Alto Lago di Como e Valli del Lario / Agenda strategica
L'agenda strategica dell'area dell'Alto Lago di Como e delle Valli del Lario
strategy
strategy
share_location 384 km²
gavel 41 comuni
groups_2 50.021 abitanti
Chiusura documento: 12/09/2024
Indice sezioni:
Le aree interne lombarde costituiscono un mosaico territoriale fatto di diversità produttiva, culturale, sociale, ambientale, paesaggistica. La forte diversificazione produttiva, in particolare, è uno dei fattori che ne qualifica la diversità territoriale: nelle aree interne lombarde si praticano, nello spazio di pochi chilometri, l’agricoltura di montagna, l’artigianato e la manifattura, la ricreazione ed il turismo.
Oggi queste aree si trovano di fronte a una varietà di punti di rottura, che segnalano la necessità di ripensare e ri-orientare la propria traiettoria in direzione di un futuro più desiderabile perché più giusto e sostenibile, e quindi più abitabile. Crisi correnti, crescenti e fra loro intimamente connesse, quali quelle che manifestano l’avanzare del cambiamento climatico – la siccità o lo scioglimento dei ghiacciai alpini - oppure quelle che manifestano la crisi del modello di sviluppo ereditato – lo spopolamento di alcune porzioni del territorio o il declino di alcuni settori produttivi - indicano la necessità per gli attori locali di riconoscere tali punti di rottura, e di renderli oggetto di intervento e soprattutto di progetto.
Tale progetto, per rivelarsi efficace, non può che muovere dal riconoscimento della diversità di ogni territorio. Diversità che va difesa, sviluppata e proiettata nel futuro in alternativa a qualsiasi monocultura economica e territoriale che, come tale, in un mondo sempre più interdipendente è fonte di rischi crescenti. Pur in un quadro difficile, ogni territorio può e deve cercare il proprio percorso, che non sia il replicare modelli altri e che definisca le condizioni e le forme di una prosperità possibile.
Le aree interne lombarde continuano, in gran parte, a essere capaci di trattenere quote significative di popolazione. Tuttavia, sappiamo che al loro interno questa va polarizzandosi, nelle valli come nei centri maggiori. Per correggere questi squilibri e migliorare le condizioni concrete di abitabilità sia per chi già ci vive – e in particolare i più fragili - sia fra chi vorrebbe poterci vivere è sempre più necessaria una diversa organizzazione territoriale. Questo significa operare – soprattutto attraverso una nuova politica dei servizi e della casa - per stabilizzare, se non aumentare, la popolazione dove ve ne siano condizioni e possibilità, ed egualmente progettare nel tempo medio un futuro e delle vocazioni diversi dove tali condizioni e possibilità non sono presenti.
Le aree interne lombarde sono innervate da saperi e conoscenze diffusi, alcuni ancora vitali, alcuni in declino e altri ancora da creare e far rinascere perché necessari per il futuro. Questi saperi sono di frequente diffusi e riprodotti da importanti istituti di formazione e istruzione, altre volte da altri attori locali e dal sistema sociale nel suo complesso. Tuttavia, tali saperi e tali conoscenze non riescono ad arrivare all’insieme della popolazione, determinando così l’esclusione di alcuni gruppi sociali, né sono sempre sufficienti a rispondere alle aspettative delle giovani generazioni che si trovano a non poter proseguire in queste aree i propri progetti di vita, sia che vi siano nati sia che vogliano venire da altrove.
Le aree interne lombarde sono attraversate da una straordinaria biodiversità senza la quale gli equilibri ambientali dell’intera regione sarebbero ancora più precari, e il suo futuro ancora più a rischio. Come ancora più precaria sarebbe sia la capacità del suo territorio di contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico sia quella di adattarvisi. La scelta della tutela della biodiversità impone, come proposto dalla Commissione Europea, un “necessario cambiamento radicale” che non è più rinviabile. E che vede le aree interne lombarde in una posizione di forza rispetto alle aree urbane, ma anche di fragilità, se non le si dedicano la cura e l’attenzione sempre più necessarie.
Per conseguire questo futuro più desiderabile non basteranno le azioni locali alla scala di ogni singola area. Pur nella loro diversità, tali aree dovranno imparare a parlarsi e cooperare. Come dovranno ridefinire il proprio rapporto con le grandi aree urbane della regione, non per replicarne i modelli, ma per costruire una nuova relazione, fondata su una nuova interdipendenza. Inoltre, politiche pubbliche a tutti le scale, da quelle delle aree metropolitane a quelle nazionali, dovranno trasformarsi ed evolvere, sia per ridurre drasticamente i loro impatti negativi sulla traiettoria di queste aree, sia per lasciare che sviluppino, viceversa, le loro potenzialità. In questo quadro pur complesso, gli attori locali possono giocare un ruolo decisivo, e la costruzione di una strategia territoriale è da questo punto di vista un’occasione preziosa. Senza una più forte cooperazione fra tali attori ed una più forte integrazione delle politiche e dei progetti tale promessa rimarrà tuttavia disattesa: le aspettative delle nuove generazioni come lo spopolamento, la biodiversità come gli impatti del cambiamento climatico, non conoscono né tollerano confini comunali.
Questa agenda è stata redatta sulla base di una varietà di operazioni di ricerca - in particolare la redazione del ritratto territoriale dell’Alto Lago e delle Valli del Lario a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano - e di quanto emerso dai due workshop con gli attori locali. I due incontri sono stati realizzati in collaborazione tra il gruppo di lavoro del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e gli uffici regionali. Il primo incontro – svoltosi a Gravedona il 9 novembre 2022 - ha avuto come obiettivo quello di una migliore definizione dei problemi, delle risorse e delle politiche e iniziative in corso nella Valle. Il secondo incontro – svoltosi ad Barzio il 2 dicembre 2022 - ha avuto come obiettivo quello della individuazione di obiettivi e progetti della futura strategia. Coerentemente, il testo è organizzato in due parti: la prima presenta la traiettoria attuale dell’area e i rischi verso i quali la valle va incontro in assenza di nuovi e diversi interventi, la seconda presenta invece la traiettoria desiderabile articolata in tre possibili corsi d’azione per conseguirla.
L’agenda intende quindi restituire a chi opera sul territorio una visione possibile e alcuni modi per realizzarla. Si tratta di uno testo aperto, non esaustivo, che intende proporsi come strumento per il prosieguo del percorso di elaborazione della strategia d’area da parte degli attori locali.
La traiettoria attuale
Indice sottosezioni:
1.1 Problemi, risorse locali, rischi esogeni ed endogeni
L’Area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario vive una condizione di “perifericità” non solo rispetto ai “centri” come identificati dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne, ma anche nei confronti dei territori confinanti, anch’essi - nella quasi totalità dei casi – classificati come “aree interne”. La condizione di “perifericità” dell’Area è infatti percepita anche e soprattutto in relazione ad altri territori contermini, in primis quello “rivierasco” dell’area del Lario Intelvese- e in quelli che ricadono nella provincia di Sondrio, quali gli ambiti di “bassa valle” della Valchiavenna e della Valtellina di Morbegno. Tale “perifericità” è percepita soprattutto in termini di scarsa accessibilità, scarsa offerta di servizi e di limitata attrattività turistica territoriale. Rilevanti i poli di Lecco, Menaggio e Morbegno sia per l’offerta dei servizi che di posti di lavoro ma anche Colico, sulla sponda Nord-Est del Lago al confine della Valtellina, attrae popolazione ed investimenti.
Il territorio è caratterizzato da importanti squilibri, con evidenti fenomeni di polarizzazione. Si rileva una migrazione della popolazione, ed in particolare di quella giovane, dai comuni montani e di mezza costa verso i poli rivieraschi e il conseguente spopolamento dei comuni di mezza costa e l’abbandono dei relativi centri storici. Questo processo si mostra in modo differenziato sulle due sponde del Lago. Ad Ovest, sulla sponda comasca, la popolazione si concentra prevalentemente nei comuni rivieraschi, con densità di popolazione molto basse nei comuni montani a fronte di importanti estensioni territoriali, ad Est, sulla sponda lecchese, la popolazione si concentra nei comuni della Riviera e a pettine lungo le principali Valli: val d’Esino, Valvarrone e Valsassina, che culminano nel distretto delle forbici di Premana e nei comuni denominati dell’Altopiano (Barzio, Moggio e Cassina Valsassina). Una questione nodale che mina la capacità del territorio di fornire i servizi essenziali è la carenza di personale nel campo dell’istruzione e della sanità. La mancanza di personale sanitario e scolastico è definita “strutturale” e “grave” dagli attori locali. Per quanto concerne il personale sanitario, si è fatto fronte al problema attraverso azioni di contrasto emergenziali, quali il richiamo dei medici di medicina generale in pensione (soprattutto nei comuni più periferici) e l’assunzione dei sanitari attraverso cooperative. Questa seconda soluzione comporta costi molto elevati. Per quanto concerne il personale scolastico, la priorità è assicurare la continuità degli insegnanti, contrastando l’alto tasso di ricambio dei docenti sul territorio che comporta implicazioni negative sulla qualità dell’istruzione. Questa criticità è legata anche all’attrattività dei territori confinanti come la Svizzera. Il tentativo di introdurre delle forme di incentivo per richiamare il personale nell’area (alloggio gratuito, convenzioni con mense aziendali) non ha portato ai risultati sperati: neppure gli aumenti stipendiali previsti a favore dei medici di medicina generale che prestano servizio presso le zone disagiate hanno permesso di sopperire alla carenza di guardie mediche. Per quanto concerne il personale scolastico (corpo docente e amministrativo) l’ostacolo maggiore è la carenza di abitazioni in affitto e l’inefficienza del trasporto pubblico locale: in molti comuni dell’area mancano alloggi a costi accessibili, anche a causa dell’ingente presenza di seconde case – frequentemente affittate per brevi periodi a canone elevato. Si riscontra una frammentazione rilevante della governance pubblica – con la comprensenza nell’area di una varietà di attori della governance - che si riflette anche in una difficile accessibilità ai servizi essenziali (istruzione, sanità e mobilità pubblica), con infrastrutture inadeguate ai bisogni oltre che un’offerta culturale limitata (cinema, teatri, librerie). Criticità che era già stata rilevata dal territorio nel processo che aveva definito la Strategia d’Area finalizzata nella prima stagione della SNAI. I livelli di accessibilità ai servizi sociosanitari sono egualmente bassi soprattutto per la fascia di popolazione più anziana. Questo tema è strettamente legato alla frammentarietà del trasporto pubblico, come testimoniato dall’uso diffuso del mezzo di trasporto privato. Allo stesso tempo, vi è una criticità nell’accesso ai servizi educativi per la fascia più giovane della popolazione: negli ultimi anni si è registrato un aumento dei giovani NEET (Not in Education, Employment or Training).
Con riferimento alla struttura economica e produttiva, il settore manifatturiero dell’Area è storicamente legato alla “vena del ferro” - lavorazione dell’acciaio, della metalmeccanica e della componentistica per macchinari ed al tessile: si segnala, a questo proposito, come l’Area confini con il Distretto Industriale “Lecchese tessile”. Entrambi i settori hanno conosciuto dei periodi di forte crisi a partire dalla seconda metà del XX secolo, culminati nella chiusura e nella dismissione di alcuni stabilimenti industriali nell’Area. Alcuni di questi impianti sono oggi oggetto di processi di recupero e riuso con cambio di destinazione in direzione di funzioni culturali e congressuali (e.g. Cotonificio Cantoni, Bellano). Allo stesso tempo, si registrano anche indirizzi di innovazione in questi due settori della produzione industriale, con alcune realtà di qualità conosciute a livello regionale, nazionale ed internazionale (in particolare nel Comune di Colico, o come nel caso del caso del distretto delle forbici e degli articoli da taglio di Premana). Anche nei settori manifatturieri, gli attori locali segnalano la mancanza di offerta di personale specializzato e formato rispetto alla domanda delle imprese del territorio. Questo problema rimanda, come in molte altre aree interne lombarde alla necessità di un ripensamento contestuale dell’offerta educativa e formativa dell’Area e dell’innovazione del tessuto produttivo.
Il turismo è un altro settore rilevante per l’Area L’offerta turistica è moto concentrata nei Comuni rivieraschi anche nella forma di camping che attirano molti visitatori dal nord e centro Europa, mentre la ricettività alberghiera è limitata. Vi è poi una parte di turismo di “prossimità” in larga parte composto dai proprietari di seconde case. Tuttavia, si denota una forte stagionalità del fenomeno turistico e congestionamento del territorio in alta stagione e una conseguente disomogeneità nella distribuzione dei flussi tra l’area Lago e l’area montagna e mancanza di una relazione forte e organizzata fra i diversi ambiti.
Un’ultima questione critica riguarda la frammentazione dei terreni agricoli e delle aziende agricole. Questo fenomeno ha portato nel tempo ad un complessivo sottoutilizzo delle aree coltivate, a bosco ed a pascolo, sino ad arrivare in alcuni casi all’abbandono dei terreni. Il progressivo abbandono delle attività agro-silvo-pastorali incide sulla cura e manutenzione di un territorio fortemente esposto a rischio idraulico e dissesto idrogeologico: il cambiamento climatico aumenta non solo questi fattori di rischio, ma minaccia anche la biodiversità dell’Area e le produzioni di qualità.
1.2 Iniziative locali e politiche realizzate
La strategia d’area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario relativa al primo ciclo della programmazione e della Strategia Nazionale per le Aree Interne si fondava sull’idea di un territorio nel quale risorse significative erano sottoutilizzate e rispetto alle quali occorreva attivare modelli alternativi a quelli attuali per rispondere all’esigenza di accesso della popolazione ai servizi essenziali, quale precondizione per scongiurare l’abbandono, in particolare delle aree di mezza costa, più fragili e marginali con un focus prioritario sui giovani e i portatori di nuove idee ed energie creative.
La Strategia aveva l’obiettivo di riequilibrare i divari presenti nell’Area attraverso la riorganizzazione della governance pubblica, strutturando forme associate di gestione di alcuni servizi (e.g. protezione civile, servizi catastali). Il contrasto al fenomeno della contrazione demografica avveniva attraverso il potenziamento sul territorio dei servizi essenziali alla cittadinanza (offerta scolastica, servizi sociosanitari e assistenziali; inclusione sociale per i gruppi più fragili; mobilità - servizi di trasporto pubblico). La Strategia prevedeva il rilancio dell’economia dell’Area attraverso la costruzione di un sistema di rete delle specializzazioni produttive del territorio (filiera agro-alimentare, settore meccanico) e la differenziazione dell’offerta turistica, rientra in quest’ultimo obbiettivo il progetto in bici tra Lago e monti che promuove il turismo outdoor e la riqualificazione dei percorsi lenti che connettono il Lago e la montagna e la riqualificazione a fini turistici della area ex Cariboni.
L’area è interessata dal progetto “banda ultra larga” per il potenziamento della connessione internet e da “Le vie del Viandante 2.0”, un progetto finanziato dal programma “Interreg V-A Italia Svizzera 2014-2020” che ha l’obiettivo di mettere in rete e dare continuità a un reticolo di sentieri storici per recuperare, valorizzare e promuovere un cammino internazionale transfrontaliero.
Dal punto di vista della governance, l’area ha fatto esperienza in anni recenti sia di importanti progressi in direzione di una maggiore cooperazione ma anche di battute d’arresto. La riserva naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola è un caso virtuoso di governance che unisce 11 comuni, 2 province, 2 comunità montane, e Regione. Il comune di Dongo è capofila di una gestione associata dei servizi per 16 comuni mediante la sottoscrizione di un accordo di programma per l’attuazione del piano di zona 2018-2020. Tuttavia, più complessivamente i processi di associazionismo e di fusione dei comuni – in assenza di vincoli e incentivi efficaci - non hanno fatto grandi progressi confermando un quadro di grande frammentarietà.
1.3 Tendenze dell’area senza interventi
Lo scenario attuale, vede confermata la forte polarizzazione dei servizi e persone in alcuni centri interni all’area: Colico, Gravedona ed Uniti, Bellano e Introbio, con la costruzione della casa della salute di Introbio, ad esempio; il potenziamento dei comuni rivieraschi lungo la sponda Comasca e la sponda Lecchese mediante il rafforzamento delle connessioni lungo la direttrice Menaggio - Colico con conseguente aumento del rischio spopolamento dei comuni montani (Dosso del Liro, Peglio, Livo, Garzeno) e Lecco-Colico, con la previsione di due servizi di trasporto pubblico R-Link. Sono state intraprese azioni tese alla realizzazione di un modello di fruizione “lenta” del territorio attraverso la rete di ciclabili, cammini e percorsi escursionistici già esistenti, che tuttavia risultano ancora discontinui e non permettono di costruire un sistema integrato di percorsi lenti. Ad esempio, viene riportata una criticità nei collegamenti interni alla Riserva Pian di Spagna e Lago di Mezzola. Più in generale, questa mancanza di integrazione tra le sponde indebolisce le capacità endogene del territorio e rafforza la dipendenza dell’area da poli esterni con maggiore disponibilità di lavoro e servizi: Menaggio, Morbegno, Lecco. Il recupero dei sentieri faciliterebbe inoltre l’attività di cura del territorio, del paesaggio e del patrimonio costruito storico attualmente in condizione di sottoutilizzo / abbandono (e.g. recupero di maggenghi, alpeggi e nuclei di antica formazione per produzioni di qualità e accoglienza). Si sottolinea come le attività agro-silvo-pastorali di montagna, attualmente in contrazione a causa delle basse rendite e degli alti costi, andrebbero maggiormente inquadrate in questo scenario, verso la multifunzionalità dell’agricoltura, anche sostenendo lo sviluppo di filiere corte.
La traiettoria desiderabile
Indice sottosezioni:
Il percorso locale di ricerca sull’area dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario ed i successivi incontri con gli attori locali realizzati a novembre e dicembre 2022 hanno permesso di definire alcune possibili linee di azione strategiche. Obiettivo del testo che segue è delineare un’agenda strategica per il territorio dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario, individuando corsi di azione che intervengano a diverse scale, in diversi tempi e attraverso una pluralità di attori. La proposta affronta i problemi, i rischi e le potenzialità precedentemente descritti e identifica tre possibili percorsi che vedono la messa in campo di azioni trasversali ed interconnesse. I tre percorsi rispondono ai bisogni espressi dagli attori locali nel corso dei workshop e propongono azioni che permettono la transizione dalla traiettoria attuale e tendenziale verso la traiettoria desiderabile nel medio e lungo periodo basandosi non solo sullo sviluppo delle vocazioni territoriali già esistenti e radicate, ma anche sulle risorse e gli attori presenti e attivi nel territorio. Questo capitale territoriale, che ad oggi non ha trovato piena espressione, può essere attivato ed innescare un processo di sviluppo più sostenibile dell’area a contrasto delle criticità esistenti (polarizzazioni, marginalizzazioni, frammentazione).
2.1 Tre possibili corsi d’azione
2.1.1 Abitare l’Alto Lago
Tra le maggiori criticità evidenziate dal percorso locale, è stata sottolineata la scarsa attrattività del territorio che comporta una carenza strutturale e grave di personale sanitario e scolastico, anche a causa della mancanza di un’adeguata offerta residenziale. La difficoltà nel reperimento di personale si riflette nella difficoltà di fornire i servizi essenziali alla popolazione. Il primo corso d’azione prevede di lavorare su quei servizi essenziali che possono rendere il territorio dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario più ospitale nei confronti di alcune figure essenziali come il personale medico e quello scolastico e conseguentemente migliorare l’offerta di servizi della vita quotidiana, allo stesso tempo rinforzando i luoghi dell’abitare esistente con la creazione di spazi polifunzionali e la costruzione di una rete di piccoli e medi centri organizzata secondo una gerarchia di servizi, dai più rari concentrati nel centri più grandi ai più comuni diffusi in tutti i comuni. Abitare l’Alto Lago prevede:
- La riqualificazione e riconversione di edifici pubblici abbandonati ed in disuso nei centri storici dei comuni rivieraschi e nei centri maggiori delle Valli laterali (oltre a Colico, Gravedona ed Uniti, Bellano, Dongo, Dervio, Taceno, Introbio, Premana) per realizzare un’offerta residenziale di qualità e a canoni calmierati rivolta in modo particolare ai lavoratori del settore della salute, educativo e della pubblica amministrazione, ma anche ad anziani soli e persone con disabilità. La presenza di gruppi di popolazione con esigenze e ritmi di vita diversi garantirebbe la mixitè sociale e il necessario presidio in diversi momenti della giornata, contribuendo alla costruzione di un vicinato collaborativo e ponendo le premesse per ulteriori progetti futuri a sostegno dei legami sociali e della qualità della vita (nonni civici, orti condivisi, gruppi di acquisto solidale). A questa offerta abitativa dovrebbe affiancarsi la programmazione di attività di supporto sociosanitario a domicilio per gli anziani e la previsione di ambienti per attività di servizio, ricreative e associative. Egualmente, sarebbe importante anche il rafforzamento dei servizi essenziali per permettere a famiglie giovani con figli di installarsi nell’area potendo trovare un sistema dell’abitare confortevole e che permetta la conciliazione casa-lavoro anche in assenza della rete familiare: potenziamento dei servizi scolastici per la fascia 0-6 e 6-14, con possibilità di usufruire del tempo pieno e del servizio mensa; coordinamento tra attività scolastica e attività extracurriculari.
- La riattivazione e riqualificazione di patrimonio edilizio privato che possa essere finalizzato sia agli obiettivi già esposti sia ad usi ricreativi e turistici sostenibili. L’area presenta un vasto patrimonio di seconde case realizzate prevalentemente fra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso e che, contestualmente al cambiamento dei modelli e delle geografie turistiche, hanno progressivamente perso di valore e di uso. Si tratta di un patrimonio, caratterizzato da una proprietà fortemente frammentata, localizzato in contesti molto diversi– in alcuni casi in condizioni di elevata densità e accessibilità, come nel caso di Premana – e con livelli di manutenzione variabili. La proposta è quella di progettare forme di riutilizzo di questo patrimonio orientato a determinati gruppi sociali caratterizzati da condizioni di svantaggio – anziani a basso reddito, bambini e adolescenti a basso reddito, famiglie monogenitoriali – che esprimono una domanda di ricreazione e villeggiatura che specie per i primi si fa sempre particolarmente pressante in riferimento alle sempre più difficili condizioni climatiche nelle grandi aree urbane durante l’estate. Un modello di questo tipo dovrebbe prevedere una governance molto articolata che includa percorsi di coinvolgimento dei proprietari attraverso meccanismi esortativi e di incentivazione, forme di organizzazione e promozione della domanda e di gestione dell’esperienza residenziale e ricreativa.
- Il rafforzamento di piccole centralità esistenti nei comuni montani consolidando attività esistenti anche private, come bar, agriturismi, ristoranti, mediante l’inserimento di nuove funzioni rivolte ad un pubblico variegato, composto da abitanti e visitatori: piccoli spazi di coworking, ciclofficine in corrispondenza dei percorsi ciclabili, uffici di informazione turistica, centri ristoro, punti di offerta di servizi amministrativi, centri di prenotazione per servizi sanitari. Quest’azione permetterebbe da un lato di rafforzare i luoghi di servizio esistenti mediante nuove funzioni rivolte agli abitanti, dall’altro, di consolidare il ruolo di questi luoghi come punti di accesso alle zone naturali sia in un’ottica di fruizione turistica che di cura del territorio e del patrimonio esistente. Allo stesso tempo, laddove sia possibile e la domanda potenziale sia sufficiente, queste nuove attività potrebbero essere insediate in spazi da recuperare. Il sostegno pubblico iniziale di questi progetti permetterebbe la formazione di profili professionali e strutture di gestione potenzialmente in grado di evolvere nel tempo in direzione di una maggiore stabilità e, quantomeno, in misura parziale una maggiore capacità di auto-finanziamento. Si tratterebbe così di una politica dei servizi, della preservazione del legame sociale, dell’attrattività, del riuso del patrimonio ma anche della formazione al lavoro.
2.1.2 Muoversi in Alto Lago
Il percorso locale ha evidenziato in modo chiaro le difficoltà legate alla necessità di muoversi nel territorio dell’Alto Lago di Como e Valli del Lario, soprattutto per alcuni gruppi di popolazione come gli abitanti dei comuni montani o le persone meno autonome (anziani e bambini) che necessitano di essere accompagnati. La Strategia d’Area 2014-2020 ha previsto alcuni interventi sul TPL, come la creazione di due linee di autobus R-Link sulle due sponde del Lago: la prima sulla sponda comasca collega Como a Gravedona ed Uniti e a Colico, la seconda, sulla sponda lecchese, corre parallela alla ferrovia collegando Lecco a Taceno, Introbio e Premana. Tuttavia, non essendo ancora stati attuati questi interventi non è possibile valutarne gli impatti sul territorio. Muoversi in Alto Lago prevede la realizzazione di un piano della mobilità d’area che veda coinvolti i diversi attori istituzionali che detengono competenze e funzioni in merito (i comuni, la comunità montana delle Valli del Lario e del Ceresio e la comunità montane della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera, l’agenzia del TPL di Como, Lecco e Varese, Trenord, l’ente di Gestione Governativa Navigazione Laghi, FIAB Como) e consideri i diversi modi di spostamento e le pratiche di mobilità: il trasporto pubblico su gomma e quello su ferro, la mobilità scolastica, la mobilità turistica, il pendolarismo, gli spostamenti in auto e quelli in bici, definendo un sistema di mobilità integrata che complementi l’offerta attuale, anche mediante l’ideazione di piattaforme MaaS che permettano di conoscere le diverse opzioni di spostamento disponibile. Muoversi in Alto Lago prevede azioni volte a:
- Incrementare i collegamenti trasversali est-ovest permettendo di connettere i percorsi di mobilità lungo le sponde (R-Link e treno) con le piccole Valli laterali. In particolare, considerata la bassa densità di popolazione e la frammentarietà degli insediamenti nei comuni montani, che risultano quindi difficili da raggiungere con mezzi di linea, si suggerisce di sviluppare un sistema basato sul potenziamento delle linee principali che preveda punti di interscambio (in quei comuni identificati come centri maggiori al punto 2.2.1) con una rete secondaria di TPL o sentieri ciclo-pedonali. Il trasporto sulla rete secondaria potrebbe sfruttare la presenza di cooperative di scala comunale o intercomunale per effettuare gli spostamenti dell’ultimo miglio (dal domicilio o dalle piccole centralità dei comuni montani a seconda del servizio al punto di interscambio) combinando il trasporto locale con altri servizi esistenti sul territorio come i servizi privati di trasporto turistico, favorendo lo sviluppo di un’economia locale anche nei piccoli comuni e offrendo un servizio funzionante sette giorni su sette, sulla stregua di esperienze analoghe già sperimentate in Svizzera (https://busalpin.ch/fr/). La navigazione lacuale può essere incrementata per aumentare le relazioni fra le due sponde del Lago anche favorendo l’intermodalità e prevedendo la possibilità di trasporto di biciclette sui traghetti sia per gli spostamenti sistematici che per quelli occasionali e turistici. In questa direzione i centri rivieraschi necessitano della progettazione di spazi che siano veri e proprio hub di interscambio per la mobilità sostenibile.
- Mettere a sistema i sentieri esistenti: lungo il Lago con la creazione di una pista ciclopedonale che connetta le due sponde, oggi esistente solo in alcuni tratti in modo frammentato, che possa supportare sia gli spostamenti sistematici che quelli turistici e per il tempo libero; nelle zone montane a partire da percorsi consolidati per incrementare la fruizione turistica e l’outdoor (il percorso della via del viandante, il Sasso Canale, il Passo San Jorio, i percorsi della riserva del Pian di Spagna, i sentieri sul Lago di Mezzolda, l’Alpe Rossa). La riqualificazione e il completamento di questi percorsi oltre ad offrire delle opportunità di manutenzione del territorio permetterebbe anche di riattivare alcuni luoghi di presidio come rifugi e malghe nelle zone di alpeggio, combinando l’aspetto agricolo e di produzione alla costruzione di un’offerta turistica differenziata (vedi punto 2.2.1.3 e 2.2.3.3). A tale proposito si richiamano alcuni progetti di valorizzazione multifunzionale degli alpeggi proposti per il Parco Naturale Adamello-Brenta, che comportano anche la formazione di nuove figure professionali.
2.1.3 Dal Lago alla Montagna
Allo stato attuale manca uno sguardo unitario su entrambe le sponde del lago che ne valorizzi le risorse territoriali, ambientali e culturali affrontando al contempo i comuni problemi sul fronte dell’adattamento al cambiamento climatico e della tutela della biodiversità. Da tale mancanza discende anche l’assenza di una strategia promozione territoriale che, partendo dal Lago, riesca a coinvolgere tutto il territorio. Le aree naturali montane - seppure di grande valore - sono spesso poco raggiungibili e mal collegate al Lago. L’offerta di alloggi turistici è concentrata prevalentemente lungo il Lago, mentre nei comuni montani si trova un’offerta limitata di case vacanza e bed & breakfast. Questo corso d’azione prevede delle azioni integrate che mirino al rafforzamento del Lago come sistema unitario, sia nella fruibilità che nella promozione turistica, al potenziamento delle connessioni tra il Lago come sistema ricreativo consolidato e la montagna come nuova area di offerta ricreativa, in direzione di una destagionalizzazione del turismo, nonché dello sviluppo di un’economia legata alla filiera bosco-legno. Inoltre, questa priorità intende intervenire anche sulla sicurezza e resilienza del territorio a fronte dei rischi crescenti determinati dal cambiamento climatico e ulteriormente acutizzati dalla caduta dei livelli di cura e manutenzione del territorio. Per fare fronte a questi rischi occorrono strategie più ampie che facciano leva sul coordinamento degli attori – accordo fra UTR e Comunità Montana, programmazione di interventi in coerenza con i piani di bacino e di area omogenea – e su scelte di delocalizzazione in aree a forte rischio, di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e di diffusione di una cultura ecologica del rischio presso la popolazione. Dal “lago alla montagna” prevede:
- La ridefinizione del ruolo del bosco e delle aree prioritarie per la biodiversità mediante la riattivazione della filiera bosco-legno e la manutenzione del bosco e dei sentieri, attraverso una gestione consorziata come nel caso “dell’Altopiano” (distretto di Premana). Questa azione, allo stato attuale, incontra alcuni importanti ostacoli. Il primo risiede nella frammentazione proprietaria, considerato che la maggior parte dei boschi è di proprietà privata caratterizzata da livelli elevati di parcellizzazione; Il secondo ostacolo risiede nella complessità della governance e delle procedure che riguardano il bosco e che possono comportare alcune limitazioni alla corretta pulizia dei boschi e dei fiumi, impedendo indirettamente la salvaguardia del territorio dal rischio idrogeologico. Rispetto alla filiera bosco-legno, nel più ampio quadro della crisi energetica, si sottolinea l’opportunità di incentivare la creazione di centrali a biomassa che possano fornire energia a infrastrutture pubbliche (scuole, uffici comunali). Vi sono già iniziative in corso nell’area, ad esempio a Premana dove si sta avviando il primo progetto di comunità energetica in ambito lariano impiegando idroelettrico, biomassa, solare.
- Il rafforzamento delle piccole centralità esistenti (vedi punto 2.2.1) nei comuni montani con natura multifunzionale, anche con finalità ricettiva. Questi luoghi rappresentano le porte del bosco e permettono di connettere i comuni della riviera maggiormente urbanizzati e connessi ai grandi centri mediante linee di trasporto veloce con le aree naturali (accesso alle Grigne, alle Orobie e alle Lepontine Comasche). Inoltre, è necessario il potenziamento del sistema “riviera” mediante il miglioramento delle connessioni tra le due sponde e la promozione del territorio in modo unitario come già avviene mediante alcuni siti di promozione turistica (North Lake Como), favorendo anche forme di cooperazione fra i comuni se non al livello dell’intera area.
- La formazione di nuovi profili professionali che possano partecipare alla creazione di economie multifunzionali tali da incrementare la capacità di cura e manutenzione del territorio. Questi profili saranno funzionali allo sviluppo di una varietà di attività: il sostegno a progetti di agricoltura di montagna - importante a questo riguardo sarà la programmazione dei fondi del FEASR - il sostegno a progetti di cura, manutenzione, educazione ambientale ed educazione al rischio ambientale che possano creare percorsi che portino ad un’occupazione stabile in questo settore. La formazione di questi profili potrebbe avvenire nel quadro della costruzione di nuovi soggetti partenariali, di natura sovra-locale. che impiegando una varietà di profili possano promuovere una varietà di iniziative.
La natura strategica dell'agenda
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I corsi d’azione indicati hanno una natura strategica per una varietà di ragioni. La prima risiede nell’interrogarsi su come migliorare la disponibilità di soluzioni abitative e di servizi locali adeguati a migliorare la capacità dell’area a trattenere popolazione in età attiva, che appare decisiva per la preservazione dei servizi essenziali, anche mediante la necessità di coordinare i diversi attori e le diverse scale della governance dei servizi. La seconda risiede nell’affrontare una serie di complessi e radicati problemi di coordinamento fra attori di natura diversa che tuttavia hanno il controllo di patrimoni di decisiva importanza per flettere la traiettoria territoriale in una direzione positiva: il patrimonio boschivo ed il patrimonio immobiliare. La terza risiede nel loro trattare uno dei problemi più difficili seppur decisivo per gli equilibri complessivi del territorio, ovvero l’abbandono di una sua porzione consistente – la mezza montagna - e sempre più importante nella prospettiva della resilienza ai cambiamenti climatici per via della fine delle economie tradizionali che prima la governavano, curavano, abitavano. Queste tre leve proposte nell’agenda sono fortemente sinergiche: la riattivazione dei patrimoni immobiliari per una domanda sociale di villeggiatura e ricreazione oggi non espressa sostiene la riattivazione dei patrimoni naturali permessa dall’investimento sulla cura del territorio in via di abbandono e lo sviluppo della filiera bosco-legno, l’investimento sulle politiche abitative è funzionale a rafforzare i servizi dalla cui qualità dipendono in particolar modo le condizioni di vita dei territori e degli abitanti, in particolare dei gruppi sociali più marginali; l’investimento su un sistema di mobilità flessibile, da programmare alla scala dell’area, permette una migliore raggiungibilità e coesione del territorio sia per la vita quotidiana degli abitanti che per quella dei visitatori. Queste tre leve hanno un’ulteriore dimensione ad esse trasversale e che appare egualmente strategica, ovvero la formazione di nuove competenze attraverso un investimento sulle capacità e le aspirazioni persone, ed in particolare i giovani, come leva attraverso la quale costruire nuove forme di cooperazione locale, riscoprire e riattivare patrimoni territoriali oggi sottoutilizzati, costruire, dal basso, nuove istituzioni sociali ed attori locali. Dal punto di vista della distribuzione dei benefici sociali e territoriali, l’agenda propone di concentrare gli sforzi in direzione di specifici gruppi sociali ed alcuni contesti. Gli anziani che abitano in località periferiche, i bambini, i giovani nella fase di transizione dall’istruzione all’occupazione, i nuclei familiari in età attiva hanno centralità nell’agenda sia per ragioni di equità sia per ragioni di efficacia degli interventi nel rendere possibile una flessione positiva della traiettoria dell’area.
Per sostenere lo sviluppo progettuale di questi corsi d’azione, alcune attività propedeutiche appaiono fondamentali: la prima è una estesa e coordinata azione di mappatura delle condizioni, potenzialità e profili proprietari di una varietà di patrimoni e in particolari quelli immobiliari pubblici e privati, quelli fondiari della montagna e quelli delle connessioni quali sentieri e strade agro-silvo-pastorali; la seconda è una valutazione del potenziale di inserimento di giovani nella fase di transizione fra l‘istruzione e il lavoro, in cerca di occupazione e NEET nella varietà di percorsi di formazione e occupazione che si suggeriscono nell‘agenda strategica.