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Un ritratto territoriale dell'area dell'Alto Lago di Como e delle Valli del Lario

share_location 384 km²

gavel 41 comuni

groups_2 50.021 abitanti

Chiusura documento: 11/09/2024

Indice sezioni:

L’area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario si estende su una superficie di circa 610 Km2 con una popolazione totale di 50.006 abitanti (popolazione ISTAT all’anno 2019) distribuiti in 41 comuni a cavallo tra le provincie di Como e Lecco ai due lati della parte nord del Lago di Como (fig.1). L’Area confina a nord con la Provincia di Sondrio; ad est, con la Provincia di Bergamo.

image Figura 1. Il perimetro dell’area
Fonte: Dusaf Regione Lombardia.

Il Lago di Como è un lago prealpino dalla forma articolata. Il ramo nord è il più largo e aperto dei tre rami che lo compongono ed è affiancato a nord-ovest dalla montagna dell’Alto Lago e a sud-est dalle Orobie e dalla Valsassina.

La montagna dell’Alto Lago è caratterizzata dalla presenza di cinque vallate disposte parallelamente tra loro: le grandi valli Albano, del Liro e di Livo e le minori San Vincenzo e Val di Sorico, create da corsi d’acqua a carattere torrentizio immissari del Lago di Como.

L’area è una delle 72 “Aree Progetto” della Strategia Nazionale per le Aree Interne (2014-2020): il Comune Capofila della Strategia d’Area è Taceno e l’Accordo di Programma Quadro (APQ) è stato siglato nel mese di luglio 2020.

Rispetto alla perimetrazione 2014-2020, la Strategia per il periodo di programmazione 2021-2027 comprende 10 nuovi Comuni: Barzio, Cassina Valsassina, Cremeno, Introbio, Moggio, Monterone, Pasturo, Perledo, Primaluna e Varenna, in provincia di Lecco e ricompresi nella Comunità Montana Valsassina - Valvarrone- Val D’Esino – Riviera. Il Comune di Barzio è anche sede della Comunità Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera. Parte dei comuni dell’area sono compresi nella Comunità Montana del Lario e del Ceresio, con sede nel Comune di Gravedona ed Uniti, un Comune sparso nato dalla fusione dei Comuni di Consiglio di Rumo, Germasino e Gravedona.

leaderboard Tabella 1. Elenco dei comuni con indicazione della popolazione

L’area definita dall’Agenda del Controesodo di Regione Lombardia è stata perimetrata a seguito di un’analisi condotta da POLIS Lombardia che, attraverso un indice composito, l’indice di svantaggio, ha individuato i Comuni che presentano condizioni di fragilità più evidenti a scala regionale.

leaderboard Tabella 2. Indice di svantaggio dei comuni

L’indicatore composito di svantaggio elaborato da Polis Lombardia evidenzia come il Comune di Livo presenti il valore più alto, insieme ai Comuni di Morterone e Dosso del Liro: quest’ultimo è uno dei sei Comuni lombardi ad aver avuto accesso al “Fondo di Sostegno ai Comuni Marginali” (DPCM 30 settembre 2021). Il Comune di Bellano, che di recente ha incorporato il Comune di Vendrogno, presenta l’indice di svantaggio più basso dell’Area.

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L’indicatore composito di svantaggio elaborato da Polis Lombardia evidenzia come il Comune di Livo presenti il valore più alto, insieme ai Comuni di Morterone e Dosso del Liro: quest’ultimo è uno dei sei Comuni lombardi ad aver avuto accesso al “Fondo di Sostegno ai Comuni Marginali” (DPCM 30 settembre 2021). Il Comune di Bellano, che di recente ha incorporato il Comune di Vendrogno, presenta l’indice di svantaggio più basso dell’Area.

Popolazione

L’evoluzione della popolazione e le sue caratteristiche

Gli indicatori relativi alla popolazione scolastica e alla popolazione attiva (fig. 3) descrivono la percentuale di popolazione di età compresa tra 6 e 19 anni e quella compresa tra 6 e 64 anni sulla popolazione totale di ogni comune, e sono calcolati su dati ISTAT 2019. La prima fascia d’età descrive la popolazione scolastica che frequenta la scuola dell’obbligo fino all’ultimo anno di secondaria di secondo grado. La seconda considera invece la popolazione attiva che si sposta per motivi di lavoro o di studio, quindi a partire dalla scuola dell’obbligo e per tutto l’arco dell’attività lavorativa.

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La popolazione scolastica, nell’area dell’Alto Lago di Como è proporzionalmente maggiore a Nord al confine con la Valtellina di Morbegno nei Comuni di Sorico e Gera Lario e ad Est nel Comune di Premana e, più in generale, in Valsassina (fig. 3a). Per quanto riguarda la popolazione attiva (fig. 3b), i comuni con le percentuali più alte si trovano nella fascia meridionale e orientale dell’Area.

Per analizzare più nel dettaglio i dati sull’invecchiamento, abbiamo osservato l’andamento della popolazione di età compresa tra 65 e 80 anni e di quella over 80. Tale distinzione – di largo uso tra i demografi – si fonda anche sulla diversità di pratiche e bisogni tra i due gruppi. Mentre la popolazione fino a 80 anni tende a essere ancora attiva, quella oltre gli 80 anni è tendenzialmente molto sedentaria, con solo un numero limitato di piccoli spostamenti. Come si può osservare nelle carte, i comuni dell’area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario riportano una proporzione maggiore di popolazione anziana (65 - 80) e di ultraottantenni soprattutto ad ovest del lago e in alta Valsassina e Valvarrone e nei comuni di Barzio, Moggio e Casina Valsassina (fig. 4).

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La rilevanza dei processi di invecchiamento nell’area è confermata anche dall’indice di vecchiaia, che misura il rapporto fra il numero di persone oltre i 65 anni e quello di persone con meno di 14 anni. I comuni di Garzeno, Livo, Montemezzo, Sueglio, Tremenico, Pagnona, Morterone e Parlasco si differenziano dagli altri per un indice di vecchiaia oltre 400 contro una media nazionale di 168,9 (2018) (fig. 5).

image Figura 5. Indice di vecchiaia
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT 2019.

Per analizzare la traiettoria della popolazione nel lungo periodo abbiamo poi osservato i dati del censimento generale della popolazione a partire dal 1911 (fig. 6), mentre per i dati successivi al censimento del 2011 abbiamo tenuto conto della popolazione residente comunale al 1° gennaio 2019 resa disponibile dall’ISTAT sulla base di indagini effettuate presso gli uffici di Anagrafe. Abbiamo individuato cinque intervalli temporali: il primo e più ampio include indicativamente le due guerre mondiali (1911-1951); il secondo, gli anni dei “boom” e della crescita urbana “concentrata” (1951-1971); il terzo, il periodo in cui emergono le “tre Italie” e in generale i fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione “diffusa” (1971-1991); il quarto, gli anni della fase di stagnazione economica (1991-2011); il quinto e più breve, gli anni del post-crisi (2011-2019). Tale scomposizione in cinque intervalli distribuiti in oltre cento anni di storia ha permesso di costruire una matrice da cui è possibile ricavare, per ogni comune, una sequenza di bilanci demografici in cui si alternano o ripetono fasi di crescita (C) o decrescita (D). Sono emerse nel complesso 32 tendenze che ci permettono di individuare alcuni profili evolutivi che possiamo ordinare a seconda della tendenza dei comuni nelle ultime fasi: da un lato dinamiche di crescita consolidata a cui si affiancano processi che abbiamo definito di ripresa e, in alcuni casi, controstorie; dall’altro, rallentamenti recenti, processi di caduta o di ricaduta che si affiancano a dinamiche di contrazione consolidata.

Sebbene l’area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario sia complessivamente investita da un processo generale di contrazione demografica, si possono comunque osservazione rilevanti differenze. I comuni di Cremia, Garzeno, Dosso del Liro, Livo, Germasino, Consiglio di Rumo, Dorio, Introzzo, Tremenico, Pagnona, Bellano, Casargo sono oggetto di un processo di contrazione consolidata, ovvero hanno registrato una variazione negativa della popolazione negli ultimi quattro oppure in tutti i cinque intervalli temporali. Dervio, Musso, Dongo, Stazzona, Gravedona, sono in un processo di caduta; Vestreno, Montemezzo, Trezzone, Vercana, Morterone sono in un processo di ricaduta. Tutti gli altri comuni hanno registrato una diminuzione della popolazione negli ultimi quattro oppure in tutti i cinque intervalli temporali osservati. Premana, Margno, Cortenova, Esino Lario, Introbio, Moggio invece sono investiti da un processo di rallentamento, ovvero sono comuni che hanno perso popolazione nell’intervallo più recente dopo aver guadagnato popolazione almeno nei due precedenti intervalli (fig. 6).

image Figura 6. Dinamiche di contrazione demografica (1911–2019)
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT.

I comuni che hanno raggiunto il massimo della loro popolazione ai censimenti recenti sono quelli che hanno attratto attività e abitanti (fig. 7). Questo è spesso accompagnato da un incremento nell’offerta dei servizi, dalla tenuta delle attività a servizio dell’abitare e da nuove lottizzazioni.

image Figura 7. Comuni con il massimo della popolazione al censimento
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT.

Anche l’andamento nel tempo del Reddito Medio pro-capite (RMPC) (tabella 3) in Alto Lago di Como e Valli del Lario è leggermente in crescita nel 2020 rispetto al RMPC del 2010. Questo andamento rispecchia l’andamento generale della regione Lombardia il cui RMPC è aumentato passando dai 22.630,75 € per contribuente del 2010 a 24.725,89 € del 2020.

Come si vede dal grafico (tab. 2), il comune con il reddito medio pro-capite maggiore nell’ultimo decennio è Cortenova con un reddito medio che supera i 24.000 € per contribuente nel 2020. Il comune denota una crescita rilevante negli ultimi 10 anni passando da 21.393€ a più di 24.000. Varenna, secondo comune per reddito dell’area ha un incremento minore nell’ultimo decennio da 23.726€ a 24.004 €.

leaderboard Tabella 3. Reddito Medio Pro Capite (2010–2020)

I comuni con RMPC più basso nel 2010 erano Morterone, Dosso del Liro e Peglio. Morterone e Dosso del Liro si confermano i comuni col RMPC più basso anche nel 2020 seguiti da Montemezzo. Barzio è l’unico comune in cui il reddito resta praticamente invariato nell’ultimo decennio.

La presenza di una forbice di RMPC di circa 15.000€ annui dai 9.185 € di Morterone ai 24.393 di Cortenova evidenzia l’esistenza di polarizzazioni interne all’area.

La partecipazione delle donne al mercato del lavoro è complessivamente più limitata di quella degli uomini, specialmente nei comuni di Crandola Valsassina, Cremeno, Margno, Livo, Trezzone e Pianello del Lario. Tale informazione è stata ricavata dal calcolo dell’indice di penalizzazione di genere, osservando la differenza tra il tasso di occupazione delle donne e il tasso di occupazione degli uomini rispetto al tasso di occupazione totale (fig. 9). Se complessivamente i livelli di occupazione sono alti (fig. 8), la partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne nell’area appare ancora molto al di sotto del suo potenziale. Per valutare questo problema impieghiamo l’indice di penalizzazione di genere, che misura la differenza fra i livelli di partecipazione al lavoro delle donne e quella degli uomini.

L’indice è negativo sull’insieme del territorio, con valori che oscillano da –0,5 a –0,2 e Si osserva un indice di penalizzazione negativo su tutto il territorio, con valori che oscillano tra –1,05 e 0,2 con picchi particolarmente elevati nei comuni di Dorio, Garzeno, Pagogna, Perlasco, Perledo, Sueglio e Primaluna. D’altro canto, la situazione è maggiormente positiva nei comuni di Dongo, Domasio e Gera Lario.

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Un’altra dimensione rilevante è quella della presenza di residenti con nazionalità diversa da quella italiana.

Il tasso di popolazione straniera nell’area è del 5.64%, rispetto ad un tasso provinciale del 7.42% (Como) e 8.03% (Lecco).

Osservando la figura sottostante, si può osservare come il numero di popolazione con cittadinanza non italiana non sia particolarmente rilevante, nell’intervallo fra il 5-7%.

image Figura 10. Residenti con cittadinanza non italiana sul totale
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT, 2021.

Patrimoni

Paesaggi, patrimoni naturali e rischi

Il Lago di Como è un lago prealpino dalla forma articolata. Il ramo nord è il più largo e aperto dei tre rami che lo compongono ed è affiancato a nord-ovest dalla montagna dell’Alto Lago e a sud-est dalle Orobie e dalla Valsassina. La montagna dell’Alto Lago è caratterizzata dalla presenza di cinque vallate disposte parallelamente tra loro: le grandi valli Albano, del Liro e di Livo e le minori San Vincenzo e Val di Sorico, create da corsi d’acqua a carattere torrentizio che si gettano nel Lago di Como.

Nei pressi della Riserva Naturale di Pian di Spagna e Lago di Mezzola si immette nel Lago di Como il fiume Adda, principale immissario tra i 37 totali. Segue per importanza il Mera, che porta le acque di Villa San Giacomo e Val Bregaglia nel Lago di Mezzola, un tempo facente parte del Lario e da esso separato dalla zona umida del Pian di Spagna. L’Adda e il Mera sono gli unici fiumi non a carattere torrentizio. Tra i territori di Colico e Dorio inoltre è presente un piccolo golfo incavato chiamato Laghetto di Piona.

Da segnalare anche la Valle Albano, importante sito naturalistico della montagna dell’Alto Lario, dove nel 2005 è stato istituito un Parco Locale di Interesse Sovracomunale.

Tra i numerosi sentieri ed itinerari che attraversano il territorio troviamo la Via dei Monti Lariani, che comincia a Cernobbio, a sud di Como, e in Alto Lago si sviluppa con un tracciato di 46 km dalla Valle Albano a Sorico, e la strada storica Via Regina – Strada dello Spluga, sulla sponda comasca del lago.

A sud-est dell’area in oggetto troviamo, da ovest verso est: il gruppo delle Grigne, la Valsassina, e il gruppo delle Orobie, che separano la Valsassina dalle valli bergamasche e dalla Valtellina. In questa porzione dell’area si evidenzia la presenza del Parco della Grigna Settentrionale: un parco di più di 5 mila ettari attorno al massiccio delle Grigne, tra Lario, Val d’Esino e Valsassina, a un passo dalle cime occidentali delle Orobie. Il Parco è riconosciuto sia come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), sia come Zona di Protezione Speciale (ZPS), ossia come elemento base della “Rete Natura 2000”. Ai piedi delle Orobie, invece, si trova l’area naturale di Barzio, identificata come Parco Locale di Interesse Sovracomunale.

Figura 11. Aree naturali protette e aree prioritarie per la biodiversità map

Map Legend

L’analisi della distribuzione a livello territoriale dei siti inquinati, bonificati e degli impianti di trattamento dei rifiuti (fig. 12) restituisce una maggiore concentrazione e distribuzione dei siti e degli impianti sulla fascia rivierasca nelle due province. La maggioranza degli impianti di trattamento dei rifiuti è collocata sulla sponda lecchese del lago, lungo la linea ferroviaria, prevalentemente nel Comune di Colico, che rappresenta il “polo” manifatturiero dell’Area. Altri impianti sono posti nei Comuni di Bellano, Dervio e Taceno. Non sono presenti all’interno dell’area stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR).

Figura 12. Inquinamento ambientale, siti bonificati e contaminati map

Map Legend

Geografie

Geografia dell’insediamento consolidato e patrimoni costruiti

L’assetto insediativo dell’Alto Lago di Como e delle Valli del Lario è caratterizzato, sulla sponda comasca del lago, dalla presenza dei centri abitati disposti lungo la strada principale senza soluzione di continuità. Molti dei comuni, sia rivieraschi che di mezza costa, presentano un importante numero di piccoli e piccolissimi nuclei e località abitate, collegate al centro capoluogo.

La vasta estensione territoriale della maggior parte dei comuni dell’Area fa sì che vi sia eterogeneità nelle caratteristiche del paesaggio: i comuni rivieraschi si estendono, in alcuni casi, sino alla mezza costa, includendo nel loro territorio il sistema di alpeggi della fascia più a monte (Cremia, Bellano, Vercana). Sulla sponda lecchese, si riscontra una continuità negli alpeggi tra la Valsassina e la Val Brembana. È molto consistente il numero di malghe e maggenghi, che in alcuni casi coincidono con i Nuclei di Antica Formazione, spesso abitati solo in alcuni periodi dell’anno.

Il sistema produttivo del territorio, storicamente legato all’estrazione delle risorse (marmi e ferro) ha profondamente modificato l’assetto del paesaggio. Numerose sono le miniere e le cave, molte delle quali hanno cessato di essere attive. La trasformazione delle materie prime ha lasciato una rete infrastrutturale riconoscibile sul territorio ad oggi parzialmente dismessa, composta da fucine, forni fusori e alcuni elementi di “archeologia industriale”. Il Piano Lombardia (Legge Regionale n. 9) ha previsto degli interventi per la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso che interessano i Comuni di Primaluna (Parco minerario Cortabbio) e di Valvarrone (sito minerario Lentrèe - Pernighera e Surlosasso – Bogia).

image Figura 14. Ecomusei e musei riconosciuti dal sistema museale lombardo
Fonte: Elaborazione su dati Geoportale Regione Lombardia.
image Figura 15. Architetture vincolate
Fonte: Elaborazione su dati Vincoli in Rete – Istituto Centrale del Restauro – MiC.

L’Area Alto Lago di Como e Valli del Lario, in quanto parte della Province di Como e di Lecco, è territorio di competenza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese (sede a Milano). Nei Comuni dell’Area Alto Lago di Como e Valli del Lario, che ricadono nei confini di entrambe le Province, sono presenti in totale 92 architetture vincolate (fig. 15). La presenza più elevata di architetture vincolate si registra nel Comune di Gravedona ed Uniti, che ne conta 10, seguito dai Comuni di Dervio, Colico, Dongo e Varenna (rispettivamente 8, 7, 7 e 7 architetture vincolate).

Sono presenti, inoltre, tre musei riconosciuti dal Sistema Museale Lombardo: il Museo della Fine della Guerra, con sede nel Comune di Dongo (Provincia di Como); il Museo della Guerra Bianca, con sede a Colico (Provincia di Lecco) nel Forte Montecchio Nord, che è parte del sistema del Museo della Guerra Bianca che comprende anche il Museo di Temù, nel perimetro dell’Area Valcamonica. In ultimo, nel Comune di Varenna, è presente la Casa Museo Villa Monastero. Due gli Ecomusei riconosciuti da Regione Lombardia: l’Ecomuseo della Valvarrone, che comprende i Comuni di Sueglio e Valvarrone; l’Ecomuseo delle Grigne, nel territorio del Comune di Esino Lario. Il Comune di Bellano è stato riconosciuto come Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano ed è parte dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” (fig. 16).

image Figura 16. Branding territoriale
Fonte: Touring Club Italiano, Bandiere Arancioni.

Sono inoltre presenti numerose produzioni di prodotti enogastronomici protetti da etichette di indicazione d’origine1.

Partendo dai vini, il vino tipico dell’area dell’Alto Lario e della Valsassina è il cosiddetto IGT Terre Lariane, che si produce principalmente a Domaso e più in generale nelle aree prospicenti al lago.

I prodotti gastronomici DOP e IGP che comprendono nel loro disciplinare tutto il territorio dell’area sono numerosi: Gorgonzola DOP, Grana Padano DOP, Quartirolo Lombardo DOP, Taleggio DOP, Cotechino di Modena IGP, Mortadella di Bologna IGP, Salame di Cremona IGP, Salamini italiani alla cacciatora DOP, Zampone Modena IGP. A questi si aggiungono il Salva Cremasco DOP per i soli Comuni in Provincia di Lecco, il Bitto DOP per gli alpeggi di Varrone, Artino e Lareggio nei Comuni di Introbio e Premana, l’Olio Extravergine di oliva Laghi Lombardi DOP per un areale simile a quello del vino Terre Lariane IGT.

L’Olio EVO Laghi Lombardi ha una rilevanza importante per il territorio, con il Frantoio di Biosio (Comune di Bellano) come hub per la produzione d’olio dell’intero lago, costruito con la collaborazione della Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera, esso è inoltre l’olio d’oliva con indicazione geografica più settentrionale d’Italia e del mondo.

Un’ulteriore classificazione è quella dei “Presidi Slow Food”, promossa dalla Onlus Fondazione Slow Food per la Biodiversità. Quattro sono i Presidi nel territorio dell’area (fig. 17b): il Missoltino del Lago di Como essiccato al sole (per i comuni rivieraschi); la Capra orobica (per i comuni della Provincia di Lecco), la Pecora brianzola (tutto il territorio) e i Mieli di alta montagna alpina (per le quote superiori ai 1400 metri sul livello del mare).

Un’ulteriore classificazione di qualità per i prodotti gastronomici è quella dei PAT, ovvero “prodotti agroalimentari tradizionali”. I PAT non hanno un disciplinare di produzione specifico, ma si applicano a prodotti tradizionali di nicchia, a competenza regionale. Sono 24 i prodotti PAT lombardi che si possono produrre in tutto il territorio dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario2.

Per i comuni in provincia di Lecco: Mascherpa d’Alpe, Stracchino tipico, Burro di montagna, Farina per polenta della bergamasca; Per i soli comuni della Valsassina: Fiorone della Valsassina, Robiola della Valsassina, Stracchino della Valsassina, Caviadini;Per i comuni in provincia di Como: Semuda, Zincarlin, Patata comasca bianca, Meascia dolce o salata, Resta; Per i comuni della Valle Albano (Stazzona, Garzeno, Gravedona ed Uniti, Dongo): Braschin (Valle Albano); Per i comuni rivieraschi: Missoltino, Pigo.

Come evidente, l’area è fortemente caratterizzata da tradizioni produttive importanti, alcune delle quali associate alle cosiddette produzioni “eroiche”. Vino, olio e alcuni pesci e formaggi sembrano essere i prodotti maggiormente caratterizzanti per entrambe le sponde del lago.

Per quanto riguarda il patrimonio costruito diffuso (fig. 18) e il livello di occupazione degli edifici storici i dati restituiscono un quadro di criticità rispetto allo stato d’uso degli edifici, in particolare nei centri abitati di mezza costa e in quei Comuni, ora nuclei abitati, che sono stati oggetto di fusione negli ultimi dieci anni. Le quote più elevate di patrimonio inutilizzato (pari o superiori al 14%) si registrano nei Comuni di Stazzona, Parlasco, Garzeno, Tremenico, Vendrogno, Peglio, Sorico e Gravedona ed Uniti. Si tratta, in molti casi, di Comuni dal territorio molto esteso, composti da diverse frazioni e località abitate, spesso difficilmente accessibili.

In particolare, il Comune di Stazzona riporta un tasso di non utilizzo degli edifici molto elevato, pari al 39% (186 edifici non in uso su un totale di 479). Nel contiguo Comune di Garzeno gli edifici non in uso sono il 26% (23 edifici non in uso su un totale di 84). Tremenico e Vendrogno, oggetto di fusione di Comuni (il primo nel Comune di Valvarrone, il secondo nel Comune di Bellano) riportano un tasso di inutilizzo pari al 24% e al 25%.

Il numero di edifici non in uso cala nei comuni rivieraschi, come Gravedona ed Uniti e Sorico (tasso di inutilizzo del 14%). I sopralluoghi realizzati da chi scrive hanno parzialmente confermato lo stato d’uso del costruito nei comuni presi in esame: i rilievi speditivi hanno permesso di verificare come vi siano molti edifici non in uso o in stato di abbandono specialmente nelle frazioni e nel caso del capoluogo dei comuni in corrispondenza dell’asse viario principale.

Lo stato di conservazione degli edifici si presenta molto eterogeneo nel territorio e spesso non coincidente con le informazioni desumibili dai dati censuari. I centri storici di mezza costa (e.g. Dosso del Liro, Peglio, Stazzona, Livo), soggetti al fenomeno del progressivo spopolamento e della “desertificazione” delle attività commerciali presentano molti edifici in stato di conservazione pessimo e in abbandono. In alcuni casi si rilevano interventi di recupero di vaste porzioni dei centri storici nella prospettiva di convertirne l’uso ad ospitalità diffusa. Diversa la condizione nei Comuni rivieraschi, in cui si rilevano solo puntualmente edifici in pessimo stato d’uso.

I comuni con la più alta presenza di costruito residenziale ante 1918 sono Introzzo (84% - 237 edifici residenziali su un totale di 285 – ora parte del Comune di Valvarrone), Vendrogno (83% - 413 edifici residenziali su un totale di 495 – ora parte del Comune di Bellano), Pagnona (71% - 111 edifici residenziali su un totale di 155) e Morterone (72% - 98 edifici residenziali su un totale di 138). I Comuni che presentano il tasso più elevato di costruito residenziale recente (1991-2006) sono Cremeno, Moggio e Colico, con il 24%, il 21% e il 27% degli edifici costruiti nell’ultimo trentennio.

leaderboard Figura 18. Edifici per epoca di costruzione

leaderboard Figura 20a. Percentuale d’uso degli edifici

leaderboard Figura 20b. Stato di conservazione degli edifici residenziali in uso

leaderboard Figura 21. Potenzialità d'uso abitativo

Il suolo consumato, ovvero urbanizzato/impermeabilizzato, nelle 14 aree lombarde al 2021 ammonta complessivamente a 49.036 ettari (ha).

Dall’analisi dei dati di consumo di suolo annuale netto nel periodo 2020-2021 contenuta nel rapporto ISPRA sul consumo di suolo dell’anno 2022 applicata ai 485 comuni delle 14 “aree” lombarde, risulta che 293 di questi non hanno consumato suolo (pari al 60%), 191 comuni (pari al 39,4%) hanno invece consumato suolo e uno solo ha ridotto il consumo di suolo. Complessivamente, l’artificializzazione del suolo nelle aree lombarde ammonta a 92,6 ettari nel solo ultimo anno osservato. Questo valore pesa per il 10,5% dell’intero consumo regionale annuo (pari a 883 ettari) ed è pari a mezzo ettaro circa per ogni comune consumatore di suolo nelle aree. Si tratta quindi di un consumo significativo.

Per misurare l’efficienza nell’uso del suolo abbiamo impiegato l’indicatore del consumo marginale di suolo (fig. 22) per i 473 comuni delle aree lombarde, escludendo 12 comuni che hanno una popolazione stazionaria. Fra questi, 284 comuni non registrano consumo di suolo nel periodo 2020-2021 (pari al 58%), mentre i restanti 189 si dividono tra comuni che hanno avuto un incremento demografico e consumo di suolo (44, pari al 9%) e comuni che hanno registrato una riduzione nel numero di residenti pur continuando a consumare suolo (145, pari al 30% del totale).

Come abbiamo visto, l’intero gruppo dei comuni dell’aree lombarde ha consumato 92,6 ettari pari al 10,5% dell’intero consumo di suolo regionale registrato tra il 2020 e il 2021. Quasi l’83% del consumo di suolo delle aree (76,7 ha) è imputabile ai 145 comuni con indicatore di efficienza negativo (Cmarg<0), cioè che perdono residenti, mentre gli altri 44 comuni hanno consumato i restanti 15,9 ha. Dunque, in termini assoluti ha consumato più il gruppo dei comuni inefficienti ovvero i comuni che pur perdendo residenti consumano nuovo suolo.

Analizzando le famiglie di comuni per ampiezza demografica si nota che il gruppo di comuni piccolissimi (0-500 ab.) è in assoluto il più inefficiente (-1.243 m2/ab), ma non in termini assoluti (3,5 ha consumati), il cui primato è detenuto dai comuni piccoli tra i 501 e i 2000 abitanti (25,8 ha) e, a seguire, da quelli tra i 5001-10000 ab. con 22,2 ha.

In conclusione, possiamo rilevare che nei 189 comuni consumatori delle aree lombarde il consumo di suolo rimane elevato, incidendo per oltre il 10% sul consumo totale regionale. Per loro si profila un andamento contraddittorio che vede oltre l’80% del loro consumo realizzato da comuni con contrazione demografica. Questi comuni sono da considerare come altamente inefficienti perché hanno consumato una risorsa non rinnovabile (il suolo) senza avere una forzante attiva (la popolazione in crescita). Questo non giustifica il consumo di suolo dei restanti comuni, in quanto si tratta di consumi in aree prevalentemente fragili e ad alta sensibilità ambientale dove, in entrambi i casi, andrebbe prima fatto uso delle aree già artificializzate, non utilizzate o dismesse, e delle abitazioni, non utilizzate o sottoutilizzate.

Per guardare all’andamento del consumo di suolo nell’area, impieghiamo prima l’Indicatore del suolo consumato pro capite (fig. 23) che misura la quantità di copertura artificiale esistente al 2021 rispetto alla popolazione residente in quell’anno, dei comuni che hanno valori più elevati per questo indicatore spicca il comune di Morterone con oltre 12.000 mq di suolo consumato procapite.

In seguito, impieghiamo l’indicatore di consumo marginale di suolo, che abbiamo spiegato poco sopra; dei 41 comuni dell’area 16 hanno consumato suolo nel 2021, di questi 12 hanno consumato suolo a fronte di una decrescita demografica.

image Figura 22. Consumo marginale di suolo
Fonte: Elaborazione su dati ISPRA, 2021.
image Figura 23. Suolo consumato pro capite 2021
Fonte: Elaborazione su dati ISPRA, 2021.

Vita quotidiana

Servizi, mobilità e vita quotidiana

Dal punto di vista dei servizi di sanità e istruzione, l’area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario presenta un numero limitato e concentrato di dotazioni (fig. 24). Le scuole del primo ciclo mancano in diversi comuni, soprattutto sulla sponda comasca. Qui, infatti, le scuole si localizzano soprattutto nei comuni rivieraschi. Sulla sponda Lecchese invece, le dotazioni scolastiche si concentrano nel fondovalle e in alcune valli laterali (soprattutto scuole dell’infanzia e primarie). I pochi nidi presenti sono tutti prossimi al lago, mentre i centri ricreativi per giovani sono distribuiti anche in zone più marginali.

Solo a Colico è presente un istituto secondario di secondo grado, a indirizzo professionale.

Per quanto riguarda la sanità, due sono gli ospedali presenti a Gravedona ed Uniti e Bellano. Solo quello di Gravedona ed Uniti offre un servizio DEA. Scarsi anche gli altri servizi sociosanitari e assistenziali, per lo più rivolti agli anziani. A Bellano è presente un consultorio pubblico, a Colico una struttura (privata) per disabili. È prevista la costruzione di una casa della salute a Introbio, in Valsassina.

Fuori dall’area, i centri urbani più serviti sono Morbegno a nord-est (area della Val Brembana e Valtellina di Morbegno), Menaggio a sud-ovest (area del Lario Intelvese e Lario Ceresio) e Lecco a sud.

image Figura 24a. Distribuzione dei servizi educativi, formativi e ricreativi
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia (scuole secondarie II grado, nidi, corsi di formazione, offerta sociale per minori) ed elaborazione del Progetto di Ricerca STEP – Scuole, Territorio e Prossimità (PoliMI, PoliTO, Indire) su dati MIUR 2021 (scuola).
image Figura 24b. Distribuzione dei servizi sociosanitari
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia 2022.

La figura 25 riporta gli indici di mobilità e di mobilità in uscita nell’area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario. L’indice di mobilità in uscita misura il dinamismo di un territorio attraverso la percentuale di persone che si spostano quotidianamente per motivi di studio e di lavoro rispetto alla popolazione del comune di età compresa tra 6 e 64 anni (dall’inizio della scuola dell’obbligo fino all’età del pensionamento).

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Si riscontra un indice molto elevato nei comuni di Moggio e Cremeno che rientrano nell’area di attrazione di Lecco. Risultano di particolare interesse le dinamiche di mobilità nei comuni di Colico e Premana, dove il distretto delle forbici e degli articoli da taglio rappresenta un fattore importante di attrazione. In generale i comuni del Lario si caratterizzano per un maggiore dinamismo rispetto ai comuni dell’alto lago di Como.

Un’analisi più approfondita della matrice Origine e Destinazione (O/D) della regione Lombardia, sempre del 2020 ci permette di capire i motivi e i mezzi prevalenti degli spostamenti oltre che le maggiori dinamiche di mobilità. Da un punto di vista metodologico abbiamo classificato i flussi come: interni (FI), quelli cioè con origine e destinazione all’interno dell’area, in entrata (FE) con origine fuori dall’Area e destinazione nell’Area, in uscita (FU) con origine all’interno dell’Area e destinazione fuori dall’Area. La matrice O/D misura il numero di spostamenti delle persone di età maggiore di 14 anni. Il diagramma presenta il numero totale di flussi per ciascuna delle 14 aree della Programmazione 21-27 pesato sul numero di abitanti dell’Area stessa. I tre diagrammi permettono di valutare il numero di flussi interni, in entrata e quelli in uscita (fig. 27) per ciascuna Area. Gli spostamenti per motivi occasionali sono effettuati per impegni legati ad attività quali acquisti, commissioni, accompagnamento. Nei motivi degli spostamenti non sono stati presi in considerazione i ritorni. Da un punto di vista metodologico si evidenzia che in caso di piccoli comuni la zona di rilevamento è costituita dall’aggregazione di più comuni.

L’Area dell’Alto Lago di Como si caratterizza per un numero di flussi interni, cioè spostamenti con origine e destinazione all’interno dell’area abbastanza elevati soprattutto per motivi occasionali, un numero di flussi in entrata molto elevato per motivi occasionali e abbastanza elevato per motivi di lavoro e un numero elevato di flussi in uscita per motivi di studio, un dato che conferma la necessità di spostarsi fuori dall’area per motivi di studio a causa della carenza dei servizi a livello locale. Il lavoro rappresenta il primo motivo per i flussi in uscita.

leaderboard Figura 27. Flussi in entrata per motivo di spostamento

leaderboard Figura 28. Flussi in uscita per motivo di spostamento

leaderboard Figura 29. Flussi interni per motivo di spostamento

Considerati i motivi e la distribuzione degli spostamenti è possibile dire che il maggior numero di flussi nell’area dell’Alto Lago di Como avviene all’interno dell’area o in ingresso, per motivi occasionali, sottolineando una polarizzazione interna all’area per cui gli abitanti di alcuni comuni o quelli delle aree limitrofe devono spostarsi verso i comuni polo per raggiungere i servizi, prevalentemente localizzati nei comuni rivieraschi.

In tutte le aree prevale in modo netto l’uso del mezzo privato per tutti i tipi di spostamenti. Anche nel caso dell’Alto Lago di Como e delle Valli del Lario prevale l’uso del mezzo individuale seguito dal trasporto su gomma, l’uso del treno e della mobilità attiva raggiungono percentuali di gran lunga inferiori.

Colico è il comune con il numero maggiore di flussi interni, e riporta anche un numero elevato di flussi in entrata. Cortenova è il comune con il numero maggiore di flussi in entrata, mentre la zona di rilevamento costituita dai comuni di Garzeno, Gravedona ed Uniti e Stazzona è quella con il numero maggiore di flussi in uscita probabilmente a causa della carenza di servizi essenziali (fig. 27).

L’offerta di trasporto pubblico locale e sovralocale (fig. 28) nell’area dell’alto Lago di Como si caratterizza per la presenza della Ferrovia lungo la linea Lecco – Colico - Sondrio, che corre lungo la sponda est del lago e collega Lecco con la Valtellina.

In parallelo con la linea ferrovia corrono diverse linee di bus. Sulla sponda Est sono numerose anche le linee che dal lungo lago salgono perpendicolarmente per raggiungere i comuni interni lungo le tre valli principali: Valvarrone, Valsassina e Val d’Esino. La Valsassina e la Valvarrone sono collegate a Lecco sia nella parte bassa attraverso la linea ferroviaria che nella media valle attraverso una linea di bus. Sono punti di interscambio di particolare rilevanza per le linee di penetrazione, i comuni di Dervio e Bellano, mentre nel comune di Colico ci sono due stazioni ferroviarie: Piona e Colico. Passano alla Stazione di Colico 91 corse nelle 24 ore, con un numero di passeggeri superiore alle 2000 unità nel 2015. La sponda Ovest non è servita dal treno e risulta anche meno servita dal bus, soprattutto lungo le linee perpendicolari alla sponda del lago. La Strategia d’Area 14-20 prevede la creazione di un collegamento veloce R-link sia lungo la sponda ovest del lago che ad est lungo la linea della media valle.

image Figura 32. Struttura e frequenza del trasporto pubblico locale (TPL)
Fonte: Elaborazione su dati di Regione Lombardia.

Una questione rilevante interessa la navigazione dei laghi. Attualmente la navigazione dei laghi rappresenta un tassello importante del sistema di trasporto pubblico locale: in Lombardia i servizi di navigazione trasportano circa 8 milioni di passeggeri all’anno (dati pre-pandemia) con 98 battelli e 95 località servite.

Da un punto di vista della governance, la navigazione pubblica di linea sul Lago di Como, Garda e Maggiore è un servizio svolto dalla Gestione Governativa Navigazione Laghi, ente del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, mentre il servizio sui laghi Iseo e Idro è in capo a Regione Lombardia e il Ceresio è servito da Navigazione Lago Lugano. È stato avviato il trasferimento della Gestione Governativa per la navigazione dei laghi Maggiore, di Como e di Garda alle Regioni territorialmente competenti e alla Provincia autonoma di Trento (D. Lgs. 19 novembre 1997 n. 422).

Con riferimento ai flussi di mobilità lacuale e alla disponibilità di corse, si evince uno squilibrio tra le due sponde. La sponda lecchese, infatti, presenta un’offerta discreta concentrata prevalentemente nei mesi da maggio a ottobre, con 5 partenze giornaliere del battello nel fine settimana, ed 8 località collegate per i sei mesi estivi, contro le 33 partenze da Como, con 29 località collegate per tutto l’anno. Anche i dati sugli imbarchi pre-pandemia pendevano decisamente a favore del ramo “comasco” (610.000 biglietti/anno staccati contro i 20.000 del “lecchese”).

Economie

Economia e le specializzazioni produttive

leaderboard Figura 33. Addetti per settore

Il numero degli addetti è stato calcolato sulla base dei dati ASIA del 2020. Nell’area dell’Alto Lago di Como e delle Valli del Lario il numero maggiore di addetti si riscontra nel settore manifatturiero tradizionalmente legato alla vena del ferro (fig. 29).

Il distretto Metalmeccanico lecchese è una realtà importante a livello nazionale. Il distretto è costituito da 1.500 PMI che operano nel settore manifatturiero della metalmeccanica con un tessuto capillare delle piccole e medie imprese che si fonda sulla suddivisione del processo produttivo. Rilevante il distretto delle forbici e degli articoli da taglio di Premana (Premax) in Valsassina caratterizzato dalla presenza di oltre 100 imprese con l’ideazione del Marchio Collettivo di Qualità PREMANA.

Una realtà importante per la zona per la promozione del commercio locale è il distretto tra Lago e Monti: nasce in collaborazione tra i comuni di Bellano, Casargo, Crandola, Margno, Parlasco Taceno e Confcommercio di Lecco ed è riconosciuto dalla Regione dall’aprile 2020.

Rilevante sul versante comasco è anche la filiera bosco-legno.

Il settore del turismo ha due principali componenti: da un lato il turismo del lago attivo in estate, e rivolto prevalentemente a stranieri, dall’altro il turismo della neve con il comprensorio dei piani di Bobbio che è stato oggetto del patto territoriale sui “Comprensori sciistici dei piani di Bobbio e piani di Artavaggio”, finalizzato al rafforzamento dell’offerta sciistica e la riqualificazione dei sentieri esistenti. La promozione e la riqualificazione dei sentieri esistenti è anche oggetto dell’intervento di recupero della viabilità storica e valorizzazione identitaria del progetto Transorobiche Occidentali per realizzare una serie di interventi focalizzati sulla mobilità lenta che coinvolge il settore orientale della Provincia di Lecco (Comuni di Introbio, Barzio, Cremeno, Cassina Valsassina, Moggio, Morterone).

Governance

Gli attori, la governance e le politiche pubbliche

image Figura 34. Gli attori della governance pubblica nelle aree lombarde
Fonte: Elaborazione degli autori.

Per analizzare alcune dimensioni fondamentali della governance delle aree abbiamo elaborato un indicatore di frammentazione del sistema di governance, indicato sulla base dei perimetri d’azione dei diversi attori responsabili della pianificazione gestione di servizi sul territorio: la Provincia, gli Uffici scolastici territoriali, l’Azienda di tutela della salute, l’Ambito Territoriale Ottimale, i Parchi Regionali, le Comunità Montane, il Trasporto Pubblico Locale, le camere di commercio. A un livello di frammentazione elevato corrispondono aree in cui i diversi confini di governance attraversano il territorio dell’area.

Da un punto di vista della governance l’area dell’Alto Lago di Como e del Lario può essere divisa in due parti distinte: quella ad Est del Lago di Como rientra nel territorio della provincia di Lecco cui corrisponde anche l’Ambito Territoriale Omogeneo per la gestione delle acque e l’ufficio scolastico territoriale. Il territorio ricadente in quest’ambito fa capo all’Azienda per la Tutela della Salute della Brianza e ricade nella comunità montana delle Valli del Lario e del Ceresio il cui ambito territoriale si estende anche a Sud della AI. Sulla sponda Ovest del lago, invece, si trova la Comunità Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera che ricade nella Provincia di Como.

La gestione del TPL nelle due aree è unificata e fa capo alla Agenzia del TPL di Como, Lecco e Varese, mentre il servizio di navigazione lacuale è di competenza dell’ente Gestione Governativa Navigazione Laghi. Anche la Camera di Commercio copre il territorio delle due Provincie: Lecco e Como, con una sede a Dubino (in Valtellina di Morbegno) confinante con l’area.

Sono state poi valutate la dotazione di organico[^3] per ciascun organo di governance e la localizzazione delle sedi degli enti di gestione per capire il livello di capacità amministrativa di ciascun organo di governance e il livello di coinvolgimento e conoscenza del territorio (fig. 32).

Da un punto di vista generale si evidenzia che le sedi amministrative dei diversi organi di governance sono prevalentemente posizionate nei capoluoghi di Provincia e quindi distanti dalle aree, a eccezione delle Comunità Montane.

Nel caso della Comunità Montana del Lario e del Ceresio la sede si trova a Gravedona ed Uniti un comune nato da una fusione di comuni nel 2011 ed ha 16 unità di personale. La sede della Comunità Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera si trova nel comune di Barzio, ed ha otto dipendenti (fig. 32).

Pur mancando episodi di Unioni comunali, si segnalano tre fusioni di comuni, una nella provincia di Como - Gravedona ed Uniti e due nella provincia di Lecco: Valvarrone, istituito nel 2017 dalla fusione di Introzzo, Tremenico e Vestreno; il Comune di Bellano ha incluso Vendrogno nel gennaio del 2020 (fig. 33). Non sono presenti, invece, GAL territoriali. Il livello di cooperazione intercomunale appare piuttosto basso. Ciò rappresenta sicuramente un elemento di criticità per l’area, sul quale porre particolare attenzione.

image Figura 38. Stato di approvazione della pianificazione energetica e per il clima
Fonte: Elaborazione CCCR Lab, 2023.

Prospettive

Dove va l'area Alto Lago di Como e Valli del Lario? Tre temi verso l’agenda strategica

Indice sottosezioni:

L’Area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario vive una condizione di “perifericità” nei confronti dei territori confinanti, con i quali ha stabilito relazioni di dipendenza. Dal punto di vista economico l’area è divisa fra tre Sistemi Locali del Lavoro: Lecco, Menaggio e Morbegno. Il territorio è caratterizzato da importanti fenomeni di polarizzazione e da squilibri interni, con evidenti differenze tra i comuni rivieraschi e quelli di mezza costa, e da una governance frammentata dei servizi di base. La frammentarietà del trasporto pubblico e il difficile accesso ai servizi essenziali al cittadino, nonché la stessa configurazione degli insediamenti si riflettono in complesse pratiche di mobilità quotidiana e in una tendenza consolidata allo spopolamento dei comuni più lontani dai servizi di base, nonché al progressivo abbandono del patrimonio costruito e delle attività agro-silvo-pastorali. Questi aspetti incidono negativamente sulla cura e manutenzione di un territorio fortemente esposto al dissesto idrogeologico: il cambiamento climatico aumenta non solo questi fattori di rischio, ma minaccia anche la biodiversità.

Sebbene la Strategia d’Area sviluppata nel periodo di programmazione 14-20 partisse proprio dalla volontà di ribaltare la percezione del lago come “elemento di divisione” del territorio, dai tavoli di lavoro emerge come i Comuni di montagna nell’Area, e in particolare la Valsassina, siano identificati da chi li esperisce quotidianamente come “la periferia del lago”. La polarizzazione dell’Area vede contrapposta la fascia rivierasca del lago alla fascia di montagna e mezzacosta. I divari presenti emergono trasversalmente in tutti i tavoli di lavoro e interessano un’ampia varietà di questioni: i servizi essenziali al cittadino (mobilità, sanità, istruzione e formazione), la connettività (divario digitale - zone non coperte dalla rete), le attività economiche (spostamento e concentrazione del commercio e delle attività manifatturiere a valle e in riva), l’attrattività residenziale e turistica. L’ampiezza dell’area, oltre ad una varietà di condizioni socioeconomiche, include un ricco patrimonio ambientale, paesaggistico, storico-culturale legato ai contesti lacustri e montani.

Questi aspetti, già rilevati dal territorio nel processo che ha definito il percorso dell’Area nella prima stagione della Strategia Nazionale per le aree, richiedono una rinnovata riflessione nella prospettiva della nuova programmazione strategica. Sono tre i temi posti all’attenzione degli attori locali: la transizione demografica: accesso ai servizi, spopolamento tra relazioni transfrontaliere e processi di polarizzazione locale; la cura del territorio e la prevenzione dei rischi ambientali, in relazione alle economie radicate nell’area e ai loro possibili sviluppi; un ultimo tema è quello della governance e della capacità istituzionale.

image Figura 39

7.1 La transizione demografica: accesso ai servizi, spopolamento tra relazioni transfrontaliere e processi di polarizzazione locale

L’Alto Lago di Como e Valli del Lario è un territorio caratterizzato da importanti squilibri interni, con evidenti differenze tra i comuni rivieraschi e quelli di mezza costa.

L’area ha complessivamente una bassa densità di abitanti, distribuita in modo molto diseguale ed è soggetta a tendenze opposte. La concentrazione della popolazione – in particolare della popolazione più giovane - nei comuni rivieraschi contribuisce all’accelerazione dello spopolamento dei nuclei di mezza costa e all’evidente fenomeno di abbandono del patrimonio costruito meno recente. Dal tavolo di lavoro emerge la consapevolezza della lunga durata e preesistenza del fenomeno dello spopolamento (con riferimento specifico agli ultimi cinquanta anni). Le politiche adottate per mitigare questo processo sono però percepite allo stato attuale come poco efficaci.

Si evidenzia come per gli abitanti dei comuni di alta valle la mancanza di infrastrutture, di accessibilità ai servizi e di manutenzione del territorio siano tra le cause principali che portano a considerare l’area la periferia “lontana” di Como e di Lecco. Il tema della mobilità interna all’area si lega strettamente alla difficile manutenzione stradale – il territorio è infatti soggetto a importanti fenomeni di dissesto idrogeologico, con episodi di isolamento di alcuni dei comuni di montagna a causa di frane o crolli che hanno interessato le strade carrabili. La questione della mancanza di infrastrutture stradali (o della totale inadeguatezza di quelle esistenti), che consentano un agevole raggiungimento dei paesi più piccoli e disagiati da parte dei mezzi privati, ma soprattutto pubblici è ritenuta dirimente e primaria rispetto alle prospettive di sviluppo dei territori più marginali. Viene quindi considerato prioritario ed essenziale un intervento che miri ad un netto miglioramento delle arterie stradali che collegano i comuni di montagna ai maggiori centri abitati posti sulle rive del lago: le principali arterie stradali infatti attraversano l’area in prossimità dei centri rivieraschi collegandoli. La mobilità attiva e l’incremento dell’intermodalità sono percepiti da alcuni gruppi di popolazione (turisti ed imprenditori del turismo) come complementari e necessari ad un maggiore sviluppo della valle con particolare riferimento alle connessioni lungo lago e dal lago alla montagna.

Nel tavolo è stato sottolineato, inoltre, come nella precedente strategia di sviluppo delle aree questo particolare aspetto sia stato scarsamente affrontato. La strategia attuale prevede interventi sulla mobilità, che potrebbero dare una risposta ad alcuni dei problemi emersi nella precedente stagione, sebbene si debba considerare che i vincoli legati alla legge di stabilità hanno comportato la partenza ritardata dei progetti e un’assegnazione di risorse economiche minori rispetto alle esigenze dei territori. A latere della strategia, ci sono alcuni progetti sulla mobilità coordinati dalla Provincia.

Una questione nodale evidenziata in tutti i tavoli di lavoro è la carenza di personale nel campo dell’istruzione e della sanità, che si riflette in un difficile accesso ai servizi essenziali al cittadino soprattutto per la fascia di popolazione più anziana (servizi sociosanitari) e più giovane (servizi educativi). La mancanza di personale sanitario e scolastico è definita “strutturale” e “grave”. Per quanto concerne i sanitari, si è fatto fronte alla carenza di personale attraverso azioni di contrasto emergenziali, quali il richiamo dei medici di medicina generale in pensione (soprattutto nei comuni più periferici) e l’assunzione dei sanitari attraverso cooperative – intervento, quest’ultimo, che comporta costi molto elevati. Per quanto concerne il personale scolastico, la priorità è di assicurare la continuità degli insegnanti, contrastando l’alto tasso di ricambio dei docenti sul territorio che comporta implicazioni negative al comparto della formazione.

Questa criticità è legata non solo alla scarsa attrattività del territorio in termini di servizi essenziali ma anche all’attrattività dei territori confinanti come la Svizzera – si fa riferimento in particolare ai medici ed agli infermieri che scelgono di lavorare in Svizzera, dove gli stipendi sono più alti. Il tentativo di introdurre delle forme di incentivo per richiamare il personale nell’area (alloggio gratuito, convenzioni con mense aziendali) non ha portato ai risultati sperati: anche gli aumenti stipendiali previsti a favore dei medici di medicina generale che prestano servizio presso le zone disagiate non hanno permesso di sopperire alla carenza di guardie mediche. La vicinanza alla Svizzera, inoltre, è vista come una criticità per la mancanza di disponibilità di manodopera specializzata sul territorio. Nei prossimi anni sarà necessario governare tali rapporti non più esclusivamente entro logiche di dipendenza e polarizzazione, ma anche verso una crescente promozione delle relazioni interne ed esterne all’Area, favorendo la cooperazione tra gli enti e le fondazioni presenti e potenziando i servizi educativi con un’offerta più coerente alle vocazioni del territorio, sviluppando i progetti già esistenti e promuovendone nuovi.

Per quanto concerne il personale scolastico (corpo docente e amministrativo) l’ostacolo maggiore è la carenza di abitazioni in affitto e l’inefficienza del trasporto pubblico locale: in molti comuni dell’area mancano alloggi a costi accessibili, anche a causa dell’ingente presenza di seconde case – frequentemente affittate per brevi periodi a canone elevato. Anche in questo caso politiche abitative adeguate ai bisogni (e.g. affitti a canone agevolato per il personale scolastico) potrebbero incentivare la permanenza del personale, creando maggiore stabilità nella didattica.

Queste criticità hanno importanti ripercussioni sul piano sociale: l’attrattività del territorio dipende principalmente dalla soddisfazione dei bisogni essenziali delle comunità locali. La percezione di molti attori presenti è che il fenomeno dello spopolamento sia causato dalla mancanza di servizi per i cittadini e dai costi delle residenze legate ad un uso prevalentemente turistico delle seconde case. La “perifericità” è percepita non solo in termini di accessibilità e di attrattività turistica territoriale, ma anche in una minore presenza e prossimità di servizi alla popolazione rispetto ai territori confinanti. L’area è inoltre interessata da un processo di dipendenza rispetto agli ambiti territoriali vicini e ai “poli” più prossimi (Lecco, Menaggio, Morbegno).

Il territorio risulta particolarmente attrattivo anche per la popolazione anziana lombarda e gli anziani sono uno dei gruppi maggiormente rappresentati nel territorio è quella anziana, che è anche una delle popolazioni con minori possibilità di movimento e con maggiori bisogni sanitari. Con riferimento alla popolazione anziana si sottolinea una necessità di prevenzione sociosanitaria. In alcuni casi si sta sperimentando la telemedicina sebbene la mancanza di connessione rappresenti un ostacolo per lo sviluppo di queste tecnologie.

image Figura 40

7.2 Economie ereditate e innovazione: tra produzione, trasformazione, paesaggio e cura del territorio

L’economia manifatturiera dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario è storicamente legata alla lavorazione dell’acciaio, alla produzione della metalmeccanica e della componentistica per macchinari ed al tessile. Nella fase di espansione dell’industria, le infrastrutture necessarie a questi settori hanno profondamente modificato l’assetto del paesaggio dell’Area, definendo anche importanti polarizzazioni territoriali ed economiche che sono tutt’oggi evidenti nelle grandi disparità di reddito presenti nell’area. Oggi, con la chiusura di alcuni stabilimenti industriali, l’impatto sul territorio è leggibile nel processo di dismissione, che comporta implicazioni sociali, economiche e ambientali. Alcuni di questi impianti sono attualmente oggetto di importanti processi di recupero e riuso con cambi di destinazione d’uso (e.g. area Ex Cariboni, Colico). In particolare, viene più volte citato il polo manifatturiero, commerciale e industriale di Colico, che nel tempo ha attratto molte aziende dei Comuni più periferici e di montagna verso la piana, più accessibile anche rispetto alla logistica, portando ad uno “svuotamento” manifatturiero e alla tendenza alla desertificazione del commercio di prossimità in particolare nell’area della Valvarrone. Sono in corso processi di innovazione e ricerca nel settore della produzione, ricercando una sinergia con le istituzioni scolastiche di secondo grado, universitarie e con i centri di ricerca. Questo percorso avviato nella Strategia 14-20 può costituire un’importante precondizione di sviluppo.

Il turismo è una componente economica consolidata nell’area soprattutto come turismo di prossimità e seconde case. Dalla discussione spicca come la strada intrapresa nel territorio già nella prima fase della Strategia sia quella della diversificazione dell’offerta e della “messa in rete” della stessa (e.g. Rete Imprese Montagna e Lago di Como). Allo stesso tempo, una più efficace comunicazione e promozione del territorio come sistema è ritenuta necessaria.

Dal tavolo tematico emergono proposte parzialmente in linea con le azioni già intraprese: la destagionalizzazione del turismo – che vedeva tradizionalmente il binomio montagna: inverno / lago: primavera-estate in alcuni “poli” di attrazione consolidati. Questo aspetto, anche nel contesto del cambiamento climatico in atto (le stagioni sciistiche coprono periodi sempre più brevi, a causa dell’innalzamento della temperatura), si riflette nello spostamento dalla fruizione della montagna quasi esclusivamente nella stagione invernale – e quindi da un modello di turismo legato alla neve e agli impianti sciistici – al modello della “montagna verde” più legato all’escursionismo, con la prospettiva dell’allungamento della stagione estiva da aprile a ottobre. Si segnala, tuttavia, come vi siano importanti investimenti nella stazione di Bobbio-Artavaggio, una delle località più frequentate per gli sport invernali dell’area e della Lombardia (seconda stazione sciistica per numero di frequentatori a livello regionale), soggetta a innevamento artificiale per permettere l’apertura delle piste e degli impianti di risalita.

Le azioni intraprese nell’ultimo decennio sono tese verso il modello di fruizione “lenta” del territorio attraverso la rete di ciclabili, cammini e percorsi escursionistici già esistenti, che andrebbero messi a sistema (e.g. viene riportata una criticità nei collegamenti interni alla Riserva Pian di Spagna e Lago di Mezzola). Questa prospettiva è posta in relazione anche alla necessità di una maggiore integrazione della attività di cura del territorio, del paesaggio e del patrimonio costruito storico attualmente in condizione di sottoutilizzo / abbandono (e.g. recupero di maggenghi, alpeggi e nuclei di antica formazione per produzioni di qualità e accoglienza). Si sottolinea come le attività agro-silvo-pastorali di montagna, attualmente in contrazione a causa delle basse rendite e degli alti costi, andrebbero maggiormente inquadrate in questo scenario, verso la multifunzionalità dell’agricoltura, anche sostenendo il concetto della filiera corta.

La questione del rischio idraulico e del dissesto idrogeologico è ampiamente trattata nel tavolo tematico anche in relazione agli eventi calamitosi che, negli ultimi anni, si sono abbattuti sul territorio con maggior frequenza e forza (e.g. Blevio): molti degli interventi riportano come sia necessario tenere in grande considerazione il fenomeno dei cambiamenti climatici, al fine di attuare delle azioni di adattamento e mitigazione che siano efficaci per la tutela del territorio contro i dissesti idrogeologici.

In questo senso, occorre definire priorità di intervento all’interno di un quadro di programmazione basato sulla situazione della realtà territoriale e con una visione ampia e sinergica. La fragilità del territorio è da affrontare in modo coordinato tra tutti gli attori (studi di bacino o di aree omogenee), in un quadro che definisca la priorità e la sequenzialità degli interventi per una progressiva riduzione del rischio residuo, soprattutto in funzione dei consistenti finanziamenti del PNRR. UTR Como ha stipulato una convenzione con la Comunità Montana, ma si segnala come siano necessari fondi a disposizione dei comuni, per la manutenzione ordinaria del territorio e delle opere realizzate con fondi regionali o altri finanziamenti. I comuni sono spesso infatti in difficoltà nell’effettuare interventi manutentivi sul proprio reticolo idrico (?) di competenza (reticolo minore), a causa della scarsità di risorse a disposizione. Si sottolinea come il contenimento del rischio idrogeologico debba essere realizzato attraverso un miglioramento della progettazione, ottimizzando gli investimenti in interventi che siano risolutivi rispetto ai rischi per la pubblica incolumità. Oltre agli interventi a cura degli enti preposti, si ritiene come sia necessario definire un profilo di cittadinanza attiva e di “cultura del rischio” rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico ed idrogeologico, da realizzare attraverso una campagna di informazione volta all’adozione di comportamenti virtuosi (e.g. accorgimenti di gestione delle proprietà, edificazione congrua all’assetto idrogeologico).

Emerge, da più parti, la necessità della manutenzione diffusa del territorio e del comparto forestale – esteso su tutti i versanti del territorio, che passi dalla sistemazione delle aree boscate degradate a causa del massiccio abbandono e dal rilancio della filiera bosco- legno. Questa azione, allo stato attuale, presenta alcuni importanti ostacoli: una delle criticità risiede nella questione proprietaria e nella frammentazione della stessa (la maggior parte dei boschi è di privati e presenta una situazione di elevata parcellizzazione); si presenta inoltre un tema di complessità burocratica, che può comportare alcune limitazioni alla corretta pulizia dei boschi e dei fiumi, impedendo indirettamente la salvaguardia del territorio dal rischio idrogeologico. Rispetto alla filiera bosco-legno, nel più ampio quadro della crisi energetica, si sottolinea l’opportunità di incentivare la creazione di centrali a biomassa che possano fornire energia a infrastrutture pubbliche (scuole, uffici comunali…), anche con interventi specifici. Si riporta l’esperienza di Premana (distretto delle forbici Premax) dove si sta avviando il primo progetto di comunità energetica in ambito lariano (idroelettrico, biomassa, solare).

image Figura 41

7.3 Un lago per due province: governance e capacità istituzionale

Il territorio dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario è caratterizzato da evidenti fenomeni di frammentazione della governance. L’Area è distribuita su due province, cui fanno capo la gestione dei servizi educativi, due Comunità Montane, due Agenzie di Tutela della Salute (ATS) ed è composta da un elevato numero di piccoli comuni: questa articolazione si riflette nella frammentazione della governance, con alcune criticità di dialogo tra i diversi Enti.

Un ulteriore elemento di complessità è dato dall’articolazione dei confini comunali che comprendono porzioni di territorio eterogenee includendo terre alte, fondovalle e lungolago che si contraddistinguono per vocazioni e temi variegati.

Questi aspetti, già rilevati dal territorio nel processo che ha definito il percorso dell’Area nella prima stagione della Strategia Nazionale per le aree, richiedono una rinnovata riflessione nella prospettiva della nuova programmazione strategica.

Seppure molti soggetti (sindaci, associazioni di imprese) riconoscano la necessità di promuovere le fusioni tra comuni, soprattutto per i comuni al di sotto di 1000 abitanti, molti attori locali lamentano una difficoltà a costruire alleanze dal basso, e richiedono una regia sovralocale che guidi il territorio verso una gestione condivisa. Questa difficoltà viene letta come una questione storica e culturale, legata a forti identità territoriali: il lago dovrebbe essere un dispositivo geografico e territoriale che unisce e aiuta a lavorare per obiettivi invece storicamente è un elemento che separa. Questo forte individualismo territoriale si traduce anche in una generale debolezza del terzo settore, dell’associazionismo e dell’inclusione sociale dei fragili nel tessuto sociale dell’Alto Lago.

In alcuni casi questa individualità degli attori viene considerata anche come un aspetto positivo che permette tempi più rapidi di realizzazione di alcune iniziative come nel caso degli interventi della Camera di Commercio, e anzi l’associazione dei servizi comunali è considerata come più dispendiosa per la collettività e distante dal cittadino.

Sono state riportate anche alcune testimonianze che possiamo considerare come buone pratiche: la riserva naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola è un caso di governance che tiene assieme 11 comuni, 2 province, 2 comunità montane, la Ferrovia e la Regione Lombardia e che evidenzia la necessità di lavorare per obiettivi.

Nell’ambito territoriale di Dongo è stata organizzata la gestione associata dei servizi per 16 comuni mediante la sottoscrizione di un accordo di programma per l’attuazione del piano di zona 2018-2020, e sottolinea come le risorse messe a disposizione dalla SNAI siano insufficienti se distribuite per comuni, mentre possono essere efficaci se i servizi vengono amministrati in maniera consortile da più comuni.

Il tema dell’istruzione viene considerato come un possibile tema per sperimentare una collaborazione tra comuni, con la creazione di un polo educativo per la scuola primaria e secondaria dove gli studenti possano fare attività extrascolastiche nelle ore pomeridiane, questo viene considerato da diversi attori come un valore positivo perché faciliterebbe la costruzione di una maggiore unità territoriale tra gli studenti. Un altro tema di lavoro comune è considerato il sistema delle aree protette.

  1. Le principali etichette del settore sono, per il vino: DOCG (denominazione di origine controllata e garantita), DOC (denominazione di origine controllata), IGP (indicazione geografica protetta; fino al 2010 IGT, indicazione geografica tipica). Per i prodotti gastronomici: DOP (denominazione di origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta), PAT (prodotti agroalimentari tradizionali), De.Co (denominazione comunale), a cui si può aggiungere il Presidio Slowfood, marchio non erogato da ente pubblico.
  2. Agnello di razza brianzola, Luganega, Mortadella di fegato al vin brûlé, Prosciutto cotto, Salame di filzetta, Salame di testa, Salame Milano, Salamina mista, Salamini di capra, Verzini, Caprino a coagulazione lattica, Caprino a coagulazione presamica, Caprino vaccino, Fontal, Formaggio d’alpe grasso, Formaggio d’alpe misto, Formaggio d’alpe semigrasso, Pollo brianzolo, Nostrano grasso, Nostrano semigrasso, Burro, Pan meino, Miele, Ricotta artigianale.