra i diversi trasporti presenti nel territorio, sia su gomma sia via acqua.

Per rispondere a queste necessità ed esigenze, il primo corso di azione prevede le seguenti linee strategiche:

  • Miglioramento della mobilità interna e di prossimità. I partecipanti ai tavoli di lavoro evidenziano come i trasporti pubblici siano una delle criticità maggiori per l’area, con una forte carenza soprattutto nelle ore serali e notturne. Un maggiore coordinamento tra il trasporto pubblico locale su gomma e via lago è necessario per connettere il territorio non solo con le aree limitrofe, ma soprattutto per favorire la mobilità interna, riducendo i lunghi tempi di percorrenza attualmente necessari. Si propone un rinnovamento del parco mezzi pubblici di trasporto, introducendo mezzi ibridi ed elettrici di piccole dimensioni (15/20 posti) e una riprogrammazione delle corse al fine di garantire una maggiore frequenza del TPL.
  • Maggiore accesso ai servizi essenziali e ad un mercato immobiliare equo. I processi di migrazione interna in corso stanno comportando nuove esigenze e l’acuirsi di possibili squilibri in termini di dotazione dei servizi essenziali. Per sostenere la crescita di residenti in atto nelle valli più interne (Val Cavargna e Val d’Intelvi) è necessaria un’adeguata dotazione di asili nido, scuole, palestre e mense scolastiche. Una delle necessità emerse dalla discussione è di prevedere nel territorio alloggi con canoni adeguati al livello dei redditi medi e per i più giovani: la scarsa accessibilità del mercato immobiliare e di quello dell’affitto nei Comuni rivieraschi, caratterizzato da costi molto alti, ha ripercussioni non solo sull’andamento demografico dell’area, ma anche sui servizi essenziali. La mancanza di soluzioni abitative in linea con gli stipendi dei docenti ne determina il turnover, a discapito della continuità didattica. Se da una parte ci sono Comuni di mezza costa e interni che stanno guadagnando popolazione, dall’altra esistono ancora molti Comuni in cui si assiste a processi di forte spopolamento, incentivato anche dal piano di razionalizzazione degli istituti scolastici. Per i partecipanti ai workshop occorre un intervento legislativo affinché, in talune zone interne, sia ridotto il numero minimo di alunni per classe al fine di evitare pluriclasse e garantire una didattica adeguata. Una possibile risposta a queste necessità potrebbe essere la riqualificazione e riconversione degli edifici abbandonati di proprietà pubblica in alloggi a prezzi calmierati a favore della popolazione locale. Nel territorio vi sono evidenti processi di sottoutilizzo e abbandono del patrimonio pubblico, ancora in atto, che a seguito della concentrazione di servizi e delle unioni amministrative ha generato importanti processi di dismissione del capitale fisso sociale.
  • Sostegno alle categorie più vulnerabili. Oltre ad interventi strutturali sui servizi essenziali alla cittadinanza, è necessario prevedere forme di supporto per le categorie più vulnerabili del territorio (NEET, giovani in età scolare, disoccupati). I fondi FSE+ possono essere investiti in programmi di formazione specifica, anche finalizzati a sostenere l’ingresso nel mondo del lavoro di persone fragili, attraverso percorsi di inserimento lavorativo.
image Figura 2. Per una sostenibilità dell’abitare: accesso ai servizi, welfare e qualità della vita
Fonte: Elaborazione degli autori.

2.2.2 Decongestione e diversificazione spaziale e temporale del modello economico

All’interno del percorso locale è emersa con forza la necessità di immaginare una traiettoria di sviluppo per l’area che ne prevenga l’evoluzione in direzione di una monocultura turistica. Allo stesso tempo, è emersa la necessità di ridurre la marcata stagionalità dei flussi attuali e la loro concentrazione nella fascia rivierasca a favore di un modello diversificato e destagionalizzato sia in termini spaziali, sia in termini temporali.

Obiettivo del secondo corso di azione è la differenziazione e l’innovazione delle economie esistenti nell’area, con la prospettiva di un rafforzamento di quei settori che, allo stato attuale, necessitano di un ripensamento strutturale e di interventi che accompagnino le filiere del territorio nei processi di transizione in essere.

Per rispondere a queste necessità ed esigenze, il secondo corso di azione prevede le seguenti linee strategiche:

  • Limitare, ridefinire e diversificare – nel tempo e nello spazio – il turismo. L’attuale modello turistico del Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio è soggetto a dinamiche di crisi e scarsa innovazione. È necessaria una strategia capace di ridurre la forte pressione turistica dei mesi estivi dal lago in direzione delle valli. Per conseguire tale obiettivo occorre prima di tutto arrestare l’espansione dell’ospitalità turistica nei Comuni già in condizioni di sovraccarico attraverso una varietà di misure possibili quali la limitazione della nuova offerta – qualora norme nazionali fossero adottate in questo senso – ed una politica attiva di rilancio dell’affitto residenziale anche attraverso la messa a disposizione di incentivi fiscali nella disponibilità degli enti comunali. Più complessivamente, il disegno di una strategia di diversificazione del turismo necessiterebbe di una nuova regia, ovvero di un nuovo attore unitario che, comprendendo tutti i Comuni dell’area, sia capace di gestire le nuove forme di turismo oltre la sola fascia rivierasca dei laghi e coinvolgendo le valli più interne e di media costa. Un unico ente di gestione, con competenze specifiche e capacità di promuovere e mettere in relazione le diversificate risorse territoriali dell’area risulta di grande importanza per modificare un modello caratterizzato da forti polarizzazioni nella destinazione dei flussi e da frammentarietà nelle azioni e dei progetti attualmente in corso. Infatti, se gli interventi intrapresi ad oggi all’interno del territorio da un lato sono tesi verso un modello di fruizione “lenta” - l’introduzione di una rete di ciclabili, di cammini e di percorsi escursionistici già esistenti - dall’altra queste progettualità non sono inserite in una strategia più ampia che possa mettere in relazione il Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio sia con la cintura di Como, che con l’Alto Lago di Como e le Valli del Lario. Tale nuovo attore potrebbe muovere da un co-finanziamento iniziale a valere sulla programmazione attuale e su forme di condivisione del gettito fiscale generato dalle presenze turistiche. Nel progettare un nuovo modello turistico e ricreativo, la diversificazione dei modi di fruizione e dei territori coinvolti dovrebbe accompagnarsi anche ad una diversificazione dei pubblici. Il reimpiego del patrimonio residenziale sottoutilizzato delle valli potrebbe rispondere alla domanda ricreativa delle vicine aree urbane come del resto della regione, anche attraverso progetti rivolti a specifici gruppi sociali quali anziani e bambini. Anche questo orientamento avrebbe però bisogno di una forte capacità di promozione e coordinamento, considerata la natura privata del patrimonio in questione.
  • Sostenere le filiere produttive: innovazione e formazione verso una maggiore attrattività. Una delle maggiori criticità dell’area, rispetto ai settori produttivi, è la vicinanza con la Svizzera e con il mercato del lavoro transfrontaliero, più dinamico e attrattivo dal punto di vista retributivo. È necessario prevedere forme di sostegno all’innovazione delle filiere produttive e potenziare il rapporto tra formazione e mondo del lavoro per supportare la reperibilità di addetti per le imprese che non sono in grado di competere con le offerte della vicina Svizzera. Le azioni strategiche devono prevedere un’offerta di servizi di supporto alla popolazione locale -welfare e politiche abitative- quale leva per sostenere l’attrattività del mercato del lavoro locale. Un altro punto cruciale è lo sviluppo dell’offerta formativa superiore e post-diploma, con l’introduzione di percorsi legati all’innovazione e al trasferimento tecnologico e che prevedano una comunicazione diretta con imprese e aziende (e.g. periodi di formazione in azienda). Sul territorio esistono già oggi esperienze che puntano a potenziare questo rapporto; tuttavia, la loro efficacia appare relativamente limitata. Occorre quindi ridefinire i termini tradizionali dei progetti di orientamento al lavoro nelle scuole attraverso la promozione di percorsi e attività che permettano alle giovani generazioni di riscoprire nel tempo il territorio nella sua complessità e quindi anche nel suo articolato tessuto produttivo. La riscoperta dell’eredità ancora viva, ma oggi in pericolo, di saperi artigiani e manifatturieri coinvolgendo le generazioni più anziane ed i loro saperi è da questo punto di vista una opportunità importante.
  • Contrastare la desertificazione dei centri storici attraverso una strategia d’area del commercio. Molti Comuni dell’area, soprattutto quelli caratterizzati da un progressivo decremento demografico o da una forte polarizzazione turistica, sono caratterizzati dalla mancanza di attività commerciali “essenziali” di prossimità (per cessata attività o cambiamento di destinazione d’uso). Gli attori locali hanno proposto l’introduzione di politiche di defiscalizzazione per ridurre la desertificazione commerciale, a partire dall’esempio di alcuni Comuni della Brianza in cui il rilancio dei negozi di prossimità è stato possibile grazie ad una convenzione che ha consentito ai nuovi gestori di non pagare l’IMU per i primi anni e di avere uno sconto per quelli successivi. Egualmente, il patrimonio pubblico dismesso rappresenta un’opportunità per la promozione di iniziative di commercio di prossimità a condizioni vantaggiose attraverso la messa a disposizione gratuita dei locali, da integrarsi con altre forme di sostegno all’avvio delle imprese. Una iniziativa di questo genere, coordinata alla scala dell’intera area, potrebbe rispondere in modo specifico a bisogni diversi in condizioni territoriali diverse: nei comuni a forte presenza turistica a preservare il commercio di prossimità in alternativa alla ulteriore diffusione di quello rivolto ai turisti, in quelli in via di ripopolamento a qualificarne la crescita, in quelli in via di spopolamento a preservare la qualità della vita di chi rimane. Per sostenere la rivitalizzazione del commercio di prossimità appare necessario limitare la realizzazione di nuovi poli commerciali esterni ai centri urbani di diverso ordine che implicano il depauperamento commerciale dei centri abitati.
image Figura 3. La struttura economico-produttiva: formazione e innovazione oltre le polarizzazioni
Fonte: Elaborazione degli autori.

2.2.3 Verso una cura e gestione unitaria del territorio

Il terzo corso d’azione riguarda l’urgenza di introdurre un modello rinnovato di cura e gestione del territorio, in contrasto alle vulnerabilità e ai rischi - idraulico e del dissesto idrogeologico - e valorizzare, allo stesso tempo, il ricco e diversificato patrimonio naturale e costruito dell’area. Questo modello dovrà inquadrarsi anche all’interno delle strategie regionali e nazionali per la cura della biodiversità, con particolare attenzione alle attività agro-silvo-pastorali che contribuiscono alla manutenzione del territorio e alla prevenzione del consumo di suolo.

Per rispondere a queste necessità ed esigenze, il terzo corso di azione prevede le seguenti linee strategiche:

  • Educazione ambientale e riconoscimento dei caratteri identitari del territorio. Data l’alta esposizione al rischio idraulico e idrogeologico dell’area e l’inarrestabile crescita della superficie a bosco non coltivato e non controllato, a discapito della filiera pascolo, è necessario aumentare il livello di consapevolezza della popolazione rispetto a queste sfide. Si potrebbe iniziare dall’introduzione di percorsi formativi finalizzati alla conoscenza e gestione del comparto forestale. È anche auspicabile l’integrazione di percorsi di educazione ambientale e di conoscenza dei caratteri identitari del territorio (patrimonio tangibile ed intangibile) all’interno dei piani di offerta formativa primaria, secondaria e superiore. Un esempio che va in questa direzione è quello avviato in Val Brembana, dove è stato attivato un centro di aggregazione per giovani in cui si sono introdotte attività che permettono una maggiore conoscenza e consapevolezza del territorio.
  • Un “innesco” generatore di economia e occasioni formative nella cura del territorio. Le diverse azioni richieste per una cura e valorizzazione unitaria del diversificato patrimonio presente nel territorio richiedono nuove competenze che potranno essere attivate attraverso la formazione in settori specifici (es. manutenzione del territorio, corsi per forestali) con un ampio coinvolgimento di persone (disoccupati, NEET…). Il Consorzio Forestale già esistente rappresenta da questo punto di vista una risorsa decisiva, e deve poter lavorare con continuità e investire sulle persone, in modo da mantenere le capacità e le competenze costruite negli anni. La cura del territorio deve rappresentare un’opportunità per la creazione di nuove filiere legate alle produzioni tipiche del territorio e di nicchia (e.g. olivicoltura a Laglio e Brienno) ma anche, ad esempio, per la produzione di energia.
  • Verso un modello di gestione innovativa del territorio. Per definire un modello innovativo di gestione del territorio, è necessario individuare priorità di intervento all’interno di un quadro di programmazione basato sulla situazione della realtà territoriale e con una visione ampia e sinergica. Emerge la necessità di costruire interventi più coordinati per mettere in sicurezza il territorio e valorizzarne il patrimonio, lavorando in sinergia e cooperazione tra enti locali e sovra-locali. Si evidenzia come tante piccole iniziative, se messe in relazione, possano piegare la traiettoria attuale, con l’obiettivo non di trovare un denominatore comune, ma di diventare quantomeno parte di un racconto comune. A questo proposito, un’azione che potrebbe essere decisiva e propedeutica alla realizzazione di piani e interventi, è la mappatura delle progettualità attive nell’area. Una maggiore integrazione della attività di cura del territorio e del paesaggio e del patrimonio costruito storico attualmente in condizione di sottoutilizzo / abbandono (e.g. recupero di pascoli maggenghi, alpeggi e nuclei di antica formazione per produzioni di qualità e accoglienza). Le attività agro-silvo-pastorali di montagna, attualmente in contrazione a causa delle basse rendite e degli alti costi, andrebbero maggiormente inquadrate in questo scenario, verso la multifunzionalità dell’agricoltura e lo sviluppo della filiera bosco-legno-energia. A questo proposito, i progetti agricoli attualmente esistenti e ancora da attivare rappresentano un’opportunità per lo sviluppo di filiere corte che siano a sostegno sia degli attori pubblici sia di quelli privati, ed in particolare nel settore turistico e ricreativo. È necessario predisporre un piano di manutenzione capillare del territorio e del comparto forestale che comprenda la sistemazione delle aree boscate degradate a causa del massiccio abbandono e dal rilancio della filiera bosco-legno, ma anche della filiera pascolo. Questa azione, allo stato attuale, presenta alcuni importanti ostacoli: una delle criticità risiede nella frammentazione delle proprietà (elevata parcellizzazione); si presenta inoltre un tema di complessità burocratica, che può comportare alcune limitazioni alla corretta pulizia dei boschi e dei fiumi, impedendo indirettamente la salvaguardia del territorio dal rischio idrogeologico.
  • Recuperare il patrimonio costruito dismesso o sottoutilizzato quale risorsa per nuove politiche abitative. Come già discusso, è auspicabile affrontare il tema dell’accesso alla casa della popolazione locale anche attraverso il riutilizzo di edifici pubblici e privati abbandonati. Occorre introdurre forme nuove di abitare, anche di natura collaborativa, tramite progetti di housing sociale e di edilizia residenziale pubblica. Tali progetti possono essere inseriti in più ampi interventi di rigenerazione urbana che prevedano il recupero di edifici dismessi pubblici e privati, anche coinvolgendo il patrimonio proprietà della Diocesi che risulta largamente sottoutilizzato. Questi interventi possono essere orientati a sostenere la domanda abitativa corrente e potenziale proveniente in particolare da lavoratori essenziali e da addetti nei comparti industriali, la cui capacità attrattiva va tutelata e sviluppata. Da questo punto di vista, un’azione propedeutica di fondamentale importanza è la mappatura del patrimonio pubblico sottoutilizzato e inutilizzato presente nell’area attraverso un’azione coordinata di tutti i Comuni e delle Comunità Montane (si veda il progetto attualmente in corso nel Comune di Tremezzina).
image Figura 4. Verso una cura integrata del patrimonio e della biodiversità come innesco e presidio territoriale
Fonte: Elaborazione degli autori.

La natura strategica dell'Agenda

I tre corsi d’azione descritti in questo documento permettono di ragionare su possibili strategie per il territorio del Lario Intelvese e Valli del Lario e del Ceresio. Nel primo dei corsi d’azione ci si interroga su come si può migliorare la qualità della vita della popolazione locale e della nuova popolazione che giunge nell’area. Quali possono essere le nuove forme di abitare più orientate alla popolazione che non ha più accesso al mercato della casa nei Comuni rivieraschi? In che modo è possibile sostenere le fasce più giovani della popolazione e supportarne la formazione specializzata, in contrasto all’abbandono scolastico? In che modo è possibile contrastare il processo di espulsione degli abitanti e di desertificazione del commercio a supporto dei residenti nei Comuni rivieraschi? Viste le implicazioni spaziali dei processi di accentramento e decentramento dei servizi e di accessibilità al mercato della casa, quali possono essere le azioni strategiche da prevedere nel medio e lungo periodo per assicurare un adeguato livello di welfare nei territori che stanno progressivamente diventando più attrattivi?

Nel secondo corso d’azione si riflette su come si può introdurre un processo di decongestione e diversificazione spaziale e temporale del modello economico spostando la fruizione turistica dal lago alla montagna. Quali azioni, progetti e interventi sono già stati attuati nel territorio verso una prospettiva di diversificazione turistica e di rinnovamento del modello tradizionale? Sono stati attuati degli interventi sulla fascia dei Comuni rivieraschi per attenuare la pressione degli effetti del turismo sui residenti (sovra-utilizzo dei servizi, innalzamento del costo della vita e dei valori immobiliari)? Sono presenti strategie nel territorio volte alla trasmissione e innovazione dei saperi tradizionali, in una prospettiva di sostenibilità economica ed in sinergia con altre azioni? In che modo è possibile sostenere percorsi di formazione specializzata vicini alle vocazioni territoriali e potenziare i rapporti tra formazione e imprese?

Infine, l’ultimo corso d’azione si interroga sulla necessità di introdurre una nuova cultura territoriale. Come mettere in relazione e valorizzare gli elementi identitari del territorio? Quali sono le esperienze già attivate in questo senso? Come è possibile strutturare una strategia territoriale di cura e valorizzazione che possa essere economicamente sostenibile nel medio e lungo periodo? Nelle aree in cui lo spopolamento e gli elevati costi di manutenzione hanno portato al progressivo abbandono del patrimonio costruito, quali potrebbero essere gli incentivi (non solo economici) per un possibile riuso? Quali le azioni strategiche? Se il turismo non può essere l’unica leva per il rilancio del territorio e del patrimonio in abbandono/sottoutilizzo, quali modelli innovativi si possono intrecciare in risposta a queste criticità?

Si tratta di tre corsi d’azione fortemente sinergici da cui avviare una nuova traiettoria territoriale. Sostenere i nuovi processi di ripopolamento e di attrattività significa anche migliorare le condizioni abitative della popolazione locale e della sua fascia di popolazione più marginale, dei giovani nella fase di transizione dall’istruzione all’occupazione e dei nuclei familiari in età attiva. Decongestionare e diversificare spazialmente e temporalmente il modello economico significa costruire sinergie tra i numerosi attori attivi nel territorio e generare economie più resilienti ai mutamenti. Attraverso la riattivazione dell’ampio capitale fisso sociale – ovvero il patrimonio pubblico e privato oggi in condizioni di sottoutilizzo - presente nel territorio, da una parte si introducono nuove forme di cura del territorio abbandonato, dall’altra diventano un espediente per attivare nuove economie e generare una maggiore consapevolezza e cultura territoriale.

image Figura 5. Traiettoria desiderabile
Fonte: Elaborazione degli autori.